Atto di citazione per richiesta di alimenti (artt. 433 e 436 c.c.)

Rosaria Giordano

inquadramento

Gli artt. 433 e ss. c.c. disciplinano gli alimenti e la relativa obbligazione, volta a prestare i mezzi di sostentamento necessari a consentire alla persona una vita dignitosa. L'obbligazione alla prestazione degli alimenti ha natura legale e trova fondamento nella solidarietà familiare, nell'esigenza di aiuto e soccorso, che esiste, o dovrebbe esistere, tra i membri della famiglia, in ipotesi in cui gli stessi vengano a trovarsi in stato di bisogno. Tale obbligazione può peraltro sorgere a carico anche di soggetto estraneo alla cerchia familiare, ovvero il donatario, al primo posto nell'ordine degli obbligati agli alimenti ed a favore del donante in stato di bisogno (cfr. Ravot, Alimenti, in ilfamiliarista.it, 11 maggio 2015).

Formula

TRIBUNALE ORDINARIO DI ....

ATTO DI CITAZIONE [1]

Per il Sig. [2]...., nato a .... il .... (C.F.: .... [3] ), residente in ...., via/piazza .... n. ...., elettivamente domiciliato in ...., via ...., n. ...., presso lo studio dell'Avv. ...., C.F. .... [4], che lo rappresenta e difende giusta procura alle liti in calce al presente atto. Per le comunicazioni riguardanti il presente giudizio l'avvocato .... indica il numero fax .... [5].

- attore -

CONTRO

la Sig.ra ...., C.F. ...., residente in ...., via/p.za .... n. ....,

- convenuta -

PREMESSO CHE

L'odierno attore è legato da vincoli di parentela esclusivamente con la sorella Sig.ra ...., non avendo mai contratto matrimonio ed essendo i genitori deceduti da tempo.

Purtroppo, ormai sin dalla data .... è disoccupato, poiché a causa della crisi economica la Società .... presso la quale ha lavorato per oltre vent'anni con mansioni di .... è fallita.

Nonostante le ricerche effettuate, l'istante non è riuscito a trovare un nuovo lavoro e non ha altre forme di reddito.

La convenuta, per converso, è benestante in quanto .....

Pertanto, ricorrono i presupposti richiesti dagli artt. 433 e ss. c.c. affinché venga disposto un assegno alimentare a carico della convenuta [6].

Tutto ciò premesso, il Sig. ...., come sopra rappresentato, difeso e domiciliato,

CITA

la Sig.ra ...., C.F. ...., residente in ...., via/p.zza .... n. ...., a comparire dinanzi al Tribunale di .... all'udienza che sarà tenuta il .... ore di rito, con invito a costituirsi nel termine di settanta giorni prima dell'udienza indicata, con avvertimento che la mancata costituzione o la costituzione oltre i termini comporterà le decadenze di cui agli artt. 38 e 167 c.p.c.[7], e che la difesa tecnica mediante avvocato è obbligatoria in tutti i giudizi davanti al tribunale, fatta eccezione per i casi previsti dall'articolo 86 o da leggi speciali, e che esso convenuto, sussistendone i presupposti di legge, può presentare istanza per l'ammissione al patrocinio a spese dello Stato, e che in caso di mancata costituzione si procederà in loro legittima e dichiaranda contumacia [8], per ivi sentir accogliere le seguenti

CONCLUSIONI [9]

Voglia l'Ecc.mo Tribunale adito, previa ogni più utile declaratoria, contrariis reiectis, per i motivi sopra esposti:

- Disporre a carico della convenuta il pagamento di un assegno alimentare nella misura di Euro .... ovvero in quella che sarà ritenuta congrua ex art. 438 c.c.;

- Con vittoria di spese.

***

IN VIA ISTRUTTORIA [10]

Si deposita copia dei seguenti documenti, con riserva di ulteriori produzioni ed articolazione di richieste istruttorie:

1. ....;

2. .....

***

Ai sensi del d.P.R. n. 115/2002 e successive modificazioni, si dichiara [11] che il valore del presente procedimento è pari ad Euro .... e, pertanto, all'atto di iscrizione a ruolo della causa, viene versato un contributo unificato [12] pari ad Euro .....

Luogo e data ....

Firma Avv. ....

PROCURA

Delego a rappresentarmi e difendermi nel presente giudizio l'Avv. ...., eleggendo domicilio nello studio dello stesso in ...., via .... e conferendo al medesimo ogni più ampia facoltà di legge.

Per autentica della sottoscrizione ....

Luogo e data ....

