Azione nei confronti del curatore speciale ex art. 276 c.c.InquadramentoLa legittimazione passiva all'azione di dichiarazione giudiziale di paternità o di maternità appartiene al presunto genitore nei cui confronti la domanda è proposta. In sua mancanza, la legittimazione spetta agli eredi; in mancanza di costoro, l'azione va esercitata nei confronti di un curatore speciale nominato dal Giudice davanti al quale l'azione deve essere promossa. FormulaTRIBUNALE DI ... RICORSO PER DICHIARAZIONE GIUDIZIALE DI PATERNITÀ (ART. 278 C.C.) Il Sig. ..., nato a ..., il ..., C.F. ... [1], residente in ..., cittadino italiano, rappresentato dall'Avv. ..., del Foro di ..., C.F. ..., PEC ..., fax ... [2], presso il cui studio in ... è elettivamente domiciliato, come da mandato in calce PREMESSO CHE L'esponente ha lo stato di figlio nato fuori del matrimonio della Sig.ra ..., nata a ..., il ..., residente in ..., C.F. ..., che lo aveva riconosciuto al momento della nascita; in conseguenza del riconoscimento l'esponente ha il cognome materno; l'esponente ha ragione di credere che suo padre biologico sia stato il Sig. ..., nato a ..., il ..., C.F. ..., deceduto in ..., in data ...; detta persona, nel periodo anteriore alla nascita, comprensivo del lasso temporale del concepimento, aveva intrattenuto una relazione sentimentale con la predetta, interrotta poi subito dopo l'evento natale; l'esistenza della cennata relazione era stata ammessa da colui che l'esponente indica come proprio padre biologico e risulta comunque dimostrabile facilmente dalle lettere conservate dalla madre dell'esponente e dalle testimonianze di parenti e conoscenti; in particolare, si fa presente che furono assidue e pubbliche le cure prestate dalla citata persona alla convivente durante la gravidanza ed al momento del parto; dissapori insorti poco prima della nascita dell'esponente e un protratto allontanamento all'estero per ragioni di lavoro condussero, di fatto, alla cessazione definitiva della relazione, con la fissazione permanente della residenza del detto Sig. ... fuori dall'Italia; nonostante questo comportamento il medesimo Sig. ... fece pervenire tramite terze persone occasionali aiuti economici alla madre dell'esponente, così rivelando di avvertire a suo modo un senso di responsabilità verso il figlio da costei messo alla luce; l'esponente, ormai maggiorenne e inserito nel mondo del lavoro, ha interesse ad ottenere la dichiarazione di paternità riferita al detto Sig. ..., suo padre biologico, non soltanto per far risultare la verità storica dei fatti ma soprattutto per le conseguenze umane e giuridiche che ne conseguono, e che possono così essere indicate: ...; poiché il legittimato passivo all'azione che viene esercitata è deceduto, l'esponente ha ottenuto la nomina di un curatore speciale nei cui confronti promuovere l'azione, come previsto dall'art. 276 c.c., nella persona del Dott. .... Tanto premesso, con il presente atto l'esponente propone formale azione di dichiarazione giudiziale di paternità nei confronti del nominato fu Sig. ... e conseguentemente chiede: Voglia l'Ill.mo Tribunale, contrariis reiectis, accertare, in contraddittorio con il convenuto curatore speciale, che l'esponente attore Sig. ..., è figlio di ..., che era nato a ..., il ..., e deceduto in ..., il ...; ordinare all'ufficiale di stato civile del comune di ..., di procedere all'annotazione della sentenza a margine dell'atto di nascita del detto minore, come prescritto dal d.P.R. n. 396/2000; con vittoria di spese e diritti in caso di opposizione, come da nota che si produce. In via istruttoria [3] si chiede sin d'ora di ammettere consulenza tecnica medica per accertare il grado di compatibilità genetica ed ematologica tra il convenuto Sig. ..., e l'esponente. Si producono i seguenti documenti: 1) Atto di riconoscimento della madre ...; 2) Atto integrale di nascita del minore ...; 3) Nomina all'ufficio di curatore speciale e autorizzazione all'azione rilasciata dal Tribunale .... Lo scrivente difensore dichiara di voler ricevere le comunicazioni di cancelleria all'indirizzo PEC o di fax indicati in epigrafe. Ai sensi dell'art. 10, d.P.R. n. 115/2002 si dichiara inoltre che la presente causa è esente dal contributo unificato. Ai sensi dell'art. 473-bis.12 c.p.c. si dichiara che non esistono altri procedimenti aventi a oggetto le medesime domande o domande ad esse connesse. Luogo e data ... Firma Avv. ... PROCURA Delego a rappresentarmi e difendermi nel presente giudizio l'Avv. ..., eleggendo domicilio nello studio dello stesso in ..., via ... e conferendo al medesimo ogni più ampia facoltà di legge. Per autentica della sottoscrizione Firma Avv. ... 1. In tutti gli atti introduttivi di un giudizio, compresa l'azione civile in sede penale e in tutti gli atti di prima difesa devono essere indicati: le generalità complete della parte, la residenza o sede, il domicilio eletto presso il difensore ed il C.F., oltre che della parte, anche dei rappresentanti in giudizio (art. 23, comma 50, d.l. n. 98/2011, conv., con modif., in l. n. 111/2011). 2. L'art. 125 c.p.c. fa obbligo al difensore di indicare nell'atto di citazione il proprio codice fiscale e il numero di fax. L'art. 13, comma 3-bis, d.P.R. n. 115/2002, sanziona l'omessa indicazione del numero di fax con l'aumento della metà del contributo unificato. Tutti gli atti del processo devono essere redatti in forma chiara e sintetica (art. 121 c.p.c.) e devono essere depositati esclusivamente con modalità telematiche (artt. 87 e 196-quater disp. att. c.p.c.). I professionisti tenuti all'iscrizione in albi ed elenchi hanno l'obbligo di dotarsi di un domicilio digitale iscritto nell'elenco dell'Indice nazionale dei domicili digitali dei professionisti e delle imprese (art. 3-bis, d.lgs. n. 82/2005). 