I commenti negativi su un ristorante integrano i “mezzi fraudolenti” previsti dall’art. 513 c.p.?

24 Gennaio 2024

La Suprema Corte, con la pronuncia n. 1982 depositata il 17 gennaio scorso, si è occupata di stabilire se i commenti denigratori rivolti agli avventori di un ristorante integrano i “mezzi fraudolenti” che turbano l'esercizio di una attività commerciale.

Massima

In tema di turbata libertà dell'industria o del commercio, per impiego di "mezzi fraudolenti" deve intendersi il compimento di qualunque azione insidiosa, ingannevole o improntata ad astuzia, idonea a turbare o impedire il normale svolgimento dell'attività industriale o commerciale, rivolta nei confronti dell'esercente la predetta attività ovvero di terzi, eludendo gli accorgimenti previsti dal primo a difesa della propria impresa. (Fattispecie in cui la Corte ha confermato la sentenza che aveva ravvisato l'uso di un mezzo fraudolento nella condotta dell'imputato che aveva espresso giudizi negativi sulla qualità del cibo del ristorante del figlio, rivolti a turisti allo scopo di sviare la clientela).

Il caso

L'imputato era condannato per il delitto di turbata libertà dell'industria o del commercio previsto dall'art. 513 c.p.

Proposto ricorso in cassazione, l'imputato lamentava che i giudizi negativi espressi sulla qualità del cibo somministrato in un ristorante non integrava il mezzo fraudolento previsto dall'art. 513 c.p., trattandosi di una mera opinione.

I giudici di legittimità hanno rigettato il ricorso sul rilievo che il mendacio integra i mezzi fraudolenti, quante volte ingeneri il convincimento della pessima qualità del cibo, mettendo in pericolo il normale esercizio dell'attività commerciale.

La questione

La questione in esame è la seguente: i commenti negativi su un ristorante integrano i mezzi fraudolenti che turbano l'esercizio di una attività commerciale?

Le soluzioni giuridiche

L'art. 513 c.p., punisce, a querela della persona offesa, «chiunque adopera violenza sulle cose ovvero mezzi fraudolenti per impedire o turbare l'esercizio di un'industria o di un commercio...se il fatto non costituisce un più grave reato».

Ciò posto, la norma prevede quindi alternativamente l'uso di violenza sulle cose o di mezzi fraudolenti per impedire o turbare l'esercizio di un'industria o di un commercio. Va altresì osservato che, in ragione sia della procedibilità a querela di parte che della terminologia adottata col riferimento ad "un'industria" ovvero ad "un commercio", l'offesa penalmente rilevante deve intendersi rivolta nei confronti di soggetti determinati, e non indistintamente del sistema economico nel suo complesso.

La Corte di cassazione, al fine di delineare il concetto di mezzo fraudolento considerato dall'art. 513 c.p., ha fatto riferimento agli approdi in tema di furto ove l'uso del mezzo fraudolento delinea una condotta, posta in essere nel corso dell'azione delittuosa, dotata di marcata efficienza offensiva e caratterizzata da insidiosità, astuzia, scaltrezza, idonea, quindi, a sorprendere la contraria volontà del detentore e a vanificare le misure che questi ha apprestato a difesa dei beni di cui ha la disponibilità (Cass. pen., Sez. Un., n. 40354/2013).

L'uso del mezzo fraudolento va rinvenuto quindi in caso di particolare scaltrezza nell'attività preparatoria, concertata ed attuata mediante qualche comportamento richiedente la presenza del possessore, idonea ad eluderne la vigilanza ed i mezzi approntati a difesa dei suoi beni (Cass. pen. n. 2340/2018).

Sempre in tema di furto, quindi, l'aggravante del "mezzo fraudolento" deve rappresentare un elemento "in più" rispetto all'attività necessaria per operare la sottrazione e l'impossessamento, divenendo così inapplicabile nel caso in cui l'azione furtiva sia andata a buon fine, non già per un'operazione straordinaria dell'agente improntata ad astuzia o scaltrezza, ma per la negligenza della persona offesa (Cass. pen. n. 1982/1982).

