In tema di determinazione della legge applicabile nel caso di successione di leggi modificative con riferimento al delitto di maltrattamenti in famiglia è intervenuta la Sezione VI affermando che, ove parte della condotta sia commessa sotto la vigenza della disposizione incriminatrice di cui all'art. 572 c.p., come modificata in senso peggiorativo dall'art. 4, comma 1, lett. d), legge 1° ottobre 2012, n. 172, trova applicazione la norma sopravvenuta sfavorevole al reo nel solo caso in cui si collochi dopo la sua entrata in vigore un segmento di condotta sufficiente, di per sé, a integrare l'abitualità del reato, ponendosi, dunque, in contrasto rispetto all'orientamento maggioritario.
Il caso e la questione controversa
Con doppia sentenza conforme l'imputato era stato riconosciuto colpevole del delitto di maltrattamenti in famiglia in danno del coniuge dal 2009 al 2013, essendosi realizzato durante la vigenza della nuova e peggiorativa legge n. 172/2012 un ulteriore episodio della condotta ai fini del requisito dell'abitualità.
La Sesta Sezione penale della Suprema Corte ha annullato con rinvio la sentenza impugnata, osservando preliminarmente che il tempus commissi delicti nei reati abituali coincide con il primo atto ripetitivo che ne segna il perfezionamento e la consumazione. Siffatta interpretazione si fonda: a) sulla ratio di garanzia del principio di irretroattività sfavorevole ex artt. 25 Cost. e 7 CEDU; b) sulla funzione rieducativa della pena di cui all'art. 27 Cost.
La questione riguarda dunque le ipotesi in cui la situazione preesistente alla modifica normativa abbia già prodotto un effetto giuridico stabile, che lo ius novum tenderebbe – come nel caso concreto in esame - a rimuovere o smentire in senso peggiorativo, seppure in modo indiretto.
Il principio di diritto
Cass. pen., sez VI, 24 gennaio 2023, n. 28218
«In materia di maltrattamenti in famiglia non rientrano sotto l'egida della legge n. 172/2012 - che introduce un trattamento sanzionatorio deteriore - i casi in cui, durante la vigenza della nuova legge, si realizzi un segmento insignificante della condotta ai fini del requisito dell'abitualità, come un singolo episodio talora penalmente neutro, che, non aggiungendo alcunché al già avvenuto perfezionamento del reato, non può avere l'effetto di consentire un trattamento punitivo più severo per l'intera condotta abituale di reato che si è già consumata in precedenza, alla quale va applicata la pregressa norma più favorevole».
Il contrasto
Maltrattamenti in famiglia e successione di leggi nel tempo: trattamento sanzionatorio applicabile
La decisione della Corte si pone in consapevole contrasto con la prevalente giurisprudenza di legittimità relativamente alla questione della individuazione del tempus commissi delicti nei reati abituali - nella specie il delitto di maltrattamenti in famiglia - al fine di determinare la legge applicabile nel caso di successione di leggi modificative, là dove la seconda preveda una disciplina più severa rispetto alla prima.
Secondo l'orientamento largamente maggioritario (tra le più recenti: Cass. pen., sez. VI, 5 maggio 2023, n. 21998, non mass.; Cass. pen., sez. VI, 6 aprile 2022, n. 19832, Rv 283162; Cass. pen., sez. VI, 31 marzo 2021, n. 24710, Rv 281528) è infatti necessario fare riferimento al momento in cui la condotta si esaurisce, cioè all'ultimo atto che protrae la situazione antigiuridica. Tale ordine di idee si fonda sulle seguenti considerazioni: a) il reato abituale ha carattere unitario, sicché ogni azione successiva si salda a quelle precedenti, spostando il momento della consumazione all'ultima delle condotte tipiche realizzate; b) non viene in rilievo un problema di successione di leggi penali e di irretroattività sfavorevole, perché trova applicazione “la legge del tempo” della consumazione; c) il termine di vacatio legis è idoneo a garantire la conoscibilità della nuova norma sfavorevole, sicché l'agente ben potrà interrompere la condotta illecita.
La sentenza citata inaugura pertanto, nell'ambito del reato di maltrattamenti, un indirizzo giurisprudenziale opposto. Tuttavia, si vedrà con il tempo se il contrasto segnalato possa essere più apparente che reale, sembrando decisivo il differente rilievo (la diversa “significatività”) che, nei singoli casi di specie, viene attribuito, per i profili di tipicità e concreta offensività, all'ulteriore “segmento” della condotta illecita realizzato nel vigore della nuova e più sfavorevole disciplina sanzionatoria. A ben vedere, una valutazione, questa, di tipo fattuale e di merito anziché di legittimità.
La dottrina
Primo orientamento
Secondo orientamento
In dottrina, secondo un primo orientamento, il momento di realizzazione del reato coincide con quello corrispondente alla tipicità della fattispecie e, conseguentemente, il tempus commissi delicti nei reati abituali è rappresentato dal primo atto ripetitivo che determina l'inizio della consumazione, così evitandosi l'applicazione della legge posteriore sfavorevole (1).
Di diverso avviso chi rileva come si debba prendere in considerazione l'ultimo atto che protrae la situazione antigiuridica, rispetto al quale la legge successiva più severa è la legge del tempo, senza che si prospetti alcuna lesione del principio di irretroattività sfavorevole. L'ultimo segmento della condotta segue infatti l'entrata in vigore della nuova disciplina più sfavorevole, di cui all'agente è assicurata se non la conoscenza effettiva comunque la conoscibilità (2).
(1) F. Palazzo, Corso di diritto penale. Parte generale, Torino 2018, 156; A. Manna, Corso di diritto penale. Parte generale, Milano 2020, 123.
(2) Di diverso avviso chi rileva come si debba prendere in considerazione l'ultimo atto che protrae la situazione antigiuridica, rispetto al quale la legge successiva più severa è la legge del tempo, senza che si prospetti alcuna lesione del principio di irretroattività sfavorevole. L'ultimo segmento della condotta segue infatti l'entrata in vigore della nuova disciplina più sfavorevole, di cui all'agente è assicurata se non la conoscenza effettiva comunque la conoscibilità.
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