Comparsa di costituzione nel giudizio di rimborso di somme alla comunione legale (art. 192, comma 1, c.c.)InquadramentoL'art. 192 c.c., disciplina gli effetti giuridici dello scioglimento della comunione legale. Prevede due ipotesi di rimborso ed una di restituzione preordinate a ricostituire l'esatta consistenza del patrimonio in comunione legale, ai fini della successiva divisione. La seguente formula riguarda la prima ipotesi di rimborso descritta nel comma 1 ed afferente alle somme prelevate da un coniuge dal patrimonio comune per l'adempimento di obbligazioni personali. La norma si applica anche alle parti di un'unione civile ex art. 1, commi 13 e 20, l. n. 76/2016, se non hanno optato per un diverso regime patrimoniale. FormulaTRIBUNALE CIVILE DI ... COMPARSA DI COSTITUZIONE E RISPOSTA [1] nella causa pendente dinanzi all'intestato Tribunale, sez. ..., iscritta al n. ... R.G.A.C. anno ..., G.I. Dott. ... PER Sig. ..., nato a ... il ..., residente in ..., via ... C.F. ... [2], rappresentato e difeso, giusta procura in calce al presente atto (o a margine del presente atto), dall'Avv. ... (C.F. ... fax ... PEC ... ), presso lo studio del quale in ..., via ... è elettivamente domiciliato. - convenuto - CONTRO la Sig.ra ..., nata a ... il ..., residente in ..., via ... C.F. ... rappresentato e difeso dall'Avv. .... - attrice - FATTO Con atto di citazione notificato in data ... la Sig. ... conveniva innanzi l'intestata autorità giudiziaria il Sig. ... al fine di vedere accolte le seguenti conclusioni: “a) condannare il Sig. ... a rimborsare all'attrice la metà dei canoni di locazione dei due immobili percepiti per l'importo di Euro ..., oltre interessi legali in misura di legge fino al soddisfo; b) condannare il convenuto al pagamento delle spese di giudizio, oltre IVA, CPA e rimborso forfettario delle spese generali”. A sostegno l'attrice deduceva: - di aver contratto matrimonio concordatario con il Sig. ... in data ... instaurandosi ope legis tra di loro il regime di comunione legale dei beni; - che in costanza di matrimonio i coniugi avevano acquistato tre beni immobili, di cui uno adibito a casa coniugale e gli altri due per scopi redditizi; - che con contratti rispettivamente stipulati in data ... e ... entrambi gli immobili venivano concessi in locazione ad uso abitativo prevedendosi nei due contratti i canoni di locazione mensili di Euro ... ed Euro ...; - che, per accordo tra i coniugi, sin dall'inizio dell'esecuzione dei suddetti contratti i canoni di locazione sono stati incassati soltanto dal Sig. ... e versati su un conto corrente personale acceso presso la Banca ... ed intestato solo a lui; - che dopo tanti anni di serena convivenza, il rapporto coniugale si era incrinato, tant'è che l'attrice lasciava la casa coniugale trasferendosi dai genitori e presentando ricorso per separazione giudiziale dal marito; - che in data ... i coniugi comparivano innanzi al Presidente del Tribunale di ... il quale, fallito il tentativo di conciliazione, emanava ordinanza, con cui autorizzava i coniugi a vivere separati e prevedeva le statuizioni accessorie alla separazione; - che da tale momento si è sciolta la comunione legale tra i coniugi. *** Con la presente comparsa, si costituisce in giudizio il Sig. ... impugnando e contestando integralmente la domanda avversaria di cui chiede il rigetto per le ragioni che saranno di seguito esposte. DIRITTO Corrisponde al vero che il comparente ha incassato i canoni di locazione dei due immobili riversandoli su un suo conto corrente personale acceso presso la Banca ... essendo stato a ciò autorizzato dalla moglie; ma ha impiegato interamente tali somme per il soddisfacimento degli interessi della famiglia. Infatti, il convenuto ha nel corso del tempo acquistato ... [3] . L'art. 192, comma 1, c.c., recita: “Ciascuno dei coniugi è tenuto a rimborsare alla comunione le somme prelevate dal patrimonio comune per fini diversi dall'adempimento delle obbligazioni previste dall'articolo 186”. La norma in pratica si ricollega all'art. 186 c.c., che stabilisce che i beni della comunione devono rispondere delle obbligazioni contratte per una delle causali indicate nelle lettere da a) a d); per le obbligazioni contratte da un solo coniuge per fini diversi da quelli indicati nelle quattro lettere, questi deve risponderne con i propri beni personali. Ove dovesse provvedervi con i beni della comunione legale, soccorre, appunto, l'art. 192, comma 1, c.c., che autorizza l'altro coniuge a chiedere il rimborso delle somme prelevate dalla comunione per l'adempimento di tali obbligazioni. Ma il caso di specie non rientra nell'ambito di applicazione della norma richiamata da parte avversaria, appunto perché il comparente ha ritenuto i canoni di