L’adozione estera può essere riconosciuta in Italia anche se i genitori adottivi non sono sposati

21 Dicembre 2023

Ove ricorrano le condizioni per il riconoscimento della sentenza di adozione straniera, ex art. 41, comma 1, l. 184/1983, la mancanza di vincolo coniugale tra gli adottandi non si traduce in una manifesta contrarietà all’ordine pubblico, ostativa al suddetto riconoscimento automatico degli effetti della sentenza straniera nel nostro ordinamento, anche a prescindere e dall’accertamento in concreto della piena rispondenza del provvedimento giudiziale straniero all’interesse della minore.

Questo il principio di diritto affermato dalla Prima sezione civile con la pronuncia in esame.

La richiesta di riconoscimento della sentenza straniera di adozione . La Corte d'appello di Milano aveva respinto il ricorso promosso da una coppia, in proprio e quali genitori esercenti la responsabilità genitoriale sulla di loro figlia minore, nei confronti del Sindaco del medesimo Comune, nella qualità di Ufficiale di stato Civile e di ufficiale di Governo, ex art. 67, l. 218/1995, volto ad ottenere il riconoscimento in Italia degli effetti della sentenza di adozione della minore pronunciata da un Tribunale del Texas (USA).

L'Ufficiale di Stato civile, infatti, si era opposto alla relativa trascrizione in quanto aveva ritenuto che non fossero stati rispettati i requisiti previsti dall'art. 31, comma 2 o dagli artt. 29-36 commi 1, 2, e 3, dal momento che i ricorrenti: non risultavano legati da vincoli di matrimonio, non avevano ottenuto l'idoneità all'adozione internazionale ex art. 29-bis, né avevano seguito il percorso adottivo indicato dagli artt. 29-36 commi 1, 2 e 3 l. n. 218/1995.

Da qui, il ricorso per cassazione proposto dalla coppia.

L'adozione internazionale e estera . Il caso in esame imponeva dapprima di risolvere la questione se una sentenza di adozione straniera pronunciata da un Giudice statunitense nei confronti di una minore cittadina statunitense, adottanda, e due cittadini italiani naturalizzati statunitensi, adottanti, fosse automaticamente riconoscibile, nei limiti stabiliti dall'art. 65 l. n. 218/1995, ovvero, in ragione della conservazione della cittadinanza italiana in aggiunta a quella straniera da parte degli adottanti, fosse riconoscibile mediante il procedimento regolato dall'art. 36 l. n. 184/1983.

Ebbene, al riguardo, la Suprema Corte, nel caso di specie, dal momento che la minore era cittadina statunitense e viveva con i genitori, cittadini italiani ma anche cittadini statunitensi, residenti negli Stati Uniti, ha ritenuto che l'adozione ottenuta da quest'ultimi, nei confronti di una cittadina statunitense, per nascita, fosse da considerarsi un'adozione estera e non un'adozione internazionale. Ragion per cui, doveva trovare applicazione l'art. 41, comma 1, l. 218/1995, relativo al riconoscimento automatico, difettando in radice, la ragion d'essere propria della Convenzione de L'Aja e della relativa disciplina interna (artt. 29 e ss., l. n. 184/1983) non comportando il riconoscimento dell'adozione straniera alcun sradicamento del minore dallo Sato di origine e non potendo essere considerata la stessa alla stregua delle adozioni di comodo, ottenute da uno Stato straniero al fine di aggirare la più rigorosa disciplina interna.

La Corte d'appello, pertanto, aveva errato nel ritenere che il cittadino italiano, anche se munito di doppia cittadinanza, che avesse adottato all'estero, dovesse attivare la procedura di cui all'art. 36 l. n. 184/1983 (applicabile alle adozioni internazionali che, in forza del disposto dell'art. 2 della Convenzione dell'Aja, hanno come elemento caratterizzante lo sradicamento del minore dal proprio Stato d'origine) con conseguente applicabilità della legge italiana circa i presupposti per l'adozione (tra cui quello del vincolo di coniugio).

Sulla necessità o meno del vincolo coniugale . La vicenda in esame ha portato la Cassazione ad affrontare anche un'ulteriore questione, vale a dire se l'inesistenza del vincolo coniugale tra i genitori adottivi costituisca o meno un impedimento al riconoscimento automatico da parte dello Stato italiano dell'adozione, e se esso, quindi, debba essere inteso come limite di ordine pubblico internazionale.

Sul punto, la Suprema Corte, ha affermato che il principio posto dall'art. 6 l. n. 184/1983, in forza del quale possono accedere alle adozioni solo le coppie coniugate da almeno tre anni, non rappresenta un principio di ordine pubblico internazionale anche considerato che l'adozione a favore di persone non coniugate è consentita ormai in molti Paesi anche dell'Unione Europea.

Pertanto, nel caso in esame, la Cassazione ha ritenuto che l'adozione pronunciata dal Giudice texano ben potesse essere riconosciuta anche dall'ordinamento italiano in quanto rispondente all'interesse della minore, cittadina statunitense, la quale dalla nascita vive con i genitori adottivi.

Fonte: dirittoegiustizia.it

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