Atto di costituzione di fondo patrimoniale ad opera di un terzo (art. 167 c.c.)InquadramentoUn terzo (ad es. l'ascendente o il discendente) può costituire un fondo patrimoniale (art. 167 c.c.) destinando determinati beni immobili, mobili registrati o crediti ai bisogni di una famiglia (ad es. quella del figlio/a o dei genitori). FormulaREPERTORIO N. ... RACCOLTA N. ... REPUBBLICA ITALIANA L'anno ..., il giorno ... del mese di ... dell'anno .... In ..., nel mio studio in ... n. ...; Avanti a me Dott. ... - Notaio in ... - iscritto nel Ruolo del Distretto Notarile di detta città; ASSISTITO DAI TESTIMONI, IDONEI ED A ME NOTI SIGNORI: SI SONO COSTITUITI I SIGNORI: ... (figlio) ... e ..., i quali dichiarano di essere coniugati in regime di (comunione legale/comunione convenzionale/separazione dei beni)/ovvero di essere parti di un'unione civile stipulata ...; e di essere domiciliati in ... alla Via ... n. .... Io Notaio sono certo della identità personale di detti costituiti, i quali, alla costante presenza dei sunnominati testimoni, mi richiedono di ricevere il presente atto, al quale premettono quanto segue: I Signori ... danno atto di aver contratto matrimonio con effetti civili in ... il ... e che il loro stato di famiglia risulta così composto ...; Il Sig. ..., loro figlio, intende costituire un fondo patrimoniale, ai sensi e per gli effetti dell'art. 167 c.c., e seguenti, destinando a far fronte ai bisogni della famiglia dei suoi ascendenti in linea retta di primo grado, i seguenti beni di sua esclusiva proprietà: (Descrizione di beni immobili, mobili registrati o crediti) TUTTO CIÒ PREMESSO, da considerarsi parte integrante e sostanziale del presente contratto, i comparenti convengono e stipulano quanto segue: Art. 1, Il Sig. ... costituisce a favore dei suoi genitori un fondo patrimoniale per far fronte ai bisogni della famiglia dei medesimi, all'uopo vincolando i seguenti beni: ...; Art. 2, I Sig.ri ..., con animo grato, accettano la costituzione in fondo patrimoniale dei suddetti beni, pure accettando le condizioni e modalità fissate dal costituente e riconoscendo espressamente che la piena ed esclusiva proprietà dei medesimi rimarrà in capo al detto costituente; Art. 3, Le parti, dunque, ribadiscono che dei diritti di proprietà dei su descritti beni risulta e rimarrà titolare esclusivo il Sig. ..., non esplicando alcun effetto traslativo il presente atto costitutivo di fondo patrimoniale, ma che i frutti del medesimo patrimonio immobiliare qui vincolato saranno impiegati per i bisogni della famiglia dei Sig.ri ...; Art. 4, I coniugi/parti beneficiari del fondo quivi costituito a loro favore riconoscono che l'amministrazione del fondo patrimoniale sarà regolata dalle norme codicistiche previste per la comunione legale; Art. 5, Il presente vincolo viene posto dal Sig. ... a favore della famiglia dei Sig.ri ... composta esclusivamente dai medesimi coniugi; Art. 6, In ossequio all'art. 169 c.c., il terreno vincolato in fondo patrimoniale potrà essere alienato, ipotecato, dato in pegno e comunque vincolato solo con il consenso di entrambi i coniugi/parti; Art. 7, Per quanto occorrer possa le parti danno atto che il valore del patrimonio immobile in oggetto è di Euro ...; Art. 8, Le parti richiedono la trascrizione di questo atto nei Registri Immobiliari di ... ai sensi dell'art. 2647 c.c., esonerando il Signor Conservatore da ogni responsabilità e richiedono, altresì, l'annotazione di questo atto a margine dell'atto di matrimonio presso il Comune di ..., riconoscendo espressamente l'applicabilità del comma 4 dell'art. 162 (rubricato “Forma delle Convenzioni Matrimoniali”), dichiarandosi edotti da me Notaio che sarà, prevalentemente, tale annotazione a rendere il presente fondo matrimoniale, qui costituito, opponibile ai terzi [1] . Le spese di questo atto e dipendenti sono a carico del costituente Sig. .... Richiesto, ho ricevuto il presente atto scritto da persona di mia fiducia con mezzi meccanici in ... pagine e fin qui della ... di un foglio e, sempre presenti i testi, ne ho data lettura