Ricorso per il collocamento del beneficiario in struttura in caso di contrasto tra beneficiario (affetto da patologia psichiatrica) e amministratore di sostegno (art. 410 c.c.)

Annachiara Massafra

Inquadramento

Con la l. n. 6/2004, è stato introdotto nel codice civile l'istituto dell'amministrazione di sostegno. Tale misura può essere applicata nei confronti della persona che per effetto di un'infermità ovvero di una patologia fisica o psichica, si trovi nell'impossibilità, anche parziale o temporanea, di provvedere ai propri interessi.

Formula

TRIBUNALE DI .... UFFICIO DEL GIUDICE TUTELARE

ISTANZA [1] AI SENSI DELL'ART. 410 C.C.

L'art. 3 del Regolamento, che disciplina i limiti dimensionali degli atti, invece, non trova applicazione nelle controversie di valore superiore a 500.000 euro e, dunque, sembra anche per le cause di valore indeterminabile, tra le quali quella in esame.

Il sottoscritto .... (nome e cognome) nato/a il .... a .... e residente in .... .... via .... in qualità di .... (amministratore di sostegno, figlio etc) ...., di .... .... nato il .... a ...., residente in ....

PREMESSO CHE

1) con decreto del .... è stato nominato amministratore di sostegno di ...., ha giurato in data ....;

2) il Sig. .... (nome, cognome) è affetto da una grave patologia psichiatrica .... [2] (specificare);

3) recentemente i medici che lo hanno in cura hanno verificato un grave peggioramento delle sue condizioni, la mancanza di assunzione regolare della terapia e l'improcrastinabile necessità di inserirlo in una struttura protetta (relazione del .... all. 1);

4) il beneficiario si oppone al collocamento [3] che, nell'attualità, costituisce l'unico strumento per tutelarlo ed evitare che lo stesso esponga sé stesso o i terzi a gravi pregiudizi;

PER TALI MOTIVI

CHIEDE

Al Giudice tutelare di intervenire stante la condotta del beneficiario e, previa convocazione del citato amministratore, del beneficiario e dell'istante, di adottare i provvedimenti opportuni in tutela degli interessi preminenti del beneficiario e della sua salute.

Luogo e data ....

Firma Avv. ....

Allegati ....

1) relazione del Dott. ....

[1]In base all'art. 2 del d.m. 7 agosto 2023, n. 110 “Regolamento per la definizione dei criteri di redazione, dei limiti e degli schemi informatici degli atti giudiziari con la strutturazione dei campi necessari per l'inserimento delle informazioni nei registri del processo, ai sensi dell'articolo 46 delle disposizioni per l'attuazione del codice di procedura civile”, al fine di assicurare la chiarezza e la sinteticità degli atti processuali in conformità a quanto prescritto dall'articolo 121 del codice di procedura civile, il ricorso deve avere la seguente articolazione: a) intestazione, contenente l'indicazione dell'ufficio giudiziario davanti al quale la domanda è proposta e della tipologia di atto; b) parti, comprensive di tutte le indicazioni richieste dalla legge; c) parole chiave, nel numero massimo di venti, che individuano l'oggetto del giudizio; d) nelle impugnazioni, estremi del provvedimento impugnato con l'indicazione dell'autorità giudiziaria che lo ha emesso, la data della pubblicazione e dell'eventuale notifica; e) esposizione distinta e specifica, in parti dell'atto separate e rubricate, dei fatti e dei motivi in diritto, nonché, quanto alle impugnazioni, individuazione dei capi della decisione impugnati ed esposizione dei motivi; f) nella parte in fatto, puntuale riferimento ai documenti offerti in comunicazione, indicati in ordine numerico progressivo e denominati in modo corrispondente al loro contenuto, preferibilmente consultabili con apposito collegamento ipertestuale; g) con riguardo ai motivi di diritto, esposizione delle eventuali questioni pregiudiziali e preliminari e di quelle di merito, con indicazione delle norme di legge e dei precedenti giurisprudenziali che si assumono rilevanti; h) conclusioni, con indicazione distinta di ciascuna questione pregiudiziale, preliminare e di merito e delle eventuali subordinate; i) indicazione specifica dei mezzi di prova e indice dei documenti prodotti, con la stessa numerazione e denominazione contenute nel corpo dell'atto, preferibilmente consultabili con collegamento ipertestuale; l) valore della controversia; m) richiesta di distrazione delle spese; n) indicazione del provvedimento di ammissione al patrocinio a spese dello Stato.

