Comparsa di costituzione e risposta nel giudizio per la restituzione delle somme prelevate dal patrimonio personale ed impiegate in spese ed investimenti del patrimonio comune (art. 192, comma 3, c.c.)

Gustavo Danise

Inquadramento

L'art. 192 c.c., disciplina gli effetti giuridici dello scioglimento della comunione legale. Prevede due ipotesi di rimborso ed una di restituzione preordinate a ricostituire l'esatta consistenza del patrimonio in comunione legale, ai fini della successiva divisione. La seguente formula riguarda la fattispecie descritta nel comma 3 avente ad oggetto l'obbligo di restituzione delle somme prelevate dal patrimonio personale ed impiegate in spese ed investimenti del patrimonio comune. La norma si applica anche alle parti di un'unione civile ex art. 1, commi 13 e 20, l. n. 76/2016, se non hanno optato per un diverso regime patrimoniale.

Formula

TRIBUNALE CIVILE DI ... [1]

COMPARSA DI COSTITUZIONE E RISPOSTA [2]

Nel giudizio iscritto al n. ... del R.G.A.C. dell'anno ... innanzi al Giudice designato dr. ..., per:

Sig. ..., nato a ... il ..., residente in ..., via ... C.F. ..., rappresentato e difeso, giusta procura in calce al presente atto (o a margine del presente atto), dall'Avv. ... (C.F. ... fax ... PEC ... ), presso lo studio del quale in ..., via ... è elettivamente domiciliato.

- convenuto -

CONTRO

la Sig.ra ..., nata a ... il ..., residente in ..., via ... C.F. ... rappresentato e difeso dall'Avv. ....

- attrice -

FATTO

Con atto di citazione notificato in data ... la Sig. ... conveniva innanzi l'intestata autorità giudiziaria il Sig. ... al fine di vedere accolte le seguenti conclusioni: “a) condannare il Sig. ... a restituire all'attrice la somma di Euro ... impiegata per la manutenzione straordinaria dell'immobile adibito a casa coniugale, oltre interessi legali in misura di legge fino al soddisfo; b) condannare il convenuto al pagamento delle spese di giudizio, oltre IVA, CPA e rimborso forfettario delle spese generali”.

A sostegno l'attrice deduceva:

- di aver contratto matrimonio concordatario con il Sig. ... in data ... instaurandosi ope legis tra di loro il regime di comunione legale dei beni;

- che in costanza di matrimonio i coniugi avevano acquistato un appartamento adibito a casa coniugale;

- che dopo diversi anni l'appartamento in questione necessitava di opere edilizie di manutenzione straordinaria e ristrutturazione;

- che i redditi da lavoro percepiti da entrambi erano sufficienti a garantire soltanto il soddisfacimento dei bisogni necessari della famiglia;

- che ella aveva messo a disposizione somme di denaro personali, ottenute dalla divisione ereditaria dei defunti genitori, per compiere il suddetto intervento edilizio;

- che, successivamente, il rapporto coniugale era entrato in crisi; cosicché in data ... i coniugi comparivano innanzi al Presidente del Tribunale di ... che emanava ordinanza ex art. 708 c.p.c., con cui autorizzava i coniugi a vivere separati e pronunciava le statuizioni accessorie alla separazione, determinandosi da tale momento lo scioglimento della comunione legale.

***

Con la presente comparsa, si costituisce in giudizio il Sig. ... impugnando e contestando integralmente la domanda avversaria di cui chiede il rigetto per le seguenti ragioni di

DIRITTO

Infondatezza della domanda.