locazione percepiti per poi impiegarli in acquisti di ... nell'interesse della famiglia (art. 186, lett. c), c.c.) e non per scopi estranei ai bisogni della famiglia. A comprova della fondatezza di tale argomentazione, si fa rilevare alla Ill.ma Autorità Giudiziaria che la somma totale di Euro ... - quantificata dall'attrice in citazione - percepita dal comparente a titolo di canoni locatizi per i due immobili corrisponde alla sommatoria degli importi di denaro da lui impiegati negli acquisti di ... [4] nell'interesse della famiglia e della prole (All. 3). Tutto ciò considerato e premesso, la scrivente difesa rassegna le seguenti conclusioni. VOGLIA IL TRIBUNALE Disattesa ogni contraria istanza, eccezione e difesa, 1) rigettare la domanda attorea; 2) condannare l'attrice al rimborso delle spese di giudizio. Con riserva di meglio precisare le richieste istruttorie nelle memorie ex art. 171- ter, c.p.c., si chiede sin d'ora l'interrogatorio formale dell'attrice sui seguenti capitoli di prova: “vero è che ... ”; prova testimoniale sui seguenti capitoli di prova: “vero è che ... ” indicando sin d'ora quali testimoni i Sig.ri .... Si producono i seguenti documenti in copia con riserva di esibirli in originale: 1) copia dell'atto di citazione notificato; 2) copia dell'estratto conto bancario; 3) copia degli atti di acquisto .... Luogo e data ... Firma Avv. ... PROCURA Delego a rappresentarmi e difendermi nel presente giudizio l'Avv. ..., eleggendo domicilio nello studio dello stesso in ..., via ... e conferendo al medesimo ogni più ampia facoltà di legge. Per autentica della sottoscrizione Firma Avv. ... 1. Si rammenta che con DM del 7 agosto 2023, n. 110 recante “Regolamento per la definizione dei criteri di redazione, dei limiti e degli schemi informatici degli atti giudiziari con la strutturazione dei campi necessari per l'inserimento delle informazioni nei registri del processo, ai sensi dell'articolo 46 delle disposizioni per l'attuazione del codice di procedura civile” pubblicato in GU Serie Generale n.187 del 11-08-2023 ed entrato in vigore in data 26/08/2023 sono stati indicati dal Ministero della Giustizia i criteri di redazione degli atti processuali delle parti private e dei Giudici. Si precisa nell'art. 3 che l'esposizione deve essere contenuta nel limite massimo di: a) 80.000 caratteri, corrispondenti approssimativamente a 40 pagine nel formato di cui all'art. 6, quanto all'atto di citazione e al ricorso, alla comparsa di risposta e alla memoria difensiva, agli atti di intervento e chiamata di terzi, alle comparse e note conclusionali, nonché agli atti introduttivi dei giudizi di impugnazione; b) 50.000 caratteri, corrispondenti approssimativamente a 26 pagine nel formato di cui all'articolo 6, quanto alle memorie, alle repliche e in genere a tutti gli altri atti del giudizio; c) 10.000 caratteri, corrispondenti approssimativamente a 5 pagine nel formato di cui all'art. 6, quanto alle note scritte in sostituzione dell'udienza di cui all'art.127-ter del c.p.c., quando non è necessario svolgere attività difensive possibili soltanto all'udienza. Nel successivo art. 5 si precisa che i suddetti limiti dimensionali possono essere superati se la controversia presenta questioni di particolare complessità, anche in ragione della tipologia, del valore, del numero delle parti o della natura degli interessi coinvolti, ovvero nel caso di proposizione di una domanda riconvenzionale, di una chiamata di terzo, di un atto di integrazione del contraddittorio, di un atto di riassunzione o di un'impugnazione incidentale. Altro importante criterio di redazione degli atti è contenuto nell'art.6 rubricato “tecniche redazionali” ove si invita l'utilizzo di caratteri di dimensioni di 12 punti; con interlinea di 1,5 e con margini orizzontali e verticali di 2,5 centimetri, con esclusione dell'inserimento di note. 2. In tutti gli atti introduttivi di un giudizio, compresa l'azione civile in sede penale e in tutti gli atti di prima difesa devono essere indicati, le generalità complete della parte, la residenza o sede, il domicilio eletto presso il difensore ed il C.F., oltre che della parte, anche dei rappresentanti in giudizio (art. 23, comma 50, d.l. n. 98/2011, conv., con modif., in l. n. 111/2011). 3. È opportuno indicare in dettaglio i beni acquistati nel corso del tempo per la famiglia e, in particolare, per la prole. 