ai comparenti che, all'uopo interpellati da me Notaio, lo dichiarano pienamente conforme alla loro volontà e con i testi stessi e con me Notaio lo sottoscrivono alle ore .... Firma ... Sigillo 1. Il fondo patrimoniale sarà opponibile a terzi dal momento dell'annotazione a margine dell'atto di matrimonio (art. 162, comma 4, c.c.). Le Sezioni Unite della n. 21658/2009 (principio successivamente confermato in Cass. n. 27854/2013) hanno precisato che la costituzione del fondo patrimoniale di cui all'art. 167 c.c., è soggetta alle disposizioni dell'art. 162 c.c., circa le forme delle convenzioni matrimoniali, ivi inclusa quella del comma 4, che ne condiziona l'opponibilità ai terzi all'annotazione del relativo contratto a margine dell'atto di matrimonio, mentre la trascrizione del vincolo per gli immobili, ai sensi dell'art. 2647 c.c., resta degradata a mera pubblicità-notizia e non sopperisce al difetto di annotazione nei registri dello stato civile, che non ammette deroghe o equipollenti, restando irrilevante la conoscenza che i terzi abbiano acquisito altrimenti della costituzione del fondo. Tale principio era stato già espresso in Cass. n. 23745/2007 ove la Corte aveva precisato anche che l'opponibilità del fondo patrimoniale prevista dall'art. 167 c.c., decorre a partire dalla data dell'annotazione a margine dell'atto di matrimonio nei registri dello stato civile, non potendosi retrodatare la produzione degli effetti alla data di proposizione della domanda di annotazione o anticiparli alla data della trascrizione effettuata ex art. 2647 c.c., ed avente l'esclusiva funzione di pubblicità notizia. Sulla tematica de qua la S.C. si è espressa anche in sentenza n. 23955/2017 precisando che l'esibizione in giudizio dell'atto di matrimonio recante l'annotazione [ ... ] non è condizione sostanziale di opponibilità dell'atto ai terzi richiesta dall'art. 162 c.c., ma costituisce necessario adempimento dell'onere processuale della prova in giudizio. CommentoIl fondo patrimoniale costituisce un patrimonio destinato ad sustinenda onera matrimonii, ovvero un insieme di beni funzionalizzato a far fronte ai bisogni della famiglia; rappresenta un regime patrimoniale complementare, in quanto destinato ad affiancarsi ad un regime generale di comunione (legale o convenzionale) o di separazione dei beni, che limita non soltanto l'espropriabilità dei beni che ne costituiscono l'oggetto da parte dei creditori, ma anche la circolazione dei beni stessi ad opera dei coniugi (o dei terzi) che ne sono titolari. Anche se i beni costituiti in fondo patrimoniale appartengono esclusivamente al terzo disponente, e benché la costituzione del fondo non abbia effetto traslativo, non incidendo sulla titolarità sul bene (Cass. n. 10641/2014 confermata da Cass. n. 19376/2017), si costituisce, sui beni che ne fanno parte, un regime giuridico che presenta profonde analogie con la comunione legale: infatti, diviene inalienabile la quota di partecipazione al diritto di proprietà sui beni; l'amministrazione dei beni è espressamente regolata dalle norme relative all'amministrazione della comunione legale (art. 168, ultimo comma, c.c.); alla cessazione del fondo patrimoniale si applicano, di regola, le norme sulla comunione legale (art. 171, ultimo comma, c.c.). (Interessante sul punto è la pronuncia del Trib. Foggia 9 giugno 2000 in cui si evidenzia la violazione dell'art. 28, n. 1, l. not. da parte del notaio che, nel ricevere un atto di costituzione di fondo patrimoniale, preveda che l'amministrazione del fondo sia affidata soltanto ad uno dei coniugi, e non ad entrambi, in contrasto con gli artt. 168, comma 3 e 180, comma 1, c.c.). L'art. 169 c.c., dispone che l'alienazione dei beni del fondo patrimoniale (o la costituzione sui medesimi di vincoli reali) deve essere subordinata al consenso di entrambi i coniugi, nonché, in presenza di figli minori, all'autorizzazione del Giudice, da concedersi nei soli casi di necessità o utilità evidente. Il tratto caratteristico del fondo patrimoniale consiste nel determinare la segregazione