Manifestazione del consenso all'adozioneInquadramentoL'adozione di persone di maggiore età richiede il consenso dell'adottante e dell'adottato. L'adozione è un atto diretto a creare un vincolo di filiazione giuridica, cioè indipendente dal fatto naturale della procreazione, nell'interesse comune dell'adottante e dell'adottato e che trova fondamento nella volontà, di colui che sia privo di una discendenza, di trasferire il nome, il patrimonio e le prerogative successorie. FormulaTRIBUNALE ORDINARIO DI .... PROC. R.G. N. .... / .... VERBALE DI UDIENZA All'udienza del giorno .... del mese .... anno ...., avanti al Presidente del Tribunale Ordinario di ...., nel procedimento civile R.G. n. .... / ...., promosso dal Sig. ...., rappresentato e difeso dall'Avv. ...., avente ad oggetto la richiesta di adozione di persona maggiorenne Sig. ...., sono comparsi personalmente: – Sig. ...., nato a ...., il ...., residente in ...., via ...., C.F. ...., di anni ...., in qualità di adottante, con l'Avv. ....; e – Sig. ...., nato a ...., il ...., residente in ...., via ...., C.F. ...., di anni ...., in qualità di adottando. Il Sig. ...., adottante, dichiara di voler adottare il Sig. ...., in quanto .... (esposizione dei motivi) e presta il suo consenso all'adozione. Il Sig. ...., adottando, dichiara di voler essere adottato Sig. ...., in quanto .... (esposizione dei motivi) e presta il suo consenso all'adozione. Di ciò si dà atto con il presente verbale che viene letto, approvato e sottoscritto dalle parti. Luogo e data .... Il Presidente .... L'adottante .... L'adottante .... CommentoL'adozione di persone di maggiore età richiede il consenso da parte dell'adottante e dell'adottato. La rilevanza dei consensi è strettamente connessa alla natura giuridica dell'istituto in esame. Infatti, sul punto, si fronteggiano due tesi interpretative: la tesi contrattualistica (o privatistica) e la tesi pubblicistica (o giudiziale). Nonostante la prima opzione interpretativa appaia superata in considerazione sia del venir meno degli appigli normativi posti a fondamento di una tale ricostruzione esegetica sia dell'incidenza che l'adozione civile ha sullo status personale dell'adottato, una parte della dottrina (Procida Mirabelli Di Lauro, Dell'adozione di persone maggiori di età, in Aa.Vv., Commentario del codice civile, a cura di Scialoja, Branca, Bologna-Roma, 1995, 437; Ruperto, voce Adozione (diritto civile), in Enc. dir., I, Milano, 1958, 585 e Carraro, I vizi del volere nell'adozione, in Riv. dir. civ., 1943, 171) e della giurisprudenza (Cass. I, n. 2520/1975; Cass. I, n. 428/1976; Cass. I, n. 4694/1992 e Cass. I, n. 12556/2012) sostiene che i consensi prestati nell'ambito dell'adozione civile abbiano una propria autonomia e debbano essere inquadrati tra i negozi giuridici familiari. In particolare, si tratterebbe di un negozio di diritto di famiglia funzionalmente collegato al provvedimento dell'Autorità Giudiziaria da cui discendono conseguenze giuridiche. L'adozione, dunque, costituirebbe una fattispecie complessa che si perfezionerebbe con il concorso di tre atti essenziali: due atti negoziali di consenso e l'atto giudiziale. Tuttavia, appare più corretto aderire alla tesi c.d. pubblicistica o giudiziale e considerare i consensi come dei presupposti dell'adozione, la quale rimane un atto giudiziale (Dogliotti, Il problema del consenso nell'adozione, in Giust. civ., 1984, 862; Giusti, L'adozione di persone maggiori di età, in Aa.Vv., Il diritto di famiglia, a cura di Bonilini, Cattaneo, Torino, 2007, 576 e Collura, L'adozione dei maggiorenni, in Aa.Vv., Trattato di diritto di famiglia, a cura di Zatti, Milano, 2012, 880). A sostegno di tale opzione esegetica vi sarebbe la revocabilità del consenso fino alla pronuncia giudiziale; la decorrenza degli effetti dell'adozione a partire dall'emissione della sentenza e la necessità della valutazione di convenienza dell'adozione da parte di un organo giurisdizionale. Aderire all'una o all'altra tesi interpretativa ha una significativa ricaduta in tema di vizi del consenso: se si riconosce al consenso valore negoziale, il relativo atto è autonomamente impugnabile