Domanda di adozione di persona maggiorenneInquadramentoL'adozione è un atto diretto a creare un vincolo di filiazione giuridica, cioè indipendente dal fatto naturale della procreazione, nell'interesse comune dell'adottante e dell'adottato e che trova fondamento nella volontà, di colui che sia privo di una discendenza, di trasferire il nome, il patrimonio e le prerogative successorie. FormulaTRIBUNALE ORDINARIO DI .... [1] DOMANDA [2] DI ADOZIONE DI PERSONA MAGGIORENNE EX ARTT. 291 E 311 C.C. Ill.mo Sig. Presidente, Il Sig. ...., nato a ...., il ...., residente in ...., via ...., C.F. .... [3], rappresentato e difeso dall'Avv. ...., del Foro di ...., C.F. ...., (il quale dichiara di voler ricevere eventuali comunicazioni relative al procedimento in oggetto al numero di fax .... o all'indirizzo PEC ....) [4] presso il cui studio in ...., via ...., è elettivamente domiciliato, come da procura allegata al presente atto; PREMESSO CHE – il ricorrente intende adottare il Sig. ...., nato a ...., il ...., residente in ...., via ...., C.F. ....; – il ricorrente non ha alcun discendente [5]; – il ricorrente ha compiuto gli anni trentasei e supera di oltre diciotto anni quelli dell'adottando [6]; – ricorrono tutte le condizioni previste dalla legge; – non esiste alcun ostacolo di legge all'adozione [7]. Tutto ciò premesso, il Sig. ...., ut supra rappresentato, difeso e domiciliato, CHIEDE all'Ill.mo Tribunale adito – di fissare l'udienza di comparizione per la manifestazione dei consensi, ai sensi e per gli effetti di cui agli artt. 296 e 311 c.c., del ricorrente e dell'adottando nonché per la manifestazione degli assensi, ai sensi e per gli effetti di cui all'art. 297 c.c., dei genitori dell'adottando Sig.ra ...., nata a ...., il ...., residente in ...., via ...., C.F. .... e Sig. ...., nato a ...., il ...., residente in ...., via ...., C.F. ....; del coniuge dell'adottando Sig. ...., nato a ...., il ...., residente in ...., via ...., C.F. .... e del coniuge dell'adottante Sig. ...., nato a ...., il ...., residente in ...., via ...., C.F. ....; – e, conseguentemente, di pronunziarsi sull'adozione del Sig. ...., con tutti gli effetti di legge. Si dichiara che ai sensi dell'art. 14, d.P.R. n. 115/2002 il valore della presente controversia è indeterminato e, pertanto, il contributo unificato è di Euro 98,00. Si produce, oltre all'originale della procura alle liti, copia dei seguenti documenti: 1. certificato di residenza del ricorrente; 2. atto di nascita integrale dell'adottante Sig. ....; 3. atto di nascita integrale dell'adottato Sig. ....; 4. certificato di matrimonio e certificato di stato famiglia e di residenza dell'adottando Sig. ....; 5. certificato di matrimonio e certificato di stato famiglia e di residenza dell'adottante Sig. ....; 6. atto notorio o dichiarazione sostitutiva da cui risulta che l'adottante non ha discendenti; 7. atto notorio o dichiarazione sostitutiva da cui risulta che l'adottando non è stato adottato da altra persona. Luogo e data .... Firma .... [8] PROCURA Io sottoscritto ...., nato a ...., il .... e residente a ...., via ...., n. ...., C.F. .... delego l'Avv. .... con studio a ...., via ...., n. ...., presso il quale eleggo domicilio, per essere rappresentato e difeso nel presente giudizio, in ogni fase e grado del processo, compreso quello di esecuzione, conferendogli ogni più ampio potere incluso quello di transigere e conciliare, riscuotere e quietanzare, rinunciare agli atti e farsi sostituire. Dichiaro di aver preso visione dell'informativa resa ai sensi dell'art. 13, d.lgs. n. 196/2003 ed autorizzo il trattamento dei relativi dati per le finalità di cui al presente mandato. Dichiaro di essere stato informato ai sensi dell'art. 4, comma 3, d.lgs. n. 28/2010, della possibilità di ricorrere al procedimento di mediazione ivi previsto e dei benefici fiscali di cui agli artt. 17 e 20, d.lgs. n. 28/2010, come da specifico atto separato. Dichiaro, altresì, di essere stato informato della possibilità di ricorrere alla convenzione di negoziazione assistita ai