Reclamo contro il decreto del giudice tutelare di nomina dell'amministratore di sostegnoInquadramentoCon la l. n. 6/2004, è stato introdotto nel codice civile l'istituto dell'amministrazione di sostegno. Tale misura può, essere applicata nei confronti della persona che per effetto di un'infermità ovvero di una menomazione fisica o psichica, si trovi nell'impossibilità, anche parziale o temporanea, di provvedere ai propri interessi. Con questa legge cessa da parte del legislatore l'uso di espressioni che impongano l'applicazione obbligatoria delle misure di protezione (anche in forza della modifica dell'art. 414 c.c.). Contestualmente vengono utilizzate espressioni che rimettono al giudice la possibilità di valutare caso per caso la necessità o meno di applicare la misura di protezione, atteso che la legge citata ha espressamente “la finalità di tutelare con la minore limitazione possibile della capacità di agire le persone prive in tutto o in parte di autonomia mediante interventi di sostegno temporaneo o permanente”. Cass. I, n. 32542/2022 ha al riguardo affermato che l'amministrazione di sostegno, ancorché non esiga che si versi in uno stato di vera e propria incapacità di intendere o di volere, presuppone comunque che la persona, per effetto di un'infermità o di una menomazione fisica o psichica, si trovi nell'impossibilità, anche parziale o temporanea, di provvedere ai propri interessi, mentre è escluso il ricorso all'istituto nei confronti di chi si trovi nella piena capacità di autodeterminarsi, pur in condizioni di menomazione fisica, in funzione di asserite esigenze di gestione patrimoniale. Pertanto, salvo che non sia provocata da una grava patologia psichica idonea a rendere l'interessato inconsapevole del bisogno di assistenza, la sua opposizione alla nomina costituisce espressione di autodeterminazione, che deve essere opportunamente considerata dal giudice in sede di applicazione della misura di protezione. FormulaTRIBUNALE DI .... SEZIONE .... CIVILE RECLAMO [1] AVVERSO IL DECRETO DI NOMINA DI AMMINISTRATORE DI SOSTEGNO PRONUNCIATO NEL PROC. N. V.G .... NEI CONFRONTI DI .... IL .... E NOTIFICATO IL .... [2] Il/la sottoscritto/a .... nato/a il .... a .... e residente in .... via ...., C.F. .... [3], rappresentato/a e difeso/a dall'Avv. .... C.F. .... giusta procura a margine (ovvero in calce al) del presente atto, domiciliato per il presente giudizio presso il suo studio ...., che indica ai fini delle comunicazioni l'indirizzo PEC .... ed il numero di fax ....: PREMESSO CHE 1) con ricorso del .... il Sig. .... (nome, cognome, C.F.) chiedeva al Giudice tutelare presso il Tribunale di .... di applicare nei confronti dell'odierno reclamante l'amministrazione di sostegno perché in forza di .... era impossibilitato a prendersi cura di sé e del proprio patrimonio; 2) in data .... veniva effettuato l'esame del beneficiario e venivano sentiti i medici che lo avevano in cura i quali specificavano che ....; 3) con decreto del .... veniva disposta nei confronti dell'esponente la misura della amministrazione di sostegno [4], veniva nominato l'avvocato .... e gli venivano conferiti i seguenti poteri .... (riportare la parte del decreto di nomina relativa); OSSERVA Il decreto pronunciato dal Giudice tutelare di .... è illegittimo e deve essere revocato. 1. Sull'attuale stato di incapacità del beneficiario [5]. A fondamento del citato decreto vi sono le relazioni a firma di .... risalenti al .... Non è stata effettuata alcuna indagine per verificare l'attuale situazione di .... (nome e cognome del beneficiario) la cui condizione è diversamente mutata in meglio come emerge da ..... 2. Sul nesso di causalità e sulla asserita impossibilità di prendersi cura di sé e del proprio patrimonio. (motivare dettagliatamente) 3. Sull'assenza di una valida rete di riferimento: .... [6]. PER TALI MOTIVI CHIEDE In accoglimento del presente reclamo che la Corte d'appello di ...., assunte le opportune informazioni, sentito il P.M., voglia revocare il decreto pronunciato il .... dal Giudice tutelare presso il Tribunale di .... Con vittoria di spese e competenze del presente giudizio. Luogo e data .... Firma Avv. .... Si allegano i seguenti documenti: copia autentica del decreto pronunciato dal Giudice tutelare. Dichiara che il presente procedimento è esente da contributo unificato ex art. 10 d.P.R. n. 115/2002, art. 46-bis disp. att. c.c. PROCURA Delego a rappresentarmi e difendermi nel presente procedimento l'Avv. ...., eleggendo domicilio nello studio dello stesso in ...., via .... e conferendo al medesimo ogni più ampia facoltà di legge. Per autentica della sottoscrizione .... Firma Avv. .... [1]Trattandosi di un atto endoprocessuale i requisiti di redazione dello stesso possono non seguire in dettaglio le indicazioni di cui all'art. 2 del d.m. n. 110 del 2023 che non opera quanto ai limiti dimensionali venendo in rilievo una controversia di valore indeterminabile. [2]L'art. 720-bis c.p.c. è stato abrogato dal d.lgs. n. 149/2022. La formula nell'esemplificazione proposta trova applicazione per i procedimenti instaurati successivamente al 28 febbraio 2023. [3]In