[2]Indicare il Pubblico Ministero, il beneficiario, parente entro il quarto grado, affine entro il secondo, convivente, persona unita civilmente, responsabile dei servizi sanitari e sociali direttamente impegnati nella cura ed assistenza della persona beneficiaria.

[3]In caso di contrasto tra il beneficiario e l'amministratore di sostegno, è il Giudice tutelare ad assumere i provvedimenti necessari. Il contrasto, per essere considerato tale, presuppone una volontà consapevole da parte del beneficiario e che pertanto egli sia in grado di comprendere il significato dell'atto che l'amministratore di sostegno intende porre in essere. Il Giudice tutelare, secondo quanto prevede l'art. 3, comma 5, l. n. 219/2017, è competente a decidere anche, in caso di assenza di direttive anticipate, il contrasto tra amministratore di sostegno e medico curante, ove il primo rifiuti le cure proposte ed il secondo ritenga che siano appropriate e necessarie. In tal caso qualora il ricorso venga presentato dall'amministratore di sostegno, quest'ultimo dovrà evidenziare le ragioni poste a fondamento del proprio rifiuto e la volontà del beneficiario in merito alle cure proposte.

Commento

Può verificarsi un contrasto tra l'amministratore di sostegno ed il beneficiario relativamente al compimento di un atto, sia che si tratti di atto di contenuto patrimoniale che inerente alla salute. Laddove ciò si verifichi l'amministratore dovrà comunicarlo al Giudice tutelare chiedendo contestualmente il suo intervento al fine di risolvere tale contrasto. In tal caso può essere instaurato un sub procedimento volto a verificare le condizioni psicofisiche del predetto e soprattutto volto a verificare la sua capacità di esprimere la propria volontà. In questo caso, lo stesso amministratore di sostegno nell'istanza formulata ex art. 410 c.c. può chiedere al Giudice tutelare di disporre gli accertamenti sanitari opportuni.

La medesima questione può porsi nel caso in cui sia necessario collocare il beneficiario, a fini terapeutici, in una struttura e lo stesso si rifiuti. Anche in questo caso dovranno previamente verificarsi le condizioni del beneficiario. In merito si pone peraltro il problema della possibilità di collocare il beneficiario in una struttura contro la sua volontà, atteso che tra le disposizioni applicabili all'amministrazione di sostegno, richiamate dall'art. 411 c.c. non vi è l'art. 371 c.c. né l'art. 358 c.c. Peraltro si evidenzia che in diverse decisioni della giurisprudenza di merito si è ritenuto possibile autorizzare l'amministratore di sostegno a collocare il beneficiario in una struttura protetta. In particolare, il Tribunale di Cosenza, con decreto del 24 ottobre 2004 ha autorizzato l'amministratore di sostegno a prestare il consenso, in nome e per conto del beneficiario affetto da gravi disturbi psichici, per il ricovero in una struttura riabilitativa (in questo stesso senso Trib. Bari 27 dicembre 2006, che ha disposto il “ricovero coatto” del beneficiario in struttura).

È opportuno rilevare in questa sede che l'art. 3, comma 4, della l. n. 219/2017 recante “norme in materia di consenso informato e di disposizioni anticipate di trattamento”, prevede che il consenso della persona sottoposta ad amministrazione di sostegno, la cui nomina preveda l'assistenza necessaria o la rappresentanza esclusiva in ambito sanitario, venga espresso o rifiutato anche dall'amministratore di sostegno ovvero solo da quest'ultimo, tenendo conto della volontà del beneficiario in relazione alla sua capacità di intendere e di volere.

Sicché, in caso di contrasto tra i due troverà applicazione l'art. 410 c.c. Qualora peraltro l'amministratore di sostegno, in assenza di direttive anticipate di trattamento, neghi il consenso ad un trattamento sanitario e quest'ultimo venga ritenuto necessario dal medico curante, la decisione su tale contrasto è rimessa, secondo quanto prevede il citato art. 3, comma 5, al Giudice tutelare. In tal caso il ricorso può essere presentato dall'amministratore di sostegno, dal beneficiario, da uno dei soggetti di cui all'art. 406 c.c. ovvero, diversamente da quanto previsto per l'introduzione del procedimento, dal medico o dal rappresentante legale della struttura sanitaria.

Contro il decreto del Giudice tutelare è ammesso reclamo ex art. 739 c.p.c.

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