sensi dell'art. 2, d.l. n. 132/2014, convertito in l. n. 162/2014. Dichiaro altresì di essere stato informato delle caratteristiche e del grado di complessità dell'incarico, delle attività da espletare, delle iniziative ed ipotesi di soluzione, della prevedibile durata del processo, nonché di avere ricevuto tutte le informazioni utili circa gli oneri ipotizzabili dal momento del conferimento sino alla conclusione dell'incarico; altresì, dichiaro di aver ricevuto ed accettato un preventivo scritto relativo alla prevedibile misura del costo della prestazione, distinguendo fra oneri, spese, anche forfetarie, e compenso professionale. Sono stati resi noti gli estremi della polizza assicurativa. Dichiaro infine di aver ricevuto tutte le informazioni previste ai sensi dell'art. 13 Reg. UE n. 2016/679 (G.D.P.R.) e dell'art. 13, d.lgs. n. 196/2003 e s.m.i. e presto il consenso al trattamento dei dati personali per l'espletamento del mandato conferito. Prendo atto che il trattamento dei dati personali avverrà mediante strumenti manuali, informatici e telematici con logiche strettamente correlate alle finalità dell'incarico conferito. Luogo e data .... Firma .... Per autentica della sottoscrizione .... Firma Avv. .... [1]Risulta competente il Tribunale Ordinario nella cui circoscrizione ha la residenza l'adottante, non essendoci nessuna particolare esigenza di tutela dell'adottando. Si tratta di competenza inderogabile, sottratta alla libera disponibilità delle parti. Se l'adottante risiede all'estero risulta competente per territorio il Tribunale Ordinario nella cui circoscrizione si trova l'ultimo domicilio di chi intende compiere l'adozione, in virtù dell'applicazione analogica dell'art. 29, l. n. 184/1983 (Cass. I, n. 4234/1991). [2]L'atto dovrà rispettare i criteri redazionali ed i limiti dimensionali previsti dal d.m. 7 agosto 2023, n. 110, rubricato “Regolamento per la definizione dei criteri di redazione, dei limiti e degli schemi informatici degli atti giudiziari con la strutturazione dei campi necessari per l'inserimento delle informazioni nei registri del processo”. In particolare, occorre ricordare che, al fine di assicurare la chiarezza e la sinteticità degli atti processuali (cfr. artt. 121 c.p.c. e 46 disp. att. c.p.c.), l'art. 1 d.m. n. 110/2023 individua l'articolazione che l'atto deve avere e l'art. 3 d.m. n. 110/2023 individua in 50.000 caratteri (spazi esclusi) il limite dimensionale dello scritto difensivo. Sul punto occorre richiamare, però, l'art. 5, comma 1, d.m. n. 110/2023 in forza del quale i predetti limiti possono essere superati se la controversia presenta questioni di particolare complessità anche in relazione agli interessi coinvolti. In tal caso sarà onere del difensore esporre sinteticamente le ragioni per le quali si è reso necessario il superamento di tali limiti (art. 5, comma 1, d.m. n. 110/2023) ed inserire nell'atto, subito dopo l'intestazione, un indice ed una breve sintesi del contenuto dell'atto (art. 5, comma 2, d.m. n. 110/2023). Inoltre, appare opportuno richiamare anche l'art. 2, comma 1, lett. c), d.m. n. 110/2023 in forza del quale l'atto deve contenere anche l'indicazione di parole chiave, nel numero massimo di venti, che individuano l'oggetto del giudizio. [3]Il ricorso può essere presentato anche da due coniugi. In tal caso, oltre alle generalità dei soggetti, si dovrà precisare nella parte in fatto, che essi hanno contratto matrimonio e dovrà essere allegato, come documento, l'estratto di matrimonio. Va precisato che i requisiti di legge devono sussistere con riferimento ad entrambi. Nulla impedisce, almeno secondo parte della dottrina, che il ricorrente possa essere anche l'adottando. [4]Ai sensi dell'art. 13, comma 3-bis, d.P.R. n. 115/2002: “Ove il difensore non indichi il proprio numero di fax .... ovvero qualora la parte ometta di indicare il C.F. .... il contributo unificato è aumentato della metà”. [5]Tuttavia, a seguito dell'intervento della Corte costituzionale (Corte cost., n. 557/1988) è ammessa l'adozione di persone di