Istanza per accettare l'eredità devoluta al beneficiario senza beneficio d'inventario

Annachiara Massafra

Inquadramento

L'art. 374 c.c. individua alcuni atti che non possono essere posti in essere dall'amministratore di sostegno senza la previa autorizzazione del Giudice tutelare. Nel decreto di nomina dell'amministratore di sostegno sono, peraltro, individuati i poteri a questi attribuiti con riferimento agli atti di ordinaria e straordinaria amministrazione ed è di regola specificato che i primi possano essere posti in essere senza la necessità di un'autorizzazione del Giudice tutelare mentre i secondi debbano, come anticipato, essere autorizzati ex art. 374 c.c. (in precedenza anche ex art. 375 c.c.) Tra gli atti di straordinaria amministrazione vi è l'accettazione dell'eredità con beneficio di inventario.

Formula

TRIBUNALE DI .... UFFICIO DEL GIUDICE TUTELARE

ISTANZA [1] PER ACCETTARE L'EREDITÀ DEVOLUTA AL BENEFICIARIO SENZA BENEFICIO D'INVENTARIO

Il sottoscritto .... (nome e cognome) .... nato/a il .... a .... e residente in .... via ...., C.F. .... [2] in qualità di amministratore di sostegno di .... (nome, cognome, C.F.)

PREMESSO CHE

1) con decreto del .... l'istante è stato nominato amministratore di sostegno di ...., ha giurato in data ....;

2) in data .... è stato depositato l'inventario dei beni del beneficiario;

3) in data .... è deceduto/a .... (specificare il rapporto di parentela) senza lasciare testamento;

4) l'istante ha già avuto modo di verificare che nell'eredità non sono presenti passività e che la stessa, di modesta entità, è costituita da ....;

5) nei confronti del beneficiario non trova applicazione la disciplina prevista per gli incapaci in tema di accettazione dell'eredità con beneficio d'inventario [3];

6) nel caso di specie, come sopra evidenziato, l'istante ha verificato l'assenza di passività e la presenza delle sole seguenti attività ....;

7) l'accettazione con beneficio d'inventario, nel caso di specie si tradurrebbe, ove disposta, solo in una spesa ulteriore per il beneficiario;

PER TALI MOTIVI

CHIEDE

Al Giudice tutelare di essere autorizzato ad accettare l'eredità del sig. devoluta a ...., secondo le modalità previste dal decreto di nomina del ...., puramente e semplicemente.

Stante l'urgenza chiede di munirsi l'emanando decreto della clausola di immediata efficacia [4].

Luogo e data ....

Firma Avv. ....

Firma dell'amministratore di sostegno ....

Allegati

1) ....;

2) documentazione relativa al contenuto del compendio ereditario.

[1]Trattandosi di un atto endoprocessuale i requisiti di redazione dello stesso possono non seguire in dettaglio le indicazioni di cui all'art. 2 del d.m. n. 110 del 2023 che non opera quanto ai limiti dimensionali venendo in rilievo una controversia di valore indeterminabile.

[2]In tutti gli atti introduttivi di un giudizio, compresa l'azione civile in sede penale e in tutti gli atti di prima difesa devono essere indicati, le generalità complete della parte, la residenza o sede, il domicilio eletto presso il difensore ed il C.F., oltre che della parte, anche dei rappresentanti in giudizio (art. 23, comma 50, d.l. n. 98/2011, conv., con modif., in l. n. 111/2011). L'art. 125 c.p.c. dispone che gli atti di parte che introducono il giudizio o contengono la prima difesa, redatti dagli avvocati, devono indicare il codice fiscale e il numero di fax del difensore; l'omessa indicazione del fax nonché l'omessa indicazione del codice fiscale della parte comportano l'aumento della metà del contributo unificato (art. 13, comma 3-bis, d.P.R. n. 115/2002, modificato dalla l. n. 114/2014). A partire dal 18 agosto 2014 i medesimi atti non devono più necessariamente contenere l'indicazione dell'indirizzo PEC del difensore, essendo sufficiente l'indicazione del numero di fax; l'indirizzo PEC, infatti, è un dato che rimane acquisito nei rapporti con la cancelleria.

