È ammissibile l’intervento dei nonni nel procedimento relativo alla crisi familiare ?

29 Novembre 2023

Il Tribunale di Ravenna dà risposta positiva all’annosa questione dell’ammissibilità dell’intervento degli ascendenti ex art. 105 c.p.c. nel procedimento di separazione personale dei genitori del minore

Massima

È ammissibile l'intervento degli ascendenti ex art. 105 c.p.c. nei giudizi di separazione in ragione delle ricadute sulla relazione tra nonni e nipote dei provvedimenti adottati, anche in via provvisoria. Il mantenimento del rapporto va disposto alla luce dell'accertamento del vantaggio tratto dal minore dalla partecipazione degli ascendenti al progetto educativo e formativo che lo riguarda, senza imporre alcuna frequentazione.

Il caso

Anteriormente al procedimento che ha condotto alla sentenza che si annota, i nonni materni, a fronte del sistematico diniego opposto dai genitori alla frequentazione del nipote, si erano rivolti ex art. 317-bis c.c. al Tribunale per i Minorenni dell'Emilia Romagna, che all'esito disponeva l'affidamento del minore ai Servizi Sociali con limitazione della responsabilità genitoriale corrispondente ai compiti deferiti al Servizio, incaricato sia di dismettere la madre e il minore dalla struttura comunitaria che, in attesa delle determinazioni del Tribunale ordinario nel frattempo adito per la pronuncia della separazione coniugale, di collocare il minore presso i nonni con l'obiettivo finale di realizzare un rientro del bambino presso il genitore maggiormente adeguato. Sul presupposto che i nonni costituivano una importante risorsa sotto il profilo affettivo e della cura, veniva prevista la loro regolare e continuativa frequentazione anche nel caso di rientro del minore presso uno dei genitori, garantendo un giorno a settimana, oltre a un periodo maggiormente prolungato nelle vacanze scolastiche.

Tuttavia, sulla scorte delle conclusioni della consulenza tecnica d'ufficio svolta nel procedimento di separazione nel frattempo intrapreso, nonostante la positiva relazione fino a quel momento instaurata, la frequentazione tra il nipote e i nonni veniva notevolmente compressa, prevedendosi che i rapporti tra il minore e gli ascendenti fossero limitati agli incontri casuali dovuti alla circostanza che l'abitazione del padre del minore, genitore collocatario, fosse ubicata nelle immediate vicinanze di quella dei suddetti parenti. Di conseguenza, i nonni materni con ricorso ex art. 105 c.p.c. intervenivano nel procedimento chiedendo in via d'urgenza l'immediata ripresa dei rapporti col nipote, eccependo il contrasto tra l'ordinanza del TO e il decreto definitivo del TM che, oltre alla collocazione seppur provvisoria del minore presso di loro, assicurava anche la conservazione dei rapporti.

Il Giudice della separazione, ritenuto ammissibile l'intervento dei nonni nel procedimento, modificava il precedente provvedimento, regolamentando, all'esito della causa, la frequentazione settimanale tra nonni e nipote e prevedendo altresì alcuni periodi durante le vacanze scolastiche, secondo un calendario stilato dal Servizio sociale sulla base della volontà del minore.

La questione

Il Tribunale di Ravenna dà risposta positiva all'annosa questione dell'ammissibilità dell'intervento degli ascendenti ex art. 105 c.p.c. nel procedimento di separazione personale dei genitori del minore, chiarendo che il Giudice del conflitto familiare, ai fini della decisione, è chiamato a verificare l'assenza di pregiudizio per il minore al mantenimento  del rapporto con i nonni e, di conseguenza, il vantaggio che deriverebbe ai nipoti dalla partecipazione degli ascendenti al progetto educativo e formativo che li riguarda, senza tuttavia poter imporre alcuna frequentazione in caso di volontà contraria del minore dodicenne o di età inferiore purché capace di discernimento.

Le soluzioni giuridiche

La sentenza resa dal Tribunale ordinario di Ravenna definisce una complessa ed annosa vicenda familiare nell'ambito della quale i nonni materni dapprima erano stati individuati quali collocatari del nipote, salvo poi vedere compromesso il rapporto fino al punto di escludere sostanzialmente il loro diritto di frequentazione del nipote, sì da decidere di intervenire ex  art. 105 c.p.c. nel procedimento di separazione personale dei genitori al fine del ripristino della relazione con il minore nei confronti del quale avevano assolto funzioni di cura e svolto un importante ruolo di supporto.

