Ricorso per la nomina di un amministratore di sostegno nei confronti di persona priva in tutto o in parte di autonomia

Annachiara Massafra

Inquadramento

Con la l. n. 6/2004, è stato introdotto nel codice civile l'istituto dell'amministrazione di sostegno. Con questa legge cessa da parte del legislatore l'uso di espressioni che impongano l'applicazione obbligatoria delle misure di protezione (anche in forza della contestuale modifica dell'art. 414 c.c.). Contestualmente vengono, quindi, utilizzate espressioni che rimettono al giudice la possibilità di valutare caso per caso la necessità di applicare una misura di protezione e di individuare quella più idonea rispetto alla situazione esistente, atteso che la legge citata ha espressamente “la finalità di tutelare con la minore limitazione possibile della capacità di agire le persone prive in tutto o in parte di autonomia mediante interventi di sostegno temporaneo o permanente”.

La disciplina dell'amministrazione di sostegno è in linea con la Convenzione di New York del 13 dicembre 2006, ratificata per l'Italia con l. n. 18/2009, sui diritti delle persone con disabilità, che riconosce il diritto di compiere in autonomia le proprie scelte, configura tutele proporzionate e limitate nel tempo con l'obbligo di periodica revisione da parte di un'autorità giudiziaria dell'attualità dei presupposti.

L'amministrazione di sostegno può essere applicata nei confronti della persona che per effetto di un'infermità, ovvero di una menomazione fisica o psichica, si trova nell'impossibilità, anche parziale o temporanea, di provvedere ai propri interessi. Dunque, la citata misura di protezione può trovare applicazione laddove sussista qualsiasi disabilità, fisica o psichica, temporanea o permanente dalle più gravi alle più blande purché, nel caso concreto, sia tale da rendere non meramente difficile ma “impossibile” alla persona provvedere ai propri interessi personali e patrimoniali. Deve, peraltro, sussistere un rapporto di causalità tra la patologia e la impossibilità ad agire.

È opportuno evidenziare che subito dopo l'entrata in vigore della legge di cui innanzi vi è stata una prima interpretazione dottrinale e giurisprudenziale che ha ritenuto la misura in esame applicabile solo alle fattispecie meno gravi. Ciò in forza della modalità di redazione della norma, della centralità della volontà del beneficiario e della necessità di una continua interazione tra amministrazione di sostegno e beneficiario che caratterizza questa misura di protezione, interazione che per ovvie ragioni non potrebbe sussistere con un malato di Alzheimer grave o con una persona in stato di coma vegetativo permanente.

Tuttavia, sin dal 2006 la Corte di Cassazione ha chiarito che la differenza esistente tra l'interdizione e l'istituto in esame è di carattere non qualitativo ma quantitativo, in concreto, atteso che l'amministrazione di sostegno ha la finalità di offrire a chi si trovi nella impossibilità, anche parziale o temporanea, di provvedere ai propri interessi uno strumento di assistenza che ne sacrifichi nella minor misura possibile la capacità di agire, distinguendosi, con tale specifica funzione, dagli altri istituti a tutela degli incapaci, quali l'interdizione e l'inabilitazione. Rispetto ai predetti istituti, infatti, ha proseguito la Suprema Corte, l'ambito di applicazione dell'amministrazione di sostegno va individuato con riguardo non già al diverso, e meno intenso, grado di infermità o di impossibilità di attendere ai propri interessi del soggetto carente di autonomia, ma, piuttosto, in ordine alla maggiore idoneità di tale strumento ad adeguarsi alle esigenze di detto soggetto, in relazione alla sua flessibilità ed alla maggiore agilità della relativa procedura applicativa. Appartiene dunque all'apprezzamento del giudice di merito la valutazione della conformità di tale misura alle suindicate esigenze, tenuto conto della complessiva condizione psico-fisica del soggetto da assistere e di tutte le circostanze caratterizzanti la fattispecie (Cass. I, n. 13584/2006; sul punto si veda altresì, Corte cost., n. 440/2005). È stato infine chiarito che l'accertamento della ricorrenza dei presupposti di legge, in linea con le indicazioni contenute nell'art. 12 della Convenzione delle Nazioni Unite sui Diritti delle persone con disabilità, deve essere compiuto in maniera specifica e circostanziata sia rispetto alle condizioni di menomazione del beneficiario - la cui volontà contraria, ove provenga da persona lucida, non può non essere tenuta in considerazione dal giudice - sia rispetto all'incidenza della stesse sulla sua capacità di provvedere ai propri interessi personali e patrimoniali, verificando la possibilità, in concreto, che tali esigenze possano essere attuate anche con strumenti diversi come, ad esempio, avvalendosi, in tutto o in parte, di un sistema di deleghe o di un'adeguata rete familiare (Cass. I, n. 21887/2022).

