Domanda di adozione in casi particolari (art. 44, lett. a), l. n. 184/1983)

Andrea Conti

Inquadramento

I minori orfani di madre e di padre, che non si trovano in stato di abbandono morale e materiale, possono essere adottati da persone unite al minore da vincolo di parentela o da un preesistente rapporto stabile e duraturo, anche maturato nell'ambito di un prolungato periodo di affidamento.

Formula

TRIBUNALE PER I MINORENNI DI .... [1]

DOMANDA [2] DI ADOZIONE IN CASI PARTICOLARI

EX ART. 44, COMMA 1, LETT. A), L. N. 184/1983

Il Sig. ...., nato a ...., il ...., residente in ...., via ...., C.F. ...., e la Sig.ra ...., nata a ...., il ...., residente in ...., via ...., C.F. .... [3],

PREMESSO CHE

– i richiedenti sono legali al minore ...., nato a ...., il ...., da vincoli di parentela di .... grado;

– (oppure) i richiedenti sono legati al minore ...., nato a ...., il ...., da un rapporto stabile e duraturo in quanto:

a) ....;

b) ....;

c) ....;

– il predetto rapporto preesisteva al decesso dei genitori, dato che:

a) ....;

b) ....;

c) .... [4].

DICHIARANO

di voler adottare il minore ...., nato a ...., il ...., orfano di padre e di madre, ai sensi e per gli effetti di cui all'art. 44, comma 1, lett. a), l. n. 184/1983, ricorrendone i presupposti e sussistendo il preminente interesse del minore in quanto:

a) ....;

b) ....;

c) .....

Tutto ciò premesso, il Sig. .... e la Sig.ra ...., ut supra rappresentati, difesi e domiciliati

CHIEDONO

che l'Ill.mo Tribunale per i Minorenni adito dichiari l'adozione del minore ...., nato a ...., il ...., a favore del Sig. .... e della Sig.ra .... ai sensi e per gli effetti di cui all'art. 44, comma 1, lett. a), l. n. 184/1983.

Ai sensi dell'art. 82, comma 1, l. n. 184/1983 il presente procedimento e la relativa procedura sono esenti da imposte di bollo e di registro e da ogni spesa, tassa e diritto dovuti ai Pubblici Ufficiali.

Si producono in copia i seguenti documenti:

1. certificati di nascita dei richiedenti;

2. certificato di stato famiglia e di matrimonio dei richiedenti;

3. certificato di morte degli ascendenti dei richiedenti, nel caso in cui siano deceduti ovvero dichiarazione sostitutiva di atto notorio degli ascendenti viventi degli adottanti di assenso all'adozione richiesta dai propri figli, resa dinanzi al Segretario Comunale;

4. certificati medici;

5. certificato generale del Casellario Giudiziale dei richiedenti;

6. certificato di morte dei genitori del minore da adottare;

7. dichiarazioni dei redditi dei richiedenti dell'ultimo triennio.

Luogo e data ....

I richiedenti ....

[1]La domanda deve essere presentata al Tribunale per i Minorenni nel cui distretto si trova la residenza abituale del minore.

[2]L'atto dovrà rispettare i criteri redazionali ed i limiti dimensionali previsti dal d.m. 7 agosto 2023, n. 110, rubricato “Regolamento per la definizione dei criteri di redazione, dei limiti e degli schemi informatici degli atti giudiziari con la strutturazione dei campi necessari per l'inserimento delle informazioni nei registri del processo”. In particolare, occorre ricordare che, al fine di assicurare la chiarezza e la sinteticità degli atti processuali (cfr. artt. 121 c.p.c. e 46 disp. att. c.p.c.), l'art. 1 d.m. n. 110/2023 individua l'articolazione che l'atto deve avere e l'art. 3 d.m. n. 110/2023 individua in 50.000 caratteri (spazi esclusi) il limite dimensionale dello scritto difensivo. Sul punto occorre richiamare, però, l'art. 5, comma 1, d.m. n. 110/2023 in forza del quale i predetti limiti possono essere superati se la controversia presenta questioni di particolare complessità anche in relazione agli interessi coinvolti. In tal caso sarà onere del difensore esporre sinteticamente le ragioni per le quali si è reso necessario il superamento di tali limiti (art. 5, comma 1, d.m. n. 110/2023) ed inserire nell'atto, subito dopo l'intestazione, un indice ed una breve sintesi del contenuto dell'atto (art. 5, comma 2, d.m. n. 110/2023). Inoltre, appare opportuno richiamare anche l'art. 2, comma 1, lett. c), d.m. n. 110/2023 in forza del quale l'atto deve contenere anche l'indicazione di parole chiave, nel numero massimo di venti, che individuano l'oggetto del giudizio.

