Atto di citazione per rendiconto dei frutti (art. 217 c.c.)InquadramentoL'art. 217 c.c., è dedicato all'amministrazione dei beni nel regime di separazione. In considerazione del fatto che la separazione dei beni attribuisce a ciascun coniuge la proprietà esclusiva dei beni che acquista dopo il matrimonio, anche l'amministrazione di tali beni deve spettare esclusivamente a lui; questa regola generale è prevista nel comma 1. I commi successivi regolano le ipotesi in cui i beni di un coniuge siano amministrati dall'altro su procura con (comma 2) e senza (comma 3) obbligo di rendiconto; mentre l'ultimo comma disciplina gli effetti dell'amministrazione dei beni di un coniuge contro la volontà del titolare (comma 4). La disposizione si applica anche alle parti di un'unione civile legalmente formata che abbia adottato il regime di separazione dei beni. FormulaTRIBUNALE CIVILE DI ... [1] ATTO DI CITAZIONE [2] Per la Sig.ra ..., C.F. ..., nata a ..., il ..., residente in ..., via ..., n. ..., rappresentata e difesa dall'Avv. ..., del foro di ..., C.F. ..., giusta procura alle liti in calce al presente atto, ed elettivamente domiciliata presso il suo studio in ..., via ..., n. ..., con dichiarazione di voler ricevere, ai sensi dell'art. 125, comma 1, c.p.c., nonché dell'art. 136, comma 3, c.p.c., ogni comunicazione al numero di fax ..., oppure tramite l'indirizzo di posta elettronica certificata ... @ ..., - attrice - CONTRO Sig. ... C.F. ... nato a ..., il ..., residente in ..., via ..., n. ..., - convenuto - FATTO - L'attrice contraeva matrimonio concordatario con il Sig. ... in data ..., optando i coniugi per il regime di separazione dei beni (All. 1); - L'attrice è titolare esclusiva dei seguenti beni ... [3], donatigli dai genitori; - In data ... la comparente conferiva procura generale al marito ad amministrare i predetti beni con obbligo di rendiconto dei frutti (All. 3); - Dopo anni di serena e felice convivenza, il rapporto coniugale si incrinava ed i coniugi decidevano di separarsi; - Con ordinanza del ..., il Tribunale di ... omologava l'accordo di separazione consensuale tra le parti (All. 4); - In conseguenza della separazione, con atto del ... l'attrice revocava la procura generale del marito ad amministrare i suoi beni; - La comparente comunicava la predetta revoca al Sig. ... con raccomandata con ricevuta di ritorno chiedendogli al contempo il rendiconto dei frutti e proventi percepiti dall'amministrazione dei suoi beni (All. 5); - Il Sig. ... tuttavia non dava alcun riscontro a tale richiesta; con il presente atto la Sig.ra ... formula la domanda volta ad ottenere l'obbligo del marito al rendiconto dei frutti percepiti con condanna alla restituzione, adducendo le seguenti considerazioni di DIRITTO L'art. 217 c.c., disciplina l'ipotesi in cui un coniuge conferisce procura all'altro di amministrare i suoi beni personali. Non si tratta di una forma di rappresentanza speciale, ma dell'applicazione in ambito coniugale dell'ordinaria rappresentanza volontaria exartt. 1392 e 1703 ss. c.c., con la conseguenza che il coniuge amministratore è soggetto alle regole del mandato tra esse compreso l'obbligo di rendere i frutti, ai sensi dell'art. 1713 c.c., espressamente previsto nella procura generale rilasciata dall'attrice in data .... Durante la convivenza matrimoniale il Sig. ... riferiva alla moglie di aver concesso in locazione tre immobili, di cui uno ad uso commerciale, ed in affitto agrario un terreno agricolo; di aver investito gli incassi acquistando quote di fondi di investimento, impegnandosi a redigere il rendiconto complessivo di tutte le attività, senza mai però mantenere tale promessa adducendo di essere troppo impegnato con il lavoro. La comparente non gli ha mai fatto pressione durante il matrimonio, perché riponeva fiducia nel proprio consorte. Dopo la separazione tra i due, però, il Sig. ... ha svelato la reale intenzione di appropriarsi dei frutti e proventi percepiti dall'amministrazione dei beni della moglie; infatti, si è sempre negato telefonicamente alla moglie e non ha dato alcun riscontro alla lettera raccomandata con cui la comparente gli ha chiesto espressamente il rendiconto dei frutti. Tanto ciò premesso, la Sig.ra, come sopra rappresentata, difesa e domiciliata, CITA Il