maggiore età anche nel caso in cui gli adottanti abbiano discendenti maggiorenni e consenzienti. In presenza di figli maggiorenni, dunque, dovrà essere all'interno del ricorso indicata l'esistenza e le generalità e se ne dovrà chiedere la convocazione affinché questi possano esprimere l'assenso di cui all'art. 297 c.c. [6]Salvo ricorrano, ai sensi di quanto dispone l'art. 291, comma 2, c.c., eccezionali circostanze – che dovranno essere specificamente indicate nel ricorso – alla luce delle quali il Tribunale potrebbe autorizzare l'adozione se l'adottante ha compiuto i trent'anni, fermo restando la necessaria differenza di età tra adottante e adottato di almeno diciotto anni. [7]Si vedano i divieti contenuti nell'art. 293 c.c. in forza dei quale il figlio non può essere adottato dal proprio genitore e nell'art. 294 c.c. il quale prescrive che l'adottando non può essere figlio adottivo di altra persona, salvo che i due adottanti siano uniti in matrimonio. [8]Il ricorso può essere sottoscritto anche dall'adottante e si ritiene che possa essere controfirmato anche dall'adottando (Procida Mirabelli Di Lauro, Dell'adozione di persone maggiori di età, in Aa.Vv, Commentario del codice civile, a cura di Scialoja, Branca, Bologna-Roma, 1995, 605 e Dogliotti, L'adozione di maggiorenni, Torino, 1999, 371). CommentoPremessa L'adozione di persone maggiorenni, c.d. civile, disciplinata dagli artt. 291-314 c.c., può essere definita come un istituto diretto a creare un vincolo di filiazione giuridica, cioè indipendente dal fatto naturale della procreazione, tra colui che, non avendo una propria discendenza biologica, intende trasferire ad altri il proprio patrimonio, il proprio cognome e le proprie prerogative successorie (c.d. adottante) e un soggetto maggiore degli anni diciotto (c.d. adottato). L'adozione civile crea un vincolo giuridico nell'interesse comune dell'adottante e dell'adottato. Da subito occorre evidenziare la differenza tra l'adozione disciplinata dal codice civile e l'adozione di minorenni regolamentata dalla l. 184/1983: nella “adozione dei maggiorenni [...] sono irrilevanti le circostanze oggettive connesse alla condizione dell'adottando per la centralità che assume la volontà delle parti e si deve tenere conto della preminenza conferita dalla legge di tutelare i diritti (soprattutto quelli a contenuto patrimoniale e di natura successoria) dei membri della famiglia dell'adottante” (Collura, L'adozione dei maggiorenni, in Aa.Vv., Trattato di diritto di famiglia, a cura di Zatti, Milano, 2012, 1124). Tale distinzione, tuttavia, appare per certi versi assottigliata nella misura in cui, anche l'adozione di maggiorenni, pur in ipotesi ancora marginali, può realizzare finalità di tipo solidaristico (es. assistenza agli anziani ovvero attribuzione del riconoscimento giuridico a taluni rapporti affettivi maturati al di fuori di legami di sangue). I soggetti coinvolti nell'adozione di persone maggiori d'età sono l'adottante e l'adottato. Requisiti dell'adottante L'adottante deve essere un soggetto capace giuridicamente e deve possedere una serie di requisiti. La prima condizione fissata dall'art. 291 c.c. riguarda l'età dell'adottante e la differenza d'età tra adottante e adottato. Infatti, si prevede che colui che intende adottare un maggiorenne deve aver compiuto il trentacinquesimo anno di età. Inoltre, tra l'adottante e l'adottando ci deve essere una differenza d'età minima di diciotto anni; tale divario deve essere considerato come insuperabile (Corte cost., n. 89/1993 e Corte cost., n. 500/2000), anche alla luce del principio della imitatio naturae in forza del quale la filiazione giuridica creata con l'adozione di maggiorenni dovrebbe essere il più possibile assimilabile alla filiazione biologica (Dogliotti, L'adozione di maggiorenni, Torino, 1999, 432). Tuttavia, la giurisprudenza più recente ha evidenziato che nell'applicare la regola del divario minimo di età tra adottante e adottato si deve procedere ad una interpretazione dell'art. 291 c.c. compatibile con l'art. 30 