[3]La domanda, se presentata dai coniugi personalmente, deve essere sottoscritta da entrambi. Tuttavia, i coniugi possono farsi assistere da un difensore, in tali casi l'atto dovrà contenere le indicazioni delle generalità dell'Avvocato, dovrà essere da quest'ultimo sottoscritto e si dovrà allegare la procura alle liti. In tutti gli atti introduttivi di un giudizio, compresa l'azione civile in sede penale e in tutti gli atti di prima difesa devono essere indicati: le generalità complete della parte, la residenza o sede, il domicilio eletto presso l'eventuale difensore ed il C.F., oltre che della parte, anche dei rappresentanti in giudizio (art. 23, comma 50, d.l. n. 98/2011, conv., con modif., in l. n. 111/2011). L'indicazione del C.F. dell'Avvocato è prevista dall'art. 125 c.p.c. come modificato dalla disposizione sopra citata. Ai sensi del citato art. 13, comma 3-bis: “Ove il difensore non indichi il proprio numero di fax .... ovvero qualora la parte ometta di indicare il C.F. .... il contributo unificato è aumentato della metà”.

[4]La domanda di adozione ex art. 44, comma 1, lett. a), l. n. 184/1983 può essere presentata anche in pendenza di un procedimento per l'adozione legittimante. In tali casi appare opportuno indicare anche gli estremi del procedimento di adozione legittimante pendente.

Commento

Profili generali

L'adozione in casi particolari, disciplinata dal Titolo IV della l. n. 184/1983, rappresenta una alternativa all'adozione legittimante del minore in stato di abbandono che permette di garantire al minore, privo dei genitori, di crescere in un ambiente familiare, valorizzando sia il superiore interesse del minore sia i rapporti, non solo parentali, che legano il minore a persone adulte capaci di prendersene cura (cfr. Corte cost., n. 838/1999 e Corte cost., n. 27/1991). Benché la finalità dell'adozione in casi particolari sia coincidente con quella delle altre forme di adozioni previste dal nostro ordinamento, essa deve essere distinta sia dall'adozione di persone maggiorenni (c.d. adozione civile) sia dall'adozione di minori, italiani o stranieri, in stato di abbandono morale e materiale (c.d. adozione legittimante). In particolare, si osservi che l'adozione in casi particolari coinvolge minori che non si trovano in stato di abbandono morale e materiale e può essere promossa anche se risulta pendente un procedimento per la dichiarazione di adottabilità. In tali casi sarà il Tribunale per i Minorenni a valutare quale sia la soluzione più idonea per il minore anche tenendo conto che l'adozione in casi particolari è ammissibile solo se realizza il preminente interesse del minore (cfr. art. 57, comma 1, n. 2, l. n. 184/1983 e Cass. I, n. 6633/2002 e Cass. I, n. 3130/2001). Infatti, l'adozione in casi particolari, benché offra una soluzione compromissoria rispetto all'adozione legittimante, è in grado di fornire una risposta ai bisogni del minore che non potrebbero essere realizzati attraverso l'adozione legittimante.

Tale forma di adozione conferisce al minore adottato lo status di figlio degli adottanti, ma non estingue il rapporto con il nucleo familiare di origine: il nuovo status si aggiunge, a differenza di quanto avviene nell'adozione legittimante, allo stato familiare preesistente. Con riferimento ai rapporti di parentela, si discute dell'applicabilità dell'art. 74 c.c. – così come modificato dalla l. n. 219/2012 – all'adozione in casi particolari. Alla linea interpretativa che fornisce risposta negativa al quesito, appare preferibile l'opzione esegetica secondo cui l'art. 74 c.c. deve essere ritenuto applicabile anche al minore adottato ai sensi e per gli effetti di quanto dispone l'art. 44, comma 1, l. n. 184/1983, con la conseguenza che tra il minore e i familiari degli adottanti si instaurano vincoli di parentela (Lenti, La sedicente riforma della filiazione, in Nuova giur. civ. comm., 2013, II, 202; Dossetti, La parentela, in Aa.Vv., La riforma della filiazione, a cura di Dossetti, Moretti, Moretti, Bologna, 2013, 20 e Morozzo Della Rocca, Il nuovo status di figlio e le adozioni in casi particolari, in Fam. e dir., 2013, 838 ss.).

