In tema di possesso di un documento falso è integrata la fattispecie di cui all'art. 497-bis, comma 2, c.p., solo se si configura contemporaneamente anche il concorso nella contraffazione punibile. Viceversa, tale precetto non è applicabile quando l'uso personale del falso documento valido per l'espatrio non consente di configurare il concorso nella previa contraffazione, anche solo per la mancanza della richiesta del Ministro della Giustizia, ai sensi dell'art. 10 c.p., in caso di contraffazione verificatasi in territorio estero.
Il caso e la questione controversa
Con doppia sentenza conforme l'imputato era stato riconosciuto colpevole del delitto di cui all'art. 497-bis, comma 2, c.p. per avere esibito agli agenti, in occasione di un controllo, un passaporto georgiano del quale veniva accertata la falsificazione. I giudici del merito, pur affermando che la falsificazione del documento rinvenuto in possesso dell'imputato fosse avvenuta all'estero, qualificavano ai sensi della norma indicata la condotta consistita nell'uso in territorio italiano da parte dell'imputato di un documento valido per l'espatrio, alla cui contraffazione egli aveva pacificamente concorso, dal momento che sul passaporto georgiano vi era apposta la sua fotografia. Lo stesso proponeva ricorso per cassazione avverso la sentenza d'appello, denunciando la violazione di legge e il vizio di motivazione, in quanto la condotta ascrittagli, in riferimento al passaporto falsificato, avrebbe dovuto inquadrarsi nella meno grave fattispecie di cui all'art. 497-bis, comma 1, c.p. anziché in quella di cui al comma secondo. La Quinta Sezione penale della Suprema Corte ha ritenuto fondato il ricorso e, qualificata la condotta di possesso per uso personale exart. 497-bis c.p., da parte del ricorrente, ha annullato la sentenza impugnata con rinvio per la rideterminazione del trattamento sanzionatorio.
Il principio di diritto
Cass. pen., sez V, 18 gennaio 2023, n. 24808
«Il possesso per uso personale di un documento contraffatto valido per l'espatrio, nel caso in cui la contraffazione, nella quale il possessore abbia concorso, non sia punibile perché interamente commessa all'estero senza che il Ministro della Giustizia abbia avanzato richiesta exart. 10 c.p., integra la fattispecie di cui all'art. 497-bis, comma 1, c.p.».
Il contrasto
Documento falso e contraffazione avvenuta all'estero: primo o secondo comma dell'art. 497-bis c.p.?
La Suprema Corte ha proposto una innovativa interpretazione della norma di cui all'art. 497-bis, comma 2, c.p., sostenendo che, solo se si configura contemporaneamente anche il concorso nella contraffazione punibile, è integrata la relativa fattispecie criminosa. Viceversa, tale norma non è applicabile quando l'uso personale del falso documento valido per l'espatrio non consenta di elevare l'imputazione per il concorso nella previa contraffazione, anche solo per la mancanza della richiesta del Ministro della Giustizia, ai sensi dell'art. 10 c.p., in caso di contraffazione verificatasi in territorio estero.
La Corte rappresenta che l'art. 497-bis, comma 1, c.p. punisce la condotta di chi venga trovato in possesso di un documento falso valido per l'espatrio, senza alcuna specificazione in ordine al concorso del detentore nella condotta di falsificazione; il comma secondo, invece, punisce, con pena aumentata da un terzo alla metà, la condotta di chi fabbrica o comunque forma un simile documento ovvero lo detiene fuori dei casi di uso personale, come nel caso di chi, operando come intermediario, consente che il documento falsificato entri in possesso del soggetto che se ne dovrà servire. Ne deriva che l'art. 497-bis, comma 2, c.p. prevede unicamente la detenzione nei casi diversi dall'uso personale, posto che la detenzione per uso personale rileverebbe «soltanto come posterius ovvero come indizio dell'ulteriore condotta prevista alternativamente alla detenzione per uso personale e, cioè, la contraffazione». In altri termini «il possesso per uso personale di un documento valido per l'espatrio accede e segue la contraffazione, sicché esso rientra nella più grave disposizione di cui all'art. 497-bis, comma 2, c.p. perché quel che si punisce è il concorso nella previa contraffazione, salva l'ipotesi in cui tale precedente contraffazione, in quanto commessa all'estero, non sia punibile, in difetto della richiesta del Ministro della Giustizia di cui all'art. 10 c.p., dovendosi, in tal caso, fare ricorso alla disposizione di cui all'art. 497-bis, comma 1, c.p., quale unico precetto che prevede la rilevanza penale della condotta di possesso del documento contraffatto valido per l'espatrio in via autonoma».
Nella pronuncia in parola si argomenta nel senso che se la falsificazione è commessa all'estero e non risulta procedibile per mancanza della richiesta di cui all'art. 10 c.p., il successivo uso personale del documento contraffatto risulta punibile unicamente ai sensi dell'art. 497-bis, comma 1, c.p., in quanto, diversamente opinando, si opererebbe un'estensione analogica in malam partem della disposizione di cui all'art. 489 c.p., che punisce l'utilizzo del documento contraffatto, con norma pensata e destinata ad operare nell'ambito delle sole falsità documentali di cui al capo III del titolo VII, dedicato ai delitti contro la fede pubblica, e non anche in quello delle falsità personali, di cui al capo IV del medesimo titolo VII.
