Atto di citazione per il rimborso di somme alla comunione legale (art. 192, comma 1, c.c.)

Gustavo Danise

Inquadramento

L'art. 192 c.c. disciplina gli effetti giuridici dello scioglimento della comunione legale. Prevede due ipotesi di rimborso ed una di restituzione preordinate a ricostituire l'esatta consistenza del patrimonio in comunione legale, ai fini della successiva divisione. La seguente formula riguarda la prima ipotesi di rimborso descritta nel comma 1 ed afferente alle somme prelevate da un coniuge/partner dal patrimonio comune per l'adempimento di obbligazioni personali.

Formula

TRIBUNALE CIVILE DI .... [1]

ATTO DI CITAZIONE [2]

Per la Sig.ra ...., C.F. ...., nata a ...., il ...., residente in ...., via ...., n. .... [3], rappresentata e difesa dall'Avv. ...., del foro di ...., C.F. ...., giusta procura alle liti in calce al presente atto, ed elettivamente domiciliata presso il suo studio in ...., via ...., n. ...., con dichiarazione di voler ricevere, ai sensi dell'art. 125, comma 1, c.p.c., nonché dell'art. 136, comma 3, c.p.c., ogni comunicazione al numero di fax ...., oppure tramite l'indirizzo di posta elettronica certificata .... @ ....,

- attrice -

CONTRO

Sig. .... C.F. .... nato a ...., il ...., residente in ...., via ...., n. ....,

- convenuto -

FATTO

– L'attrice contraeva matrimonio concordatario con il Sig. .... in data .... instaurandosi ope legis tra di loro il regime di comunione legale dei beni (all. 1);

– In costanza di matrimonio coniugi acquistavano tre beni immobili, di cui uno adibito a casa coniugale e gli altri due per scopi redditizi (all. 2-3-4);

– Difatti con contratti rispettivamente stipulati in data .... e .... entrambi gli immobili venivano concessi in locazione ad uso abitativo a terzi prevedendosi nei due contratti i canoni di locazione mensili di Euro .... ed Euro .... (all. 4 e 5);

– Come concordato dai coniugi, sin dall'inizio dell'esecuzione dei suddetti contratti i canoni di locazione sono stati incassati soltanto dal Sig. .... e versati su un conto corrente personale acceso presso la Banca .... ed intestato solo a lui;

– Dopo tanti anni di serena convivenza, il rapporto coniugale si è incrinato, tant'è che l'odierna attrice ha lasciato la casa coniugale trasferendosi dai genitori ed ha presentato ricorso per separazione giudiziale dal marito;

– In data .... i coniugi sono comparsi innanzi al Presidente del Tribunale di .... il quale, dopo aver esperito infruttuosamente il tentativo di conciliazione, ha emesso l'ordinanza con cui ha autorizzato i coniugi a vivere separati ed ha pronunciato le statuizioni accessorie alla separazione;

– Da tale momento si è sciolta la comunione legale tra i coniugi [4].

***

Ricostruiti così i fatti, con il presente atto la Sig.ra .... agisce per la ricostituzione del patrimonio in comunione ai fini della successiva divisione, reclamando in tale sede la condanna del Sig. .... al rimborso della metà dei canoni di locazione trattenuti dal convenuto in tutti questi anni.

DIRITTO

L'art. 192, comma 1, c.c. recita: “Ciascuno dei coniugi è tenuto a rimborsare alla comunione le somme prelevate dal patrimonio comune per fini diversi dall'adempimento delle obbligazioni previste dall'art. 186”. La norma si applica estensivamente anche all'ipotesi in cui uno dei coniugi abbia incassato somme della comunione legale ritenendole per sé e non riversandole nel patrimonio comune. Nel caso di specie, non vi è dubbio che i canoni di locazione percepiti esclusivamente dal convenuto ricadono in comunione, perché costituiscono proventi di due immobili acquistati dai coniugi dopo il matrimonio, divenuti oggetto di comunione legale e quindi l'attrice ha diritto a percepirne la metà. Considerato che il contratto di locazione del primo immobile è stato stipulato il .... ne consegue che da tale data all'attualità il convenuto ha percepito complessivi n. .... canoni di locazione per l'importo di Euro ....; mentre il contratto di locazione del secondo immobile è stato stipulato il .... per cui da tale data all'attualità il convenuto ha percepito complessivi n. .... canoni di locazione per l'importo di Euro ..... Addizionando gli importi si perviene alla somma complessiva di Euro .... di cui la metà pari ad Euro .... deve essere dal convenuto rimborsata alla Sig.ra .....