Fattispecie regolate

La prima ipotesi di adozione in casi particolari è disciplinata dall'art. 44, comma 1, lett. a), l. n. 184/1983: il minore, orfano di entrambi i genitori, può essere adottato, pur non ricorrendo le condizioni di cui all'art. 8, l. n. 184/1983 (abbandono morale e materiale), da persone unite al minore da un vincolo di parentela fino al sesto grado o da un preesistente rapporto stabile e duraturo anche maturato nell'ambito di un prolungato periodo di affidamento. Al minore orfano di entrambi i genitori deve essere equiparato il minore orfano dell'unico genitori nei confronti del quale sia stato accertato lo stato di filiazione (Cattaneo, voce Adozione, in Dig. disc. civ., I, 16 contra A. Finocchiaro-M. Finocchiaro, Disciplina dell'adozione e dell'affidamento, Milano, 1983, 439). In caso di genitori ignoti, invece, sembrerebbero difettare i presupposti richiesti dalla norma con riferimento alla perdita dei genitori e all'accertamento della preesistenza, rispetto alla morte dei genitori, del rapporto con il minore.

L'art. 44, comma 1, lett. a), l. n. 184/1983 consente di fornire una veste giuridica ad un rapporto fattuale che si instaura tra il minore e i parenti fino al sesto grado che si sono assunti la responsabilità di prendersene cura, sotto il profilo morale e materiale. Inoltre, tale forma di adozione appare finalizzata a dare rilevanza al diritto del minore a conservare sia i rapporti con la famiglia d'origine, intesa in senso parentale, sia i rapporti stabili e duraturi, anche maturati durante il periodo di affidamento, con la conseguente opportunità di non distaccare il minore dal suo ambiente, tutelando il diritto alla sua continuità affettiva.

I soggetti legittimati a richiedere l'adozione del minore orfano sono i parenti fino al sesto grado. Va notata la discrasia presente nella l. n. 184/1983: lo stato di abbandono non può essere dichiarato se i parenti entro il quarto grado si prendono cura del minore; mentre, se ad occuparsi del minore è un parente tra il quarto ed il sesto grado, allora sarà necessaria la presentazione della domanda di adozione ex art. 44, comma 1, lett. a), l. n. 184/1983 per evitare la dichiarazione di adottabilità.

Non viene fatta distinzione tra parentela in linea retta e in linea collaterale e, di conseguenza, deve ritenersi indifferente, ai fini dell'adozione, l'appartenenza del parente all'una o all'altra linea parentale. Tutto ciò appare giustificato dalla finalità dell'adozione in casi particolari che, ricordiamo, mira ad offrire al minore orfano la famiglia più idonea (Cass. I, n. 6956/1996).

La sussistenza del vincolo di parentela induce a presumere l'esistenza di un significativo legame tra il parente ed il minore. Tuttavia, si tratta di una presunzione relativa posto che il Tribunale per i Minorenni, a cui è presentata domanda ex art. 44, comma 1, lett. a), l. n. 184/1983, ha l'onere di valutare, con specifico riferimento al caso concreto, la sussistenza di una relazione stabile e duratura tra il minore ed il parente.

La seconda categoria di soggetti legittimati a chiedere l'adozione di un minore orfano, sono coloro che, a prescindere dal grado di parentela, hanno maturato un rapporto stabile e duraturo con il minore, anche a seguito di un prolungato periodo di affidamento (così a seguito della modifica operata dalla l. n. 173/2015). La ratio è quella di evitare che il rapporto significativo che il minore ha instaurato con un soggetto non parente vada disperso a seguito della dichiarazione di adottabilità del minore, nella misura in cui l'assistenza offerta e garantita al minore da un soggetto che non sia il genitore o un parente entro il quarto grado non impedisce il concretizzarsi dell'abbandono morale e materiale e la conseguente dichiarazione di adottabilità. Pertanto, coloro che abbiano maturato un legame stabile, duraturo e significativo con il minore potrebbero presentare domanda di adozione in casi particolari al Tribunale per i Minorenni in modo da far valere il rapporto con il minore ed evitare che quest'ultimo, a seguito della dichiarazione di adottabilità, sia inserito in una famiglia affidataria altra sacrificando il rapporto che si è già instaurato con il minore.