del patrimonio costituito in comunione nell'ambito del patrimonio personale del disponente o dei disponenti o del patrimonio in comunione legale. Tale segregazione determina i limiti all'espropriabilità dei beni e dei frutti stabiliti nell'art. 170 c.c., che è esclusa solo per i debiti contratti per scopi estranei ai bisogni della famiglia, allorché il creditore è consapevole di detta estraneità; con la duplice conseguenza dell'ammissibilità dell'esecuzione per tutti i crediti sorti per soddisfare bisogni della famiglia; e dell'onere per i coniugi (in caso di crediti estranei ai bisogni della famiglia) della prova che il creditore era consapevole di detta estraneità al momento in cui l'obbligazione è sorta (dovendosi, in mancanza di detta prova, far prevalere l'interesse del creditore a procedere all'esecuzione forzata). Su questo specifico aspetto ha precisato la Corte di Cassazione (ord. n. 18194/2021) che nel caso in cui l'azione revocatoria, diretta a far valere l'inefficacia dell'intero atto di costituzione di un fondo patrimoniale, trovi accoglimento limitatamente ai beni immobili di proprietà del debitore, senza che il creditore abbia specificato le ragioni in base alle quali le altre parti contraenti del fondo siano state convenute in giudizio, soltanto costui può essere ritenuto soccombente e condannato alla rifusione delle spese di lite. L'efficacia della funzione protettiva del fondo patrimoniale risente poi dell'interpretazione del concetto di bisogni della famiglia, essendo evidente che più lata è la definizione di tali bisogni, più ampio è l'ambito dei creditori abilitati a soddisfarsi sui beni del fondo, e quindi più debole la funzione protettiva dell'istituto. In considerazione del fatto che l'istituto si presta ad essere utilizzato dal disponente per creare pregiudizio ai creditori, impedendo loro di esperire la procedura di esecuzione forzata sui suoi beni, per effetto del vincolo di indisponibilità che deriva dalla costituzione del fondo patrimoniale, la giurisprudenza di legittimità ha accolto una nozione molto ampia di “bisogni famigliari” appunto per limitare al minimo tale effetto pregiudizievole per i creditori. Di recente, sul punto la Cass., ord. n. 21184/2021, ha precisato che ai sensi del combinato disposto degli artt. 169 e 170 c.c., e dei principi costituzionali in tema di famiglia, i beni costituiti nel fondo, non potendo essere distolti dalla loro destinazione ai bisogni familiari, non possono costituire oggetto di iscrizione di ipoteca ad opera di terzi, qualunque clausola sia stata inserita nell'atto di costituzione circa le modalità di disposizione degli stessi in difformità da quanto stabilito dal citato art. 169 c.c.; tuttavia, nel caso in cui i coniugi o uno di essi abbiano assunto obbligazioni nell'interesse della famiglia, qualora risultino inadempienti alle stesse, il creditore può procedere all'iscrizione d'ipoteca sui beni costituiti nel fondo, attesa la funzione di garanzia che essi assolvono per il creditore, in quanto correlati al soddisfacimento delle esigenze familiari. In caso di fallimento di uno dei coniugi il Giudice Delegato non può acquisire al fallimento il fondo patrimoniale (Cass. n. 18164/2023). La segregazione patrimoniale assicurata dal fondo patrimoniale potrebbe indurre i coniugi a redigere un atto istituto del fondo patrimoniale simulato così da impedire l'aggressione dei creditori ai loro beni personali; in tal caso i creditori sono legittimati ad agire con l'azione di simulazione exartt. 