Tanto ciò premesso la Sig.ra, come sopra rappresentata, difesa e domiciliata,

CITA

Il Sig. .... C.F. ...., nato a .... il .... e residente in .... alla via ...., a comparire il giorno .... ore di rito .... innanzi all'intestato Tribunale di ...., giudice designando, per l'accoglimento delle seguenti conclusioni:

Piaccia a Codesto Ill.mo Tribunale, contrariis reiectis:

a) condannare il Sig. .... a rimborsare all'attrice la metà dei canoni di locazione dei due immobili percepiti dal convenuto per l'importo di Euro ...., oltre interessi legali in misura di legge fino al soddisfo;

b) condannare il convenuto al pagamento delle spese di giudizio, oltre IVA, CPA e rimborso forfettario delle spese generali

***

E a tale effetto, la Sig. ....

INVITA

il Sig. .... a costituirsi in giudizio nelle forme dell'art. 166 c.p.c. nel termine di settanta giorni prima dell'udienza di comparizione sopraindicata, ed a comparire a tale udienza dinanzi al giudice che verrà designato a norma dell'art. 168-bis c.p.c. Avverte il convenuto che la costituzione oltre il termine indicato implica le decadenze di cui all'art. 38 c.p.c. e 167 c.p.c. e che la difesa tecnica mediante avvocato è obbligatoria in tutti i giudizi davanti al tribunale, fatta eccezione per i casi previsti dall'articolo 86 o da leggi speciali, e che esso convenuto, sussistendone i presupposti di legge, può presentare istanza per l'ammissione al patrocinio a spese dello Stato ed inoltre che, in difetto di costituzione, si procederà in sua legittima declaranda contumacia.

Con riserva di meglio precisare le richieste istruttorie nelle memorie di cui all'art. 171-ter c.p.c., chiede sin d'ora ammettersi interrogatorio formale del convenuto Sig. .... sui seguenti capitoli di prova “vero è che .... ”.

Produce in copia fotostatica, con riserva di produrre gli originali a semplice richiesta, i seguenti documenti:

1) estratto dell'atto di matrimonio;

2) copia dell'atto di acquisto dell'immobile adibito a domicilio coniugale;

3) copia dell'atto di acquisto dell'immobile sito in ....;

4) copia dell'atto di acquisto dell'immobile sito in ....;

5) copia del contratto di locazione dell'immobile sito in .... stipulato con il Sig. ....;

6) copia del contratto di locazione dell'immobile sito in .... stipulato con il Sig. .....

Dichiarazione di valore della controversia:

Si dichiara che il valore della presente controversia è ricompreso nello scaglione di valore da Euro .... a Euro .... e che all'atto dell'iscrizione a ruolo della causa viene versato il contributo unificato nella misura di Euro .....

Luogo e data ....

Firma ....

PROCURA

Delego a rappresentarmi e difendermi nel presente giudizio l'Avv. .... eleggendo domicilio nello studio dello stesso in ...., via .... e conferendo al medesimo ogni più ampia facoltà di legge.

Per autentica della sottoscrizione ....

Firma Avv. ....

[1]La causa rientra nell'ambito dei giudizi ordinari. È competente territorialmente il Tribunale ordinario del luogo della residenza dei coniugi, se ancora conviventi. Diversamente si applicano i criteri ordinari.