Nel merito, la domanda è infondata in quanto non provata. In dettaglio, vero è che l'attrice ha pagato personalmente il corrispettivo di Euro ... alla ditta ... per i lavori di manutenzione straordinaria dell'immobile adibito a casa coniugale, ma non ha provato di aver impiegato le somme conseguite dalla divisione ereditaria dei genitori defunti e non invece i proventi della sua attività separata. Infatti, il comparente evidenzia di aver sostenuto nel corso degli anni tutte le spese necessarie al sostentamento quotidiano del nucleo familiare (pagamento utenze, acquisto di vestiario e di generi alimentari), mentre la moglie, pur svolgendo attività lavorativa, non ha mai provveduto ai bisogni familiari. Orbene, dopo la separazione i coniugi hanno avuto un incontro preliminare per distinguere i beni personali dai beni comuni, ai fini della successiva divisione, ed in tale occasione la Sig.ra ... ha mostrato al comparente l'estratto del conto bancario personale su cui depositava i proventi della sua attività lavorativa dal cui esame risulta una disponibilità di poche centinaia di Euro. Ne consegue presumibilmente che l'attrice abbia impiegato proprio il denaro accumulato dalla sua attività lavorativa per eseguire il pagamento del corrispettivo alla ditta appaltatrice in luogo delle somme ottenute dall'eredità paterna, di cui l'attrice non ha mai riferito la destinazione. Se si aderisce a tale ricostruzione dei fatti, la Sig.ra ... non avrebbe diritto alla restituzione integrale delle somme impiegate per la ristrutturazione dell'immobile, ma alla metà, perché, com'è noto, i proventi dell'attività separata di ciascun coniuge, sussistenti e non consumati al momento dello scioglimento della comunione legale, rientrano in comunione de residuo; ne consegue che nello stesso istante in cui il Sig. ... restituisse la somma integrale all'attrice, su tale importo si formerebbe automaticamente ed istantaneamente la comunione de residuo e quindi la Sig.ra dovrebbe versarne la metà al marito. Per semplificare la definizione del rapporto mediante compensazioni, l'odierno comparente deve restituire alla Sig.ra ... solo la metà di quanto preteso.

Eccezione di compensazione.

A parte i rilievi esposti nel punto precedente, il comparente ha sostenuto personalmente, col proprio patrimonio personale, spese per l'interesse della famiglia (descrivere acquisti all. ... ) per l'importo di Euro ... che copre integralmente la somma che la moglie ha sostenuto per la ristrutturazione dell'immobile.

Tutto ciò considerato e premesso, la scrivente difesa rassegna le seguenti conclusioni.

VOGLIA IL TRIBUNALE

Disattesa ogni contraria istanza, eccezione e difesa,

1) rigettare integralmente la domanda attorea;

2) in via gradata accertare e dichiarare la compensazione legale del credito dell'attrice con il debito maturato nei confronti del comparente;

3) in via ulteriormente gradata, in caso di accoglimento della domanda attorea, condannare il comparente alla restituzione soltanto di metà della somma pretesa dall'attrice.

Con vittoria di spese.

Con riserva di meglio precisare le richieste istruttorie nelle memorie ex art. 171 ter c.p.c., si chiede sin d'ora espletarsi interrogatorio formale dell'attrice sui seguenti capitoli di prova: “vero è che ... ”.

Si producono i seguenti documenti in copia con riserva di esibirli in originale:

1) copia dell'atto di citazione notificato;

2) copia dell'atto di acquisto ...;

3) copia dell'atto di acquisto ....

Luogo e data ...

Firma Avv. ...

PROCURA

Delego a rappresentarmi e difendermi nel presente giudizio l'Avv. ..., attribuendo allo stesso ogni più ampia facoltà di legge, eleggendo domicilio presso lo studio del medesimo in ... via ....

Per autentica della sottoscrizione

Firma Avv. ...

1. La causa rientra nell'ambito dei giudizi ordinari. È competente territorialmente il Tribunale ordinario del luogo della residenza dei coniugi.

