Atto di citazione per il prelevamento di beni mobili (art. 195 c.c.)InquadramentoL'art. 195 c.c., accorda ai coniugi (o ai loro eredi) il diritto di prelevare e ritenere per sé i beni mobili personali che non sono ricaduti in comunione legale. Se non si fornisce la prova della proprietà personale dei beni mobili, scatta la presunzione di appartenenza alla comunione legale, con i conseguenti risvolti applicativi durante la divisione (se il bene non può essere comodamente diviso in natura, verrà attribuito in proprietà ad uno dei coniugi, su loro accordo o nella sentenza del Giudice, ed il coniuge assegnatario verserà all'altro un conguaglio corrispondente alla quota di metà del valore del bene). La disposizione si applica anche alle parti di un'unione civile legalmente formata. FormulaTRIBUNALE CIVILE DI ... [1] ATTO DI CITAZIONE [2] Per la Sig.ra ..., C.F. ..., nata a ..., il ..., residente in ..., via ..., n. ... [3], rappresentata e difesa dall'Avv. ..., del foro di ..., C.F. ..., giusta procura alle liti in calce al presente atto, ed elettivamente domiciliata presso il suo studio in ..., via ..., n. ..., con dichiarazione di voler ricevere, ai sensi dell'art. 125, comma 1, c.p.c., nonché dell'art. 136, comma 3, c.p.c., ogni comunicazione al numero di fax ..., oppure tramite l'indirizzo di posta elettronica certificata ... @ ..., - attrice - CONTRO Sig. ... C.F. ... nato a ..., il ..., residente in ..., via ..., n. ..., - convenuto - FATTO - L'attrice contraeva matrimonio concordatario con il Sig. ... in data ... instaurandosi ope legis tra di loro il regime di comunione legale dei beni (All. 1); - In costanza di matrimonio i coniugi non acquistavano beni personali; avevano stabilito la residenza familiare in un appartamento di proprietà esclusiva dei genitori del marito, concesso loro in comodato gratuito; entrambi utilizzavano poi due autovetture intestate esclusivamente al Sig. ...; ciascuno dei due aveva provveduto per conto proprio ad acquistare beni mobili personali di scarso valore; - Dopo alcuni anni di serena convivenza, il rapporto coniugale si incrinava, tant'è che l'odierna attrice lasciava la casa coniugale trasferendosi dai genitori e presentava ricorso per separazione giudiziale dal marito; - In data ... i coniugi comparivano innanzi al Presidente del Tribunale di ... il quale, fallito il tentativo di conciliazione, emanava l'ordinanza ex art. 708 c.p.c., con cui autorizzava gli stessi a vivere separati e disponeva le statuizioni accessorie alla separazione; - Da tale momento si è sciolta la comunione legale tra i coniugi [4]; - La Sig.ra ... ed il Sig. ... si sono incontrati per regolare amichevolmente i loro rapporti patrimoniali, non avendo ritenuto necessario avviare il giudizio di divisione della comunione legale, attesa la limitatezza dei beni che ne fanno parte; - In occasione di una ricognizione presso il domicilio coniugale, al fine di recuperare propri effetti personali, l'attrice rinveniva n. ... azioni della Società ... s.p.a. nota impresa che opera nel settore immobiliare, chiedendone conto al marito, il quale asseriva che gli furono donate dal padre; Ricostruiti così i fatti, con il presente atto la Sig.ra ... formula la domanda di attribuzione della metà delle predette azioni. DIRITTO L'art. 195, comma 1, c.c., recita “Nella divisione i coniugi o i loro eredi hanno diritto di prelevare i beni mobili che appartenevano ai coniugi stessi prima della comunione o che sono ad essi pervenuti durante la medesima per successione o donazione. In mancanza di prova contraria si presume che i beni mobili facciano parte della comunione”. La Sig.ra ... ha rinvenuto le azioni della Società ... s.p.a. nel domicilio coniugale. Il Sig. ... ha riferito che gli furono donate dal padre, ma tale affermazione è meramente apodittica, priva di riscontri, per cui, in assenza di prova certa e documentata dell'acquisto a titolo personale delle suddette azioni, opera la presunzione di appartenenza alla comunione sancita dall'art. 195 c.c. *** Tanto ciò premesso, la Sig.ra ..., come sopra rappresentata, difesa e domiciliata, CITA Il Sig. ... C.F. ..., nato a ... il ... e residente in ... alla via ..., a comparire il giorno ... ore di rito ... innanzi all'intestato Tribunale di ..., Giudice designando, con invito a costituirsi nel termine di 70 giorni prima dell'udienza indicata, con avvertimento che la mancata costituzione o la costituzione oltre i termini comporterà le decadenze di cui agli artt. 38 e 167 c.p.c., e che la difesa tecnica mediante avvocato è obbligatoria in tutti i giudizi davanti al Tribunale, fatta eccezione per i casi previsti dall'art. 86 c.p.c. o da leggi speciali, e che esso convenuto, sussistendone i presupposti di legge, può presentare istanza per l'ammissione al patrocinio a spese dello Stato, e che in caso di mancata costituzione si procederà in sua legittima e dichiaranda contumacia, per ivi sentir accogliere le seguenti