[3]Invero l'applicazione di tale disciplina è rimessa alla discrezionalità del Giudice tutelare il quale valutate le circostanze concrete potrà ritenere o meno opportuna la predetta forma di accettazione nell'interesse superiore del beneficiario.

[4]L'istanza è esente dal versamento del contributo unificato e può essere presentata personalmente.

Commento

L'art. 374 c.c. individua alcuni atti che non possono essere posti in essere dall'amministratore di sostegno senza la previa autorizzazione del Giudice tutelare. Nel decreto di nomina dell'amministratore di sostegno sono, peraltro, individuati i poteri a questi attribuiti con riferimento agli atti di ordinaria e straordinaria amministrazione ed è di regola specificato che i primi possono essere posti in essere senza la necessità di un'autorizzazione del Giudice tutelare mentre i secondi devono, come anticipato, essere autorizzati exartt. 374 c.c.

Al fine di stabilire se un atto debba essere autorizzato dall'autorità giudiziaria, deve previamente verificarsi se esso sia, o meno, di ordinaria amministrazione. Secondo la Corte di Cassazione, al di fuori dei casi specificatamente individuati ed inquadrati nella categoria degli atti di straordinaria amministrazione, un atto deve considerarsi di ordinaria amministrazione qualora presenti tre distinte caratteristiche: sia oggettivamente utile per la conservazione del patrimonio; sia di valore economico non particolarmente elevato in relazione al patrimonio del minore ed abbia un basso margine di rischio sempre in relazione al patrimonio del minore (Cass. III, n. 8461/2019; Cass. III, n. 7546/2003).

Deve peraltro ritenersi che qualora tra l'amministratore di sostegno ed il beneficiario sussista un conflitto d'interessi, anche potenziale, in merito al compimento dell'atto possa essere nominato un curatore speciale.

Con specifico riferimento all'accettazione dell'eredità si evidenzia che nei confronti della persona sottoposta ad amministrazione di sostegno non è richiamata la relativa normativa in tema di accettazione dell'eredità da parte dei soggetti incapaci. Sicché, l'eredità può essere accettata anche senza beneficio d'inventario, ai sensi degli artt. 475 e 476 c.c., previa autorizzazione del Giudice tutelare e verifica dell'utilità dell'atto e dell'assenza di rischi per la conservazione del patrimonio. Contro il decreto del giudice tutelare è ammesso reclamo.

Prima dell'intervento delle Sezioni Unite, nella recente giurisprudenza della Corte di Cassazione era possibile individuare due distinti orientamenti. L'uno era nel senso della reclamabilità del decreto pronunciato ai sensi dell'art. 374 c.c. dinanzi al Tribunale secondo le modalità previste dall'art. 739 c.p.c., ferma restando la non ricorribilità per Cassazione, avendo il detto provvedimento carattere gestorio (in merito Cass. I, n. 14158/2017, Cass. VI-I, n. 3493/2018) l'altro invece teso a ritenere reclamabili detti provvedimenti dinanzi alla Corte d'appello, in forza della specialità della disposizione di cui all'art. 720-bis c.p.c. rispetto all'art. 739 c.p.c. (Cass. I, n. 32409/2019).

In materia sono, come anticipato, quindi intervenute le Sezioni Unite affermando che i decreti del giudice tutelare in materia di amministrazione di sostegno sono reclamabili ai sensi dell'art. 720-bis, comma 2, c.p.c. unicamente dinanzi alla Corte d'appello, quale che sia il loro contenuto (decisorio ovvero gestorio), mentre, ai fini della ricorribilità in cassazione dei provvedimenti assunti in tale sede, la lettera della legge impone in ogni caso la verifica del carattere della decisorietà, quale connotato intrinseco dei provvedimenti suscettibili di essere sottoposti al vaglio del giudice di legittimità (Cass. S.U., n. 21985/2021).

Da ultimo deve evidenziarsi che l'art. 720-bis c.p.c. è stato abrogato dal d.lgs. n. 149/2022 ed oggi l'art. 473-bis.58 rinvia, per quanto concerne il reclamo avverso i provvedimenti del giudice tutelare, all'art. 739 c.p.c., come modificato dall'art. 3, comma 50, del d.lgs. n. 149/2022 (con effetto a decorrere dal 28 febbraio 2023 e con applicazione nei confronti dei procedimenti instaurati successivamente a tale data).

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