Con stretto riferimento quindi all'intervento volontario degli ascendenti nel procedimento di separazione personale ai fini di vedere regolato il “diritto di visita”, il Tribunale ne giudica l'ammissibilità, in ragione delle ricadute negative che la compromissione della frequentazione disposta con provvedimento provvisorio sulla scorta delle conclusioni della CTU avrebbe implicato rispetto al rapporto tra nonni e nipote.

Dal punto di vista sostanziale, circa la regolamentazione degli incontri, occorre considerare a monte che il diritto degli ascendenti a mantenere un rapporto significativo con il nipote minorenne è funzionale all'interesse di quest'ultimo e presuppone, specifica il Tribunale, una relazione positiva e soddisfacente per ciascuno di essi, pertanto il Giudice non può disporre il mantenimento di tale rapporto dopo avere riscontrato semplicemente l'assenza di alcun pregiudizio per il minore, dovendo invece accertare il preciso vantaggio a lui derivante dalla partecipazione degli ascendenti al progetto educativo e formativo che lo riguarda, senza tuttavia poter imporre alcuna frequentazione in caso di volontà contraria del minore dodicenne o di età inferiore purchè capace di discernimento. Ciò premesso il Tribunale ritiene non condivisibili le conclusioni a cui era pervenuto il CTU laddove ha ritenuto che dovessero essere limitati gli incontri tra i nonni (e la zia paterna) a quelli occasionali, abitando essi nelle immediate vicinanze della casa del padre ove il minore era stato collocato.

Il consulente tecnico aveva ritenuto che i nonni avessero travalicato il loro ruolo, ossia quello di favorire il dialogo e mantenere attivo lo scambio tra i membri della configurazione famigliare, occupando spazi non di loro competenza e assumendo un atteggiamento rifiutante e critico nei confronti dei genitori del minore, così indotto a un indebito conflitto di lealtà. Secondo il Tribunale queste considerazioni circa il ruolo dei nonni non tengono nella giusta considerazione da un lato il notorio contributo che i nonni possono fornire ai nipoti in termini di sicurezza “affettiva”, il che concorre a sviluppare nel minore fiducia in sé stesso, oltre che di risorsa per lo sviluppo emotivo, relazionale ed affettivo del minore, dall'altro il fatto che il Servizio Sociale, intervenendo, possa riequilibrare eventuali relazioni disfunzionali tra nonni e nipote. Considerato che dalla relazione del Servizio era emersa la positività della relazione tra il bambino e gli ascendenti, i quali avevano ridotto la loro invadenza nella vita del minore preservando la presenza affettiva, il Tribunale esclude qualsiasi pregiudizio che possa derivare al minore dal rapporto con i nonni, ritenendo la relazione positiva e gratificante  per tutti e che la partecipazione degli ascendenti al progetto educativo e formativo concernente il nipote sia per questi utile contribuendo alla sua sicurezza affettiva.

Di conseguenza, viene regolata la frequentazione ordinaria del bambino da parte degli ascendenti intervenuti nel processo di separazione personale, con possibilità di prevedere anche ulteriori periodi per le vacanze scolastiche secondo un calendario stilato dai servizi sociali sulla base della volontà del minore.

Osservazioni

Il problema dell'ammissibilità dell'intervento dei nonni o di altri familiari nel giudizio di separazione dei coniugi è stato a lungo dibattuto sia in dottrina che in giurisprudenza, risolvendolo in termini tendenzialmente negativi (per tutte, Cass civ., sent. 27 dicembre 2011 n. 28902 in Fam Dir. 2012 con nota di Vullo).

Ma se in passato siffatta conclusione poteva apparire coerente al sistema legislativo in vigore, oggi non è più così.

Col tempo si è andato definendo un chiaro favore per la conservazione della rete parentale, che rappresenta per il minore un imprescindibile riferimento.

