Sinistro da circolazione di natanti: copertura assicurativa e danno patrimoniale futuro del congiunto

11 Gennaio 2024

Con la sentenza Cass. n. 36357/2023 relativa a un sinistro da circolazione di natanti, la Corte di Cassazione fornisce alcune precisazioni su due temi: (i) l'operatività della copertura assicurativa nei confronti dei terzi danneggiati che esercitano l'azione diretta nei confronti della compagnia; (ii) i criteri per la risarcibilità del danno patrimoniale futuro del congiunto superstite.

Il caso

Prova di un natante in conto vendita nelle acque del Lago d'Iseo. Esperienza letale: muoiono il conducente e un trasportato, mentre l'altro resta ferito. Con l'intento di ottenere il risarcimento dei danni, i congiunti dei defunti e il sopravvissuto convengono separatamente in giudizio (i) la società proprietaria del veicolo, (ii) la società affidataria del natante in conto vendita e (iii) le compagnie assicuratrici con cui le menzionate società avevano stipulato polizze per la responsabilità civile correlata alla circolazione del natante.

Riunite le cause, il Tribunale di Bergamo, per quanto di interesse, accoglie le domande risarcitorie proposte nei confronti della società affidataria del natante in conto vendita e della sua assicurazione, pur non riconoscendo il ristoro del danno patrimoniale futuro patito dalla figlia postuma di una delle vittime.  La decisione viene parzialmente riformata dalla Corte d'Appello di Brescia che rigetta le domande avanzate nei confronti dell'assicurazione della società affidataria del natante in conto vendita.

La pronuncia viene impugnata in sede di legittimità, offrendo così alla Corte di Cassazione l'opportunità di affrontare due questioni: (i) l'operatività della garanzia assicurativa nei confronti dei terzi danneggiati che esperiscono l'azione diretta nei confronti della compagnia; (ii) i criteri per la risarcibilità del danno patrimoniale futuro patito dal congiunto della vittima del sinistro.

L'operatività della garanzia assicurativa nei confronti dei terzi danneggiati

La polizza assicurativa era stata stipulata dalla società affidataria del natante in conto vendita con riferimento a una determinata “targa prova” e, al momento del sinistro, pur essendo stata prorogata la durata della polizza, l'autorizzazione amministrativa alla navigazione provvisoria era scaduta e non era stata rinnovata. Preso atto di tale circostanza, la Corte d'Appello di Brescia aveva escluso l'operatività della polizza assicurativa anche nei confronti dei terzi danneggiati e aveva rigettato le loro domande nei confronti dell'assicurazione.

A parere dei ricorrenti, la ricostruzione era però erronea. Del resto, quanto meno nei confronti dei terzi, l'assicurazione avrebbe dovuto essere tenuta alla garanzia per due concorrenti ragioni: (i) l'apparente validità del contrassegno assicurativo, circostanza rilevante ai sensi dell'art. 127 del Codice delle assicurazioni; (ii) l'inopponibilità delle eccezioni fondate sul contratto di assicurazione ai terzi danneggiati che agiscano direttamente nei confronti della compagnia ai sensi dell'art. 144 del Codice delle assicurazioni.

La Corte di Cassazione accoglie la censura formulata, sulla base dei seguenti argomenti:

  • l'assicurazione per la responsabilità civile relativa alla navigazione provvisoria dei natanti ha ad oggetto i rischi derivanti dall'attività di navigazione temporanea prevista dall'art. 31, 1° comma, del Codice della navigazione da diporto;
  • pur richiedendo un'autorizzazione amministrativa, la navigazione temporanea avviene sotto la responsabilità dell'impresa assicurata. Pertanto, la scadenza della menzionata autorizzazione, ben lungi dal far venir meno il rischio assicurato con conseguente nullità – opponibile anche ai terzi – del contratto di assicurazione, può al più determinarne l'inefficacia tra le parti, laddove ciò sia previsto da specifiche pattuizioni;
  • l'eventuale inefficacia della copertura assicurativa per scadenza dell'autorizzazione amministrativa necessaria per la navigazione temporanea non è comunque opponibile ai terzi danneggiati che esercitano l'azione diretta nei confronti della compagnia, stante il combinato disposto degli artt. 123 e 144 del Codice delle assicurazioni.

A ulteriore conferma dell'esito del ricordato percorso logico-giuridico, la Suprema Corte ricorda altresì che:

  • l'art. 13 della Direttiva 2009/103/CE vieta agli Stati membri di dettare norme che neghino il diritto al risarcimento a favore del terzo danneggiato per il solo fatto che il conducente «non si sia conformato agli obblighi di legge di ordine tecnico concernenti le […] condizioni del veicolo […]»;
  • per pacifica giurisprudenza, la disciplina dell'assicurazione della responsabilità civile automobilistica (applicabile anche alla navigazione) è preordinata allo scopo di apprestare la maggior tutela possibile alle vittime della circolazione. Sul punto, a mero titolo esemplificativo: Corte Cost. 29 marzo 1983, n. 77; Corte Giustizia CE 28 marzo 1996, Bernéldez, C-129/94; Corte Giustizia CE 30 giugno 2005, Candolin, C-537/03; Corte Giustizia CE, 9 giugno 2011, Lavrador, C-409/09; Corte Giustizia CE, 17 marzo 2011, Carvalho Ferreira Santos, C-484/09; Cass. 18 novembre 2014, n. 24469.

Pertanto, la necessità di un'obiettiva ed effettiva tutela dei terzi coinvolti dalla navigazione temporanea di natanti non può restare pregiudicata dalle peculiarità del rapporto tra assicurato e assicuratore da presupposti di fatto che non siano percepibili direttamente dai medesimi terzi.

I criteri per la risarcibilità del danno patrimoniale futuro del congiunto

La Corte d'Appello di Brescia aveva ritenuto astrattamente configurabile il danno patrimoniale futuro in capo alla figlia postuma di una delle vittime del sinistro; tuttavia, in applicazione dell'art. 137 del Codice delle assicurazioni, aveva rigettato la domanda risarcitoria per l'omessa produzione in giudizio di documentazione fiscale atta a dimostrazione il reddito che la vittima percepiva al momento del decesso.

Allineandosi ai rilievi di una dei ricorrenti, la Corte di Cassazione evidenzia l'erroneità della decisione impugnata, sottolineando che:

  • l'art. 137 del Codice delle assicurazioni riguarda il «caso di danno alla persona, quando agli effetti del risarcimento si debba considerare l'incidenza dell'inabilità temporanea o dell'invalidità permanente su un reddito da lavoro» e quindi non è applicabile alla fattispecie concreta relativa al pregiudizio patrimoniale futuro causato dal decesso di un congiunto per fatto illecito di un terzo;
  • il risarcimento del menzionato danno patrimoniale avrebbe dovuto determinarsi in via equitativa, tenendo conto dei contributi economici che la vittima, se fosse rimasta in vita, avrebbe presumibilmente erogato al congiunto superstite. Al riguardo, fra le altre: Cass. 27 giugno 2007, n. 14845; Cass. 13 marzo 2012, n. 3966; Cass. 11 maggio 2012, n. 7272; Cass. 16 gennaio 2014, n. 759; Cass. 20 novembre 2018, n. 29830; Cass. 25 febbraio 2020, n. 5099.

Per le ragioni esposte, la Suprema Corte conclude che non è conforme al diritto l'esclusione del ristoro del danno patrimoniale futuro della figlia postuma per l'assenza in atti di documenti idonei a provare il reddito della vittima all'epoca del sinistro.

(Fonte: Diritto e Giustizia)

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