4. Vanno nuovamente descritti in dettaglio i beni acquistati. CommentoIl comma 1 dell'art. 192 c.c., legittima ciascun coniuge a pretendere dall'altro il conferimento in comunione legale delle somme prelevate dal patrimonio comune per fini diversi dall'adempimento delle obbligazioni previste dall'art. 186 c.c. La norma trova applicazione con riferimento ai prelievi effettuati da un coniuge di somme di denaro oggetto di comunione legale immediata; può applicarsi poi ai prelievi di beni oggetto di comunione de residuo se posti in essere, ovviamente, dopo lo scioglimento della comunione legale, posto che, prima di tale momento, ciascun coniuge può legittimamente disporre dei proventi della propria attività, salvo l'adempimento degli obblighi primari di contribuzione familiare. I prelievi, da cui deriva l'obbligo di rimborso, sono sia quelli espressamente o tacitamente consentiti dall'altro coniuge – come nel caso ipotizzato nella formula -, sia quelli compiuti abusivamente o contro la volontà del coniuge. L'obbligo di rimborso descritto nella norma in commento riguarda solo i prelievi consistenti di somme di denaro, in grado di incidere sulla entità del patrimonio comune, non anche i prelievi di somme modeste, che avvengono quotidianamente nella vita coniugale e per questo motivo sono pacificamente e reciprocamente tollerati; tra l'altro, pure a volerli ammettere nel computo dei rimborsi, sarebbe particolarmente complesso, se non impossibile, sul piano probatorio, quantificarne l'importo complessivo maturato nel corso degli anni. Il principio enunciato è stato espresso dalla Cass., ord. n. 18156/2020 secondo cui, a fronte di prelevamenti da parte di un coniuge, di somme di pertinenza della comunione, quali sono state ritenute quelle giacenti sul conto corrente intestato alla coppia, compete al coniuge che abbia effettuato le operazioni e che alleghi di aver impiegato gli importi prelevati nell'interesse della comunione o della famiglia, dimostrare quest'ultima circostanza altrimenti è tenuto a restituire le somme prelevate (conforme a Cass. n. 20457/ 2016; Trib. Roma 6 giugno 2017). Il rimborso costituisce naturalmente obbligo di valuta e non di valore, avendo ad oggetto un'obbligazione geneticamente pecuniaria. Oltre ai prelievi di somme dalla comunione, il rimborso di cui all'art. 192, comma 1, c.c., ricomprende anche il mancato versamento alla comunione legale di somme che vi ricadono, e che vengono trattenute esclusivamente da un coniuge, delegato personalmente all'incasso dall'altro (come nel caso ipotizzato nella formula). L'art. 192, comma 1, c.c., disciplina la fattispecie di rimborso alla comunione legale; se però l'istanza viene presentata dopo lo scioglimento della comunione ed in funzione della successiva divisione, l'obbligazione di rimborso alla comunione legale si tramuta in obbligo di pagamento della metà della somma prelevata all'altro coniuge; ciò in adesione all'orientamento sia dottrinale che giurisprudenziale che ritiene che con lo scioglimento della comunione legale si instaurano reciproci rapporti debitori/creditori tra i coniugi da cui, eseguite le relative compensazioni, si determina la formazione delle due quote paritarie da dividere. L'opinione dottrinaria vale anche con riguardo alla comunione de residuo, di cui a seguito dello scioglimento della comunione legale, l'altro coniuge può richiederne la corresponsione per metà. Trattandosi di diritto di credito, l'azione deve essere esperita prima che il diritto di credito si prescriva. A tal proposito è stato precisato dalla Cassazione che “In tema di rapporti patrimoniali tra coniugi separati, la prescrizione del diritto di credito volto ad ottenere la metà del valore dei beni rientranti nella comunione "de residuo" non è sospesa durante la separazione personale, poiché non è configurabile alcuna riluttanza a convenire in giudizio il coniuge, essendo oramai conclamata la crisi della coppia e cessata la convivenza, a seguito dell'esperimento delle relative azioni; ne consegue che la prescrizione del menzionato credito comincia a decorrere dal momento in cui si scioglie la comunione legale per effetto della separazione e, dunque, da quando il presidente del tribunale autorizza i coniugi a vivere separati, ovvero dalla data di sottoscrizione, davanti al medesimo presidente, del processo verbale di separazione consensuale, poi omologato” (Cass. n. 32212/2022). Quanto riferito in questo commento si estende alle parti di un'unione civile ex art. 1, comma 13, l. n. 76/2016, se non hanno optato per un diverso regime patrimoniale. Alla luce di quanto evidenziato enunciato non diviene di proprietà comune tra i coniugi, già in regime di comunione legale dei beni l'immobile acquistato da uno solo di essi dopo la loro separazione personale, quest'ultima costituendo causa di scioglimento della comunione medesima con la decorrenza prevista dall'art. 191, comma 2, c.c. (Cass., ord. n. 376/2021 confermata da ord. n. 4492/2021). Pertanto, l'immobile nel caso di specie non può essere oggetto di richiesta dell'altro coniuge di rimborso per il valore della metà. |