conclusioni: a) previo accertamento che le n. ... azioni della ... s.p.a. rinvenute nell'appartamento adibito a casa coniugale rientrano in comunione legale, condannare il Sig. ... a consegnarne la metà all'attrice; b) condannare il convenuto alla rifusione delle spese di giudizio. *** Con riserva di meglio precisare le richieste istruttorie nelle memorie di cui all'art. 171 ter c.p.c., chiede sin d'ora ammettersi interrogatorio formale del convenuto Sig. ... sui seguenti capitoli di prova “vero è che ... ”. Produce in copia fotostatica, con riserva di produrre gli originali a semplice richiesta, i seguenti documenti: 1) estratto dell'atto di matrimonio; 2) copia dell'atto di acquisto dell'immobile adibito a domicilio coniugale; 3) copia dell'atto di acquisto dell'autovettura. Dichiarazione di valore della controversia: Si dichiara che il valore della presente controversia è ricompreso nello scaglione di valore da Euro ... a Euro ... e che all'atto dell'iscrizione a ruolo della causa viene versato il contributo unificato nella misura di Euro .... Luogo e data ... Firma Avv. ... PROCURA Delego a rappresentarmi e difendermi nel presente giudizio l'Avv. ..., eleggendo domicilio nello studio dello stesso in ..., via ... e conferendo al medesimo ogni più ampia facoltà di legge. Per autentica della sottoscrizione Firma Avv. ... 1. La causa rientra nell'ambito dei giudizi ordinari di cognizione. È competente per territorio il Tribunale ordinario del luogo della residenza dei coniugi. 2. Si rammenta che con DM del 7 agosto 2023, n. 110 recante “Regolamento per la definizione dei criteri di redazione, dei limiti e degli schemi informatici degli atti giudiziari con la strutturazione dei campi necessari per l'inserimento delle informazioni nei registri del processo, ai sensi dell'articolo 46 delle disposizioni per l'attuazione del codice di procedura civile” pubblicato in GU Serie Generale n.187 del 11-08-2023 ed entrato in vigore in data 26/08/2023 sono stati indicati dal Ministero della Giustizia i criteri di redazione degli atti processuali delle parti private e dei Giudici. Si precisa nell'art 3 che l'esposizione deve essere contenuta nel limite massimo di: a) 80.000 caratteri, corrispondenti approssimativamente a 40 pagine nel formato di cui all'articolo 6, quanto all'atto di citazione e al ricorso, alla comparsa di risposta e alla memoria difensiva, agli atti di intervento e chiamata di terzi, alle comparse e note conclusionali, nonché agli atti introduttivi dei giudizi di impugnazione; b) 50.000 caratteri, corrispondenti approssimativamente a 26 pagine nel formato di cui all'articolo 6, quanto alle memorie, alle repliche e in genere a tutti gli altri atti del giudizio; c) 10.000 caratteri, corrispondenti approssimativamente a 5 pagine nel formato di cui all'art. 6, quanto alle note scritte in sostituzione dell'udienza di cui all'art. 127-ter c.p.c., quando non è necessario svolgere attività difensive possibili soltanto all'udienza. Nel successivo art. 5 si precisa che i suddetti limiti dimensionali possono essere superati se la controversia presenta questioni di particolare complessità, anche in ragione della tipologia, del valore, del numero delle parti o della natura degli interessi coinvolti, ovvero nel caso di proposizione di una domanda riconvenzionale, di una chiamata di terzo, di un atto di integrazione del contraddittorio, di un atto di riassunzione o di un'impugnazione incidentale. Altro importante criterio di redazione degli atti è contenuto nell'art.6 rubricato “tecniche redazionali” ove si invita l'utilizzo di caratteri di dimensioni di 12 punti; con interlinea di 1,5 e con margini orizzontali e verticali di 2,5 centimetri, con esclusione dell'inserimento di note. 3. In tutti gli atti introduttivi di un giudizio, compresa l'azione civile in sede penale e in tutti gli atti di prima difesa devono essere indicati, le generalità complete della parte, la residenza o sede, il domicilio eletto presso il difensore ed il C.F., oltre che della parte, anche dei rappresentanti in giudizio (art. 23, comma 50, d.l. n. 98/2011, conv., con modif., in l. n. 111/2011). 4. Ai sensi dell'art. 191, comma 2, c.c., novellato dall'art. 2, l. n. 55/2015 “Nel caso di separazione personale, la comunione tra coniugi si scioglie nel momento in cui il presidente del tribunale autorizza i coniugi a vivere separati, ovvero alla data di sottoscrizione del processo verbale di separazione consensuale dei coniugi dinanzi al presidente, purché omologato. L'ordinanza con la quale i coniugi sono autorizzati a vivere separati è comunicata all'ufficiale dello stato civile ai fini dell'annotazione dello scioglimento della comunione”. CommentoL'art. 195 c.c., detta una norma propedeutica alla divisione della comunione legale; infatti, prima di formare la massa da dividere in due lotti di pari entità di valore, ciascun coniuge ha il diritto di prelevare e ritenere per sé i beni mobili che