2. Si rammenta che con DM del 7 agosto 2023, n. 110 recante “Regolamento per la definizione dei criteri di redazione, dei limiti e degli schemi informatici degli atti giudiziari con la strutturazione dei campi necessari per l'inserimento delle informazioni nei registri del processo, ai sensi dell'articolo 46 delle disposizioni per l'attuazione del codice di procedura civile” pubblicato in GU Serie Generale n.187 del 11-08-2023 ed entrato in vigore in data 26/08/2023 sono stati indicati dal Ministero della Giustizia i criteri di redazione degli atti processuali delle parti private e dei Giudici. Si precisa nell'art 3 che l'esposizione deve essere contenuta nel limite massimo di: a) 80.000 caratteri, corrispondenti approssimativamente a 40 pagine nel formato di cui all'articolo 6, quanto all'atto di citazione e al ricorso, alla comparsa di risposta e alla memoria difensiva, agli atti di intervento e chiamata di terzi, alle comparse e note conclusionali, nonché agli atti introduttivi dei giudizi di impugnazione; b) 50.000 caratteri, corrispondenti approssimativamente a 26 pagine nel formato di cui all'articolo 6, quanto alle memorie, alle repliche e in genere a tutti gli altri atti del giudizio; c) 10.000 caratteri, corrispondenti approssimativamente a 5 pagine nel formato di cui all'articolo 6, quanto alle note scritte in sostituzione dell'udienza di cui all'articolo 127-ter del codice di procedura civile, quando non è necessario svolgere attività difensive possibili soltanto all'udienza. Nel successivo art. 5 si precisa che i suddetti limiti dimensionali possono essere superati se la controversia presenta questioni di particolare complessità, anche in ragione della tipologia, del valore, del numero delle parti o della natura degli interessi coinvolti, ovvero nel caso di proposizione di una domanda riconvenzionale, di una chiamata di terzo, di un atto di integrazione del contraddittorio, di un atto di riassunzione o di un'impugnazione incidentale. Altro importante criterio di redazione degli atti è contenuto nell'art.6 rubricato “tecniche redazionali” ove si invita l'utilizzo di caratteri di dimensioni di 12 punti; con interlinea di 1,5 e con margini orizzontali e verticali di 2,5 centimetri, con esclusione dell'inserimento di note.