Cost. che consenta, avuto riguardo alle circostanze del caso concreto, una ragionevole riduzione di tale divario minimo, al fine di tutelare situazioni familiari consolidatesi nel tempo e fondate su una comprovata affectio familiaris (Cass. I, n. 7667/2020; Trib. Milano 11 gennaio 2021, n. 2 e Trib. Viterbo 25 novembre 2022. In dottrina, Sanfilippo, Una differenza di età limitante: la nuova veste dell'adozione del maggiore di età, in Dir. fam. e pers., 2020, f. 3, 851 ss.) Se si combinano l'età minima richiesta all'adottante e la differenza d'età tra i soggetti coinvolti, si osserva che l'adottante, per poter essere tale, dovrà aver compiuto almeno trentasei anni (diciotto anni dell'adottato a cui si sommano i diciotto anni che devono separare l'adottante e l'adottato). Va precisato che l'età minima dell'adottante – stabilita anche per assicurare un sufficiente grado di maturità del soggetto che intende creare un vincolo di filiazione giuridica – può essere derogata in casi eccezionali (Trib. Firenze 11 novembre 2000; Trib. Forlì 4 dicembre 2008, n. 66 e Trib. Genova 12 ottobre 2017: derogabile il divario minino se, alla prova dei fatti, ciò non abbia impedito il formarsi di un rapporto tra i soggetti coinvolti corrispondente a una normale relazione tra genitore e figlio). Tuttavia, a norma di quanto dispone l'art. 291, comma 2, c.c., l'adottante deve aver compiuto almeno il trentesimo anno di età. Sarà onere dell'adottante dedurre e provare, nel ricorso introduttivo, le circostanze che legittimano la deroga al requisito dell'età minima. Il mancato rispetto dei limiti d'età previsti dall'art. 291 c.c. comporta la nullità assoluta dell'adozione per contrarietà a norma imperativa. L'art. 291 c.c. prevede anche una seconda condizione: l'adottante non deve avere discendenti. La previsione normativa, posta a tutela di interessi di natura patrimoniale, è stata oggetto di una pluralità di interventi della Corte costituzionale (Corte cost., n. 557/1988; Corte cost., n. 252/1996; Corte cost., n. 53/1994; Corte cost., n. 345/1992; Corte cost., n. 82/2001; Corte cost., n. 170/2003 e Corte cost., n. 245/2004). Ne consegue che, alla luce della maggioritaria interpretazione giurisprudenziale e dottrinale, la presenza di discendenti dell'adottante non è automaticamente ostativa all'adozione di persone maggiorenni. Infatti, occorre distinguere a seconda dell'età dei figli dell'adottante. L'adozione potrà avere luogo se i discendenti dell'adottante sono maggiorenni e hanno espresso l'assenso previsto dall'art. 297 c.c.; mentre, se i figli sono minorenni, l'adozione potrà essere disposta solo nel caso in cui essa riguardi il figlio del coniuge che già appartenga al contesto affettivo della famiglia di accoglienza dell'adottante (Corte cost., n. 53/1994; Cass. I, n. 2426/2006 e Trib. Reggio Calabria 15 dicembre 2006, n. 716, ove si precisa che tale possibilità deve essere concessa purché l'adottando risulti già inserito nella vita familiare dell'adottante e del proprio coniuge; ciò vale ancor di più nel caso in cui per l'altro figlio, minorenne, sia stata avviata analoga procedura di adozione dal momento che tale iniziativa dimostra l'intento benefico degli adottanti e non può che essere valutata positivamente dal Giudice) e l'adozione risulti conforme al superiore interesse del minore (App. Napoli 1° febbraio 2012). Da ultimo, va richiamata la linea esegetica che ritiene la presenza di figli concepiti, ma non ancora nati, non ostativa alla pronuncia dell'adozione, considerando inammissibile l'estensione del divieto posto dall'art. 291 c.c., il quale fa riferimento unicamente ai discendenti già nati (Dogliotti, voce Adozione di maggiorenni, in Enc. giur., I, Roma, 2004, 3). Requisiti dell'adottando Definiti i requisiti che deve possedere l'adottante, possiamo concentrare la nostra attenzione sull'adottato il quale, oltre ad essere maggiorenne, deve anche essere capace giuridicamente. Pertanto, l'interdetto non potrà essere adottato in quanto incapace di esprimere il consenso, mentre l'inabilitato