Secondo diverso e, fino ad ora, consolidato orientamento, invece, unicamente la detenzione di un documento falso, anche solo ideologicamente, alla cui formazione il possessore non abbia concorso, integra il reato di cui all'art. 497-bis, comma 1, c.p., mentre le condotte di fabbricazione e formazione di un documento falso, nonché di detenzione, per uso non personale, o personale se vi è stato concorso nella contraffazione del documento, integrano la fattispecie più grave di cui al secondo comma della medesima norma (Cass. pen., sez. V, n. 48241/2019, Rv. 277427); e ciò anche nel caso in cui la contraffazione del passaporto, cui il possessore abbia concorso facendovi apporre la propria fotografia, sia avvenuta all'estero e non sia stata perseguibile in Italia per mancanza della condizione di procedibilità di cui all'art. 10 c.p.
A sostegno di tale interpretazione si è detto che il reato di cui all'art. 497-bis, comma 2, c.p. è integrato dal possesso di un passaporto contraffatto dallo stesso possessore, considerato che la ratio della previsione normativa è quella di punire in modo più significativo chi fabbrica o comunque forma il documento, oppure lo detiene fuori dei casi di uso personale, con la conseguenza che il possesso per uso personale rientra nella previsione di cui all'art. 497-bis, comma 1, c.p. solo se non accompagnato dalla contraffazione ad opera del possessore (Cass. pen., sez. V, n. 17673/2011, Rv. 250188). Si è quindi argomentato che i due commi della norma in parola puniscono diversamente, in ragione del diverso grado di gravità, la condotta del mero possesso di un documento valido per l'espatrio: da un lato, vi è la condotta, più allarmante sul piano delle falsità personali in ragione del correlato profilo organizzativo, costituita dalla previa contraffazione del documento stesso ad opera dello stesso detentore, o del concorso da parte di costui alla falsa formazione del documento o, infine, dalla detenzione fuori dai casi di uso personale; dall'altra, la mera detenzione per uso personale senza alcun concorso nella contraffazione, considerata, per questo, di minore allarme sociale (Cass. pen., sez. V, n. 25659/2018, Rv. 273303; Cass. pen., sez. II, n. 15681/2016, Rv. 266554; Cass. pen., sez. V, n. 5355/2015, Rv. 262221; Cass. pen., sez. V, n. 18535/2013, Rv. 255468;).
Nello stesso solco interpretativo si è affermato che, anche nel caso di contraffazione avvenuta all'estero non perseguibile in Italia, il possessore del passaporto concorrente nella falsificazione risponde del reato di cui all'art. 497-bis, comma 2, c.p., dovendosi in tal modo indicare il discrimen fra le due fattispecie previste dall'art. 497-bis c.p.: «il primo comma individua la condotta di chi, nei casi di uso personale, detiene un documento falso alla cui formazione non abbia concorso (nel caso di colui che, sfruttando la somiglianza dei tratti somatici, venga trovato in possesso ed esibisca un documento, valido per l'espatrio, con l' “effigie ed i dati anagrafici di altra persona”), incentrando il nucleo di disvalore penale sull'oggetto del reato, ossia il documento falso; la fattispecie di cui al comma secondo, invece, è applicabile a chi fabbrica, o comunque forma, un documento valido per l'espatrio falso, a chi lo detiene non per farne uso personale (si pensi al contraffattore che venga trovato in possesso del documento formato per altri che intendano farne uso), e a chi lo detiene per farne uso personale, ma avendo concorso nella sua contraffazione»; di modo che: «Il requisito che accomuna le ipotesi qualificabili ai sensi del comma secondo è la partecipazione, con qualunque modalità (anche mettendo a disposizione la fotografia e/o i dati anagrafici, al fine di farne uso personale), al circuito illecito delle contraffazioni materiali, che, per la maggior offensività, sono punite con la previsione di una fattispecie più grave; al contrario, le ipotesi di cui al comma primo vengono in rilievo esclusivamente nel caso di totale estraneità al circuito illecito delle contraffazioni, perciò punite con una fattispecie meno grave. Del resto, mentre la contraffazione integra un mero pericolo, è proprio l'uso del documento contraffatto da parte del possessore che attualizza, determinando una concreta lesione, l'offesa al bene giuridico protetto dalla norma incriminatrice – la pubblica fede, nella dimensione dell'affidamento da riporre nei documenti che consentono la circolazione delle persone tra gli Stati, al fine di prevenire condotte di pregiudizio per la sicurezza interna e delle istituzioni democratiche –; offesa che, dunque, fonda l'interesse dello Stato a perseguire e punire più gravemente il reato de quo» (Cass. pen., sez. V, n. 48241/2019, cit.).
La dottrina
In dottrina non si rinvengono contributi specifici. Nelle riflessioni di carattere generale sull'ambito applicativo della previsione normativa di cui all'art. 497-bis c.p. si è però segnalata la non lineare formulazione delle disposizioni, inevitabilmente destinata a creare difficoltà interpretative (1).
(1) A. Valsecchi, Misure urgenti per il contrasto del terrorismo internazionale – Commento, in Dir. pen. e processo, 2005, 10, 1204; L. Degl'Innocenti, La falsificazione dei documenti di ingresso, soggiorno e identità degli stranieri, in Rivista di polizia, 2008, fasc. 1, pag. 3; R. Flor, Possesso e fabbricazione di documenti di identificazione falsi: la tutela del documento valido per l'espatrio e la lotta al terrorismo internazionale, in Giurisprudenza di merito, 2008, fasc. 9, Cass. pen., sez. 3, pag. 2316.
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