rientrano tra i suoi beni personali, o in virtù di acquisti compiuti durante il matrimonio che non ricadono in comunione legale o per successione o donazione; solo dopo il compimento di questa operazione preliminare, si formerà la massa patrimoniale da dividere in due lotti di egual valore. Laddove sorga una controversia tra i coniugi sulla proprietà comune o esclusiva di alcuni beni mobili, il cpv. dell'art. 195 c.c., stabilisce la “presunzione di appartenenza” dei suddetti beni alla comunione legale. Testualmente il diritto di prelevamento è limitato dall'art. 195 c.c., ai soli beni mobili che appartenevano ai coniugi prima della comunione (quindi prima del matrimonio che instaura la comunione legale, e che corrispondono ai beni personali di cui alla lettera a) dell'art. 179 c.c.) o che sono ad essi pervenuti durante la medesima per successione o donazione (che corrispondono alla lett. b) dell'art. 179 c.c.); in tal senso si è espressa la giurisprudenza di legittimità (Cass. n. 7437/1994 “In tema di comunione legale tra coniugi, poiché l'art. 195 (ultima parte), c.c. - il quale prevede, con riguardo al prelevamento dei beni mobili nell'ambito della divisione dei beni della comunione, che, in mancanza di prova contraria, si presume che i beni mobili facciano parte della comunione - non richiede una prova qualificata, è sufficiente, per rovesciare la presunzione, una prova libera, e quindi anche una prova testimoniale o indiziaria. Tale sistema probatorio, pur se dettato per disciplinare la divisione tra i coniugi (o i loro eredi) di beni ad essi appartenenti prima della comunione o ad essi pervenuti durante la medesima per successione o donazione, ha carattere generale, sicché è applicabile anche quando debba giudicarsi, nei rapporti tra i coniugi (rispetto ai terzi vale, invece, la regola prevista dall'art. 197 c.c.), se determinati beni siano di proprietà esclusiva di uno di essi o siano in comunione” e Cass. n. 7372/2003 secondo cui “Una volta intervenuta la separazione personale dei coniugi in regime patrimoniale di comunione dei beni, va escluso che continui a sussistere, a vantaggio dei terzi, una generale presunzione di comunione relativa ai beni che sono nella disponibilità esclusiva di uno di essi che non sia in grado di dimostrare con atto di data certa la proprietà individuale. Occorre infatti distinguere la presunzione di comproprietà posta dall'art. 195 c.c., che riflette i rapporti tra i coniugi, dalla presunzione posta dall'art. 197 c.c., che riguarda l'interesse dei terzi a non vedersi pregiudicata la possibilità di avvalersi degli effetti della presunzione medesima dall'avvenuto scioglimento della comunione rimesso alla esclusiva volontà dei coniugi ed attuato con il prelevamento effettuato da ciascuno di essi. Invero tra i coniugi il prelevamento dei beni effettuato da uno di essi sancisce il superamento della presunzione di comunione solo se avvenuto in accordo con l'altro, mentre nei riguardi dei terzi la presunzione di comproprietà dei beni non può continuare ad essere riferita a tutti i beni nell'esclusiva disponibilità del coniuge separato che li possiede, per il solo fatto che questi non sia in grado di dimostrarne la proprietà esclusiva con atto di data certa. Pertanto, il terzo che voglia avvalersi della presunzione di proprietà comune dei beni mobili non registrati, prelevati da uno dei coniugi a seguito di separazione personale e divisione del patrimonio, per potersi avvalere della presunzione stabilita dall'art. 197 c.c., deve dimostrare che il bene in contestazione sia stato acquistato in un momento anteriore allo scioglimento della comunione stessa”; in tal senso anche la dottrina prevalente, sul presupposto che non sussiste alcuna valida ragione che possa giustificare la discriminazione operata dal legislatore sulla tipologia di beni personali, sostiene che la presunzione di appartenenza alla comunione legale operi con riguardo a tutti i beni descritti nelle lett. da c) ad f) dell'art. 179 c.c., rinvenuti nella disponibilità materiale dei coniugi al momento dello scioglimento della comunione, salva la prova della proprietà esclusiva. Si pensi, ad esempio, ad una somma di denaro accreditata in favore di un solo coniuge per risarcimento del danno o per trattamento pensionistico su un conto corrente cointestato ove entrambi versano somme di denaro. Nel momento dello scioglimento della comunione, la liquidità sussistente sul conto risente appunto dei versamenti eseguiti nel corso del tempo da entrambi i coniugi e non ancora consumati; e pertanto deve presumersi che tale denaro appartenga ed entrambi i coniugi ai sensi dell'art. 195 c.c., ove il coniuge che rivendichi la titolarità esclusiva di una parte di tali somme non provi la natura e la causale degli accrediti in suo favore eseguiti. Tutto quanto riferito si estende alle parti di un'unione civile in forza del combinato disposto dei commi 13 e 20 dell'art. 1, l. n. 76/2016. |