Ricorso per la risoluzione di difficoltà nel corso dell'attuazione dei provvedimenti sull'affidamentoInquadramentoRilevante novità della riforma operata dal d.lgs. n. 149/2022 confluita nell'art. 473-bis.38 c.p.c., in conformità al criterio di delega di cui all'art. 1, comma 23, lett. ff), ultimo inciso, della l. n. 206/2021, è la scelta di demandare direttamente al Giudice del contenzioso familiare il controllo sull'attuazione dei provvedimenti inerenti le modalità di affidamento del minore e le controversie sull'esercizio della responsabilità genitoriale. È prevista una possibilità, inoltre, di ricorrere allo stesso Giudice anche ove insorgano nel corso dell'attuazione del provvedimento difficoltà che non ammettono dilazione, sul modello degli artt. 610 e 613 c.p.c. FormulaGIUDICE ISTRUTTORE PRESSO IL TRIBUNALE DI .... [1] PROCEDIMENTO R.G.N. RICORSO PER LA RISOLUZIONE DI DIFFICOLTÀ IN SEDE DI ATTUAZIONE DEL PROVVEDIMENTO SULL'AFFIDAMENTO DELLA PROLE [2] La Sig.ra ...., rappresentata e difesa come in atti; NEI CONFRONTI DI Il Sig. ...., rappresentato e difeso come in atti; ESPONE CHE – con ordinanza temporanea resa all'esito della prima udienza di comparizione nel giudizio di separazione tra le parti, la S.V. ha disposto l'affidamento congiunto della figlia minore ...., con collocamento prevalente presso il padre; – in particolare, tale ordinanza prevede che ....; – tuttavia, il resistente in ben due occasioni adducendo un preteso rifiuto della minore, con la quale è stato impedito ogni contatto, non ha consentito all'esponente l'esercizio del diritto di visita; – in particolare, ....; P.T.M. Si richiede all'Ill.mo Giudice istruttore adito, previa convocazione delle parti [3], di disporre i provvedimenti temporanei opportuni, autorizzando, ove strettamente necessario, anche l'intervento della forza pubblica [4]. Luogo e data .... Firma Avv. .... [1]Il ricorso deve essere proposto al Giudice del procedimento in corso ovvero, in mancanza di un procedimento pendente, a quello che ha emesso il provvedimento. [2]È discutibile, rispetto all'applicabilità delle prescrizioni di cui al d.m. n. 110 del 2023, se il ricorso in esame debba essere considerato come introduttivo di un nuovo giudizio o, come sembra preferibile, atto della fase già iniziata nella sede cognitiva, con le relative conseguenze sui limiti dimensionali che trovano applicazione solo per le controversie sino al valore di euro 500.000,00 e non sembra, dunque,per quelle di valore indeterminabile, sovente ricorrenti nel contenzioso familiare. [3]La decisione può essere emanata inaudita altera parte, con decreto assoggettato a conferma una volta instaurato nel contradditorio, se vi è imminente e concreto pericolo di sottrazione illecita del minore. [4]La delicatezza degli interessi coinvolti e l'esigenza primaria di tutelare il minore da probabili traumi costituiscono, poi, la ratio della norma che consente, nell'attuazione dei provvedimenti sull'affidamento che li riguardano, al Giudice di autorizzare l'uso della forza pubblica, con provvedimento motivato, soltanto se assolutamente indispensabile e avendo riguardo alla preminente tutela della salute psicofisica del minore. In sostanza, l'opzione per la forza pubblica deve costituire nella materia in esame un'extrema ratio cui il Giudice deve fare ricorso solo quando sia altrimenti impossibile eseguire il provvedimento, con un onere di motivazione specifica su tale profilo e sull'operato bilanciamento degli interessi coinvolti, nonché sulle cautele occorrenti per l'effettuazione dell'intervento. In ogni caso, l'intervento della forza pubblica deve essere realizzato, anche in presenza degli indicati presupposti, sotto la diretta vigilanza del Giudice, con l'ausilio di personale specializzato, affinché siano adottate tutte le cautele del caso. CommentoRilevante novità della riforma