1415, comma 2 e 1416, comma 2, c.c. (Trib. Perugia II, 22 aprile 2021). A riguardo, la Corte di Cassazione ha sottolineato in numerose occasioni che il criterio identificativo dei crediti il cui soddisfacimento può essere realizzato in via esecutiva sui beni conferiti nel fondo patrimoniale va ricercato non già nella natura delle obbligazioni (legale o contrattuale), ma nella relazione esistente tra il fatto generatore di esse ed i bisogni della famiglia, essendo irrilevante l'anteriorità o posteriorità del credito rispetto alla costituzione del fondo, atteso che il divieto di esecuzione forzata non è limitato ai soli crediti estranei ai bisogni della famiglia sorti successivamente alla sua costituzione, ma vale anche per i crediti sorti anteriormente; sulla base di questa premessa, sono obbligazioni per scopi famigliari i debiti sorti per soddisfare le esigenze volte al pieno mantenimento ed all'ordinato sviluppo della famiglia; mentre non lo sono quelli per l'acquisto di beni voluttuari e quelli legati al soddisfacimento di esigenze caratterizzate da interessi meramente speculativi (Cass. ord. n. 3738/2015; Cass. n. 15862/2009). Anche in materia di riscossione coattiva, l'iscrizione ipotecaria di cui all'art. 77 del d.P.R. n. 602/1963 è ammissibile anche sui beni facenti parte di un fondo patrimoniale alle condizioni indicate dall'art. 170 c.c., sicché è legittima solo se l'obbligazione tributaria sia strumentale ai bisogni della famiglia o se il titolare del credito non ne conosceva l'estraneità a tali bisogni, gravando in capo al debitore opponente l'onere della prova non solo della regolare costituzione del fondo patrimoniale e della sua opponibilità al creditore procedente, ma anche della circostanza che il debito sia stato contratto per scopi estranei alle necessità familiari, avuto riguardo al fatto generatore dell'obbligazione e a prescindere dalla natura della stessa, e che il detto creditore fosse a conoscenza di tale circostanza (Cass. V, ord. n. 23253/2020; conforme a Cass. ord. n. 5017/2020 ed a sentenza n. 15459/2029). Opponibilità del fondo patrimoniale e tutela dei creditori Nel caso in cui i creditori dovessero agire sui beni del fondo patrimoniale spetterà al coniuge debitore, che intende avvalersi del regime di impignorabilità dei beni costituiti in fondo patrimoniale ex art. 170 c.c., dimostrare, nel giudizio di opposizione, ex art. 615 c.p.c., non soltanto la regolare costituzione del fondo e la sua opponibilità al creditore procedente, ma anche che il suo debito verso quest'ultimo venne contratto per scopi estranei ai bisogni della famiglia (Cass. n. 4011/2013 principio da ultimo confermato dagli ermellini in Ordinanza n. 5834/2023). Come evidenziato, la costituzione di un fondo patrimoniale può rappresentare un espediente alquanto comodo e vantaggioso per un coniuge per evitare le aggressioni dei creditori sul suo patrimonio. In giurisprudenza è conforme l'orientamento che consente ai creditori pregiudicati e frodati appunto dalla costituzione di un fondo patrimoniale, di agire con l'azione revocatoria per rendere inefficace l'atto costitutivo nei loro confronti (cfr., ex multis, Cass. VI-III, ord. n. 2530/2015 e Cass. III, ord. n. 9798/2019 ed ancora Cass. III, ord. n. 24212/2019 – conforme a sentenza n. 29727/2019 – ove si è affermata l'utilità dell'actio revocatoria per rendere inefficace il conferimento in trust di alcuni beni compresi nel fondo patrimoniale, per le quali l'atto di costituzione del fondo patrimoniale, anche se compiuto da entrambi i coniugi, è un atto a titolo gratuito, soggetto ad azione revocatoria ai sensi dell'art. 2901, comma 1, n. 1), c.c. se sussiste la conoscenza del pregiudizio arrecato ai creditori); principio enunciato anche dalla giurisprudenza di merito segnalandosi le recenti pronunce del Tribunale Brescia (4 febbraio 2021) e di Benevento (17 settembre 2020) ove si afferma che la costituzione di fondo patrimoniale, con conferimento di beni immobili di proprietà del debitore, è di per sé tipico atto dispositivo idoneo a pregiudicare le ragioni dei creditori, giacché rende i beni conferiti aggredibili solo sussistendo i presupposti di cui all'art. 170 c.c., riducendo così la garanzia generale spettante ai creditori e rendendo quindi ragionevolmente incerta la soddisfazione del credito, motivo per cui gli stessi possono agire con azione revocatoria. In tal caso sussiste il litisconsorzio di entrambi i coniugi disponenti (Cass. III, n. 9536/2023 “L'azione revocatoria intentata dal creditore di uno dei coniugi nei riguardi dell'atto con cui un bene della comunione legale sia