Dichiarazione di disponibilità all'adozioneInquadramentoColoro che intendono adottare un minore, dichiarato in stato di adottabilità, devono presentate domanda di disponibilità al Tribunale per i Minorenni. FormulaTRIBUNALE PER I MINORENNI DI .... [1] DICHIARAZIONE DI DISPONIBILITÀ ALL'ADOZIONE EX ART. 22, COMMA 1, L. N. 184/1983 Il Sig. ...., nato a ...., il ...., residente in ...., via ...., C.F. ...., e la Sig.ra ...., nata a ...., il ...., residente in ...., via ...., C.F. ...., DICHIARANO la propria disponibilità ad adottare un minore di età, ai sensi della l. n. 184/1983[2]. DICHIARANO altresì, sotto la propria personale responsabilità: – che sono coniugati da almeno tre anni e precisamente dal .... [3]; – che non sussiste e non ha avuto luogo negli ultimi tre anni separazione personale neppure di fatto; – che il Sig. .... svolge l'attività di .... e la Sig.ra .... quella di ....; – che l'abitazione di residenza dei Sig.ri .... è sita in ...., via .... ed è composta da ....; – che il nucleo familiare oltre ai coniugi è composto da: a) ...., nato a ...., il ....; b) ...., nato a ...., il ....; c) ...., nato a ...., il ....; – che il reddito familiare annuo complessivo lordo ammonta ad Euro ....; – che non hanno subito condanne penali, né hanno procedimenti penali in corso; – di essere a conoscenza che la domanda decade dopo tre anni dalla data di presentazione. Ai sensi dell'art. 82, comma 1, l. n. 184/1983 il presente procedimento e la relativa procedura sono esenti da imposte di bollo e di registro e da ogni spesa, tassa e diritto dovuti ai Pubblici Ufficiali. Si producono copia dei seguenti documenti: 1. certificati di nascita dei richiedenti; 2. certificato di stato famiglia dei richiedenti; 3. certificato di matrimonio dei richiedenti; 4. certificato di morte degli ascendenti dei richiedenti, nel caso in cui siano deceduti (ovvero dichiarazione sostitutiva di atto notorio degli ascendenti viventi degli adottanti di assenso all'adozione richiesta dai propri figli); 5. certificati medici; 6. certificato generale del Casellario Giudiziale dei richiedenti; 7. atto notorio ovvero dichiarazione sostitutiva con cui si attesti che fra i coniugi adottanti non ricorre separazione personale neanche di fatto; 8. dichiarazione dei redditi dei coniugi ultimo triennio. Luogo e data .... I richiedenti .... [1]La domanda deve essere presentata ad un Tribunale per i Minorenni, a prescindere dalla residenza dei richiedenti. Tuttavia, il Tribunale per i Minorenni adito potrà disporre l'affidamento preadottivo – e, successivamente, dichiarare l'adozione – soltanto dei minori che risiedono nell'ambito territoriale ove si estende la propria giurisdizione. [2]Nella domanda è possibile, in conformità a quanto dispone l'art. 22, comma 1, l. n. 184/1983, dichiarare la propria disponibilità ad adottare più fratelli ovvero minori portatori di handicap, ai sensi dell'art. 3, comma 1, l. n. 104/1992. [3]In alternativa, nel caso in cui il matrimonio abbia durata inferiore ai tre anni, è possibile indicare un periodo di convivenza duratura e stabile di almeno tra anni, unendo al matrimonio anche la convivenza pregressa. In tal caso nella domanda si dovrà precisare “pur non essendo trascorso il triennio di matrimonio previsto dall'art. 6, l. n. 184/1983, sussiste il requisito della stabilità richiesto dalla medesima norma, posto che gli esponenti hanno convissuto in modo stabile e continuativo prima del matrimonio per un periodo di tre anni, senza alcuna separazione di fatto. Tale circostanza è confermata dal fatto che ... e potrà essere accertata dal Tribunale per i Minorenni tenendo conto di ....”