Sig. ... C.F. ..., nato a ... il ... e residente in ... alla via ... quale acquirente dell'immobile, a comparire il giorno ... ore di rito ... innanzi all'intestato Tribunale di ..., Giudice designando, con invito a costituirsi nel termine di 70 giorni prima dell'udienza indicata, con avvertimento che la mancata costituzione o la costituzione oltre i termini comporterà le decadenze di cui agli artt. 38 e 167 c.p.c., e che la difesa tecnica mediante avvocato è obbligatoria in tutti i giudizi davanti al Tribunale, fatta eccezione per i casi previsti dall'art. 86 c.p.c. o da leggi speciali, e che esso convenuto, sussistendone i presupposti di legge, può presentare istanza per l'ammissione al patrocinio a spese dello Stato, e che in caso di mancata costituzione si procederà in sua legittima e dichiaranda contumacia, per ivi sentir accogliere le seguenti conclusioni: a) obbligare il Sig. ... a presentare il rendiconto dei frutti e proventi percepiti dall'amministrazione dei beni di proprietà dell'attrice; b) per l'effetto condannare il Sig. ... a versare all'attrice integralmente i frutti e proventi di cui al punto a), oltre interessi legali come per leggi dal dì del dovuto al soddisfo; c) condannare il convenuto al pagamento delle spese di giudizio, oltre IVA, CPA e rimborso forfettario delle spese generali; *** Con riserva di meglio precisare le richieste istruttorie nelle memorie di cui all'art. 171-ter c.p.c., chiede sin d'ora ammettersi interrogatorio formale del convenuto Sig. ... sui seguenti capitoli di prova “vero è che ... ”. Produce in copia fotostatica, con riserva di produrre gli originali a semplice richiesta, i seguenti documenti: 1) estratto dell'atto di matrimonio; 2) copia della procura generale ad amministrare; 3) copia del decreto di omologa dell'accordo di separazione consensuale emesso dal Tribunale di ...; 4) revoca della procura generale del ...; 5) lettera raccomandata del .... Dichiarazione di valore della controversia: Si dichiara che il valore della presente controversia è ricompreso nello scaglione delle cause di valore indeterminabile e che all'atto dell'iscrizione a ruolo della causa viene versato il contributo unificato nella misura di Euro 518, 00. Luogo e data ... Firma Avv. ... PROCURA Delego a rappresentarmi e difendermi nel presente giudizio l'Avv. ..., eleggendo domicilio nello studio dello stesso in ..., via ... e conferendo al medesimo ogni più ampia facoltà di legge. Per autentica della sottoscrizione Firma Avv. ... 1. La causa rientra nell'ambito dei giudizi ordinari di cognizione. È competente per territorio il Tribunale ordinario del luogo della residenza dei coniugi. 2. Si rammenta che con DM del 7 agosto 2023, n. 110 recante “Regolamento per la definizione dei criteri di redazione, dei limiti e degli schemi informatici degli atti giudiziari con la strutturazione dei campi necessari per l'inserimento delle informazioni nei registri del processo, ai sensi dell'articolo 46 delle disposizioni per l'attuazione del codice di procedura civile” pubblicato in GU Serie Generale n.187 del 11-08-2023 ed entrato in vigore in data 26/08/2023 sono stati indicati dal Ministero della Giustizia i criteri di redazione degli atti processuali delle parti private e dei Giudici. Si precisa nell'art. 3 che l'esposizione deve essere contenuta nel limite massimo di: a) 80.000 caratteri, corrispondenti approssimativamente a 40 pagine nel formato di cui all'articolo 6, quanto all'atto di citazione e al ricorso, alla comparsa di risposta e alla memoria difensiva, agli atti di intervento e chiamata di terzi, alle comparse e note conclusionali, nonché agli atti introduttivi dei giudizi di impugnazione; b) 50.000 caratteri, corrispondenti approssimativamente a 26 pagine nel formato di cui all'articolo 6, quanto alle memorie, alle repliche e in genere a tutti gli altri atti del giudizio; c) 10.000 caratteri, corrispondenti approssimativamente a 5 pagine nel formato di cui all'art. 6, quanto alle note scritte in sostituzione dell'udienza di cui all'art. 127-ter c.p.c., quando non è necessario svolgere attività difensive possibili soltanto all'udienza. Nel successivo art. 5 si precisa che i suddetti limiti dimensionali possono essere superati se la controversia presenta questioni di particolare