Va precisato che il rapporto che può legittimare l'adozione ex art. 44, comma 1, lett. a), l. n. 184/1983 deve essere preesistente alla morte dei genitori: si vuole garantire che gli adottanti in passato si siano costantemente occupati del minore e che intendano mantenere per il futuro tale impegno, salvaguardando il diritto del minore alla continuità affettiva ed evitando di privilegiare infatuazioni passeggere e momentanee da parte del minore coinvolto.

Individuati coloro che possono essere adottanti di un minore orfano, è necessario concentrare l'attenzione sui requisiti che gli aspiranti adottanti devono possedere. L'adozione in casi particolari di cui all'art. 44, comma 1, lett. a), l. n. 184/1983 è consentita anche se gli adottanti hanno già dei figli (art. 44, comma 2, l. n. 184/1983) ed anche se l'adottante non è coniugato: l'adozione in casi particolari è ammissibile anche da parte di persone singole e di conviventi more uxorio (Dogliotti, Astiggiano, Le adozioni. Minori italiani e stranieri, maggiorenni, Milano, 2014, 299). L'art. 44, comma 3, l. n. 184/1983 precisa che se l'adozione è richiesta da una persona coniugata, allora è necessario che la richiesta provenga da entrambi i coniugi: l'obiettivo è quello, in caso di convivenza matrimoniale, di garantire l'inserimento del minore nel nucleo familiare. Dalla medesima norma si ricava che il coniuge separato, anche di fatto, può presentare domanda di adozione congiunta ovvero può scegliere di presentare istanza di adozione singolarmente. I conviventi non potrebbero presentare domanda congiunta.

Non sono previsti limiti massimi di età: il Tribunale per i Minorenni dovrà valutare se l'adottante possiede le capacità e le possibilità (fisiche, affettive, morali e patrimoniali) per assolvere gli obblighi derivanti dall'adozione. Tuttavia, l'art. 44, comma 4, l. n. 184/1983 prevede che l'età dell'adottante debba superare di almeno diciotto anni quella dell'adottando. La ratio della norma risiede nel tentativo di applicare il principio dell'imitatio naturae.

Effetti del provvedimento

Quanto agli effetti dell'adozione in casi particolari, questi si producono a partire dalla sentenza del Tribunale per i Minorenni che dispone di farsi luogo all'adozione. Come già ricordato, l'adozione in casi particolari determina l'ingresso del minore nella famiglia dell'adottante e la permanenza di ogni legame con la famiglia di origine. Se il minore viene adottato da due coniugi o dal coniuge di uno dei genitori, la responsabilità genitoriale sull'adottato ed il relativo esercizio spettano ad entrambi (art. 48, comma 1, l. n. 184/1983). L'adottante ha l'obbligo di mantenere (e quindi di garantire al minore tutta l'assistenza materiale per le normali esigenza di vita, conformemente al tenore di vita della famiglia), istruire (ossia garantirgli tutti gli strumenti idonei e necessari per una preparazione culturale che tenga conto della sua personalità, delle sue effettive capacità e dei suoi concreti interessi) ed educare (cioè a dire adoperarsi per prestare ogni insegnamento idoneo per un corretto sviluppo sociale del minore) l'adottato (art. 48, comma 2, l. n. 184/1983). Con l'adozione cessa l'obbligo di mantenimento della famiglia d'origine che, però, rivive nel caso di revoca dell'adozione, di cessazione dall'esercizio della responsabilità genitoriale da parte dell'adottante o per sopravvenuta difficoltà economica degli adottanti (Cass. I, n. 978/1998).

L'attività di guida e controllo del minore spetterebbe anche ai genitori biologici del minore che hanno conservato intatta la responsabilità genitoriale, i quali potrebbero effettuare interventi di controllo sull'attività degli adottanti e in caso di contrasto dovrebbe trovare applicazione l'art. 316 c.c. Inoltre, i genitori di origine avrebbero la facoltà di vedere e tenere con sé il minore.