[1]In base all'art. 2 del d.m. 7 agosto 2023, n. 110 (Regolamento per la definizione dei criteri di redazione, dei limiti e degli schemi informatici degli atti giudiziari con la strutturazione dei campi necessari per l'inserimento delle informazioni nei registri del processo, ai sensi dell'articolo 46 delle disposizioni per l'attuazione del codice di procedura civile), al fine di assicurare la chiarezza e la sinteticità degli atti processuali in conformità a quanto prescritto dall'articolo 121 del codice di procedura civile, l'atto di citazione con la seguente articolazione: a) intestazione, contenente l'indicazione dell'ufficio giudiziario davanti al quale la domanda è proposta e della tipologia di atto; b) parti, comprensive di tutte le indicazioni richieste dalla legge; c) parole chiave, nel numero massimo di venti, che individuano l'oggetto del giudizio; d) nelle impugnazioni, estremi del provvedimento impugnato con l'indicazione dell'autorità giudiziaria che lo ha emesso, la data della pubblicazione e dell'eventuale notifica; e) esposizione distinta e specifica, in parti dell'atto separate e rubricate, dei fatti e dei motivi in diritto, nonché, quanto alle impugnazioni, individuazione dei capi della decisione impugnati ed esposizione dei motivi; f) nella parte in fatto, puntuale riferimento ai documenti offerti in comunicazione, indicati in ordine numerico progressivo e denominati in modo corrispondente al loro contenuto, preferibilmente consultabili con apposito collegamento ipertestuale; g) con riguardo ai motivi di diritto, esposizione delle eventuali questioni pregiudiziali e preliminari e di quelle di merito, con indicazione delle norme di legge e dei precedenti giurisprudenziali che si assumono rilevanti; h) conclusioni, con indicazione distinta di ciascuna questione pregiudiziale, preliminare e di merito e delle eventuali subordinate; i) indicazione specifica dei mezzi di prova e indice dei documenti prodotti, con la stessa numerazione e denominazione contenute nel corpo dell'atto, preferibilmente consultabili con collegamento ipertestuale; l) valore della controversia; m) richiesta di distrazione delle spese; n) indicazione del provvedimento di ammissione al patrocinio a spese dello Stato. L'art. 3 lett. a) precisa che l'atto di citazione deve avere un'estensione massima di 80.000 caratteri, salvi gli elementi esclusi dall'art. 4, e ferma restando (ex art. 5) la possibilità di superare detti limiti se la controversia presenta questioni di particolare complessità, anche in ragione della tipologia, del valore, del numero delle parti o della natura degli interessi coinvolti, ipotesi nella quale il difensore espone sinteticamente nell'atto le ragioni per le quali si è reso necessario il superamento dei limiti. Il richiamato Regolamento non trova applicazione nelle controversie di valore superiore a 500.000 euro e, dunque, sembra anche per le cause di valore indeterminabile, tra le quali sono frequenti quelle in materia familiare.

[2]L'art. 163, comma 3, n. 2 c.p.c. contempla tra i requisiti della vocatio in ius quello relativo all'indicazione delle parti, cioè dell'attore e del convenuto (o dei convenuti).

[3]In tutti gli atti introduttivi di un giudizio, compresa l'azione civile in sede penale e in tutti gli atti di prima difesa devono essere indicati le generalità complete della parte, la residenza o sede, il domicilio eletto presso il difensore ed il C.F., oltre che della parte, anche dei rappresentanti in giudizio (art. 23, comma 50, d.l. n. 98/2011, conv., con modif., in l. n. 111/2011).

[4]L'indicazione del C.F. dell'Avvocato è prevista dall'art. 125 c.p.c. come modificato dalla disposizione sopra citata.

[5]L'indicazione del numero di fax dell'avvocato è prevista dall'art. 125 c.p.c. Ai sensi del citato art. 13, comma 3-bis: «Ove il difensore non indichi il proprio numero di fax .......ovvero qualora la parte ometta di indicare il C.F. ....... il contributo unificato è aumentato della metà».

[6]Ai sensi dell'art. 166 c.p.c. il convenuto deve costituirsi a mezzo del procuratore, o personalmente nei casi consentiti dalla legge, almeno venti giorni prima dell'udienza di comparizione fissata nell'atto di citazione, o almeno dieci giorni prima nel caso di abbreviazione dei termini ai sensi dell'art. 163-bis c.p.c., o almeno venti giorni prima dell'udienza fissata a norma dell'art. 168-bis, comma 5, c.p.c., depositando in cancelleria il proprio fascicolo contenente la comparsa di cui all'art. 167 c.p.c. con la copia della citazione notificata, la procura e i documenti che offre in comunicazione.

[7]L'indicazione del giorno dell'udienza di comparizione-trattazione e l'invito a costituirsi contenuti nel n. 7 dell'art. 163, comma 3, c.p.c. costituiscono requisiti della vocatio in ius.

[8]Altro requisito dell'edictio actionis è racchiuso nell'art. 163, comma 3, n. 3 il quale prevede che debba essere identificata la “cosa oggetto della domanda”, espressione da intendersi sia sotto il profilo formale, come provvedimento giurisdizionale richiesto al giudice (petitum immediato), sia sotto l'aspetto sostanziale come bene della vita di cui si chiede il riconoscimento (petitum mediato).

[9]L'art. 443 c.c. precisa tuttavia che l'adempimento della prestazione può avvenire, a scelta di chi deve somministrare gli alimenti, mediante corresponsione di un assegno periodico anticipato o accogliendo e mantenendo nella propria casa colui che vi ha diritto.