Ne è espressione la riforma della filiazione attuata con il d.lgs. 28 dicembre 2013, n. 154, Revisione delle disposizioni vigenti in materia di filiazione, a norma dell'articolo 2 della legge 10 dicembre 2012, n. 219 – che da un lato riconosce all'art. 315-bis c.c. il diritto del figlio di mantenere rapporti significativi con i parenti e dall'altro consacra il corrispondente diritto degli ascendenti con l'introduzione dell'art. 317-bis c.c., completamente rinnovato nel contenuto. Nella medesima direzione l'art. 337-ter c.c. nella parte in cui prevede il diritto del minore a mantenere rapporti significativi con i parenti delle due stirpi pure in caso di disgregazione del nucleo familiare.

Viene così legislativamente riconosciuto il cd. Diritto di visita degli ascendenti, inteso più generalmente come diritto di instaurare, di coltivare e di conservare una relazione affettiva stabile e significativa con i nipoti minori di età. 

Ribadendo la necessità di conservare “rapporti significativi tra ascendenti e nipoti”, si è inteso porre l'attenzione sul diritto del minore al mantenimento dell'affettività e serenità familiare rispetto al quale è recessivo il diritto di visita dei nonni laddove il mantenimento dei rapporti abbia per il minore una incidenza negativa.

In altri termini, è centrale l'interesse del minore, al quale ogni altro diverso interesse deve inchinarsi. Sicchè il Giudice assumerà la decisione relativa alla frequentazione degli ascendenti financo alla collocazione del minore presso di loro in caso di (temporanea) inadeguatezza dei genitori, sempre e soltanto alla luce dell'interesse del minore (così A. Nocera, Il ruolo dei nonni nella crisi familiare: la recente giurisprudenza, in ilquotidianogiuridico.com).

In giurisprudenza, si è riconosciuta la preminenza del diritto del minore, figlio di genitori separati, di coltivare i rapporti con gli ascendenti, calibrando di conseguenza il provvedimento relativo all'affidamento dei figli nel giudizio di separazione in considerazione della tutela del diritto del minore a una serena ed equilibrata crescita (Cass. civile sent. 11 agosto 2011, n. 17191 in Fam. Dir. 2012, 12). Ancora, sempre in tale ottica e in riconoscimento della funzione di supporto rappresentata dagli ascendenti in situazioni separative altamente conflittuali e problematiche, occorrono provvedimenti, come nel caso della pronuncia del Tribunale per i Minorenni anteriore a quella poi adottata dal Tribunale Ordinario di Ravenna con la sentenza che si annota,  con cui è disposto l'affidamento del minore al Servizio Sociale con collocazione abitativa presso gli ascendenti di un ramo genitoriale (ex multisCass. civ., sent. 22 maggio 2014, n. 11413).

Nel caso di dissenso o ostacolo dei genitori al rapporto tra il nipote e i nonni, è attribuita a questi ultimi la facoltà di adire l'autorità giudiziaria ai sensi del succitato art. 317 c.c., (oggi ancora di competenza del Tribunale dei Minorenni alla luce del nuovo dettato dell'art. 38 disp. att. c.c.) che configura il diritto a conservare col nipote un rapporto alla stregua di un vero e proprio diritto soggettivo degli ascendenti, il quale tuttavia non è incondizionato bensì è anche in questo caso subordinato al previo accertamento del superiore interesse del minore, come anche ricordato dal Tribunale con la sentenza in commento (laddove si specifica anche che “non può essere disposto il mantenimento di tali rapporti dopo aver riscontrato semplicemente l'assenza di alcun pregiudizio per i minori, dovendo invece accertare il preciso vantaggio a loro derivante dalla partecipazione degli ascendenti al progetto educativo e formativo che li riguarda, senza imporre alcuna frequentazione contro la volontà espressa dei nipoti che abbiano compiuto i dodici anni o che comunque risultino capaci di discernimento, individuando piuttosto strumenti di modulazione delle relazioni, in grado di favorire la necessaria spontaneità dei rapporti”; in tal senso anche la giurisprudenza di legittimità: da ultimo, Cass. civ., 31 gennaio 2023, n. 2881).