complessità, anche in ragione della tipologia, del valore, del numero delle parti o della natura degli interessi coinvolti, ovvero nel caso di proposizione di una domanda riconvenzionale, di una chiamata di terzo, di un atto di integrazione del contraddittorio, di un atto di riassunzione o di un'impugnazione incidentale. Altro importante criterio di redazione degli atti è contenuto nell'art.6 rubricato “tecniche redazionali” ove si invita l'utilizzo di caratteri di dimensioni di 12 punti; con interlinea di 1,5 e con margini orizzontali e verticali di 2,5 centimetri, con esclusione dell'inserimento di note. 3. Occorre elencare e descrivere i beni, anche con riferimento ai dati catastali. CommentoL'art. 217 c.c., al comma 1 dispone che ciascun coniuge amministra e gode in via esclusiva dei beni personali e di conseguenza ne sopporta in via esclusiva anche i pesi e gli oneri. È stato chiarito in sede di legittimità che l'art. 217 c.c., sull'amministrazione dei beni personali di un coniuge da parte dell'altro è inapplicabile in tutte le ipotesi in cui il godimento del bene da parte dell'altro coniuge è fondato su un rapporto diverso da quello disciplinato da dette norme, come nell'ipotesi di assegnazione, volontaria o giudiziale, al coniuge affidatario dei figli minori della casa di abitazione di proprietà dell'altro coniuge, atteso che il potere del primo non deriva né da un mandato conferito dal secondo, né dal godimento di fatto del bene (ipotizzante il necessario consenso dell'altro coniuge), ma da un atipico diritto personale di godimento sul bene (Cass. n. 1651/2010, la quale ha escluso nella fattispecie che l'obbligo di pagare l'ICI sull'immobile del padre, ricadesse sulla madre, cui l'immobile era stato assegnato nel giudizio di separazione personale per coabitarvi coi figli; principio ribadito in Ordinanza n. 7395/2019 motivando che il coniuge al quale sia assegnata la casa di abitazione posta nell'immobile di proprietà (anche in parte) dell'altro coniuge non è soggetto passivo dell'imposta per la quota dell'immobile stesso sulla quale non vanti il diritto di proprietà ovvero un qualche diritto reale di godimento, come previsto dall'art. 3 del d.lgs. n. 504/1992, poiché con il provvedimento giudiziale di assegnazione della casa coniugale in sede di separazione personale o di divorzio, viene riconosciuto al coniuge un diritto personale atipico di godimento e non un diritto reale, sicché in capo al coniuge non è ravvisabile la titolarità di un diritto di proprietà o di uno di quei diritti reali di godimento, specificamente previsti dalla norma, costituenti il presupposto impositivo del tributo). Tale principio deve essere coordinato con l'obbligo che incombe su entrambi di contribuire ai bisogni della famiglia secondo l'indirizzo familiare concordato, che ne costituisce quindi un limite tacito ed intrinseco. Pertanto, se un coniuge mette un suo bene a disposizione della famiglia (ad es. l'immobile che viene adibito a casa familiare o l'autovettura di proprietà di uno dei coniugi che viene messa a disposizione anche dell'altro e dei figli), il suo godimento risulterà inevitabilmente limitato dalla condivisione del bene tra i componenti della famiglia; anche l'amministrazione ne sarà fortemente limitata, poiché il coniuge dovrà rispettare l'accordo sull'indirizzo familiare raggiunto con il coniuge; in particolare non potrà amministrare il bene assumendo decisioni che siano contrarie agli interessi ed ai bisogni della famiglia, come l'alienazione a terzi dell'immobile adibito a casa famigliare, senza provvedere in altro modo alla collocazione dei congiunti. Invero, il sistema delineato dal diritto di famiglia non attribuisce, in costanza di matrimonio, al coniuge non proprietario alcun potere sulla proprietà esclusiva dell'altro coniuge, né gli conferisce il potere di impedirgli il compimento degli atti di disposizione che non condivide, a meno che non si dimostri che tali atti comportino la concreta violazione degli obblighi di assistenza economico - materiale della famiglia incombenti sul coniuge proprietario (Cass. n. 6192/2007). I successivi commi dell'art. 217 c.c., regolano le ipotesi in cui l'amministrazione dei beni di un coniuge sia affidata all'altro. Non si tratta di una previsione speciale, ma