In tema di determinazione di interferenze illecite nella vita privata, non integra il delitto in parola la condotta di colui che, ammesso ad accedere nell'abitazione del coniuge separato, provveda a filmare, senza consenso, gli incontri tra quest'ultimo e il figlio minore, in quanto l'art. 615-bis, c.p., che tutela la riservatezza domiciliare, sanziona la condotta di chi risulti estraneo agli atti - oggetto di captazione - di vita privata, ossia agli atti o vicende della persona in luogo riservato e non quella di chi sia stato ammesso, sia pure estemporaneamente, a farne parte.
Il caso e la questione controversa
Con doppia sentenza conforme l’imputato era stato riconosciuto colpevole del delitto di cui all'art. 615-bis c.p., perché, mediante l'uso di strumenti di ripresa visiva, si era indebitamente procurato notizie riguardanti la moglie separata, realizzando, in particolare, filmati durante le visite al figlio. Lo stesso proponeva ricorso per cassazione avverso la sentenza d’appello, denunciando erronea applicazione dell'art. 615-bis c.p. e vizio di motivazione, richiamando in tal senso l'orientamento consolidato della giurisprudenza di legittimità, secondo cui il delitto di interferenze illecite nella vita privata non è configurabile allorché l'autore della condotta condivida con taluni soggetti e con il loro consenso l’atto della vita privata oggetto di captazione.
Il principio di diritto
Cass. pen., sez V, 17 maggio 2023, n. 24848
«l'interferenza illecita prevista e sanzionata dall'art. 615-bis c.p. è quella proveniente dal terzo estraneo alla vita privata e non già quella del soggetto che, invece, sia ammesso, sia pure estemporaneamente, a farne parte, irrilevante essendo l'oggetto della ripresa, posto che il concetto di "vita privata" si riferisce a qualsiasi atto o vicenda della persona in luogo riservato».
Il contrasto
Interferenza illecita ex art. 615-bis c.p.: è solo quella proveniente dal terzo estraneo alla vita privata?
La fattispecie di indebito procacciamento di notizie e immagini attinenti alla vita privata, di cui al primo comma dell’art. 615-bis c.p., ha dato luogo, quanto al requisito di illiceità speciale della connotazione indebita dell’agire dell’autore del reato, ad opposti approdi interpretativi da parte della giurisprudenza di legittimità.
La decisione della Corte si pone nella linea tracciata dall’orientamento prevalente, secondo cui, per escludere la rilevanza penale della condotta non è decisivo il fatto che la captazione avvenga nell'abitazione di chi ne sia l’autore, ma che «il dominus loci non sia estraneo al momento di riservatezza captato» (Cass. pen., sez. V, n. 22221/2007, Rv. 270236), dal momento che il disvalore penale non è ricollegato all'assenza del consenso da parte di chi viene ripreso (Cass. pen., sez. V, n. 27160/2018, Rv. 273554). Se, infatti, oggetto giuridico del reato è la riservatezza domiciliare, formula che «identifica il diritto di esclusiva conoscenza di quanto attiene alla sfera privata domiciliare e cioè all'estrinsecazione della personalità nei luoghi di privata dimora», è, evidente, allora che la norma incriminatrice sanziona i soli comportamenti di interferenza posti in essere da chi risulti estraneo agli atti di vita privata oggetto di indebita captazione (Cass. pen., sez. V n. 36109/2018, Rv. 273598). Donde, l'interferenza illecita prevista e sanzionata dall'art. 615-bis c.p. è solo quella proveniente dal terzo estraneo alla vita privata, non già quella del soggetto che, invece, sia ammesso, sia pure estemporaneamente, a farne parte, mentre è irrilevante l'oggetto della ripresa, considerato che il concetto di "vita privata" si riferisce a qualsiasi atto o vicenda della persona in luogo riservato (Cass. pen., sez. V, n. 1766/2007, dep. 2008 Rv. 273598). Nella pronuncia più recente si è affermato che, a ritenere diversamente, si attribuirebbe alla fattispecie incriminatrice di cui all'art. 615-bis c.p. un’oggettività giuridica diversa dalla riservatezza domiciliare e simile alla libertà morale, bene giuridico, quest'ultimo che ha trovato (ulteriore) tutela nel paradigma punitivo di cui all'art. 612-ter c.p., introdotto dall'art. 10 della legge 19 luglio 2019, n. 69 (Cass. pen., sez. V, n. 24848/2023, cit.).
Secondo un diverso orientamento, invece, l'avverbio 'indebitamente" si riferisce non tanto alla riservatezza domiciliare nell'accezione descritta, quanto alla mancanza del diritto a procurarsi notizie o immagini attinenti alla vita privata che si svolgano in una privata dimora; di qui il principio di diritto secondo cui integra il delitto di interferenze illecite nella vita privata la condotta di colui che carpisca, all'interno della propria dimora, con strumenti di captazione visiva o sonora, le immagini di un rapporto sessuale condiviso, là dove il partner non abbia implicitamente o esplicitamente prestato il proprio consenso alla ripresa, posto che il mancato consenso alla ripresa rende di per sé la condotta indebita, in quanto lesiva del diritto alla riservatezza del partner ignaro (Cass. pen., sez. V, n. 13384/2019, Rv. 275236).
La dottrina
In dottrina si registrano prese di posizione distanti dal principio di diritto enunciato nella sentenza in parola, così da essersi sostenuto che, nel caso in cui dovessero venire in rilievo tanto l'art. 612-ter c.p. quanto l'art. 615-bis c.p., si configurerebbe un concorso di reati (eventualmente unificati dal vincolo continuativo) e non già un concorso apparente di norme, dal momento che la condotta di pornografia non consensuale non presuppone in alcun modo che il reo si procacci il materiale tramite la violazione della riservatezza domiciliare (1).
(1) C. Zannelli, “Revenge porn”. Pregi e aporie della nuova fattispecie di cui all'art. 612-ter c.p., in Diritto di Famiglia e delle Persone, fasc. 3, 2021, pag. 1427; G. M. Caletti, Libertà e riservatezza sessuale all'epoca di internet. L'art. 612-ter c.p. e l'incriminazione della pornografia non consensuale, in Rivista Italiana di Diritto e Procedura Penale, fasc. 4, 2019, pag. 2044
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