 La norma dispone dunque che l'ascendente, al quale sia impedito il diritto di mantenere rapporti con i nipoti minorenni, possa ricorrere al giudice del luogo di residenza abituale del minore onde reclamare, nell'esclusivo interesse del nipote stesso, l'adozione di idonei provvedimenti, non senza stabilire che, in tal caso, trova applicazione il disposto dell'art. 336, comma 2, c.c.

 Il disposto dell'art. 317-bis c.c. peraltro non è stato modificato dalla recente Riforma Cartabia, seppure, invece, sia stato abrogato il secondo comma dell'art. 336 c.c. Ad ogni modo, il richiamo sta a sottolineare che impedire la frequentazione dei nonni implica, in generale, un pregiudizio per i nipoti e il Tribunale è chiamato ad emettere un provvedimento il cui contenuto coincide sostanzialmente con i provvedimenti di cui all'art. 333 c.c. (così R. Campione in Giustizia Civile 2015 n.3, pag.642 e ss.).

Tornando quindi all'ammissibilità dell'intervento dei nonni nel procedimento di separazione, il novellato art. 317-bis c.c., unitamente ai richiamati artt. 315-bis c.c. e 337-ter c.c., consente, a parere di chi scrive, di superare la posizione (negativa) assunta in passato da dottrina (ad esempio Tommaseo, Verso il decreto legislativo sulla filiazione: le norme processuali proposte dalla commissione ministeriale, in Fam. Dir. 2013, 629 ss) e giurisprudenza (per tutte Cass. civ., sentenza 16 ottobre 2009, n. 22081, in Giur.It., 2010).

In virtù del disposto normativo, oggi infatti l'ordinamento tutela il diritto soggettivo degli ascendenti a conservare un rapporto con i nipoti minorenni riconoscendo loro anche la possibilità di far valere tale diritto innanzi all'autorità giudiziaria. Infine, come osservato dalla miglior dottrina (cfr. R. Campione, cit.) è infondato l'assunto secondo cui i procedimenti di separazione e di divorzio non presenterebbero alcun profilo di connessione oggettiva rispetto al diritto dei nonni di intrattenere rapporti con i nipoti, solo che si consideri che tra gli effetti della cessazione della convivenza tra i genitori può esservi l'insorgere di difficoltà e conseguentemente la necessità di regolare la frequentazione dei figli con i nonni.

In tal senso sarebbe ravvisabile la connessione oggettiva, sicchè non potrebbe affatto escludersi l'intervento degli ascendenti ex art. 105 c.p.c. nel procedimento di separazione. La norma in particolare legittima l'intervento “in un processo tra altre persone per far valere, in confronto di tutte le parti o di alcune di esse, un diritto relativo all'oggetto o dipendente dal titolo dedotto nel processo medesimo” e, dunque, lo svolgimento del simultaneus processus. D'altronde, escludere l'intervento – che chiaramente deve essere limitato alla violazione del diritto a mantenere rapporti significativi coi nipoti minorenni - in ragione della possibilità dell'azione autonoma di cui all'art. 317-bis c.c. implicherebbe la possibilità di giudicati contrastanti o comunque di difficile coordinazione. La concentrazione delle domande avanti a un unico giudice è altresì da considerarsi nella prospettiva della riduzione del contenzioso, cui si associano ragioni di economia processuale; e comunque non vige alcuna deroga espressa che precluda l'esercizio del potere di azione anche secondo la previsione di cui all'art. 105 c.p.c.

La conclusione in merito all'ammissibilità dell'intervento (ritenuta di recente legittima in un procedimento ex artt. 330-333 c.c. dalla Cassazione con la sentenza 30 giugno 2021 n. 18607 in CED Cassazione, 2021), oggi, con l'introduzione dell'art. 473-bis.20 c.p.c. operata dalla cd. Riforma Cartabia trova ulteriore conforto. La norma regola l'intervento dei terzi nell'ambito dei procedimenti afferenti la crisi familiare prevedendo che esso debba avvenire non oltre il termine stabilito per la costituzione del convenuto: per terzi, si intende senz'altro il figlio maggiorenne ma ragionevolmente dovrebbero essere ricompresi anche gli ascendenti.

Tanto più in previsione dell'istituzione del Tribunale Unico, quando, abolito il Tribunale per i Minorenni, sarebbe davvero incongruo escludere l'intervento dei nonni nel giudizio avviato dai genitori.

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