potrebbe essere adottato con il consenso del curatore (Cicu, La filiazione, in Aa.Vv., Trattato di diritto civile, a cura di Vassalli, vol. III, Torino, 1969, 319 e Cattaneo, voce Adozione, in Dig. disc. civ., IV, Torino, 1995, 126). Affinché si possa procedere all'adozione civile non è sufficiente il rispetto delle condizioni prescritte dall'art. 291 c.c., ma sarà necessario tenere in debita considerazione i divieti contenuti negli artt. 293 e 294 c.c. L'art. 293 c.c. prevede che i figli non possano essere adottati dai propri genitori. La ratio della norma è quella di garantire una reale corrispondenza tra la verità di fatto dei rapporti familiari e la certezza formale degli status giuridici. Il mancato rispetto di quanto prescritto dall'art. 293 c.c. comporta la nullità dell'adozione, che chiunque vi abbia interesse può far valere mediante un'azione di accertamento dinanzi all'Autorità Giudiziaria competente, secondo le regole generali (cfr. artt. 9 ss. c.p.c.) (Trib. Cuneo 27 febbraio 2004). L'errore dell'adottante in ordine alla qualità di figlio posseduta dall'adottato deve essere considerata come errore essenziale in quanto incidente su una delle condizioni soggettive dell'adozione (Cass. I, n. 8575/1991). L'art. 294 c.c. prevede che l'adottando non possa essere figlio adottivo di un'altra persona (anche se deceduta: Trib. Milano 21 novembre 1988 e Trib. Milano 5 novembre 1998. Contra coloro che ritengono che, in tali casi, il Tribunale dovrebbe valutare la convenienza dell'adozione per l'adottando). La ratio della norma è quella di evitare la sovrapposizione in capo al medesimo soggetto di più status familiari. Il divieto di cui all'art. 294 c.c. non opera se gli adottanti sono marito e moglie: i coniugi possono adottare la medesima persona contestualmente o con atti successivi. Da ciò deriva anche la possibilità per l'adottante di adottare più persone con atti successivi (cfr. art. 294, comma 1, c.c. a seguito della modifica avvenuta con la l. n. 431/1967): in tali casi si parla di adozione plurima (Trib. Milano 25 novembre 2015, n. 54: il divieto di consentire una successione di adozioni non si applica nel caso in cui la prima adozione sia una adozione speciale, in quanto un'interpretazione sistematica e costituzionalmente orientata non può che limitare l'applicazione del divieto de quo solo qualora si tratti di plurime adozioni di maggiorenne: solo se la prima adozione è una adozione di maggiorenne il consentirne una successiva, se non da parte del coniuge del primo adottante, si pone in contrasto con la finalità dell'istituto; al contrario, la finalità dell'adottante di una adozione speciale è quella di fare entrare il minore nella propria famiglia e di assumerlo, a tutti gli effetti, come figlio legittimo, pertanto la seconda adozione non frustra la ratio e le finalità della prima adozione speciale). Va, però, precisato che nell'ipotesi di adozione di più persone, con atti contestuali o successivi, ogni rapporto soggettivo conserva la sua autonomia e, conseguentemente, la volontà dell'adottante, degli adottandi e delle persone chiamate ad esprimere il loro assenso dovranno essere considerate singolarmente. Infine, nell'adozione plurima, la possibilità di condizionare l'adozione di un soggetto all'esito positivo dell'adozione di un altro (c.d. riserva di adozione) è stata riconosciuta esclusivamente nel caso in cui si tratti dell'adozione di due fratelli (Cass. I, n. 354/1999). Procedimento Definiti i presupposti sostanziali, possiamo concentrare la nostra attenzione sui profili procedimentali. La richiesta di adozione di persone maggiorenni si propone con ricorso al Tribunale Ordinario nella cui circoscrizione ha la residenza l'adottante, non essendoci nessuna particolare esigenza di tutela dell'adottando. Nel procedimento di adozione è obbligatorio – e sancito a pena di nullità, ai sensi dell'art. 70 c.p.c. – l'intervento del Pubblico Ministero. La sua presenza è richiesta durante l'audizione degli interessati e deve essere informato in ordine agli accertamenti