Formula

GIUDICE TUTELARE PRESSO IL TRIBUNALE DI .... [1]

RICORSO [2] PER LA NOMINA DI UN AMMINISTRATORE DI SOSTEGNO

Il richiamato Regolamento non trova invece applicazione, anche quanto ai limiti dimensionali degli atti, nelle controversie di valore superiore a 500.000 euro e, dunque, sembra anche per le cause di valore indeterminabile, tra le quali rientra quella in esame.

EX ART. 404 C.C.

Il/la sottoscritto/a .... nato/a il .... a .... e residente in .... via ...., C.F. .... [3], rappresentato/a e difeso/a dall'Avv. ...., C.F. .... giusta procura a margine (ovvero in calce al) del presente atto, domiciliato/a per il presente giudizio presso il suo studio ...., che indica ai fini delle comunicazioni l'indirizzo PEC: ed il numero di fax .... (ove la parte sia assistita da un difensore):

in qualità di: .... [4] (beneficiario, parente entro il quarto grado, affine entro il secondo grado, responsabile del servizio sociale e sanitario direttamente impegnato nella cura della persona, specificare nei termini di cui all'art. 406 c.c.)

PREMESSO CHE

1) Il Sig. .... (nome, cognome, nato il .... a .... è residente in .... e .... domiciliato in .... (se collocato in casa di cura specificare da quanto tempo e se il ricovero è stabile);

2) .... è affetto da .... e che tale patologia incide attualmente sulla sua capacità di prendersi cura di sé e del suo patrimonio atteso che, come emerge dal certificato medico in atti ....;

3) per l'effetto, .... è in grado di compiere autonomamente solo i seguenti atti relativi alla gestione del patrimonio ed alla cura della persona .... (da indicarsi analiticamente); mentre necessita di essere rappresentato (ovvero assistito) per il compimento di tutti gli altri (ovvero indicare analiticamente gli atti ....);

4) in particolare, vi è l'attuale necessità di compiere i seguenti atti inerenti alla cura della persona ed alla gestione del patrimonio ....;

5) attualmente i citati atti non possono essere posti in essere atteso che, pur essendovi una rete familiare e sociale che sostiene il beneficiario, per il compimento dei predetti è necessaria l'applicazione della richiesta misura di protezione (specificare le ragioni);

6) la spesa mensile necessaria per soddisfare le esigenze del beneficiario è pari ad Euro .... (indicare le spese da sostenersi) ed il patrimonio mobiliare ed immobiliare è costituito da ....;

7) l'istituto dell'amministrazione di sostegno è confacente alle peculiari necessità di .... atteso che esso, differentemente dagli istituti dell'interdizione e della inabilitazione si distingue per la maggiore idoneità di tale strumento ad adeguarsi alle esigenze del beneficiario, anche in relazione alla sua flessibilità [5] ed alla maggiore agilità della relativa procedura applicative (Cass. I, n. 13584/2006);

CHIEDE

di applicare la misura di protezione dell'amministrazione di sostegno nei confronti di .... e in considerazione delle residue (o della assenza di residue) capacità del predetto nei termini di cui in parte motiva

di attribuire all'amministratore di sostegno i seguenti poteri con riferimento alla cura ed alla gestione del patrimonio: .... [6]:

....

....

comunica che i parenti del beneficiario sono .... e che risiedono rispettivamente .... [7].

Indica come possibile amministratore [8].... (nome, cognome, C.F.) residente in via ....