Vero è, infatti, che si è correttamente sostenuto che i "mezzi fraudolenti" sono quei mezzi che ingannano, tali che, rivolti nei confronti dell'esercente l'attività industriale o commerciale ovvero dei terzi, possono turbare ovvero impedire la predetta attività (ad es. attraverso manovre speculative fraudolente, ovvero pubblicità menzognere tali da creare sviamento di clientela in danno ecc.).

In tema, si è affermato che la condotta di chi altera la concorrenza ricorrendo a mezzi fraudolenti integra il delitto di cui all'art. 513 c.p. soltanto se si ripercuote sull'ordine economico, ossia quando è posta in essere al fine specifico di turbare o impedire il normale svolgimento dell'industria o del commercio e di attentare in tal modo alla libertà di iniziativa economica (Cass. pen. n. 12227/2015).

Osservazioni

La pronuncia in commento ritiene che la condotta diretta alla formulazione di giudizi negativi sulla qualità del cibo di un ristorante, rivolti a turisti allo scopo di sviare la clientela, è idonea ad integrare i mezzi idonei a trarre in inganno e diretti all'impedimento o alla turbativa dell'esercizio di un'industria o di un commercio.

In altri termini, i commenti negativi sulla qualità del cibo somministrato in un ristorante, lungi dal costituire espressione di un diritto di critica, sono da considerarsi fraudolenti quando siano subdoli e sleali, in quanto diretti in maniera illecita a sviare clienti.

È lo stesso principio di libera concorrenza nel mercato interno ed europeo, cioè, a imporre all'ordinamento di approntare degli strumenti adeguati a impedire comportamenti che alterino il normale funzionamento del mercato, quali, tra gli altri, quelli previsti dal codice civile per reprimere gli atti di concorrenza sleale: atti che costituiscono un tipo aperto, contrassegnato dai requisiti della contrarietà ai canoni della correttezza professionale e della idoneità a danneggiare l'altrui azienda, in cui è possibile far confluire una pluralità di condotte ulteriori rispetto a quelle espressamente contemplate nella prima parte dell'art. 2598 c.c. (dal boicottaggio economico, al c.d. dumping, allo storno dei dipendenti, alla concorrenza parassitaria, alla pubblicità menzognera, ecc.).

Per impiego di "mezzi fraudolenti" deve intendersi il compimento di qualunque azione insidiosa, ingannevole o improntata ad astuzia, idonea a turbare o impedire il normale svolgimento dell'attività industriale o commerciale, rivolta nei confronti dell'esercente la predetta attività ovvero di terzi, eludendo gli accorgimenti previsti dal primo a difesa della propria impresa.

L'offesa penalmente rilevante deve intendersi rivolta nei confronti di soggetti determinati, e non indistintamente del sistema economico nel suo complesso, con la conseguenza che i “mezzi fraudolenti” sono da individuarsi in quei mezzi che ingannano, tali che, rivolti nei confronti dell'esercente l'attività industriale o commerciale ovvero dei terzi, possono turbare ovvero impedire la predetta attività (ad es. attraverso manovre speculative fraudolente, ovvero pubblicità menzognere tali da creare sviamento di clientela in danno).

Sicché il messaggio menzognero finalizzato alla creazione di un certo convincimento ed idoneo a far apparire come vera la falsità prospettata integra i mezzi fraudolenti previsti dall'art. 513 c.p.

In altri termini, il mendacio sulle qualità dei prodotti venduti da un concorrente assume i caratteri dell'illecito: viene in rilievo la tutela degli interessi dell'imprenditore a non perdere parte della propria clientela a causa dell'inganno.

L'espressione di giudizi negativi su un concorrente è idonea a danneggiare l'altrui azienda, tutte le volte in cui essa sia suscettibile di generare una situazione di inganno, che vizia le scelte dell'utente/consumatore, e perciò a produrre uno sviamento della clientela e un danno all'azienda concorrente.

In conclusione, la divulgazione di notizie e apprezzamenti falsi nei confronti dell'impresa concorrente è, di per sé, screditante e perciò ricade nell'ambito applicativo dell'art. 513 c.p. quante volte la divulgazione sia effettuata con insidiosità, astuzia e scaltrezza, tali da impedire o turbare l'azienda dell'imprenditore concorrente, esulante dalla critica commerciale, esercitata da un'impresa nei confronti di un'altra.

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