Reclamo avverso il decreto con il quale si rigetta l'autorizzazione a compiere (o a non compiere) atti inerenti la salute del beneficiario

Annachiara Massafra

Inquadramento

Il decreto pronunciato dal Giudice tutelare nell'ambito del procedimento di amministrazione di sostegno è reclamabile dinanzi alla Corte d'appello nel termine di dieci giorni decorrenti dalla comunicazione del provvedimento, se dato nei confronti di una sola parte, o dalla notificazione, se è dato nei confronti di più parti, secondo quanto prevede l'art. 739 c.p.c.

Formula

CORTE D'APPELLO DI ....

RECLAMO [1] AI SENSI DELL'ART. 720- BIS, C.P.C. AVVERSO IL DECRETO DI NOMINA DI AMMINISTRATORE DI SOSTEGNO PRONUNCIATO

NEL PROC. N. V.G. .... NEI CONFRONTI DI .... IL .... E NOTIFICATO IL .... [2]

Il/la sottoscritto/a .... nato/a il .... a .... e residente in .... via ...., C.F. .... [3], rappresentato/a e difesa dall'Avv. .... C.F. .... giusta procura a margine (ovvero in calce al) ricorso nella precedente fase, domiciliato per il presente giudizio presso il suo studio ...., che indica ai fini delle comunicazioni l'indirizzo PEC .... ed il numero di fax ....:

PREMESSO CHE

1) con ricorso del Sig. .... (nome, cognome C.F. ....) chiedeva al Giudice tutelare presso il Tribunale di .... di applicare nei confronti di .... (nome, cognome, C.F.) l'amministrazione di sostegno perché in forza di .... (indicare la patologia) era incapace di prendersi cura di sé e del proprio patrimonio;

2) con il successivo decreto del .... l'istante veniva nominato amministratore di sostegno di .... e gli venivano conferiti i seguenti poteri di rappresentanza: ....;

3) in data .... in forza della volontà dichiarata (nel recente passato) dal beneficiario di ...., e dopo aver ricostruito, anche tramite le persone che gli sono state e gli sono tuttora vicine, la sua personalità ed aver attentamente verificato tutte le circostanze del caso, è stato chiesto al Giudice tutelare di autorizzare l'amministratore di sostegno a compiere (ovvero a non compiere) il seguente atto inerente la salute del beneficiario;

4) il Giudice tutelare con decreto del .... ha rigettato il ricorso [4];

OSSERVA

Il decreto pronunciato dal Giudice tutelare di .... è illegittimo e deve essere revocato.

1. Sulla volontà del beneficiario .....

2. Sulla istruttoria effettuata e sulle dichiarazioni rese da .... (motivare dettagliatamente).

3. Sull'opportunità di effettuare (o non effettuare) l'indicata terapia medica .... (motivare dettagliatamente).

PER TALI MOTIVI

CHIEDE

In accoglimento del presente reclamo che la Corte d'appello di ...., assunte le opportune informazioni, sentito il P.M., voglia revocare il decreto pronunciato il .... dal Giudice tutelare presso il Tribunale di ....

Luogo e data ....

Firma Avv. ....

Si allegano i seguenti documenti:

copia autentica del decreto pronunciato dal Giudice tutelare.

Dichiara che il presente procedimento è esente da contributo unificato ex art. 10 d.P.R. n. 115/2002, art. 46-bis disp. att. c.c.

PROCURA

Delego a rappresentarmi e difendermi nel presente giudizio l'Avv. ...., eleggendo domicilio nello studio dello stesso in ...., via .... e conferendo al medesimo ogni più ampia facoltà di legge.

Per autentica della sottoscrizione ....

Firma Avv. ....

[1]Trattandosi di un atto endoprocessuale i requisiti di redazione dello stesso possono non seguire in dettaglio le indicazioni di cui all'art. 2 del d.m. n. 110 del 2023 che non opera quanto ai limiti dimensionali venendo in rilievo una controversia di valore indeterminabile.

[2]Oggetto del reclamo alla Corte d'appello è solo il provvedimento definitivo, non è ammissibile il reclamo avverso un decreto di nomina provvisoria.