stato conferito in un fondo patrimoniale dev'essere rivolta (notificata ed eventualmente trascritta ex art. 2652, comma 1, n. 5 c.c.) nei confronti di entrambi i coniugi, essendo preordinata alla pronuncia d'inefficacia dell'atto nel suo complesso (vale a dire non limitatamente a un'inesistente quota pari alla metà del bene), siccome funzionale ad un'espropriazione forzata da compiersi anch'essa, necessariamente, sull'intero bene”; in tal senso anche Trib. Brescia 19 aprile 2021 e App. Bari II, 24 marzo 2021). Ove venga incardinata l'actio revocatoria, incombe sul debitore opponente l'onere della prova non solo della regolare costituzione del fondo patrimoniale, e della sua opponibilità al creditore procedente, ma anche della circostanza che il debito sia stato contratto per scopi estranei alle necessità familiari, avuto riguardo al fatto generatore dell'obbligazione e a prescindere dalla natura della stessa (Cass. V, ord. n. 5369/2020). Ma la Suprema Corte ha altresì precisato che (Cass. n. 12121/2020 che qualora il soggetto che esercita l'azione revocatoria ordinaria vanti un credito garantito da ipoteca anteriormente iscritta proprio sul bene che è oggetto dell'atto dispositivo revocando (nella specie, costituzione di fondo patrimoniale), la declaratoria di inefficacia si palesa come mezzo eccedente lo scopo in quanto la titolarità del diritto di ipoteca esclude quel pericolo di infruttuosità dell'esecuzione nel quale si identifica l'eventus damni. Ed ancora sul punto si segnala la pronuncia della Cass. n. 10576/2018 secondo cui La donazione di un immobile da parte di un coniuge, debitore di un'ingente somma nei confronti di Equitalia, a favore dell'altro, con contestuale costituzione del bene stesso in fondo patrimoniale, non può essere dichiarata nulla per illiceità del motivo comune, consistente nella volontà di eludere norme fiscali. (Nel caso di specie, l'esistenza di un mutuo ipotecario e la conoscenza dello stesso ha reso lecito l'atto di donazione ed ha escluso che l'unico motivo determinante di cui all'art. 788 c.c., fosse quello di frodare il fisco. Su questa specifica problematica, gli ermellini si sono pronunciati in senso difforme in sentenza n. 19603/2023, ove in riferimento a ricorso proposto avverso sentenza di condanna per il reato di sottrazione fraudolenta al pagamento di imposte, ai sensi dell'art. 11, d.lgs. n. 74/2000, ha ritenuto integrata detta fattispecie, con particolare riferimento alla sussistenza di “atti fraudolenti”, “nella condotta del soggetto agente che, in concorso con il coniuge, aveva dapprima costituito in fondo patrimoniale beni in comunione e, successivamente, li aveva in parte trasferiti con atto di donazione al figlio, ostacolando, in tal modo, il soddisfacimento del credito erariale, essendo a conoscenza del debito erariale in quanto aveva ricevuto la notifica delle cartelle di pagamento”. L'introduzione da parte del d.l. n. 83/2015, conv., con modif., in l. n. 132/2015) dell'art. 2929-bis c.c., ha determinato il sorgere di una nuova ipotesi in cui è possibile avvalersi dell'espropriazione su beni soggetti a vincolo di indisponibilità ed ha significativamente inciso anche sulla disciplina del fondo patrimoniale. In particolare, tale previsione normativa stabilisce che, laddove successivamente al sorgere del credito il debitore depauperi il proprio patrimonio per effetto del compimento di un atto a titolo gratuito di costituzione di un vincolo di indisponibilità o di alienazione avente per oggetto beni immobili o mobili registrati, il creditore potrà agire in via immediata sui beni fuoriusciti dal patrimonio del debitore con le forme dell'espropriazione contro il terzo proprietario (art. 2929-bis, comma 2, c.c.), senza dover ottenere, come avveniva nell'assetto tradizionale, preventivamente una sentenza di inefficacia dell'atto di disposizione, purché (oltre ad essere munito di titolo esecutivo) trascriva il pignoramento entro un anno dalla data in cui è stato trascritto l'atto di disposizione a titolo gratuito. Della medesima facoltà può avvalersi