Comparsa di costituzione e risposta del terzo acquirente nel giudizio per la ricostituzione del patrimonio in comunione o per il pagamento dell'equivalente (art. 184, comma 3, c.c.)InquadramentoInquadramento. Il coniuge che compie senza il consenso dell'altro un atto di straordinaria amministrazione su beni mobili per il quale tale consenso è richiesto è obbligato a ricostituire la comunione nello stato precedente o, quando ciò non sia possibile, al pagamento dell'equivalente. La formula che si propone è riferita all'ipotetico caso in cui il coniuge pretermesso citi in giudizio il terzo acquirente sull'assunto che il suo acquisto sia invalido nonché l'obbligato per averne, in alternativa alla domanda principale, la condanna alla ricostituzione della comunione. FormulaTRIBUNALE CIVILE DI ... COMPARSA DI COSTITUZIONE E RISPOSTA [1] nella causa pendente dinanzi all'intestato Tribunale, sez. ..., iscritta al n. ... R.G.A.C. anno ..., G.I. Dott. ..., PER la società ..., in pers. del l.r. ... P.I. ..., con sede legale in ..., via ..., n. ... [2], rappresentata e difesa dall'Avv. ..., del foro di ..., C.F. ..., giusta procura alle liti in calce/a margine del presente atto, ed elettivamente domiciliata presso il suo studio in ..., via ..., n. ..., con dichiarazione di voler ricevere, ai sensi dell'art. 125, comma 1, c.p.c., nonché dell'art. 136, comma 3, c.p.c., ogni comunicazione al numero di fax ..., oppure tramite l'indirizzo di posta elettronica certificata ... @ ..., - convenuta - CONTRO Sig.ra ... C.F. ... nata a ..., il ..., residente in ..., via ..., n. ..., rappresentata e difesa dall'avv. ...; - attrice - e nei confronti di Sig. ... C.F. ... nato a ..., il ..., residente in ..., via ..., n. ..., rappresentato e difeso dall'avv. ...; - convenuto - FATTO Con atto di citazione notificato in data ... la Sig. ... conveniva innanzi l'intestata autorità giudiziaria il Sig. ... e la comparente società al fine di vedere accolte le seguenti conclusioni: “a) dichiarare inefficace l'alienazione dell'attività commerciale ... da parte del Sig. ... in favore della soc. ...; b) in via gradata, ove il Tribunale dovesse ritenere valido il suddetto atto di alienazione, condannare il Sig. ... coniuge dell'attrice a ricostituire la comunione legale nello stato in cui era prima della vendita, riacquistando l'azienda; c) in via ulteriormente gradata, condannare il Sig. ... a riversare in comunione legale dell'equivalente del valore dell'azienda al momento della vendita, ivi compreso l'avviamento commerciale, oltre interessi legali e rivalutazione monetaria in misura di legge; d) condannare entrambi i convenuti al pagamento in solido delle spese di giudizio”. A sostegno l'attrice deduce: - di aver contratto matrimonio concordatario con il Sig. ... in data ... instaurandosi ope legis tra di loro il regime di comunione legale dei beni (All. 1); - che dopo il matrimonio i coniugi hanno avviato un'attività commerciale operante nel settore del ... e l'hanno sempre gestita congiuntamente (All. 2); - che negli ultimi anni il rapporto coniugale si è incrinato a causa di una serie di contrasti familiari attinenti anche ad aspetti patrimoniali, per cui i coniugi hanno deciso di separarsi e lei si è trasferita dai suoi genitori; - che prima della presentazione del ricorso per separazione in Tribunale, era venuta a sapere che il marito aveva ceduto senza il suo consenso l'azienda commerciale alla odierna comparente, che gestisce un'attività commerciale in un locale adiacente a quello ove è sempre stata svolta l'attività commerciale dei coniugi. *** Con la presente comparsa si costituisce in giudizio la soc. ... impugnando e contestando integralmente la domanda avversaria chiedendone il rigetto per le ragioni che saranno di seguito esposte FATTO E DIRITTO Una mattina del mese di ..., il Sig. ... coniuge dell'attrice, altro convenuto in questo giudizio, si è recato presso la sede operativa della comparente rappresentando ai titolari che si stava