[2]In base all'art. 2 del d.m. 7 agosto 2023, n. 110 “Regolamento per la definizione dei criteri di redazione, dei limiti e degli schemi informatici degli atti giudiziari con la strutturazione dei campi necessari per l'inserimento delle informazioni nei registri del processo, ai sensi dell'articolo 46 delle disposizioni per l'attuazione del codice di procedura civile”, al fine di assicurare la chiarezza e la sinteticità degli atti processuali in conformità a quanto prescritto dall'art. 121 c.p.c., l'atto di citazione con la seguente articolazione: a) intestazione, contenente l'indicazione dell'ufficio giudiziario davanti al quale la domanda è proposta e della tipologia di atto; b) parti, comprensive di tutte le indicazioni richieste dalla legge; c) parole chiave, nel numero massimo di venti, che individuano l'oggetto del giudizio; d) nelle impugnazioni, estremi del provvedimento impugnato con l'indicazione dell'autorità giudiziaria che lo ha emesso, la data della pubblicazione e dell'eventuale notifica; e) esposizione distinta e specifica, in parti dell'atto separate e rubricate, dei fatti e dei motivi in diritto, nonché, quanto alle impugnazioni, individuazione dei capi della decisione impugnati ed esposizione dei motivi; f) nella parte in fatto, puntuale riferimento ai documenti offerti in comunicazione, indicati in ordine numerico progressivo e denominati in modo corrispondente al loro contenuto, preferibilmente consultabili con apposito collegamento ipertestuale; g) con riguardo ai motivi di diritto, esposizione delle eventuali questioni pregiudiziali e preliminari e di quelle di merito, con indicazione delle norme di legge e dei precedenti giurisprudenziali che si assumono rilevanti; h) conclusioni, con indicazione distinta di ciascuna questione pregiudiziale, preliminare e di merito e delle eventuali subordinate; i) indicazione specifica dei mezzi di prova e indice dei documenti prodotti, con la stessa numerazione e denominazione contenute nel corpo dell'atto, preferibilmente consultabili con collegamento ipertestuale; l) valore della controversia; m) richiesta di distrazione delle spese; n) indicazione del provvedimento di ammissione al patrocinio a spese dello Stato. L'art. 3 lett. a) precisa che l'atto di citazione deve avere un'estensione massima di 80.000 caratteri, salvi gli elementi esclusi dall'art. 4, e ferma restando (ex art. 5) la possibilità di superare detti limiti se la controversia presenta questioni di particolare complessità, anche in ragione della tipologia, del valore, del numero delle parti o della natura degli interessi coinvolti, ipotesi nella quale il difensore espone sinteticamente nell'atto le ragioni per le quali si è reso necessario il superamento dei limiti. Con riguardo ai soli limiti dimensionali, il richiamato Regolamento non trova applicazione nelle controversie di valore superiore a 500.000 euro e, dunque, sembra anche per le cause di valore indeterminabile, tra le quali sono frequenti quelle in materia familiare.

[3]In tutti gli atti introduttivi di un giudizio, compresa l'azione civile in sede penale e in tutti gli atti di prima difesa devono essere indicati, le generalità complete della parte, la residenza o sede, il domicilio eletto presso il difensore ed il C.F., oltre che della parte, anche dei rappresentanti in giudizio (art. 23, comma 50, d.l. n. 98/2011, conv., con modif., in l. n. 111/2011).

[4]Ai sensi dell'art. 191, comma 2, c.c. novellato dall'art. 2, l. n. 55/2015 “Nel caso di separazione personale, la comunione tra coniugi si scioglie nel momento in cui il presidente del tribunale autorizza i coniugi a vivere separati, ovvero alla data di sottoscrizione del processo verbale di separazione consensuale dei coniugi dinanzi al presidente, purché omologato. L'ordinanza con la quale i coniugi sono autorizzati a vivere separati è comunicata all'ufficiale dello stato civile ai fini dell'annotazione dello scioglimento della comunione”.