il «creditore anteriore che, entro un anno dalla trascrizione dell'atto pregiudizievole, interviene nell'esecuzione da altri promossa». È stata quindi posta una vera e propria presunzione di dolo in capo al debitore che consente al creditore di attivare immediatamente l'esecuzione sui beni sottoposti a vincolo di indisponibilità, senza il previo esperimento dell'azione revocatoria ordinaria. Il meccanismo si fonda, essenzialmente, su un capovolgimento – anche e soprattutto sul piano probatorio – dei meccanismi di tutela del credito: mentre in passato era onere del creditore provare, oltre la legittimazione attiva, anche l'eventus damni e il consilium fraudis, oggi sarà onere del debitore di ogni altro interessato alla conservazione del vincolo reagire all'esecuzione iniziata proponendo opposizione all'esecuzione. (Recentemente la Cass. ord. n. 11124/2021 ha precisato che in tema di revocatoria ordinaria della costituzione di fondo patrimoniale successiva all'assunzione del debito, quanto all'eventus damni, è sufficiente anche la mera variazione qualitativa del patrimonio del debitore ed è onere del debitore provare che il suo patrimonio residuo sia tale da soddisfare ampiamente le ragioni del creditore (in tal senso in giurisprudenza di merito Trib. Sassari 1° marzo 2018); quanto alla c.d. scientia damni, è sufficiente la semplice consapevolezza di arrecare pregiudizio agli interessi del creditore o, comunque, la previsione di un mero danno potenziale. Quest'ultimo presupposto viene valorizzato anche dalla giurisprudenza di merito – Trib. Bari I, 3 marzo 2021 e da Trib. Catania 12 dicembre 2019). Il legislatore, nell'obiettivo di consentire al creditore una più celere soddisfazione in sede esecutiva a fronte del compimento di alcuni atti revocabili da parte del creditore ed, al contempo, di ridurre le azioni revocatorie da proporsi dinanzi agli uffici giudiziari, dispone che, ad alcune condizioni, colui il quale vanti un credito sorto prima del momento nel quale il debitore ha posto in essere un vincolo di indisponibilità o donato un bene immobile o un bene mobile registrato può agire direttamente in sede esecutiva – a seconda dei casi, rispettivamente, nei confronti del proprio debitore ovvero del terzo acquirente nelle forme dell'espropriazione presso il terzo proprietario – senza dover previamente accertare in sede cognitiva l'inefficacia dell'atto. L'opportunità dell'inserimento dell'art. 2929-bis c.c., come non trascura di osservare la Relazione illustrativa al decreto n. 83/2015, si correla anche all'orientamento della giurisprudenza che ritiene le decisioni in tema di revocatoria non immediatamente esecutive ex art. 282, c.p.c., essendone necessario il passaggio in giudicato per i relativi effetti costitutivi. Invero, ad esempio, in accordo con la più recente giurisprudenza di legittimità, la sentenza di revocatoria fallimentare, anche se oggetto di impugnazione, costituisce titolo esecutivo, anticipatamente rispetto al suo passaggio in giudicato, per il capo di condanna alle restituzioni verso la massa dei creditori, cui sia tenuta la controparte, nonostante la natura di accertamento costitutivo in cui tale azione si sostanzia (Cass. n. 16737/2011; più recentemente sul punto è tornata la Cass. ord. n. 9798/2019 specificando che Il richiamo, nell'ambito dell'accordo con il quale i coniugi fissano consensualmente le condizioni della separazione, ad un precedente atto di costituzione di fondo patrimoniale, non determina il venir meno della natura gratuita di quest'ultimo, il quale, pertanto, è suscettibile di revocatoria ordinaria ai sensi dell'art. 2901, comma 1, n. 1, c.c., non trovando tale azione ostacolo né nell'avvenuta omologazione dell'accordo suddetto - cui resta estranea la funzione di tutela dei terzi creditori e che, comunque, lascia inalterata la natura negoziale della pattuizione -, né nella pretesa inscindibilità di tale pattuizione dal complesso delle altre condizioni della separazione, né, infine, nella circostanza che la costituzione del fondo patrimoniale sia