. CommentoNell'iter delineato dalla l. n. 184/1983 il minore, dichiarato adottabile dal Tribunale per i Minorenni, prima di essere adottato, viene affidato ad una coppia di coniugi che ne abbiano fatto richiesta. L'affidamento preadottivo costituisce, dunque, una fase intermedia tra la dichiarazione dello stato di adottabilità del minore e il provvedimento di adozione e può essere definito come una sperimentazione guidata (Fadiga, Filiazione, in Aa.Vv., Trattato di diritto di famiglia, a cura di Zatti, Milano, 2012, 923) e un periodo di prova indispensabile per la pronuncia dell'adozione con la finalità di verificare la compatibilità tra il minore e gli aspiranti adottanti e di far accertare definitivamente che il rapporto costituitosi con la famiglia affidataria soddisfi l'interesse del minore. L'affidamento preadottivo si struttura in due distinti momenti: la scelta degli affidatari e l'instaurazione della convivenza tra il minore e il nucleo familiare prescelto (Lombardini, sub art. 22, l. 184/1983 in Aa.Vv., Commentario breve al diritto della famiglia, a cura di Zaccaria, 2016, 1616). Coloro che intendono adottare un minore devono dichiarare al Tribunale per i Minorenni la propria disponibilità all'adozione e al preliminare affidamento preadottivo. Pur nel silenzio della legge, si deve ritenere ammissibile la domanda di adozione nominativa nel caso di un minore in affidamento familiare dichiarato adottabile durante l'affidamento e richiesto in adozione dagli stessi affidatari (Fadiga, L'adozione di minori. Il procedimento, in Aa.Vv., Il nuovo diritto di famiglia, diretto da Ferrando, Bologna, 2007, 691; Morozzo Della Rocca, Adozione, in Aa.Vv., Commentario del codice civile, vol. della famiglia, a cura di Balestra, 2010, 123 e Cass. I, n. 12168/2005). La domanda di disponibilità può essere presentata solo da coloro che possiedono i requisiti indicati dall'art. 6, l. n. 184/1983 e che possono distinguersi in requisiti di natura oggettiva (facilmente documentabili) e di natura soggettiva (la cui verifica richiede indagini approfondite ed accurate). Il primo requisito di natura oggettiva riguarda la sussistenza del vincolo matrimoniale (art. 6, comma 1, l. n. 184/1983): solo le coppie unite in matrimonio possono avanzare richiesta di disponibilità all'adozione. Attualmente, nonostante le aperture dottrinali ed anche legislative verso forme di vita familiare diverse dal matrimonio, i conviventi more uxorio, le persone singole e i conviventi omosessuali non possono adottare minori in stato di abbandono morale e materiale, fatto salvo le ipotesi di adozioni in casi particolari (art. 44, l. n. 184/1983). Il secondo requisito, anch'esso di natura oggettiva, riguarda la durata del vincolo matrimoniale. I coniugi devono essere uniti in matrimonio da almeno tre anni (art. 6, comma 1, l. n. 184/1983), così da garantire una certa stabilità del legame familiare. Il limite triennale può essere raggiunto anche computando la convivenza more uxorio stabile e continuativa precedente al matrimonio (art. 6, comma 4, l. n. 184/1983), ma spetterà al Tribunale per i Minorenni accertare la continuità e la stabilità della convivenza, con specifico riguardo alle circostanze del caso concreto. Inoltre, i coniugi non devono essersi separati, neppure in via di fatto, nel triennio precedente alla presentazione della domanda di disponibilità (art. 6, comma 1, l. n. 184/1983). La ratio è quella di evitare che una vicenda patologica pregressa nel nucleo familiare adottante gravi sul minore adottando. Il terzo requisito oggettivo riguarda l'età degli adottanti, la quale deve superare di almeno diciotto e non più di quarantacinque l'età dell'adottando (art. 6, comma 3, l. n. 184/1983). Tuttavia, i limiti di età possono essere derogati in due ipotesi: in primo luogo, se il Tribunale per i Minorenni accerta che dalla mancata adozione derivi un danno grave ed inevitabile per il minore (art. 6, comma 5, l. 184/1983); in secondo luogo, se il limite massimo di età venga superato solo da uno dei due coniugi in misura non superiore a dieci anni, ovvero nel caso in cui gli aspiranti adottanti abbiano già dei figli, anche