Conferimento dell'incarico all'ente autorizzatoInquadramentoLa coppia di coniugi che sia stata dichiarata idonea dal Tribunale per i Minorenni all'adozione internazionale deve conferire incarico ad un Ente autorizzato dalla Commissione per le adozioni internazionali, il quale provvederà a curare la procedura di adozione. Formula
Spett.le Ente .... [1] CONFERIMENTO DI INCARICO EX ART. 31, COMMA 1, L. N. 184/1983 Il Sig. ...., nato a ...., il ...., C.F. ...., e la Sig.ra ...., nata a ...., il ...., C.F. ...., entrambi residenti in ...., via ...., rappresentati e difesi dall'Avv. ...., del Foro di ...., C.F. ...., (il quale dichiara di voler ricevere eventuali comunicazioni relative al procedimento in oggetto al numero di fax .... o alla casella di posta elettronica certificata ....) presso il cui studio in ...., via ...., sono elettivamente domiciliati, come da procura allegata al presente atto [2]; PREMESSO CHE – Il Tribunale per i Minorenni di ...., con decreto n. .... / ...., emesso in data ...., all'esito del procedimento R.G. n. .... / ...., comunicato in data ...., ha dichiarato, ai sensi dell'art. 30, l. n. 184/1983, l'idoneità all'adozione internazionale del Sig. .... e della Sig.ra ....; – è intenzione dei predetti promuovere la procedura di adozione; Tutto ciò premesso, il Sig. .... e la Sig.ra ...., ut supra rappresentati, difesi e domiciliati CONFERISCONO incarico a codesto Spett.le Ente di curare per loro conto ed interesse la procedura di adozione di un minore straniero presso le competenti Autorità dello Stato di ..... Si produce, oltre all'originale della procura alle liti, copia dei seguenti documenti: 1. decreto del Tribunale per i Minorenni di .... n. .... / .... del ...., in copia autentica; 2. domanda di disponibilità all'adozione depositata in data ....; 3. relazione redatta dai servizi socio assistenziali. In attesa di cortese cenno di riscontro e accettazione dell'incarico. Luogo e data .... Firma Avv. .... Gli aspiranti adottanti [1]Si deve trattare di un Ente autorizzato ai sensi di quanto dispone l'art. 39-ter, l. n. 184/1983. Il reperimento degli Enti autorizzati è facilitato dall'albo formato ai sensi dell'art. 39, comma 1, lett. c), l. n. 184/1983 e reperibile sul sito della Commissione per le adozioni internazionali (www.commissioneadozioni.it). [2]Vale la pena precisare che, tuttavia, non è prevista come obbligatoria l'assistenza di un difensore. CommentoGli aspiranti adottanti, dichiarati idonei all'adozione internazionale dal Tribunale per i Minorenni, devono essere assistiti nella procedura di adozione da un Ente autorizzato dalla Commissione per le adozioni internazionali. Infatti, solo tali Enti sono legittimati a curare la procedura di adozione e costituiscono il tramite sia tra il minore e gli aspiranti genitori sia tra la Commissione per le adozioni internazionali, il Tribunale per i Minorenni e le Autorità straniere. Gli Enti vengono autorizzati secondo la procedura di cui all'art. 39-ter, l. n. 184/1983 e svolgono i compiti indicati dall'art. 31, comma 3, l. n. 184/1983: in particolare, informano, formano, affiancano i futuri genitori nel percorso dell'adozione internazionale e curano lo svolgimento all'estero delle procedure necessarie per realizzare l'adozione; assistono gli aspiranti adottanti davanti all'Autorità Straniera e li sostengono nel percorso post-adozione. Gli aspiranti adottanti, pertanto, devono conferire incarico ad un Ente autorizzato, scegliendolo dall'apposito Albo tenuto dalla Commissione per le adozioni internazionali, ove sono indicati i vari enti che hanno ottenuto l'autorizzazione, i Paesi stranieri in cui sono accreditati ad operare e i costi che ciascuno degli enti accreditati ritiene necessario per le pratiche adottive in Italia e all'estero. L'incarico può essere conferito solo ad un Ente autorizzato, pena l'applicazione dell'art. 72-bis, l. n. 184/1983 che sanziona, con la reclusione sino ad un anno e con la multa da Euro 516 ad Euro 5.164, coloro che svolgono pratiche adottive senza l'autorizzazione prevista dalla legge ed anche, seppur con pene diminuite di un terzo, coloro che si avvalgono di soggetti non autorizzati. Inoltre, va richiamato l'art. 35, comma 6, l. n. 184/1983 in forza del quale il provvedimento straniero di adozione non può essere dichiarato efficace in Italia se la procedura di adozione è stata realizzata senza il tramite delle Autorità centrali del Paese straniero coinvolto e un Ente autorizzato. Il conferimento dell'incarico deve essere fatto entro un anno dalla data di comunicazione del decreto d'idoneità pronunciato dal Tribunale per i Minorenni, pena la perdita di efficacia della dichiarazione d'idoneità. Il conferimento può avvenire anche in una fase antecedente alla pronuncia del decreto: in tal caso corre l'obbligo per la coppia di darne comunicazione al Tribunale per i Minorenni. In tali casi il decreto che si pronuncia sull'idoneità deve essere comunicato anche all'Ente autorizzato incaricato. Tra l'Ente autorizzato e la coppia che aspira all'adozione internazionale si instaura un rapporto giuridico che può essere qualificato in termini di mandato (anche se alcuni parlano di un mandato atipico con caratteristiche sui generis: Bellisario, sub art. 32 l. 184/1983, in Nuove leggi civ. comm., 2002, 802 e Trib. Venezia 3 novembre 2022, n. 2356 secondo cui tutti gli Enti che si occupano di procedure di adozione internazionale devono essere in possesso di un'apposita autorizzazione governativa, che consente agli stessi di operare nel rispetto dei requisiti richiesti dalla normativa. Il rapporto contrattuale che si instaura tra l'Ente autorizzato e le coppie adottanti ha natura di contratto atipico con causa mista – ossia di natura patrimoniale e non implicante obblighi di consulenza ed assistenza legale ed altre prestazioni proprie del mandato –. Da ciò deriverebbe anche che, non essendo riconducibile in alcuno schema tipico contrattuale, non può trovare applicazione l'obbligo di rendicontazione dell'Ente nei confronti della coppia di cui all'1713 c.c.). Secondo un condiviso orientamento sussisterebbe in capo agli Enti un vero e proprio obbligo a contrarre con gli aspiranti adottanti al momento del conferimento dell'incarico, stante l'obbligo in capo a questi ultimi di rivolgersi agli Enti (Fera, Belli, sub art. 32 l. 184/1983, in Aa.Vv., Commentario breve al diritto della famiglia, a cura di Zaccaria, 2016, 1658). L'Ente dovrà relazionare alla Commissione per le adozioni internazionali, la quale, a norma di quanto dispone l'art. 32, l. n. 184/1983, dovrà dichiarare se l'adozione del minore risponde al suo superiore interesse e, conseguentemente, autorizzarne l'ingresso in Italia. La valutazione della Commissione costituisce anche una forma di controllo sull'operato dell'Ente autorizzato e ha natura amministrativa. La dichiarazione di rispondenza all'interesse del minore non potrà essere pronunciata se non emerge la situazione di abbandono del minore ed è impossibile l'affidamento o l'adozione in quello Stato (lett. a) e se l'adozione pronunciata all'estero non produca effetti legittimanti (lett. b). A tali ipotesi vanno aggiunte quelle in cui la Commissione rilevi irregolarità formali o procedurali nel procedimento seguito. |