stata pattuita in funzione solutoria dell'obbligo di mantenimento del coniuge economicamente più debole o di contribuzione al mantenimento dei figli, venendo nella specie in contestazione non già la sussistenza dell'obbligo in sé, di fonte legale, ma le concrete modalità di assolvimento del medesimo, convenzionalmente stabilite dalle parti; ed ancora con l'ordinanza n. 2904/2021 ove si evidenzia ancor più icasticamente che la costituzione del fondo patrimoniale può essere dichiarata inefficace nei confronti dei creditori a mezzo di azione revocatoria ordinaria ex art. 2901 c.c., mezzo di tutela del creditore rispetto agli atti del debitore di disposizione del proprio patrimonio, poiché con l'azione de qua viene rimossa, a vantaggio dei creditori, la limitazione alle azioni esecutive che l'art. 170 c.c. circoscrive ai debiti contratti per i bisogni della famiglia, sempre che ricorrano le condizioni di cui all'art. 2901, comma 1, c.c., senza alcun discrimine circa lo scopo ulteriore del debitore avuto di mira nel compimento dell'atto dispositivo). Prima dell'emanazione del decreto n. 83/2015, gli atti in questione - ad esempio, la costituzione di fondo patrimoniale, le donazioni, i trust - costituivano negozi giuridici con piena efficacia tra le parti, ferma la possibilità per i creditori laddove fossero stati posti in essere al solo fine di recar loro danno, di provare la volontà fraudolenta del debitore di diminuire o eliminare la sua garanzia patrimoniale. In altre e più chiare parole, doveva essere promosso un procedimento giudiziario ordinario nel quale entrambe le parti erano ammesse a provare le loro ragioni e che, in caso di prova della tesi del creditore danneggiato, poteva concludersi con una sentenza del Giudice che dichiarava la inefficacia del trasferimento nei confronti del creditore procedente e solo a conclusione del processo il creditore poteva soddisfarsi sul bene del debitore. Attualmente, invece, se munito di titolo esecutivo, il creditore può agire direttamente in sede esecutiva nei confronti del debitore ovvero, nell'ipotesi di alienazione a titolo gratuito, del terzo proprietario. La norma introduce una ipotesi di automatica inefficacia temporanea e relativa ex lege dell'atto costitutivo del vincolo di indisponibilità ovvero dell'atto di alienazione (a titolo gratuito), in presenza dei seguenti presupposti: a) trascrizione del pignoramento da parte del creditore entro e non oltre l'anno successivo alla trascrizione degli atti impositivi dei vincoli; b) mancata proposizione dell'opposizione esecutiva da parte del debitore. Trascorso l'anno dalla trascrizione dell'atto costitutivo del vincolo di indisponibilità ovvero dell'atto di alienazione compiuto a titolo gratuito, dunque, cessa questa situazione di inefficacia temporanea ex lege (verso i creditori anteriori) salva la possibilità per il creditore, nei successivi quattro anni (o, per essere più precisi, nei cinque anni dal compimento dell'atto) di ottenere comunque la dichiarazione di inefficacia finalizzata all'avvio dell'azione esecutiva, a seguito del vittorioso esperimento della azione revocatoria di cui all'art. 2901 c.c. (e salve sempre le disposizioni speciali in materia di revocatoria fallimentare e di revocatoria penale). Dall'analisi dell'art. 2929-bis c.c., si desume che in tanto il creditore può sottoporre ad esecuzione il bene immobile (o mobile registrato), in quanto: 1) il creditore sia munito di un titolo esecutivo; 2) il titolo esecutivo riguardi un credito sorto prima del compimento dell'atto di disposizione del patrimonio da parte del debitore; 3) il debitore abbia posto in essere a favore di un terzo un atto di alienazione o di indisponibilità a titolo gratuito avente ad oggetto il bene che si intende sottoporre ad esecuzione; 4) l'atto di pignoramento, non solo sia stato notificato, ma sia stato reso pubblico mediante trascrizione (se si tratta beni immobili) o iscrizione nei pubblici registri (se si ha riguardo ai beni mobili registrati) entro un anno dalla trascrizione dell'atto di alienazione. |