eventualmente effettuati ed alle informazioni assunte. A tal fine, l'art. 71 c.p.c. prevede l'obbligo per il collegio giudicante di trasmettere al Pubblico Ministero gli atti del processo. Il procedimento di adozione ha natura di volontaria giurisdizione (a cui non si applica il rito unitario in materia di famiglia disciplinato dal Titolo IV-bis c.p.c., come precisato dalla Relazione illustrativa al d.lgs. n. 149/2022 e, in dottrina, da Sapi, Gli atti introduttivi, in Aa.Vv., La riforma del diritto di famiglia: il nuovo processo, a cura di Giordano e Simeone, Milano, 2023, 3-4 e da Conti, Il rito applicabile alle adozioni di persone maggiorenni, in IUS Processo civile (ius.giuffrefl.it). In giurisprudenza si vedano Trib. Macerata ord. 19 luglio 2023 e Cass., provv. Prima Presidente, 27 luglio 2023), si celebra in camera di consiglio (artt. 737 ss. c.c.) e si articola in tre fasi: istruttoria, decisoria ed esecutiva (pubblicazione della sentenza e annotazione). La fase istruttoria, regolata dall'art. 312 c.c., riveste un ruolo centrale e si svolge, in camera di consiglio, avanti al collegio. Il Tribunale dovrà verificare, non solo la sussistenza delle condizioni di legge, ma anche la convenienza dell'adozione per l'adottato, sia con riferimento ai vantaggi economici sia con riguardo alle conseguenze dell'adozione sullo stato familiare dell'adottato. Le informazioni necessaria a formulare tale giudizio potranno essere assunte senza particolari formalità di procedura (cfr. art. 313, comma 1, c.c.), tanto che le informazioni necessarie per decidere sull'adozione potranno essere assunte, senza particolari vincoli o formalità, mediante organi di pubblica sicurezza, servizi locali, o autorità comunali, udite tutte le persone che potrebbero essere a conoscenza della situazione di fatto dell'adottante, dell'adottando e della loro famiglia (Cass. I, n. 3462/2022). La valutazione della convenienza dell'adozione potrà dare esito negativo, ad esempio, nei casi in cui l'adottante goda di pessima fama, il suo patrimonio sia oberato di debiti o l'adozione appaia preordinata ad eludere la normativa fiscale oppure quella sull'immigrazione o a realizzare motivi, comuni ad entrambe le parti, contrari all'ordine pubblico o al buon costume, come quanto tra adottante e adottando vi sia una relazione sentimentale, ovviamente non in sintonia con il rapporto di filiazione che si verrebbe a creare con l'adozione. Va precisato che la valutazione sulla convenienza dovrà essere maggiormente approfondita nel caso in cui uno dei soggetti indicati nell'art. 297 c.c. neghi il proprio assenso. Il Presidente del Tribunale, ricevuto il ricorso, dovrà fissare l'udienza per la prestazione dei consensi e degli assensi. Copia del ricorso e del decreto di fissazione udienza deve essere notificati, a cura del ricorrente, ai soggetti chiamati ad esprimere l'assenso. Veniamo ora alla fase decisoria. Secondo quanto dispone l'art. 313, comma 1, c.c., a conclusione del procedimento, il Tribunale provvede con sentenza decidendo di far luogo o di non far luogo all'adozione. La sentenza ha natura costitutiva in quanto incide sullo status dell'adottando; tuttavia vi sono opzioni interpretative che considerano la sentenza come un atto di concessione ovvero come un atto di omologazione del consenso precedentemente espresso. La fase esecutiva è regolata dall'art. 314 c.c., il quale stabilisce i criteri di pubblicità della sentenza che pronuncia, o revoca, l'adozione. Si tratta di adempimenti ad impulso d'ufficio. Alla pubblicità notizia – trascrizione a cura del cancelliere (trascrizione senza spese – art. 37 disp. att. c.c.) e annotazione a margine dell'atto di nascita dell'adottato (cfr. art. 49, d.P.R. n. 396/2000) –, va aggiunta anche la possibilità di ordinare la pubblicazione della sentenza nei modi ritenuti più opportuni, tenuto conto delle peculiarità della vicenda famigliare e della presenza di sufficienti ragioni giustificatrici. Descritto l'iter procedimentale, devono essere analizzati gli effetti che l'adozione civile