adottivi, oppure laddove l'adozione debba essere disposta nell'interesse di un fratello o di una sorella del minore già adottato dagli aspiranti adottanti (art. 6, comma 6, l. n. 184/1983). Il quarto presupposto, di natura soggettiva, ha ad oggetto l'idoneità dei coniugi ad educare, istruire e mantenere i minori adottati (art. 6, comma 2, l. n. 184/1983). L'accertamento della sussistenza di tale requisito, che coinvolge anche l'indagine sulla capacità economica e psicofisica dei richiedenti, comporta una duplice valutazione: il Tribunale per i Minorenni dovrà verificare l'idoneità degli aspiranti genitori sia in astratto sia in concreto con riferimento ad un determinato minore. Risultano fondamentali l'apporto di competenze psicologiche, cliniche e pedagogiche nello svolgimento di tali valutazioni. In forza dell'art. 22, l. n. 184/1983 i requisiti di età e di durata del matrimonio dovrebbero sussistere al momento in cui viene disposto l'affidamento preadottivo (anche se A. Finocchiaro-M. Finocchiaro, Disciplina dell'adozione e dell'affidamento, Milano, 1983, 78 e Cattaneo, voce Affidamento di minori, in Dig. civ., I, Torino, 1987, 102, ritengono che il momento in cui dovrebbero sussistere sarebbe quello della pronuncia di adozione). Tuttavia, risulta maggiormente accettabile l'opzione interpretativa secondo cui gli aspiranti adottanti dovrebbero possedere i requisiti previsti dall'art. 6, l. n. 184/1983 già al momento della presentazione della domanda di disponibilità. Laddove sussistano i requisiti prescritti ex lege, gli aspiranti adottanti possono presentare domanda di disponibilità al Tribunale per i Minorenni. La domanda non deve rivestire forme particolari e non è necessaria l'assistenza di un difensore. Competente a ricevere la domanda di disponibilità è qualsiasi Tribunale per i Minorenni: nessun limite (ad esempio, relativo alla residenza dei richiedenti) è previsto per la determinazione della competenza territoriale. Infatti, gli aspiranti adottanti possono presentare, contestualmente o successivamente, domande di disponibilità a diversi Tribunali per i Minorenni (Trabucchi, voce Adozione, in Enc. giur., Roma, 24, il quale precisa che la coppia, con la presentazione di più domande, si riserva di scegliere nel caso in cui riceva più risposte positive). Inoltre, come sottolineato da parte della dottrina, il deposito delle domande di disponibilità in Tribunali per i Minorenni diversi da quelli di residenza deve essere incoraggiato così che, nell'ipotesi in cui l'iter si concluda con la sentenza che dispone l'adozione, il minore possa allontanarsi dal suo ambiente originario ed evitare interferenze da parte dei genitori di origine (A. Finocchiaro-M. Finocchiaro, Disciplina dell'adozione e dell'affidamento, cit., 226; Sacchetti, Il commentario dell'adozione e dell'affidamento, Rimini, 1986, 192 e Ciraolo, Il minore in affidamento. Situazioni soggettive e tecniche di tutela, Milano, 1993, 244). La domanda di disponibilità deve contenere l'indicazione della sussistenza dei requisiti di cui all'art. 6, comma 1, l. n. 184/1983 e può contenere anche la disponibilità ad adottare più fratelli o minori portatori di handicap. Alla luce di quanto prevede l'art. 6, comma 7, l. n. 184/1983, costituisce titolo di preferenza ai fini dell'adozione l'aver adottato un fratello dell'adottando o richiedere di adottare più fratelli e anche la disponibilità ad adottare minori portatori di handicap. Da ultimo, va osservato che non sussiste alcun obbligo del Tribunale per i Minorenni adito di emanare un provvedimento di rigetto delle domande non accolte. Infatti, anche se la richiesta dei coniugi viene qualificata dalla legge come una domanda, si tratta, in realtà, di una mera dichiarazione di disponibilità che non corrisponde ad un diritto degli aspiranti adottanti a vedere realizzato il proprio progetto di adozione (Corte cost. n. 192/2001). |