Amministrazione dei beni del minore

L'art. 48, comma 3 e l'art. 49, l. n. 184/1983 dettano alcune norme in tema di amministrazione dei beni del minore.

All'adottato, che mantiene diritti e doveri anche nei confronti della famiglia di origine, potrebbe applicarsi l'art. 315-bis, comma 4, c.c., con il conseguente obbligo di rispettare gli adottanti e di contribuire secondo le proprie sostanze e il proprio reddito al mantenimento della famiglia, oltre all'obbligo alimentare exartt. 433 ss. c.c. (Dogliotti, in Aa.Vv., Codice diritto famiglia, a cura di Sesta, Milano, 2015, 2270 contra Zini, sub art. 48 l. 184/1983, in Aa.Vv., Commentario breve al diritto della famiglia, a cura di Zaccaria, Padova, 2016, 1703 per il quale sussisterebbe solo l'obbligo di rispettare i genitori adottanti).

Da ultimo va richiamato l'art. 55, l. n. 184/1983, il quale dispone che all'adozione in casi particolari si applicano le disposizioni degli artt. 293,294,295,299,300 e 304 c.c. Pertanto, anche con l'adozione in casi particolari non si potrà adottare il proprio figlio (art. 293 c.c.), mentre è ammessa l'adozione di più persone, anche con atti successivi (art. 294 c.c.), ed è ammessa, con cautela, l'adozione da parte del tutore (art. 295 c.c.). L'adottato in casi particolari assume il cognome dell'adottante, anteponendolo al proprio (art. 299 c.c.) e conserva tutti i diritti e doveri verso la famiglia di origine (art. 300 c.c.). Infine, l'adottante acquisisce i diritti successori nei confronti dell'adottante, mentre l'adottante non acquisisce alcun diritto successorio nei confronti dell'adottato (art. 304 c.c.).

Con riferimento al cognome vanno segnalate alcune pronunce di merito che hanno ammesso deroghe alla regola del doppio cognome (cfr. Corte cost., n. 268/2002) nel caso in cui la doppia attribuzione sia stata ritenuta pregiudizievole all'interesse del minore (Trib. min. Bologna 10 gennaio 2006; Trib. min. Cagliari 20 novembre 2006 e Trib. min. Genova 13 giugno 2019, n. 640).

Il richiamo operato dall'art. 55, l. n. 184/1983 all'art. 300, comma 2, c.c. impediva l'instaurazione di rapporti di parentale tra l'adottato ed i parenti dell'adottante. Tale ostacolo è stato rimosso dalla Corte Costituzionale che ha dichiarato l'illegittimità costituzionale dell'art. 55, l. n. 184/1983, nella parte in cui, mediante rinvio all'art. 300, comma 2, c.c., prevede che l'adozione in casi particolari non induce alcun rapporto civile tra l'adottato ed i parenti dell'adottante. Pertanto, il riconoscimento del rapporto parentale, pur non senza criticità (cfr. Senigaglia, Criticità della disciplina dell'adozione in casi particolari dopo la sentenza della Corte Costituzionale n. 79/2022, in Nuove leggi civ. comm., 2022, 1333 ss.), garantisce la formazione dell'identità del minore attraverso l'inserimento nella nuova rete di relazioni rappresentata dalla famiglia dell'adottante.

In conclusione, va richiamato il dibattito circa l'ammissibilità, anche alla luce di quanto dispone l'art. 31, comma 2, l. n. 184/1983, dell'adozione in casi particolari di minori stranieri. L'opinione prevalente tende ad escludere tale ipotesi in quanto l'adozione internazionale presuppone lo stato di adottabilità del minore ed è consentita solo a persone unite in matrimonio. La linea interpretativa contraria, invece, pone l'accento sulla necessaria prevalenza che deve essere assicurata all'interesse del minore ad essere inserito in una famiglia (Poletti Di Teodoro, L'adozione internazionale, in Aa.Vv., Il diritto di famiglia, diretto da Bonilini, Cattaneo, Torino, 1997, 406 ss. e Gorini, sub art. 44 l. 184/1983, in Aa.Vv., Codice di famiglia, minori, soggetti deboli, a cura di Basini, Bonilini, Confortini, 2014, 4731).

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