produce. Effetti dell'adozione L'art. 298 c.c. stabilisce, in linea generale, che l'adozione produce effetti dal momento in cui viene emessa la sentenza che la dispone, salvo il caso di retroazione degli effetti al momento della morte dell'adottante. L'adozione di persone maggiorenni costituisce un legame di filiazione che si aggiunge al precedente stato familiare posseduto dall'adottato. Infatti, come precisa l'art. 300, comma 1, c.c. l'adottato conserva tutti i diritti verso la famiglia d'origine. La norma appena citata fa salve le eccezioni previste dalla legge, tuttavia tale inciso non sembra oggi aver più rilevanza posto che le uniche eccezioni previste riguardavano il trasferimento della responsabilità genitoriale sull'adottato minore (Dogliotti, L'adozione di maggiorenni, in Aa.Vv., Trattato di diritto privato, a cura di Bessone, Torino, 1999, 446). Alla luce delle disposizioni codicistiche, nell'adottato maggiorenne coesiste un duplice status filiationis in quanto allo status acquisito per effetto della nascita si aggiunge anche lo status derivante dal vincolo adottivo. L'art. 300, comma 2, c.c. chiarisce che l'adozione costituisce un rapporto personale ed esclusivo tra la persona dell'adottato e quella dell'adottante tanto che non si creano rapporti né tra l'adottato e la famiglia dell'adottante né tra l'adottante e la famiglia dell'adottato. Anche in questo caso sono previste delle eccezioni tassative: l'art. 567, comma 2, c.c. stabilisce che i figli adottivi sono estranei alla successione dei parenti dell'adottante e l'art. 87, comma 1, nn. 6-9, c.c. stabilisce impedimenti matrimoniali tra adottante e adottato e le rispettive famiglie. Ulteriore effetto dell'adozione riguarda il cognome dell'adottato. Infatti, in forza dell'art. 299 c.c. l'adottato assume il cognome dell'adottante, anteponendolo al proprio. In tal modo si rende visibile, all'esterno, l'assunzione della qualità di figlio da parte dell'adottato. La regola dell'anteposizione del cognome dell'adottante – che segna una netta prevalenza dello stato adottivo rispetto a quello originario – è stata criticata per la rigidità, non essendo possibile alcuna deroga (Rossi Carleo, L'adozione e gli istituti di assistenza ai minori, in Aa.Vv., Trattato di diritto privato, a cura di Rescigno, Torino, 1987, 433; Dogliotti, L'adozione di maggiorenni, cit., 444 e Menotti, L'adozione dei maggiori d'età, in Aa.Vv., Il diritto di famiglia ipertestuale, Torino, 2002, 19). Tale rigidità – che impone all'adottando di rinunciare all'adozione laddove non intenda anteporre il cognome dell'adottante al proprio – non appare giustificabile anche considerando che l'adottato, nell'adozione civile, conserva tutti i diritti e i doveri verso la propria famiglia d'origine (cfr. art. 300, comma 1, c.c.). Nonostante tali considerazioni, la Corte Costituzionale ha ritenuto legittima questa previsione normativa (Corte cost., n. 120/2001). Tuttavia, si deve segnalare come la giurisprudenza di merito ritiene percorribile una interpretazione adeguatrice dell'art. 299 c.c. al fine di consentire la posposizione del cognome dell'adottante a quello dell'adottato (Trib. Parma 27 febbraio 2019, n. 2 e Trib. Torino 27 maggio 2022 che ritiene derogabile l'art. 299, comma 1, c.c., anche in relazione alla regola dell'anteposizione del cognome, alla luce del contesto normativo successivo alla pronuncia della Corte costituzionale n. 131/2022). Le critiche sollevate dalla giurisprudenza di merito e dalla dottrina sono state accolte dalla Corte Costituzionale (cfr. Corte cost., n. 135/2023) che ha dichiarato l'illegittimità costituzionale dell'art. 299, comma 1, c.c. nella parte in cui non consente, con la sentenza di adozione, di aggiungere, anziché di anteporre, il cognome dell'adottante a quello dell'adottato maggiore d'età, se entrambi nel manifestare il consenso all'adozione si sono espressi a favore di tale effetto. Con riferimento alla problematica del cognome, si discute se il doppio cognome dell'adottato si trasferisca ai suoi figli. Occorre distinguere