separando dalla moglie ed aveva intenzione di cedere l'attività gestita con lei. Nell'occasione dichiarò espressamente di aver ricevuto procura orale dalla moglie ... di trovare un acquirente e di cedere l'azienda. Ritenendo i titolari della soc. ... molto appetibile tale proposta, in quanto avrebbero potuto espandere l'attività commerciale, dal momento che l'azienda da acquistare operava in un locale adiacente al suo punto vendita, decisero di rilevare l'azienda dei coniugi. L'acquisto fu perfezionato in data ... ed i titolari versarono il prezzo pattuito interamente nelle mani del Sig. ... il quale anche in tale occasione ha ribadito di agire anche nell'interesse della moglie. L'acquisto ha ad oggetto un bene mobile, per cui ricade nel campo di applicazione dell'art. 184, comma 3, c.c. che non contempla la sanzione dell'annullamento dell'atto, che è invece prevista dall'art. 184, comma 1, c.c. con riguardo alle alienazioni di beni immobili e beni mobili registrati. In una fattispecie avente ad oggetto un preliminare di vendita di quote di s.r.l., la S.C. di Cassazione ha precisato che gli atti di disposizione di beni mobili non richiedono il consenso del coniuge non stipulante, essendo posto a carico del disponente unicamente l'obbligo di ricostituire, a richiesta dell'altro, la comunione nello stato anteriore al compimento dell'atto o, qualora ciò non sia possibile, di pagare l'equivalente del bene secondo i valori correnti all'epoca della ricostituzione, mentre non è stabilita alcuna sanzione di annullabilità o di inefficacia, per cui l'atto compiuto in assenza del consenso del coniuge resta pienamente valido ed efficace (Cass. n. 9888/2016). Lo stesso principio fu in precedenza enunciato dalla Suprema Corte in sentenza Cass. n. 4890/2006 in tema di alienazione di azienda commerciale in comunione legale ad opera di un solo coniuge e nella sentenza Cass. n. 4033/2003, ove si precisa che l'alienazione, effettuata senza il consenso di uno dei coniugi, dell'azienda ricadente nella comunione legale è valida ed efficace, dal momento che il rimedio dell'invalidità (annullabilità) è previsto soltanto con riferimento agli atti riguardanti beni immobili o beni mobili registrati. Ne consegue che l'acquisto dell'attività commerciale dei coniugi ... ad opera dell'odierna comparente è perfettamente valido ed efficace. Tra l'altro, si perviene ad analoga conclusione anche applicando le norme in materia di possesso. L'acquisto di un bene mobile da colui che non è proprietario è fatto salvo se sussiste un titolo idoneo, se è avvenuta la traditio e se il terzo acquirente è in buona fede (art. 1153 c.c.). Nel caso di specie, i titolari della società comparente hanno acquistato in buona fede in quanto il Sig. ... ha dichiarato loro di agire anche in nome e nell'interesse della moglie in virtù di procura orale; dato il rapporto di coniugio tra i contitolari e le circostanze particolari del caso concreto, non vi erano motivi per dubitare di tale dichiarazione; l'apparenza della situazione ha suscitato nei titolari della odierna comparente il legittimo affidamento circa la piena validità dell'acquisto dell'attività commerciale. È apparso plausibile, infatti, che all'esito della crisi coniugale i due coniugi non volessero continuare a cogestire l'azienda; e che a causa della separazione la Sig.ra non frequentasse più il marito ed avesse delegato interamente a lui il compito di trovare un'acquirente dell'azienda a cui cederla. *** Tutto ciò considerato e premesso, la società convenuta si appresta a rassegnare le seguenti conclusioni: VOGLIA IL TRIBUNALE Disattesa ogni contraria istanza, eccezione e difesa, 1) rigettare la domanda dell'attrice dichiarando la piena validità ed efficacia dell'atto di acquisto dell'attività commerciale ... (descrivere); 2) Con vittoria di spese di lite. *** Con riserva di precisare le richieste istruttorie nelle memorie ex art. 171 ter c.p.c. si chiede sin d'ora espletarsi l'interrogatorio formale del Sig. ... sui seguenti capitoli di prova “vero è che ... ”; prova testimoniale sui seguenti capitoli di prova “vero è che ... ” indicando sin d'ora quali testimoni i Sig. .... Si producono i seguenti documenti: .... Luogo e data ... Firma Avv. ... PROCURA Delego a rappresentarmi e difendermi nel presente giudizio l'Avv. ..., eleggendo domicilio nello studio dello stesso in ..., via ... e conferendo al medesimo ogni più ampia facoltà di legge. Per autentica della sottoscrizione Firma Avv. ... 