Commento

L'art. 192, comma 3, c.c., legittima ciascun coniuge a richiedere la restituzione delle somme prelevate dal patrimonio personale e impiegate in spese e investimenti del patrimonio comune. L'espressione «patrimonio personale» allude esclusivamente alla massa dei beni personali elencati nell'art. 179 c.c. (sul punto si evidenzia che La S.C. di Cassazione ha precisato in sentenza n. 19454/2012 che l'art. 192, comma 3, c.c., ammette la restituzione solo degli importi impiegati in spese ed investimenti per il patrimonio comune già costituito, ma non il denaro personale impiegato per l'acquisto di immobile che concorre a formare la comunione, trovando, in tale ipotesi, applicazione l'art. 194, comma 1, c.c., secondo il quale all'atto dello scioglimento l'attivo ed il passivo devono essere ripartiti in quote uguali indipendentemente dalla misura della partecipazione di ciascuno dei coniugi). Un aspetto di peculiare importanza su questa problematica è stato affrontato dalla Cassazione in sentenza n. 3141/1992, ove, dopo aver premesso che la costruzione realizzata durante il matrimonio su suolo di proprietà di uno dei coniugi, appartiene esclusivamente a questo in virtù delle disposizioni generali in materia di accessione, a titolo originario e, pertanto, non costituisce oggetto della comunione medesima, ai sensi dell'art. 177, comma 1, lett. b), c.c., precisa che quando la costruzione sia stata eseguita sul suolo di proprietà esclusiva di un coniuge con impiego di denaro comune, il coniuge che si è giovato dell'accessione sarà tenuto a restituire alla comunione le somme prelevate dal patrimonio comune per eseguire l'edificazione a norma dell'art. 192, comma 1, mentre, nel caso in cui nella costruzione sia stato impiegato denaro appartenente in via esclusiva all'altro coniuge, a quest'ultimo spetterà il diritto di ripetere le relative somme ai sensi dell'art. 2033, c.c. (il principio di diritto sarà poi confermato dalle S.U. in sentenza Cass. S.U., n. 651/1996 e diventerà ius receptum venendo confermato in tutte le successive pronunce ove verrà pronunciata la prevalenza della disciplina dell'accessione di immobili costruiti sul terreno di proprietà esclusiva di un coniuge sull'acquisto di beni in comunione legale ex art. 177 c.c.; principio confermato infatti da Trib. Bologna, sent. 7 gennaio 2020 e Cass., ord. n. 4794/2020). L'art. 192, comma 3, c.c., consente esclusivamente la restituzione di somme di denaro, non anche il rimborso di prestazioni di facere eseguite personalmente dal coniuge per i suddetti beni, come avviene nel caso del muratore che abbia prestato la propria opera per la ristrutturazione, manutenzione dell'immobile in comunione legale. La restituzione costituisce obbligo di valuta, attenendo ad un'obbligazione pecuniaria. La restituzione, come i rimborsi, si esegue subito dopo lo scioglimento della comunione legale per consentire le successive operazioni di divisione, salvo che il Giudice vi acconsenta in un momento antecedente. L'intervento giudiziale può essere richiesto da un coniuge, per preservare l'integrità del suo patrimonio, in ipotesi di improvvisa appropriazione di somme da parte dell'altro, che lasci presumere la volontà di non adempiere agli obblighi di restituzione, oppure di investimenti di rilevanti di somme di denaro personali per i beni comuni, da cui possa derivare l'incapienza del patrimonio personale del coniuge disponente, con conseguente aggressione da parte dei suoi creditori anche sulla quota di patrimonio comune che spetterebbe all'altro coniuge dopo il compimento delle operazioni di divisione. Una volta accertato il credito di un coniuge alla restituzione di somme personali, questi può chiedere di prelevare beni della comunione legale sino alla concorrenza del proprio credito. Tale risultato si può ottenere o escludendo beni intestati esclusivamente al coniuge creditore dalla massa oggetto di comunione legale (fino alla concorrenza del credito), o conseguendo in proprietà esclusiva beni della comunione legale intestati all'altro coniuge o ad entrambi, il cui valore sia pari all'ammontare del credito. In caso di dissenso sui beni da prelevare, l'ultimo comma dell'art. 192 stabilisce che il prelievo si effettui dapprima sul denaro, quindi sui beni mobili ed infine sugli immobili, rimettendo in ogni caso al Giudice la soluzione della controversia (La S.C. di Cassazione ha chiarito in sentenza n. 18564/2004 che i rimborsi e le restituzioni si effettuano solo al momento della divisione del patrimonio in comunione per cui, sino a tale momento il coniuge amministratore dei beni comuni continua ad amministrarli, senza che lui o l'altro coniuge possa rivendicare la disponibilità personale delle loro rendite. Prima del definitivo scioglimento del rapporto di convivenza, l'autorizzazione del Giudice ad eseguire rimborsi e restituzioni in un momento anteriore può essere concessa solo a favore della comunione e, quindi, con il vincolo di destinazione delle somme relative al mantenimento della famiglia e all'istruzione e all'educazione dei figli). Trattandosi di diritto di credito, l'azione deve essere esperita prima che il diritto di credito si prescriva. A tal proposito è stato precisato dalla Cassazione che “In tema di rapporti patrimoniali tra coniugi separati, la prescrizione del diritto di credito volto ad ottenere la metà del valore dei beni rientranti nella comunione "de residuo" non è sospesa durante la separazione personale, poiché non è configurabile alcuna riluttanza a convenire in giudizio il coniuge, essendo oramai conclamata la crisi della coppia e cessata la convivenza, a seguito dell'esperimento delle relative azioni; ne consegue che la prescrizione del menzionato credito comincia a decorrere dal momento in cui si scioglie la comunione legale per effetto della separazione e, dunque, da quando il presidente del tribunale autorizza i coniugi a vivere separati, ovvero dalla data di sottoscrizione, davanti al medesimo presidente, del processo verbale di separazione consensuale, poi omologato” (Cass. n. 32212/2022). Quanto riferito in questo commento si estende alle parti di un'unione civile ex art. 1, comma 13, l. n. 76/2016, se non hanno optato per un diverso regime patrimoniale.

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