Dichiara che il presente procedimento è esente da contributo unificato (art. 10, d.P.R. n. 115/2002, art. 46-bis disp. att. c.c.)

Luogo e data ....

Firma Avv. ....

Si allegano i seguenti documenti:

1) estratto dell'atto di nascita;

2) certificato di residenza;

3) stato di famiglia;

4) certificazione medica aggiornata.

5) eventuale certificato di intrasportabilità e/o incapacità di interagire in alcun modo con l'autorità giudiziaria;

6) documentazione relativa al patrimonio del beneficiario.

PROCURA

Delego a rappresentarmi e difendermi nel presente giudizio l'Avv. ...., eleggendo domicilio nello studio dello stesso in ...., via .... e conferendo al medesimo ogni più ampia facoltà di legge.

Per autentica della sottoscrizione ....

Firma Avv. ....

[1]Il ricorso deve essere depositato dinanzi al Tribunale del luogo di residenza o del domicilio del beneficiario. Sebbene i criteri, relativi alla competenza territoriale, siano alternativi, devono essere altresì effettivi sicché, qualora una persona abbia la residenza anagrafica in un comune ma dimori stabilmente in un altro, la domanda deve essere rivolta al Giudice tutelare presso il Tribunale in cui si trova quest'ultimo comune (da ultimo si veda, in merito, Cass. VI, n. 23772/2017).

[2]In base all'art. 2 del d.m. 7 agosto 2023, n. 110 “Regolamento per la definizione dei criteri di redazione, dei limiti e degli schemi informatici degli atti giudiziari con la strutturazione dei campi necessari per l'inserimento delle informazioni nei registri del processo, ai sensi dell'articolo 46 delle disposizioni per l'attuazione del codice di procedura civile”, al fine di assicurare la chiarezza e la sinteticità degli atti processuali in conformità a quanto prescritto dall'articolo 121 del codice di procedura civile, il ricorso con la seguente articolazione: a) intestazione, contenente l'indicazione dell'ufficio giudiziario davanti al quale la domanda è proposta e della tipologia di atto; b) parti, comprensive di tutte le indicazioni richieste dalla legge; c) parole chiave, nel numero massimo di venti, che individuano l'oggetto del giudizio; d) nelle impugnazioni, estremi del provvedimento impugnato con l'indicazione dell'autorità giudiziaria che lo ha emesso, la data della pubblicazione e dell'eventuale notifica; e) esposizione distinta e specifica, in parti dell'atto separate e rubricate, dei fatti e dei motivi in diritto, nonché, quanto alle impugnazioni, individuazione dei capi della decisione impugnati ed esposizione dei motivi; f) nella parte in fatto, puntuale riferimento ai documenti offerti in comunicazione, indicati in ordine numerico progressivo e denominati in modo corrispondente al loro contenuto, preferibilmente consultabili con apposito collegamento ipertestuale; g) con riguardo ai motivi di diritto, esposizione delle eventuali questioni pregiudiziali e preliminari e di quelle di merito, con indicazione delle norme di legge e dei precedenti giurisprudenziali che si assumono rilevanti; h) conclusioni, con indicazione distinta di ciascuna questione pregiudiziale, preliminare e di merito e delle eventuali subordinate; i) indicazione specifica dei mezzi di prova e indice dei documenti prodotti, con la stessa numerazione e denominazione contenute nel corpo dell'atto, preferibilmente consultabili con collegamento ipertestuale; l) valore della controversia; m) richiesta di distrazione delle spese; n) indicazione del provvedimento di ammissione al patrocinio a spese dello Stato.