[3]L'art. 125 c.p.c. dispone che gli atti di parte che introducono il giudizio o contengono la prima difesa, redatti dagli avvocati, devono indicare il codice fiscale e il numero di fax del difensore: l'omessa indicazione del fax nonché l'omessa indicazione del codice fiscale della parte comportano l'aumento della metà del contributo unificato (art. 13, comma 3-bis, d.P.R. n. 115/2002, modificato dalla l. n. 114/2014). A partire dal 18 agosto 2014 i medesimi atti non devono più contenere necessariamente l'indicazione dell'indirizzo PEC dei difensori, essendo sufficiente l'indicazione del numero di fax; l'indirizzo PEC, infatti, è un dato che rimane acquisito nei rapporti con la cancelleria.

[4]Il rigetto può anche essere contenuto nel decreto di nomina dell'amministratore di sostegno.

Commento

Cass. I, n. 14158/2017 ha chiarito che anche i decreti del giudice tutelare con i quali si autorizza o nega un trattamento sanitario hanno natura decisoria, poiché incidono su diritti fondamentali della persona, e pertanto, possono essere impugnati con reclamo dinanzi alla Corte d'appello ex art. 720-bis c.p.c. Nel dettaglio la Corte ha enunciato il seguente principio di diritto “nei procedimenti in materia di amministrazione di sostegno è ammesso il reclamo alla Corte d'appello, ai sensi dell'art. 720-bis, comma 2, c.p.c., avverso il provvedimento con cui il Giudice tutelare si sia pronunciato sulla domanda di autorizzazione – proposta dall'amministratore di sostegno in sede di apertura della procedura o in un momento successivo – ad esprimere, in nome e per conto dell'amministrato, il consenso o il rifiuto alla sottoposizione a terapie mediche, avendo il provvedimento medesimo natura decisoria in quanto incidente su diritti soggettivi personalissimi”.

Nel recente passato sull'applicazione dell'art. 720-bis c.p.c. si sono registrati due orientamenti giurisprudenziali. Alcune decisioni della Corte di cassazione hanno infatti affermato che soltanto i provvedimenti aventi carattere decisorio, quali quelli di ammissione o di rifiuto della misura di protezione, sono impugnabili dinanzi alla corte di appello; quelli aventi carattere ordinatorio e gestorio, quali la mera sostituzione dell'amministratore, sono impugnabili davanti al tribunale in composizione collegiale (ad es. Cass. VI, n. 32071/2018 ovvero si è esclusa ogni impugnazione per gli atti del giudice tutelare di semplice ordine amministrativo o gestorio, poiché sempre revocabili e modificabili: così Cass. I, n. 5123/2018). Secondo un altro orientamento, per individuare il giudice competente a conoscere dell'impugnazione in questione non occorre indagare la natura decisoria o ordinatoria del provvedimento perché l'art. 720-bis c.p.c. è una norma speciale rispetto all'art. 739 c.p.c. ed essa ammette il reclamo alla corte d'appello senza effettuare alcuna distinzione e senza menzionare il tribunale (Cass. I, n. 32409/2019).

Il contrasto di cui innanzi è stato recentemente risolto dalle Sezioni Unite le quali hanno affermato che i decreti del giudice tutelare in materia di amministrazione di sostegno sono reclamabili ai sensi dell'art. 720-bis, comma 2, c.p.c. unicamente dinanzi alla Corte d'appello, quale che sia il loro contenuto (decisorio ovvero gestorio), mentre, ai fini della ricorribilità in cassazione dei provvedimenti assunti in tale sede, la lettera della legge impone in ogni caso la verifica del carattere della decisorietà, quale connotato intrinseco dei provvedimenti suscettibili di essere sottoposti al vaglio del giudice di legittimità (Cass. S.U., n. 21985/2021).

L'art. 720-bis c.p.c. è stato abrogato dal d.lgs. n. 149/2022 e per i procedimenti instaurati successivamente al 28 febbraio 2023 l'art. 473-bis.58 c.p.c. rinvia all'art. 739 c.p.c.

Quest'ultima disposizione oggi prevede che contro i decreti del giudice tutelare si può proporre reclamo al Tribunale che pronuncia in camera di consiglio in composizione monocratica quando il provvedimento ha contenuto patrimoniale o gestorio ed in composizione collegiale in tutti gli altri casi.

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