Istanza per la nomina di tutore a favore del minore affidato ad una comunità di tipo familiareInquadramentoIl minore in situazione di temporanea difficoltà può essere affidato anche ad una comunità di tipo familiare, i cui legali rappresentati devono proporre istanza per la nomina di un tutore per il minore. FormulaGIUDICE TUTELARE DI ... [1] Il Sig. ..., nato a ..., il ..., residente in ..., via ..., C.F. ..., in qualità di legale rappresentante pro tempore della Comunità ..., sita in ..., via ..., C.F./P.I. ..., rappresentato e difeso dall'Avv. ..., del Foro di ..., C.F. ..., (il quale dichiara di voler ricevere eventuali comunicazioni relative al procedimento in oggetto al numero di fax ... ed all'indirizzo PEC ... ) [2] presso il cui studio in ..., via ..., è elettivamente domiciliato, come da procura allegata al presente atto [3] , PREMESSO CHE - in data ..., il minore ..., nato a ..., il ..., C.F. ..., veniva affidato alla Comunità ..., sita in ..., via ... in forza del provvedimento del Servizio Sociale di ..., datato ... e reso esecutivo dal Giudice Tutelare di ..., in data ...; - il minore ... veniva accolto nella predetta comunità in data ...; - ai sensi dell'art. 3, comma 2, l. n. 184/1983, entro trenta giorni dall'accoglienza, il legale rappresentate della Comunità deve presentate istanza per la nomina di tutore. Tutto ciò premesso, il Sig. ..., ut supra rappresentato, difeso e domiciliato CHIEDE che l'Ill.mo Giudice Tutelare adito provveda a nominare un tutore al minore .... Ai sensi dell'art. 82, comma 1, l. n. 184/1983 il presente procedimento e la relativa procedura sono esenti da imposte di bollo e di registro e da ogni spesa, tassa e diritto dovuti ai Pubblici Ufficiali. Si produce in copia, oltre all'originale della procura alle liti, i seguenti documenti: 1. provvedimento di affidamento; 2. provvedimento del Giudice Tutelare di ...; 3. ... [4]. Luogo e data Firma Avv. 1. La competenza del Giudice Tutelare dovrà essere individuata con riferimento alla residenza abituale del minore, anche alla luce di quanto dispone l'art. 343 c.c. 2. Ai sensi dell'art. 13, comma 3-bis, d.P.R. n. 115/2002: “Ove il difensore non indichi il proprio numero di fax ... ovvero qualora la parte ometta di indicare il C.F. ... il contributo unificato è aumentato della metà”. 3. Il ricorso per la nomina di tutore può, peraltro, anche essere presentato dal legale rappresentante della comunità alla quale il minore è affidato senza la necessità del patrocinio di un avvocato. 4. Deve essere indicata l'ulteriore documentazione utile e rilevante che si intende produrre. CommentoTra i possibili affidatari del minore vi è anche la comunità di tipo familiare e gli istituti di assistenza ai quali il minore potrà essere affidato solo nel caso in cui non sia possibile reperire un nucleo familiare o una persona singola idonei ad accogliere il minore in difficoltà. Nonostante le comunità di tipo familiare rappresentino una extrema ratio, ad esse vengono attribuiti poteri decisamente superiori rispetto a quelli attribuiti agli affidatari. Infatti, laddove l'affidamento venga disposto in un istituto o in una comunità di tipo familiare, il legale rappresentate dell'istituto esercita i poteri tutelari, non solo quando vi sia stata dichiarazione di decadenza o limitazione della responsabilità genitoriale, ma anche in tutti i casi in cui l'esercizio di tale responsabilità sia impedito (ad esempio, a causa della lontananza della comunità dal luogo di residenza degli esercenti la responsabilità genitoriale). Inoltre, nel caso in cui i genitori vengano reintegrati nell'esercizio della responsabilità genitoriale, l'istituto o la comunità possono chiedere al Giudice Tutelare di fissarne limiti e condizioni, nel caso in cui vi siano stati precedentemente provvedimenti di decadenza o di limitazione della responsabilità genitoriale (Costacurta, sub art. 4 l. 184/1983, in A a .V v., Commentario breve al diritto della famiglia, a cura di Zaccaria, 2016, 1549; Sacchetti, Il commentario dell'adozione e dell'affidamento, Rimini, 1986, 52, il quale precisa che la competenza riconosciuta al Giudice Tutelare rappresenta una deroga alla competenza generale del Tribunale per i Minorenni). Al pari degli affidatari, la comunità e l'istituto dovranno provvedere all'educazione, all'istruzione, al mantenimento del minore, dovranno agevolare i rapporti con la famiglia di origine, seguire le indicazioni dei genitori e le prescrizioni stabilite dal Servizio locale. Secondo una linea interpretativa, sarebbe possibile l'intervento del Tribunale per i Minorenni, ai sensi di quanto dispone l'art. 316 c.c., nel caso in cui sorga un contrasto tra i genitori del minore e l'istituto a cui il minore è affidato. L'art. 3, comma 2, l. n. 184/1983 prevede che entro trenta giorni dall'inserimento del minore nell'istituto di assistenza o nella comunità, i legali rappresentanti di queste, devono proporre istanza per la nomina di un tutore. Né i legali rappresentanti né altro personale della struttura possono essere chiamati a ricoprire tale ufficio. La ratio è quella di differenziare nettamente la gestione quotidiana del minore dall'attribuzione di poteri tutelari che andranno affidati necessariamente ad un estraneo all'istituto, il quale può – e deve – ricoprire un ruolo di controllo esterno sull'ente (D osi, Dall'interesse ai diritti del minore. Alcune riflessioni, in Dir. fam. e pers., 1995, 1604). L'art. 3, l. n. 184/1983 dovrebbe comportare, da un lato, l'abrogazione implicita dell'art. 354 c.c., almeno nella parte dove si ammette la possibilità di nominare, in qualità di tutore, l'istituto di ricovero e, dall'altro lato, anche l'adeguamento dell'art. 402 c.c. nella parte in cui non prevede limiti temporali all'esercizio dei poteri tutelari da parte dell'istituto di assistenza. Si noti come è stata riconosciuta la possibilità di considerare responsabili le comunità e gli istituti di assistenza per il fatto illecito del minore ai sensi e per gli effetti di quanto dispongono gli artt. 2047 e 2048 c.c. (Perlingieri-Procida Mirabelli Di Lauro, L'affidamento del minore nella esegesi della nuova disciplina, Napoli, 1984, 74). Da ultimo, si deve ricordare che l'art. 2, comma 2-bis, l. n. 184/1983, così come modificato dal d.lgs. 149/2022, prevede che il minore non può essere inserito presso strutture o comunità pubbliche o private nelle quali rivestono cariche rappresentative, o partecipano alla gestione delle medesime strutture, o prestano a favore di esse attività professionale, anche a titolo gratuito, o fanno parte degli organi di società che le gestiscono, persone che sono parenti o affini entro il quarto grado, convivente, parte dell'unione civile o coniuge di chi ha composto il collegio che ha adottato il provvedimento, del consulente tecnico d'ufficio o di coloro che hanno svolto le funzioni di assistente sociale nel medesimo procedimento. |