tutti gli atti introduttivi di un giudizio, compresa l'azione civile in sede penale e in tutti gli atti di prima difesa devono essere indicati, le generalità complete della parte, la residenza o sede, il domicilio eletto presso il difensore ed il C.F., oltre che della parte, anche dei rappresentanti in giudizio (art. 23, comma 50, d.l. n. 98/2011, conv., con modif., in l. n. 111/2011). L'art. 125 c.p.c. dispone che gli atti di parte che introducono il giudizio o contengono la prima difesa, redatti dagli avvocati, devono indicare il codice fiscale e il numero di fax del difensore: l'omessa indicazione del fax nonché l'omessa indicazione del codice fiscale della parte comportano l'aumento della metà del contributo unificato (art. 13, comma 3-bis, d.P.R. n. 115/2002, modificato dalla l. n. 114/2014). A partire dal 18 agosto 2014 i medesimi atti non devono più contenere necessariamente l'indicazione dell'indirizzo PEC dei difensori, essendo sufficiente l'indicazione del numero di fax; l'indirizzo PEC, infatti, è un dato che rimane acquisito nei rapporti con la cancelleria. [4]Oggetto del reclamo dinanzi al Tribunale in composizione collegiale è il decreto con il quale si applica o meno la misura di protezione nonché il decreto con il quale si autorizza, o rigetta, un'istanza relativa alla salute. Non vi rientra, pertanto, la decisione circa la persona che debba svolgere la funzione di amministratore di sostegno; quest'ultimo provvedimento può essere impugnato sempre dinanzi al Tribunale ma in composizione monocratica. [5]La Corte di Cassazione ha recentemente ribadito che la nomina di un amministratore di sostegno può essere effettuata solo in presenza di una infermità o di una menomazione fisica o psichica che determini l'impossibilità, anche parziale o temporanea purché abbia un fondamento obiettivamente verificabile, della persona di provvedere alla cura dei propri interessi. Di talché, in caso di mero analfabetismo, l'istanza deve essere rigettata non potendo derivare l'applicazione della misura da “qualunque scostamento da un modello astratto di persona normale e abile” ( Cass. I, n. 4709/2018). [6]Occorre motivare dettagliatamente su tale circostanza (si veda Cass. I, n. 22602/2017). CommentoL'art. 720-bis c.p.c. abrogato a decorrere dal 28 febbraio 2023, al comma 2, prevedeva che “contro il decreto del giudice tutelare è ammesso reclamo alla Corte d'appello a norma dell'art. 739 c.p.c.” La circostanza secondo cui il legislatore avesse utilizzato l'espressione “contro il decreto” aveva fatto ritenere che non tutti i decreti pronunciati dal Giudice tutelare nell'ambito dell'amministrazione di sostegno potessero essere reclamati dinanzi alla Corte d'appello (atteso peraltro che solo questi sono poi suscettibili di essere impugnati con ricorso per Cassazione). Al riguardo deve evidenziarsi che nel recente passato in materia si sono registrati due antitetici orientamenti giurisprudenziali. Alcune decisioni della Corte di cassazione hanno infatti affermato che soltanto i provvedimenti aventi carattere decisorio, quali quelli di ammissione o di rifiuto della misura di protezione, sono impugnabili dinanzi alla corte di appello; quelli aventi carattere ordinatorio e gestorio, quali la mera sostituzione dell'amministratore, sono impugnabili davanti al tribunale in composizione collegiale (in questo senso Cass. VI, n. 32071/2018). In altre decisioni si è esclusa ogni impugnazione per gli atti del giudice tutelare di semplice ordine amministrativo o gestorio, in quanto sempre revocabili e modificabili (Cass. I, n. 5123/2018). Secondo altro orientamento, per individuare il giudice competente a conoscere dell'impugnazione in questione non occorre indagare la natura decisoria o ordinatoria del provvedimento perché l'art. 720-bis è una norma speciale rispetto all'art. 739 ed essa ammette il reclamo alla corte d'appello senza effettuare alcuna distinzione e senza menzionare il tribunale (in questo senso Cass. I, n. 32409/2019; Cass. I, n. 14158/2017). Il contrasto di cui innanzi è stato poi risolto dalle Sezioni Unite le quali hanno affermato che i decreti del giudice tutelare in materia di amministrazione di sostegno sono reclamabili ai sensi dell'art. 720-bis, comma 2, c.p.c. unicamente dinanzi alla Corte d'appello, quale che sia il loro contenuto (decisorio ovvero gestorio), mentre, ai fini della ricorribilità in cassazione dei provvedimenti assunti in tale sede, la lettera della legge impone in ogni caso la verifica del carattere della decisorietà, quale connotato intrinseco dei provvedimenti suscettibili di essere sottoposti al vaglio del giudice di legittimità (Cass. S.U., n. 21985/2021). Per i procedimenti instaurati successivamente al 28 febbraio 2023, l'art. 473bis.58 c.p.c. rinvia espressamente all'art. 739 c.p.c., anch'esso oggetto di rilevanti modifiche. Quest'ultima disposizione prevede che contro i decreti del giudice tutelare si può proporre reclamo al Tribunale che pronuncia in camera di consiglio in composizione monocratica quando il provvedimento ha contenuto patrimoniale o gestorio ed in composizione collegiale in tutti gli altri casi. |