[3]In tutti gli atti introduttivi di un giudizio, compresa l'azione civile in sede penale e in tutti gli atti di prima difesa devono essere indicati, le generalità complete della parte, la residenza o sede, il domicilio eletto presso il difensore ed il C.F., oltre che della parte, anche dei rappresentanti in giudizio (art. 23, comma 50, d.l. n. 98/2011, conv., con modif., in l. n. 111/2011). L'art. 125 c.p.c. dispone che gli atti di parte, redatti dagli avvocati, che introducono il giudizio o contengono la prima difesa devono indicare il codice fiscale e il numero di fax del difensore; l'omessa indicazione del fax nonché l'omessa indicazione del codice fiscale della parte comportano l'aumento della metà del contributo unificato (art. 13, comma 3-bis, d.P.R. n. 115/2002, modificato dalla l. n. 114/2014). A partire dal 18 agosto 2014 i medesimi atti non devono più contenere necessariamente l'indicazione dell'indirizzo PEC dei difensori, essendo sufficiente l'indicazione del numero di fax; l'indirizzo PEC, infatti, è un dato che rimane acquisito nei rapporti con la cancelleria.

[4]Le persone legittimate a presentare il ricorso sono il beneficiario, il tutore, il coniuge, la persona stabilmente convivente, la persona unita civilmente, i parenti entro il quarto grado, gli affini entro il secondo grado, i responsabili del Servizio sociale e sanitario che hanno in cura la persona (ad. es. responsabile del Comune, Sert, CPS etc.) ed il Pubblico ministero. Il ricorso può essere presentato, in caso di necessità, anche qualora il beneficiario abbia espresso previamente disposizioni anticipate di trattamento e non sia stato designato un fiduciario ovvero questi sia divenuto incapace o vi abbia rinunciato secondo quanto disposto dall'art. 4, comma 4, l. n. 219/2017 recante norme in materia di consenso informato e di disposizioni anticipate di trattamento.

[5]La Corte costituzionale, con sentenza interpretativa di rigetto, ha affermato che le limitazioni previste dall'art. 774 c.c. in tema di capacità a donare non si estendono automaticamente alla persona sottoposta all'amministrazione di sostegno ma che ciò deve essere espressamente previsto nel decreto che dispone la misura di protezione ai sensi dell'art. 411, comma 4, primo periodo c.c. (Corte cost. n. 114/2019). Nel dettaglio, la Corte Costituzionale ha escluso che il sistema del codice civile non consenta ai beneficiari di amministrazione di sostegno di effettuare valide donazioni atteso evidenziando, tra le altre cose, come la detta misura non determini alcuno status di incapacità della persona a cui debbano riconnettersi automaticamente i divieti e le incapacità che il codice civile fa discendere come necessaria conseguenza della condizione di interdetto o di inabilitato.

[6]Devono essere indicati in dettaglio gli atti che si chiede vengano posti in essere dall'amministratore in luogo del beneficiario.

[7]Ovvero se hanno già dichiarato di essere a conoscenza del procedimento e di non opporsi comunica che i parenti, unici esistenti hanno dichiarato di essere favorevoli all'applicazione della richiesta misura.

[8]Qualora l'incarico di amministratore di sostegno sia conferito ad un avvocato, il giudice tutelare può autorizzarlo a stare in giudizio personalmente ex art. 86 c.p.c., senza che sia necessario che egli debba rilasciare procura alle liti ad altro difensore. Infatti, la rappresentanza sostanziale conferita all'amministratore di sostegno con il decreto del giudice tutelare gli attribuisce, ex art. 75, comma 2, c.p.c., anche il relativo potere processuale, in quanto funzionale alla tutela delle situazioni sostanziali per le quali gli è stato attribuito il potere rappresentativo (Cass. I, n. 6518/2019). La stessa pronuncia ha chiarito che l'amministratore di sostegno, nell'ambito delle materie per le quali rappresenta il beneficiario, non necessita dell'autorizzazione del giudice tutelare per resistere in giudizio; e che la previsione di cui al combinato disposto degli artt. 374, comma 1, n. 5, c.c. e art. 411 c.c. deve ritenersi esclusivamente operante nelle ipotesi di promozione dei giudizi individuati dall'art. 374, comma 1, n. 5.

Commento

La domanda per la nomina di amministratore di sostegno si presenta con ricorso al Giudice del luogo di residenza o del domicilio del beneficiario.