una normale applicazione ai rapporti interni tra i coniugi delle norme sulla rappresentanza negoziale volontaria (art. 1392 ss. c.c.) e sul mandato (art. 1703 c.c.). Il comma 2 richiama espressamente la procura ad amministrare conferita da un coniuge all'altro, configurando una fattispecie di mandato con rappresentanza, ma la disposizione è compatibile anche con un mandato senza rappresentanza. Il richiamo alle norme sul mandato non deve ritenersi integrale, ma in quanto compatibile con il vincolo di solidarietà e fiducia che caratterizza il rapporto coniugale: in tal senso sono sicuramente compatibili: l'art. 1708 c.c., che pone il divieto, salva autorizzazione, di compiere atti eccedenti l'ordinaria amministrazione; l'art. 1710 c.c., che prevede che il mandatario è tenuto a eseguire l'incarico con la diligenza del buon padre di famiglia; l'art. 1718 c.c., che prevede l'obbligo di custodia delle cose in capo al mandatario fino alla consegna al mandante. Se nulla si prevede nella procura, il mandato deve presumersi gratuito, perché la onerosità sarebbe incompatibile con i principi di solidarietà del rapporto coniugale e del reciproco dovere di collaborazione. In tal caso deve trovare applicazione la previsione dell'art. 1710 c.c., in tema di mandato gratuito, secondo cui la colpa del mandatario nell'esercizio dell'incarico deve essere valutata con minor rigore. Per quanto riguarda l'obbligo di rendiconto (art. 1713 c.c.), che costituisce una delle obbligazioni principali del mandatario, può anche non trovare applicazione tra i coniugi, come previsto dal comma 3 dell'art. 217, a differenza del comma 2 che lo afferma. Pertanto, dalla lettura coordinata dei due commi si ricava agevolmente che il legislatore concede piena autonomia contrattuale ai coniugi in merito alla scelta di prevedere a carico del coniuge amministratore l'obbligo o meno di rendere conto dei frutti percepiti. Il mandato ad amministrare può, secondo le regole ordinarie, essere conferito in via generale su tutti i beni del coniuge titolare o con contenuto speciale riferito a singoli beni e cespiti. L'ultimo comma dell'art. 217 c.c., regola l'ipotesi dell'amministrazione di beni dell'altro coniuge invito domino, contro cioè la volontà del coniuge titolare e pone a carico del coniuge amministratore l'obbligo di risarcire all'altro i danni causati dalla mala gestio e dalla mancata percezione dei frutti. Poiché la previsione di tale responsabilità è fondata sulla colpa del coniuge amministratore, si è sottolineata la superfluità della norma, il cui disposto sarebbe ricavabile comunque dall'applicazione delle norme e dei principi codicistici in materia di responsabilità contrattuale. Si è rilevato che ai fini del risarcimento del danno da mancata percezione dei frutti, debba applicarsi il disposto dell'art. 1148 c.c., che pone a carico del possessore l'obbligo di rimborsare i frutti che avrebbe potuto percepire, usando la diligenza del buon padre di famiglia, tenendo come riferimento il criterio di redditività media dei beni. Il tenore della disposizione secondo cui il coniuge amministratore “risponde dei danni e della mancata percezione dei frutti” induce a ritenere che questi debba risarcire ogni tipologia di danno causato al coniuge titolare dalla gestione non autorizzata dei suoi beni. L'opposizione all'amministrazione può essere espressa anche oralmente e per facta concludentia. Per quanto concerne i rapporti con i terzi, si ritiene comunemente che debbano trovare applicazione le norme sul mandato, per cui se il coniuge amministratore agisce come falsus procurator l'atto è inefficace salva la ratifica del coniuge dominus (art. 1398 c.c.); che in caso di alienazione di beni mobili senza l'autorizzazione del coniuge titolare, l'acquisto del terzo è fatto salvo, se sussistono tutti i presupposti dell'art. 1153 c.c.; e che il terzo che abbia eseguito il pagamento al coniuge sedicente amministratore, che dalle circostanze obiettive gli appariva essere legittimato a riceverlo, sarà liberato dall'obbligazione ai sensi dell'art. 1189 c.c. Tutto quanto riferito si estende alle parti di un'unione civile in forza del combinato disposto dei commi 13 e 20 dell'art. 1, l. n. 76/2016 i quali abbiano adottato il regime di separazione dei beni. |