due ipotesi: la prima riguarda i figli nati dopo l'adozione – ai quali si trasferirà il doppio cognome –, mentre la seconda riguarda i figli nati prima dell'adozione – ai quali non si trasferirà il cognome dell'adottante, posto che non si crea alcun legame tra la famiglia dell'adottato e l'adottante. Tuttavia, appare più corretto aderire a quella tesi interpretativa secondo la quale non sarebbe ammissibile che i figli nati prima dell'adozione portino un cognome diverso da quello del padre e da quello dei fratelli nati dopo l'adozione, con la conseguente possibilità di trasmettere il cognome dell'adottante anche ai figli nati prima dell'adozione (Salvi, voce Adozione, in Nuovo Dig. it., Torino, 297; Sbisà, Ferrando, Dell'adozione di persone maggiori d'età, in Aa.Vv., Commentario al diritto italiano della famiglia, a cura di Cian, Oppo, Trabucchi, Padova, 1992, 272 e Procida Mirabelli Di Lauro, Dell'adozione di persone maggiori di età, in Aa.Vv., Commentario del codice civile, a cura di Scialoja, Branca, Bologna-Roma, 1995, 518) –. Infine, l'art. 299, comma 3, c.c. disciplina alcune ipotesi particolari. Nel caso in cui la filiazione venga accertata o riconosciuta successivamente all'adozione si dovrà applicare la regola generale sancita dall'art. 299, comma 1, c.c. Se gli adottanti sono due coniugi, l'adottato assumerà il cognome del marito. Tuttavia, l'art. 299, comma 3, è stato dichiarato costituzionalmente illegittimo nella parte in cui non consente ai coniugi, in caso di adozione compiuta da entrambi, di attribuire, di comune accordo, anche il cognome materno al momento dell'adozione (Corte cost., n. 286/2016) e nella parte in cui prevede che «l'adottato assume il cognome del marito», anziché prevedere che l'adottato assume i cognomi degli adottanti, nell'ordine dai medesimi concordato, fatto salvo l'accordo, raggiunto nel procedimento di adozione, per attribuire il cognome di uno di loro soltanto (Corte cost., n. 131/2022). Infine, se l'adottante è una donna sposata, ma il marito di lei non procede all'adozione, l'adottato assumerà il cognome della famiglia dell'adottante. Un importante effetto dell'adozione civile riguarda i diritti patrimoniali: l'adottato, oltre ai diritti successori, avrà diritto agli alimenti e al mantenimento fino all'indipendenza economica. Inoltre, l'adottato, ai sensi dell'art. 1023 c.c., deve essere considerato come soggetto che rientra nella famiglia dell'adottante ai fini dei diritti reali di uso e di abitazione (Collura, L'adozione dei maggiorenni, cit., 899). L'aspetto patrimoniale è completato anche dal profilo successorio. L'art. 304 c.c. stabilisce che l'adottato acquista il diritto di successione nel patrimonio dell'adottante e l'eventuale successione è regolata secondo i principi generali sanciti dal codice civile posto che il figlio adottivo è equiparato al figlio, così come stabilisce l'art. 567, comma 1, c.c. Sul punto vanno richiamati anche l'art. 536 c.c., in materia di quota di legittima, e l'art. 468 c.c., sull'istituto della rappresentazione, ove i figli adottivi vengono equiparati ai figli biologici (Corte cost., n. 13/1986). Inoltre, l'art. 687 c.c. stabilisce che l'adozione deve essere considerata come sopravvenienza di prole ai fini della revocazione delle disposizioni testamentarie a titolo universale o particolare fatte al tempo in cui non esisteva, o si ignorava, l'esistenza del rapporto di filiazione. Tuttavia, almeno secondo la giurisprudenza (Cass. II, n. 6761/2012), le donazioni non sono revocabili ai sensi di quanto dispone l'art. 803 c.c. in caso di adozione di maggiorenni. L'art. 304, comma 1, stabilisce che l'adottante – e di conseguenza anche i di lui parenti – non acquisisce alcun diritto successorio nel caso di decesso dell'adottato. Naturalmente, nulla vieta che l'adottato, mediante disposizione testamentaria, istituisca erede l'adottato, nel rispetto delle quote di legittima (Collura, L'adozione dei maggiorenni, cit., 899 e Procida Mirabelli Di Lauro, Dell'adozione di persone maggiori di età, cit., 555). |