Ai fini della competenza si presume la coincidenza della residenza effettiva e del domicilio con la residenza anagrafica dell'amministrando, salvo risulti accertato non solo il concreto spostamento della sua dimora abituale o del centro principale dei suoi rapporti economici, morali, sociali e familiari ma anche la volontarietà di tale spostamento (Cass. VI, ord. n. 19431/2020). Se il beneficiario dell'amministrazione di sostegno si trova in stato di detenzione in esecuzione di una sentenza definitiva di condanna, la competenza territoriale va riconosciuta al giudice del luogo in cui il detenuto aveva la sua dimora abituale prima dell'inizio dello stato detentivo (Cass. VI, ord. n. 7241/2020). In ogni caso, l'istanza di regolamento di competenza può essere sottoscritta anche dalla parte personalmente, atteso che l'amministrazione di sostegno non richiede il ministero di un difensore (Cass. VI, ord. n. 7241/2020).

Secondo quanto specificato dalla Corte di Cassazione, il procedimento per la nomina dell'amministratore di sostegno non richiede il ministero del difensore nelle fattispecie corrispondenti al modello legale tipico, in cui l'emanando provvedimento debba limitarsi ad individuare specificamente i singoli atti, o categorie di atti, in relazione ai quali si richiede l'intervento dell'amministratore. In relazione alla difesa tecnica si è affermato che essa sia necessaria ogni qualvolta il decreto che il giudice ritenga di emettere incida sui diritti fondamentali della persona, attraverso la previsione di effetti, limitazioni o decadenze analoghi a quelli previsti da disposizioni di legge per l'interdetto o l'inabilitato, per ciò stesso incontrando il limite del rispetto dei principi costituzionali in materia di diritto di difesa e del contraddittorio. Peraltro, nel citato procedimento, unilaterale, non esistono parti necessarie al di fuori del beneficiario e non è, pertanto, configurabile una ipotesi di litisconsorzio necessario tra i soggetti partecipanti al giudizio innanzi al tribunale (Cass. I, n. 18171/2013).

Le persone nei cui confronti può essere chiesta la misura sono coloro che per effetto di un'infermità, ovvero di una menomazione fisica o psichica, si trovino nell'impossibilità, anche parziale o temporanea, di provvedere ai propri interessi. Pertanto la misura di protezione può essere applicata sia nei confronti di persone affette da gravissime patologie che da patologie più lievi, nonché sia che si tratti di patologie temporanee che permanenti.

Essa presuppone una condizione attuale di incapacità ma non richiede che il soggetto versi in uno stato di incapacità di intendere o di volere, essendo sufficiente che sia priva, in tutto o in parte, di autonomia per una qualsiasi infermità o menomazione fisica, anche parziale o temporanea e non necessariamente mentale, che la ponga nell'impossibilità di provvedere ai propri interessi (Cass. I, ord. n. 12998/2019). Ciò comporta che una generica, e soggettiva, valutazione di incapacità del soggetto di provvedere ai propri interessi e la sua condizione di analfabetismo non giustificano l'adozione della misura di amministrazione di sostegno, che ha quali presupposti l'infermità o la menomazione fisica della persona, oggettivamente verificabili, che determinino l'impossibilità, anche parziale o temporanea, di provvedere alla cura dei propri interessi (Cass. I, ord. n. 4709/2018). La finalità perseguita è fornire uno strumento di assistenza che sacrifichi nella minor misura possibile la capacità di agire e che si presenti, rispetto ad altri più rigorosi istituti (interdizione, inabilitazione) come maggiormente adatto alle esigenze del soggetto per il suo carattere flessibile e versatile (Cass. II, n. 6079/2020). Difatti, l'amministrazione di sostegno può essere disposta anche nel caso in cui sussistano soltanto esigenze di cura della persona, senza la necessità di gestire un patrimonio, poiché essa non è finalizzata soltanto ad assicurare tutela ad interessi patrimoniali ma è volta, più in generale, a garantire protezione alle persone fragili in relazione alle esigenze di ciascuna, limitandone nella minor misura possibile la capacità di agire (Cass. VI, ord. n. 19866/2018). L'amministrazione di sostegno ha natura sostitutiva e si avvicina alla tutela quando l'amministrato, pur non incapace, non è in grado di determinarsi autonomamente senza un intervento di ausilio attivo esterno mentre ha natura di assistenza quando si avvicina alla curatela e lascia il beneficiato pienamente capace di disporre del suo patrimonio, anche per testamento (Cass. II, n. 6079/2020).