Commento

Il comma 1 dell'art. 192 c.c. legittima ciascun coniuge a pretendere dall'altro il conferimento in comunione legale delle somme prelevate dal patrimonio comune per fini diversi dall'adempimento delle obbligazioni previste dall'art. 186 c.c. La norma trova applicazione con riferimento ai prelievi effettuati da un coniuge di somme di denaro oggetto di comunione legale immediata; può applicarsi poi ai prelievi di beni oggetto di comunione de residuo se posti in essere, ovviamente dopo lo scioglimento della comunione legale, posto che prima di tale momento, ciascun coniuge può legittimamente disporre dei proventi della propria attività, salvo l'adempimento degli obblighi primari di contribuzione familiare. I prelievi, da cui deriva l'obbligo di rimborso, sono sia quelli espressamente o tacitamente consentiti dall'altro coniuge – come nel caso ipotizzato nella formula –, sia quelli compiuti abusivamente o contro la volontà del coniuge. L'obbligo di rimborso descritto nella norma in commento riguarda solo i prelievi consistenti di somme di denaro, in grado di incidere sulla entità del patrimonio comune, non anche i prelievi di somme modeste, che avvengono quotidianamente nella vita coniugale e per questo motivo sono pacificamente e reciprocamente tollerati; tra l'altro, pure a volerli ammettere nel computo dei rimborsi, sarebbe particolarmente complesso, se non impossibile, sul piano probatorio, quantificarne l'importo complessivo maturato nel corso degli anni. Il principio enunciato è stato espresso da Cass., mediante l'ord. n. 18156/2020 secondo cui, a fronte di prelevamenti da parte di un coniuge, di somme di pertinenza della comunione, quali sono state ritenute quelle giacenti sul conto corrente intestato alla coppia, compete al coniuge che abbia effettuato le operazioni e che alleghi di aver impiegato gli importi prelevati nell'interesse della comunione o della famiglia, dimostrare quest'ultima circostanza altrimenti è tenuto a restituire le somme prelevate (conforme a Cass. n. 20457/ 2016; Trib. Roma 6 giugno 2017). Il rimborso costituisce naturalmente obbligo di valuta e non di valore, avendo ad oggetto un'obbligazione geneticamente pecuniaria. Oltre ai prelievi di somme dalla comunione, il rimborso di cui all'art. 192, comma 1, c.c. ricomprende anche il mancato versamento alla comunione legale di somme che vi ricadono, e che vengono trattenute esclusivamente da un coniuge, delegato personalmente all'incasso dall'altro (come nel caso ipotizzato nella formula) (cfr. Cass. n. 3141/1992). L'art. 192, comma 1, c.c. disciplina la fattispecie di rimborso alla comunione legale; se però l'istanza viene presentata dopo lo scioglimento della comunione ed in funzione della successiva divisione, l'obbligazione di rimborso alla comunione legale si tramuta in obbligo di pagamento della metà della somma prelevata all'altro coniuge; ciò in adesione all'orientamento sia dottrinale che giurisprudenziale che ritiene che con lo scioglimento della comunione legale si instaurano reciproci rapporti debitori/creditori tra i coniugi da cui, effettuate le relative compensazioni, si determina la formazione delle due quote paritarie da dividere. L'opinione dottrinaria vale anche con riguardo alla comunione de residuo, di cui a seguito dello scioglimento della comunione legale, l'altro coniuge può pretendere la corresponsione per metà. Trattandosi di diritto di credito, l'azione deve essere esperita prima che il diritto di credito si prescriva. A tal proposito è stato precisato dalla Cassazione che “In tema di rapporti patrimoniali tra coniugi separati, la prescrizione del diritto di credito volto ad ottenere la metà del valore dei beni rientranti nella comunione “de residuo” non è sospesa durante la separazione personale, poiché non è configurabile alcuna riluttanza a convenire in giudizio il coniuge, essendo oramai conclamata la crisi della coppia e cessata la convivenza, a seguito dell'esperimento delle relative azioni; ne consegue che la prescrizione del menzionato credito comincia a decorrere dal momento in cui si scioglie la comunione legale per effetto della separazione e, dunque, da quando il presidente del tribunale autorizza i coniugi a vivere separati, ovvero dalla data di sottoscrizione, davanti al medesimo presidente, del processo verbale di separazione consensuale, poi omologato” (Cass. n. 32212/2022). Tutto quanto riferito si estende alle parti di un'unione civile in forza del combinato disposto dei commi 13 e 20 dell'art. 1 della l. n. 76/2016. Alla luce di quanto evidenziato non diviene di proprietà comune tra i coniugi, già in regime di comunione legale dei beni, l'immobile acquistato da uno solo di essi dopo la loro separazione personale, quest'ultima costituendo causa di scioglimento della comunione medesima con la decorrenza prevista dall'art. 191, comma 2, c.c. (Cass., ord. n. 376/2021 confermata da ord. n. 4492/2021). Pertanto l'immobile nel caso di specie non può essere oggetto di richiesta dell'altro coniuge di rimborso per il valore della metà.

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