per le cause di annullabilità e nullità previste dal codice civile anche dopo la pronuncia dell'adozione ed indipendentemente da questa, per errore, violenza morale e dolo, entro un termine quinquennale per effetto di quanto dispone l'art. 428 c.c. (Cass. I, n. 4461/1983); in questi casi legittimati all'azione saranno solo le parti del rapporto adottivo. Se, invece, si accoglie la tesi pubblicistica, il consenso perde la propria autonoma rilevanza, l'atto con cui è stato manifestato non è autonomamente impugnabile e le cause d'invalidità del consenso si convertono in motivi di impugnazione della sentenza (Cass. I, n. 13171/2004 e Cass. I, n. 98/1957, conforme anche la giurisprudenza di merito). Chiarita la problematica in merito alla natura giuridica dei consensi, va precisato che l'adottante e l'adottato devono prestare il consenso avanti al Presidente del Tribunale nel cui circondario l'adottante ha la residenza e che è stato adito al fine di ottenere la pronuncia dell'adozione. Se il consenso deve essere prestato da soggetto residente all'estero, il consenso può essere prestato all'autorità consolare a ciò specificamente delegata dal Presidente del Tribunale. Il consenso può essere validamente prestato solo se l'adottante e l'adottando siano capaci di agire e di intendere e volere al momento della prestazione del consenso. Pertanto, l'interdetto giudiziale e legale (anche se alcuni ritengono che l'interdetto possa adottare in quanto egli può comunque compiere alcuni atti personalissimi tra cui il matrimonio o il testamento) non può prestare validamente il consenso (contraCass. I, n. 3462/2022 secondo la quale il soggetto maggiorenne, in stato di interdizione giudiziale, può manifestare il proprio consenso all'adozione anche per il tramite del suo rappresentante legale, trattandosi di atto personalissimo che non gli è espressamente vietato); invece, l'inabilitato potrebbe adottare previo assenso del curatore e autorizzazione del Giudice Tutelare. La capacità deve sussistere fino alla pronuncia della sentenza di adozione. Pertanto, se tali presupposti sono venuti meno al momento della pronuncia, l'adozione non potrà essere pronunciata e, se pronunciata, deve essere considerata affetta da nullità. In caso di incapacità naturale l'adozione può essere annullata secondo le modalità previste dall'art. 428 c.c. (Cass. I, n. 12556/2012 e Cass. I, n. 2520/1975). Il consenso può essere revocato, con effetto impeditivo dell'adozione, fino all'emanazione della sentenza del Tribunale, con la conseguente irrilevanza della revoca del consenso intervenuta dopo la pronuncia del provvedimento giurisdizionale (Cass. I, n. 1133/1988). Il consenso non può essere sottoposto a termini o a condizioni (Giusti, L'adozione di persone maggiori di età, cit., 579 e Dogliotti, L'adozione di maggiorenni, Torino, 1999, 440). L'Autorità Giudiziaria adita non dovrà limitarsi a raccogliere il consenso dell'adottante e dell'adottato, ma dovrà valutare l'effettività e la validità della volontà delle parti coinvolte (Trib. Prato 20 dicembre 2011). Ne consegue che nel caso in cui manchino i consensi di cui all'art. 297 c.c. il Tribunale adito dovrà dichiarare, con sentenza, di non far luogo all'adozione (cfr. art. 313 c.c.). Da ultimo, va ricordato che secondo parte della dottrina è configurabile la simulazione del consenso all'adozione. Tuttavia, la giurisprudenza ha affermato che la simulazione non rileva in quanto il rapporto adottivo non trova la sua fonte diretta nell'autonomia delle parti, bensì in un provvedimento giudiziale, dal quale il consenso costituisce un mero presupposto (Trib. Genova 26 marzo 1985; Collura, L'adozione dei maggiorenni, cit., 1143 e Dogliotti, Adozione, in Aa.Vv., Codice della famiglia, a cura di Sesta, 2015, 1116). Inoltre, va osservato che l'obbligazione di adottare deve essere considerata nulla in quanto contraria al principio generale di ordine pubblico che esige la piena libertà e spontaneità della dichiarazione di volontà connessa alla costituzione di uno status familiare (Corte cost., n. 835/1964 e Procida Mirabelli Di Lauro, Dell'adozione di persone maggiori di età, cit., 396). |