Ricorso al Giudice tutelare per l'assegnazione dell'equa indennità ai sensi dell'art. 379 c.c.

Annachiara Massafra

Inquadramento

L'art. 379 c.c. prevede che l'ufficio tutelare sia gratuito ma consente al Giudice tutelare di assegnare al tutore un'equa indennità, considerando a tal fine l'entità del patrimonio e le difficoltà dell'amministrazione.

L'assegnazione ed il riconoscimento dell'equa indennità non sono automatici in quanto non esiste un diritto a percepire l'equa indennità. Anche se non è espressamente previsto, il riconoscimento di un'indennità per l'attività svolta nell'interesse del tutelato presuppone la regolare tenuta dei conti relativi al patrimonio del minore e la previa sottoposizione degli stessi al Giudice tutelare secondo quanto prevede l'art. 380 c.c.

Formula

TRIBUNALE DI .... UFFICIO DEL GIUDICE TUTELARE

RICORSO AI SENSI DELL'ART. 379 C.C.

RELATIVO AL PERIODO DAL .... AL ....

PROC. N. .... V.G.

.... (nome e cognome, C.F. .... [1] ) in qualità di tutore del minore .... nato il .... a ...., residente in .... via ...., C.F. ....,

PREMESSO CHE

in data .... è stato depositato il rendiconto annuale;

lo stesso è stato sottoposto al Sig. ...., in qualità di ascendente del minore che nulla ha osservato in merito [2];

lo stesso è stato sottoposto al protutore che nulla ha dedotto sulla questione e che anzi ha condiviso l'operato dell'istante;

il rendiconto è stato approvato, così come lo sono stati i precedenti;

nel corso dell'anno precedente, l'intestata autorità ha riconosciuto all'esponente l'importo di Euro .... quale equa indennità;

le attività svolte nel corso dell'anno sono ...., così come anche specificate nella relazione di accompagnamento al rendiconto;

la funzione svolta nell'interesse del pupillo ha sottratto tempo allo svolgimento della professione esercitata e sono state sostenute le seguenti spese .... [3];

RILEVATO IN DIRITTO CHE

Secondo quanto prevede l'art. 379 c.c. primo comma al tutore può essere assegnata un'indennità commisurata all'entità del patrimonio ed alla difficoltà dell'amministrazione;

L'entità del patrimonio è ...., così come specificato nel rendiconto annuale;

La gestione del patrimonio di .... è stata, per l'anno di riferimento, particolarmente gravosa e complessa perché .... [4] (sono state compiute le seguenti numerose attività che hanno sottratto tempo all'istante);

PER TALI MOTIVI

Il Sig. .... quale tutore di .... chiede che gli venga riconosciuta una indennità ai sensi dell'art. 379 c.c. per il periodo dal .... al ....

Luogo e data ....

Firma del tutore ....

Si allegano i seguenti documenti:

ultimo rendiconto;

precedente decreto di liquidazione;

documentazione relativa alle spese sostenute nel corso dell'anno per lo svolgimento della funzione;

eventuale indicazione di attività professionali svolte nell'interesse del minore e relativo decreto autorizzativo ove necessario.

[1]L'istanza può essere presentata personalmente.

[2]Specificare tale circostanza ove il Giudice tutelare abbia sottoposto il rendiconto all'esame di un parente ai sensi dell'art. 380 c.c.

[3]Le spese sostenute devono essere documentate.

[4]La Corte di Cassazione ha affermato che qualora l'amministratore di sostegno, che svolga la professione forense, si costituisca personalmente in giudizio in rappresentanza del beneficiario, in quanto suo amministratore di sostegno e non ex art. 86 c.p.c. non può agire in giudizio chiedendo il compenso professionale ma può rivolgersi al giudice tutelare per chiedere il riconoscimento dell'equa indennità (Cass. I, n. 6197/2021).

Commento

L'art. 379 c.c. prevede che l'ufficio tutelare sia gratuito ma consente al Giudice tutelare di assegnare al tutore un'equa indennità, considerando a tal fine l'entità del patrimonio e le difficoltà dell'amministrazione.

La Corte Costituzionale ha chiarito che la finalità dell'equa indennità è quella di compensare gli oneri e le spese non facilmente documentabili da cui è gravato il tutore a cagione dell'attività di amministrazione del patrimonio del pupillo alla quale l'ufficio tutelare lo obbliga personalmente senza possibilità di nominare sostituti” (Corte cost. n. 1073/1988).

Relativamente all'attività per la quale può essere chiesta l'equa indennità assume particolare rilievo la recente Corte cost. n. 218/2018 con la quale è stata dichiarata non fondata la questione di legittimità costituzionale degli artt. 11 e 21 della l. n. 47/2017 in riferimento all'art. 3 della Costituzione. La sentenza di cui innanzi, per quel che rileva in questa sede, ha ribadito, in conformità a quanto già sancito dalla precedente Corte cost. n. 1073/1988, che l'ufficio del tutore non costituisce una prestazione professionale ma l'adempimento di un dovere sociale e che l'equa indennità non ha natura retributiva ma serve a compensare gli oneri che gravano sul tutore; sicché il presupposto indefettibile per l'attribuzione dell'equa indennità non può che essere costituito dall'esistenza del patrimonio e che tale non possa considerarsi la mera pensione di invalidità.

Sotto il profilo fiscale, in fattispecie relativa all'amministrazione di sostegno, si è recentemente espressa la Corte di Cassazione la quale ha escluso che l'attività di amministrazione del patrimonio, che spesso si affianca a quella di cura della persona, configuri un'attività economica indirizzata alla produzione del reddito e, quindi, imponibile, non avendo l'eventuale indennità corrisposta in via equitativa dal giudice funzione corrispettiva di effettivo controvalore del servizio svolto, dall'amministratore, salvo che la gestione non risulti in concreto volta a ricavare introiti con carattere di stabilità o, comunque, sia espletata da un professionista a titolo oneroso, assumendo rilievo ai fini della tassabilità, l'oggettiva natura economica dell'attività svolta (Cass. I, n. 14846/2020).

Il decreto con il quale il Giudice tutelare assegna al tutore del minore un'equa indennità (ovvero respinge la relativa istanza) è reclamabile dinanzi al Tribunale per i minorenni ex art. 45 disp. att. c.c. e dinanzi al Tribunale ordinario negli altri casi.

È controverso se il decreto con il quale si riconosce l'equa indennità sia ricorribile per cassazione (in senso affermativo v. Cass. I, n. 7355/1991).

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