[10]Le deduzioni istruttorie pur previste nell'art. 163, comma 3, n. 5, c.p.c. non costituiscono un elemento della citazione previsto a pena di nullità. Del resto, la parte può articolare mezzi istruttori in via diretta nella seconda memoria ex art. 171-ter c.p.c. e in via contraria nella terza.

[11]La dichiarazione di valore è prevista dall'art. 14, comma 2, d.P.R. n. 115/2002 secondo cui “Il valore dei processi, determinato ai sensi del codice di procedura civile, senza tener conto degli interessi, deve risultare da apposita dichiarazione resa dalla parte nelle conclusioni dell'atto introduttivo, anche nell'ipotesi di prenotazione a debito”. Orbene, l'art. 13, comma 6, del medesimo decreto prevede la conseguenza dell'omissione della predetta dichiarazione di valore affermando che “Se manca la dichiarazione di cui all'articolo 14, il processo si presume del valore indicato al comma 1, lettera g) ... ”; pertanto, si presume che il valore del procedimento sia quello dello scaglione più elevato (i.e. superiore a 520.000,00 Euro) con obbligo di versamento di un contributo unificato più elevato.

[12]Il contributo unificato è dovuto nella misura prevista dall'art. 13, comma 1, d.P.R. n. 115/2002 e ss.mm.ii.

Commento

Gli artt. 433 e ss. c.c. disciplinano gli alimenti e la relativa obbligazione, volta a prestare i mezzi di sostentamento necessari a consentire alla persona una vita dignitosa. L'obbligazione alla prestazione degli alimenti ha natura legale e trova fondamento nella solidarietà familiare, nell'esigenza di aiuto e soccorso, che esiste (o dovrebbe esistere), tra i membri della famiglia, in ipotesi in cui gli stessi vengano a trovarsi in stato di bisogno. Tale obbligazione può tuttavia sorgere a carico anche di soggetto estraneo alla cerchia familiare, ovvero il donatario, al primo posto nell'ordine degli obbligati agli alimenti ed a favore del donante in stato di bisogno (cfr. Ravot, Alimenti, in ilfamiliarista.it, 11 maggio 2015).

L'art. 1, comma 65, l. n. 76/2016 ha introdotto l'obbligo degli alimenti anche a favore dell'ex convivente more uxorio che versi in stato di bisogno (per una prima applicazione cfr. Trib. Milano IX, 12 luglio 2019; in arg. Figone, Cessazione della convivenza di fatto e obbligo alimentare, in ilfamiliarista.it, 4 marzo 2020).

In sede applicativa si è ritenuto che, tuttavia, una pretesa alimentare del convivente nei confronti dell'altro a norma dell'art. 1, comma 65, l. n. 76/2016 è ammissibile solo per le convivenze che siano cessate successivamente al 5 giugno 2016, data di entrata in vigore della l. n. 76, sicché è inammissibile una domanda di alimenti proposta con riguardo ad una convivenza cessata anteriormente (Trib. Milano IX, 23 gennaio 2017, in Guida al dir., 2017, n. 19, 56, con nota di Finocchiaro).

Ai sensi dell'art. 438 c.c. gli alimenti possono essere richiesti solo da chi versa in stato di bisogno e non è in grado di provvedere al proprio mantenimento. La nozione non è di agevole individuazione: il soggetto in stato di bisogno è colui che non ha alcun mezzo o, comunque, non ha redditi sufficienti a soddisfare le esigenze di vita, né può procurarseli lavorando, o non vi sono beni di cui sia titolare, o di cui comunque abbia disponibilità, da alienare per utilizzarne il ricavato.

L'entità degli alimenti è limitata a quanto indispensabile per la vita dell'alimentando, in considerazione della sua posizione sociale.

Inoltre, gli alimenti vengono disposti in modo proporzionale al bisogno di chi domanda, ma anche alle condizioni economiche di chi li deve somministrare.

Si ritiene che, pertanto, l'obbligato è in grado di prestare gli alimenti se è titolare di un reddito che soddisfi i bisogni necessari dell'alimentando, dopo aver soddisfatto le proprie necessità, i desideri e le aspirazioni e quelle delle persone a suo carico, in modo da assicurare una vita agiata a sé e alla famiglia. Se le sostanze dell'obbligato non sono sufficienti, egli contribuirà solo in parte al superamento del bisogno dell'alimentando e saranno chiamati in concorso altri obbligati di grado successivo. In mancanza di altri obbligati, tuttavia, si dovrebbero contemperare le esigenze dell'avente diritto con la situazione di colui che deve somministrare gli alimenti, in attuazione di quel dovere di solidarietà familiare che è fondamento dell'obbligazione alimentare (Figone, Gli alimenti, in Zatti (diretto da), Trattato di diritto di famiglia, Milano, 2011, I, 1, 238).

Gli alimenti sono dovuti, ai sensi dell'art. 445 c.c., dal giorno della domanda giudiziale o da quello della costituzione in mora dell'obbligato, ove sia seguita l'introduzione del giudizio entro sei mesi.

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