1. Si rammenta che con DM del 7 agosto 2023, n. 110 recante “Regolamento per la definizione dei criteri di redazione, dei limiti e degli schemi informatici degli atti giudiziari con la strutturazione dei campi necessari per l'inserimento delle informazioni nei registri del processo, ai sensi dell'articolo 46 delle disposizioni per l'attuazione del codice di procedura civile” pubblicato in GU Serie Generale n.187 del 11-08-2023 ed entrato in vigore in data 26/08/2023 sono stati indicati dal Ministero della Giustizia i criteri di redazione degli atti processuali delle parti private e dei Giudici. Si precisa nell'art 3 che l'esposizione deve essere contenuta nel limite massimo di: a) 80.000 caratteri, corrispondenti approssimativamente a 40 pagine nel formato di cui all'articolo 6, quanto all'atto di citazione e al ricorso, alla comparsa di risposta e alla memoria difensiva, agli atti di intervento e chiamata di terzi, alle comparse e note conclusionali, nonché agli atti introduttivi dei giudizi di impugnazione; b) 50.000 caratteri, corrispondenti approssimativamente a 26 pagine nel formato di cui all'articolo 6, quanto alle memorie, alle repliche e in genere a tutti gli altri atti del giudizio; c) 10.000 caratteri, corrispondenti approssimativamente a 5 pagine nel formato di cui all'articolo 6, quanto alle note scritte in sostituzione dell'udienza di cui all'articolo 127-ter del codice di procedura civile, quando non è necessario svolgere attività difensive possibili soltanto all'udienza. Nel successivo art. 5 si precisa che i suddetti limiti dimensionali possono essere superati se la controversia presenta questioni di particolare complessità, anche in ragione della tipologia, del valore, del numero delle parti o della natura degli interessi coinvolti, ovvero nel caso di proposizione di una domanda riconvenzionale, di una chiamata di terzo, di un atto di integrazione del contraddittorio, di un atto di riassunzione o di un'impugnazione incidentale. Altro importante criterio di redazione degli atti è contenuto nell'art.6 rubricato “tecniche redazionali” ove si invita l'utilizzo di caratteri di dimensioni di 12 punti; con interlinea di 1,5 e con margini orizzontali e verticali di 2,5 centimetri, con esclusione dell'inserimento di note. 2. In tutti gli atti introduttivi di un giudizio, compresa l'azione civile in sede penale e in tutti gli atti di prima difesa devono essere indicati, le generalità complete della parte, la residenza o sede, il domicilio eletto presso il difensore ed il C.F., oltre che della parte, anche dei rappresentanti in giudizio (art. 23, comma 50, d.l. n. 98/2011, conv., con modif., in l. n. 111/2011). CommentoIl comma 3 dell'art. 184 c.c., regola gli effetti del compimento di atti concernenti beni mobili in comunione legale ad opera di un solo coniuge. Non sono previsti per tale ipotesi l'annullamento dell'atto, né l'esperimento di altra azione caducatoria, ma solo l'obbligo in capo al coniuge disponente di ricostituire la comunione o, ove ciò non sia possibile (ad es. vendita di un quadro d'autore), di restituzione alla comunione dell'equivalente monetario. La disposizione trova applicazione per qualsiasi alienazione mobiliare, sia onerosa che gratuita, a prescindere dallo stato di buona o mala fede del terzo acquirente (In una fattispecie avente ad oggetto un preliminare di vendita di quote di s.r.l., la S.C. di Cassazione ha precisato che gli atti di disposizione di beni mobili non richiedono il consenso del coniuge