3. Nel giudizio non è consentito il deferimento del giuramento decisorio (Cass. I, n. 2465/1993) e neppure è consentita la prova per interrogatorio formale diretto ad ottenere la confessione del fatto decisivo per il disconoscimento (Cass. I, n. 8087/1998). CommentoIl curatore speciale, previsto dall'art. 276 c.c., è parte necessaria del giudizio; ove ne sia stata omessa la nomina, la causa va rimessa al Giudice di primo grado, cui compete in via esclusiva la designazione (Cass. I, n. 19790/2014). La legittimazione attiva e passiva all'azione è indicata dalla legge in modo esclusivo e tassativo. Sul punto la giurisprudenza ha affermato che nelle controversie concernenti la dichiarazione giudiziale della paternità o maternità i soggetti attivamente e passivamente legittimati non possono conferire ad altri il potere di stare in giudizio in loro nome e conto, in quanto la rappresentanza negoziale è inammissibile in relazione a diritti indisponibili (Cass. I, n. 11727/2003). L'azione è esercitata nell'interesse del minore. La giurisprudenza ha affermato che una contrarietà a tale interesse può sussistere solo in caso di effettivo accertamento di una condotta, del presunto padre, tale da giustificare una dichiarazione di decadenza dalla responsabilità genitoriale ovvero di acquisizione di prove dell'esistenza di gravi rischi per l'equilibrio affettivo e psicologico del minore e per la sua collocazione sociale. Per Cass. I, n. 15158/2012, tali rischi devono risultare da fatti oggettivi, emergenti dalla pregressa condotta di vita del preteso padre; in mancanza di questi, l'interesse del minore va ritenuto di regola sussistente. La valutazione dell'interesse del minore non va effettuata se il minore è ultraquattordicenne poiché in tal caso essa è di sua esclusiva pertinenza (Cass. I, n. 3935/2012; Cass. I, n. 5291/2000). Per Cass. I, n. 3935/2017 l'interesse umano e affettivo del minore alla dichiarazione giudiziale di paternità o di maternità non va più valutato dal tribunale quando il minore abbia raggiunto i sedici anni, essendo in tale caso la valutazione di detto interesse rimessa allo stesso minore, attraverso la diretta manifestazione di consenso all'azione; a maggior ragione, nel caso in cui l'interessato abbia raggiunto la maggior età nel corso del giudizio e intervenga personalmente nel processo, deve ritenersi superata la necessità del consenso. La competenza a conoscere dell'azione spetta al tribunale ordinario, anche se riguarda soggetti minorenni. Per i procedimenti instaurati dopo il 28 febbraio 2023, data di efficacia del d.lgs. n. 149/2022, di riforma del processo civile, si applicano le norme del rito comune a tutte le controversie in materia di stato delle persone, di minori e di famiglia, di cui agli artt. 473-bis e ss. c.p.c. La domanda è proposta con ricorso e la competenza spetta al tribunale determinato per territorio in base alle regole ordinarie di competenza per le controversie nei confronti di persone. Il ricorso deve contenere la determinazione dell'oggetto della domanda, la chiara e sintetica esposizione dei fatti e degli elementi di diritto sui quali la domanda si fonda, l'indicazione specifica dei mezzi di prova e l'esistenza eventuale di altri procedimenti aventi a oggetto, in tutto o in parte, le medesime domande o domande con esse connesse È obbligatorio l'intervento del Pubblico Ministero, come è disposto per tutte le cause in tema di stato delle persone. La prova può essere fornita con ogni mezzo. Particolare importanza è stata attribuita al riscontro ematico (Cass. I, n. 15201/2017; Cass. I, n. 13880/2017; Cass. I, n. 24292/2017). La giurisprudenza ha affermato che, in tema di dichiarazione giudiziale di paternità, deve escludersi qualsiasi subordinazione dell'ammissione degli accertamenti immuno-ematologici all'esito della prova storica dell'esistenza di un rapporto sessuale tra il presunto padre e la madre, giacché il principio della libertà di prova, sancito in materia dall'art. 269, comma 2, c.c. non tollera surrettizie limitazioni, né mediante la fissazione di una sorta di gerarchia assiologica tra i mezzi di prova idonei a dimostrare la paternità, né - conseguentemente - mediante l'imposizione al Giudice di una sorta di ordine cronologico nella loro ammissione e assunzione, a seconda del tipo di prova dedotta, avendo, per converso, tutti i mezzi di prova pari valore per espressa disposizione di legge e ogni diversa interpretazione si risolverebbe in un sostanziale impedimento all'esercizio del diritto di azione garantito dall'art. 24 Cost. in relazione alla tutela di diritti fondamentali attinenti allo status (Cass. I, n. 783/2017). Nel giudizio promosso per l'accertamento della paternità il rifiuto di sottoporsi all'esame ematologico costituisce un comportamento valutabile dal Giudice, ex art. 116, comma 2, c.p.c., di così elevato valore indiziario da poter da solo consentire la dimostrazione della fondatezza della domanda (Cass. I, n. 24292/2016). L'art. 49, ultimo comma, del d.P.R. n. 396/2000 dispone che la dichiarazione giudiziale di paternità o maternità, dopo il passaggio in giudicato, è comunicata, a cura del procuratore della Repubblica, o è notificata dagli interessati, all'ufficiale dello stato civile che ne fa annotazione nell'atto di nascita. |