confluita nell'art. 473-bis.38 c.p.c., in conformità al criterio di delega di cui all'art. 1, comma 23, lett. ff), ultimo inciso, della l. n. 206/2021, è la scelta di demandare direttamente al Giudice del contenzioso familiare il controllo sull'attuazione dei provvedimenti inerenti le modalità di affidamento del minore e le controversie sull'esercizio della responsabilità genitoriale. Come noto, rispetto all'attuazione dei doveri nei confronti della prole, il problema nella prassi si è posto soprattutto in relazione all'esecuzione del diritto/dovere di visita del genitore non collocatario, tanto per il mancato rispetto dello stesso da parte di quest'ultimo, quanto per l'impedimento all'esercizio del diritto in questione derivante da condotte ostruzionistiche dell'altro genitore e, talvolta, per la resistenza del minore (per tutti, Vaccarella, Problemi vecchi e nuovi nell'esecuzione forzata dell'obbligo di consegna di minori, in Giur. it., 1982, I, 2, 1301 ss.). Sotto un primo profilo, infatti, è emersa la problematicità sia della soluzione volta ad utilizzare l'esecuzione diretta per consegna di cose mobili di cui agli artt. 605 e ss. c.p.c., per ragioni di carattere più o meno sentimentale, correlate all'equiparazione, anche ai soli fini pratici, del minore ad una res (così Satta, Commentario al Codice di procedura civile, III, Milano, 1959-1971, 449), sia di quella, avallata, in pronunce pur ormai risalenti, della S.C. dell'esecuzione diretta disciplinata dagli artt. 612 e ss. c.p.c. (Cass. n. 6912/1982, in Giust. civ., 1983, I, 792, con nota di A. Finocchiaro). La disciplina introdotta dall'art. 473-bis.38 c.p.c. prevede che, qualora insorgano difficoltà sull'attuazione dei provvedimenti di affidamento dei minori o sull'esercizio della responsabilità, la parte interessata potrà proporre ricorso al Giudice del procedimento in corso (e, in mancanza di un procedimento pendente, a quello che ha emesso il provvedimento) che – nel contraddittorio con tutti i soggetti, anche terzi (ad esempio curatore speciale, se nominato) coinvolti (ovvero inaudita altera parte, con decreto assoggettato a conferma una volta instaurato nel contradditorio, se vi è imminente e concreto pericolo di sottrazione illecita del minore) – dopo aver tentato la conciliazione delle parti determina le modalità dell'attuazione e adotta i provvedimenti opportuni, avendo riguardo all'interesse superiore del minore. Il legislatore ha in sostanza optato per un modello analogo a quello previsto per l'attuazione delle misure cautelari dall'art. 669-duodecies c.p.c. che rimette la determinazione delle forme processuali alla discrezionalità dell'autorità giudiziaria. Si tratta di una scelta, come evidenziato nella stessa Relazione illustrativa, dovuta per un verso all'acclarata inidoneità delle disposizioni del libro terzo del codice sull'esecuzione forzata rispetto a provvedimenti che riguardano le modalità di affidamento dei minori e, per un altro, all'esigenza che nel nostro ordinamento le relative misure non rimangano per troppo tempo inattuate, come ha evidenziato in numerose occasioni la Corte europea dei diritti dell'uomo, così ravvisando una violazione dell'art. 8 CEDU che tutela il diritto alla vita privata e familiare e nel quale può essere sussunto il fondamentale diritto della prole ad intrattenere rapporti continuativi con entrambi i genitori. Peraltro, proprio le peculiari situazioni di urgenza che possono determinarsi quando sono in gioco i diritti dei minori giustifica la previsione – questa volta modellata sull'art. 610 c.p.c. in tema di esecuzione forzata per consegna e rilascio – per la quale se nel corso dell'attuazione sorgono difficoltà che non ammettono dilazione, ciascuna parte e gli ausiliari incaricati possono chiedere al Giudice, anche verbalmente, che adotti i necessari provvedimenti temporanei. |