non stipulante, essendo posto a carico del disponente unicamente un obbligo di ricostituire, a richiesta dell'altro, la comunione nello stato anteriore al compimento dell'atto o, qualora ciò non sia possibile, di pagare l'equivalente del bene secondo i valori correnti all'epoca della ricostituzione, mentre non è stabilita alcuna sanzione di annullabilità o di inefficacia, per cui l'atto compiuto in assenza del consenso del coniuge resta pienamente valido ed efficace (Cass. n. 9888/2016). Lo stesso principio fu in precedenza enunciato dalla Suprema Corte in sentenza 4890/2006 in tema di alienazione di azienda commerciale in comunione legale ad opera di un solo coniuge e nella sentenza Cass. n. 4033/2003, ove si precisa che l'alienazione, effettuata senza il consenso di uno dei coniugi, dell'azienda ricadente nella comunione legale è valida ed efficace, dal momento che il rimedio dell'invalidità (annullabilità) è previsto soltanto con riferimento agli atti riguardanti beni immobili o beni mobili registrati). Se il legislatore avesse voluto subordinare la validità dell'alienazione mobiliare ad altri presupposti (ad es. la buona fede del terzo) lo avrebbe fatto nella misura in cui lo avesse ritenuto necessario in altri settori (ad es. art. 1153 c.c.). Diversamente, il legislatore si è preoccupato di regolare esclusivamente i rapporti interni tra i coniugi, ponendo a carico del coniuge disponente l'obbligo di ricostituire il patrimonio comune o di pagarne il controvalore, concentrando in tale rimedio la tutela del coniuge dissenziente; e propendendo di conseguenza per la piena efficacia e validità del negozio, ai fini della tutela del legittimo affidamento del terzo acquirente. La ricostituzione della comunione costituisce una reintegrazione in forma specifica (art. 2058 c.c.); il coniuge alienante può ottemperarvi sciogliendo il contratto di alienazione stipulato con il terzo, cosicché il bene rientri in comunione, oppure acquistando un bene con le stesse caratteristiche e qualità di quello alienato o versando l'equivalente monetario. Occorre rilevare che non necessariamente il corrispettivo conseguito dall'alienazione deve corrispondere al valore effettivo del bene, come avviene se quest'ultimo è stato ceduto ad un prezzo inferiore al valore di mercato. Ne consegue che il coniuge alienante può essere obbligato, ai sensi dell'art. 184, comma 3, c.c., a riversare in comunione legale la differenza tra il valore del bene ed il prezzo ricevuto, con denaro attinto dal proprio patrimonio personale. Il coniuge convenuto potrà resistere alla domanda avversaria eccependo, ad es., l'acquiescenza del coniuge attore al compimento dell'atto. Ove dovesse riuscire a fornire tale prova, potrà risultare vittorioso rispetto alla domanda attorea di ricostituzione dello status quo ante della comunione legale, ma non potrà in ogni caso sottrarsi all'obbligo di pagamento alla comunione del prezzo conseguito dal terzo acquirente, poiché l'acquiescenza dell'altro coniuge all'atto di alienazione inizialmente osteggiato non vale a tramutare la natura del bene (e di conseguenza il corrispettivo percepito per la sua alienazione) da comune in personale, occorrendo allo scopo un atto ad hoc in cui sia manifestata tale volontà. Per effetto dell'acquiescenza, tuttavia, il coniuge alienante dovrà versare alla comunione il corrispettivo conseguito dal terzo acquirente, ma non anche la differenza rispetto al valore di mercato del bene, nel caso in cui sia stato alienato ad un prezzo inferiore. Il pagamento dell'equivalente monetario costituisce un'obbligazione di valore, per cui la sorte capitale dovrà essere assoggettata a rivalutazione monetaria secondo gli indici ISTAT, oltre ad essere incrementata di interessi legali maturati dal giorno dell'alienazione fino all'effettivo pagamento. Quanto riferito in questo commento si estende alle parti di un'unione civile ex art. 1, comma 13, l. n. 76/2016, se non hanno optato per un diverso regime patrimoniale. |