Il procedimento può essere instaurato anche nei confronti dei minori di età ma solo nell'anno precedente al compimento della maggiore età ed il decreto ha effetto solo dal raggiungimento di quest'ultima.

Anche gli stranieri possono essere sottoposti alla citata misura di protezione. Tuttavia nel caso di specie trovano applicazione gli artt. 20, 23 e soprattutto, l'art. 44, l. n. 218/1995. Sebbene infatti la capacità delle persone sia regolata dalla loro legge nazionale sussiste la giurisdizione italiana nel caso in cui si debba proteggere in via provvisoria ed urgente la persona o i beni dell'incapace che si trovino nello stato. Pertanto il Giudice tutelare può pronunciare provvedimenti provvisori a tutela della salute e del patrimonio del beneficiario straniero, nel cui stato non sia prevista in ipotesi la misura dell'amministrazione di sostegno salvo poi disporre l'eventuale trasmissione degli atti al P.M. per l'eventuale instaurazione del procedimento di interdizione.

Peraltro l'amministrazione di sostegno può essere applicata sia a tempo indeterminato che per un periodo circoscritto (ma il decreto è sempre modificabile anche sotto questo profilo) ed all'amministratore di sostegno può essere conferito il potere di rappresentare o di assistere il beneficiario a seconda della situazione concretamente esistente.

Il Giudice tutelare, ricevuto il ricorso, fissa con decreto la data di udienza ed il procedimento deve concludersi entro in termine, ordinatorio e non perentorio, di 60 giorni decorrenti dal deposito della domanda.

Su istanza o d'ufficio, il Giudice tutelare, ove sussista l'urgente necessità di proteggere il beneficiario può, in pendenza del procedimento, sia applicare la misura di protezione in via urgente e provvisoria sia pronunciare i provvedimenti opportuni per tutelare la salute ed il patrimonio del predetto (art. 405 c.c.).

Contro la decisione del Giudice tutelare relativa all'applicazione o meno della misura di protezione ed ai provvedimenti che incidono in modo definitivo sulla cura del beneficiario era ammesso reclamo alla Corte d'appello secondo quanto prevedeva dapprima l'art. 720-bis c.p.c. (Cass. I, n. 14158/2017; in merito si veda, altresì, Cass. VI, n. 13747/2011).

La citata disposizione è stata abrogato dal d.lgs. n. 149/2022 ed oggi l'art. 473-bis.58 c.p.c. prevede che tutti i decreti pronunciati dal Giudice tutelare sono reclamabili dinanzi al Tribunale ex art. 739 c.p.c.

Con riferimento alla sospensione feriale dei termini processuali, la Corte di Cassazione ha stabilito che il carattere di eccezionalità dell'art. 3, l. n. 742/1969, che, per i procedimenti di cui all'art. 92, r.d. n. 12/1941 (ordinamento giudiziario), pone una precisa deroga al principio generale di sospensione dei termini durante il periodo feriale, comporta, non solo che non possa esserne estesa l'applicazione a tipologie di controversie diverse da quelle espressamente richiamate, ma anche che le categorie sottratte all'operatività della regola generale vadano interpretate in senso restrittivo. Sicché, con riferimento alle cause relative ai procedimenti di amministrazione di sostegno, l'eccezione alla regola della sospensione dei termini durante il periodo feriale deve essere ristretta ai soli casi in cui la sua ritardata trattazione potrebbe produrre grave pregiudizio alle parti, come avviene per i provvedimenti che dispongono l'apertura o la chiusura della misura di protezione, ma non anche ai provvedimenti a carattere gestorio, come quello di rimozione e sostituzione ad opera del giudice tutelare di un amministratore di sostegno (Cass. I, n. 784/2017; sul punto altresì Cass. I, n. 12801/2021, in tema di presentazione da parte dell'amministratore di sostegno della domanda di cessazione degli effetti civili del matrimonio concordatario).

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