Sì al riconoscimento automatico dell’adozione piena spagnola nel caso in cui il nucleo familiare del minore sia omogenitoriale

30 Gennaio 2024

Le questioni rilevanti nel caso di specie sono essenzialmente due: la competenza della Corte d’Appello che ha emesso l’ordinanza oggetto di impugnazione, nonché il limite dell’ordine pubblico al riconoscimento del provvedimento straniero di adozione.

Massima

Va automaticamente riconosciuta in Italia l’adozione piena pronunciata dal Tribunale di Barcellona in favore della madre d’intenzione, cittadina italiana, di due minori, anch’essi cittadini italiani, nati da un progetto di genitorialità condiviso con la madre biologica di questi ultimi, anch’essa cittadina italiana, coniugata in Spagna con l’adottante

Il caso

E.N. e R.A., entrambe cittadine italiane, contraevano matrimonio egualitario in Spagna.

Successivamente E.N. adottava con provvedimento del Tribunale di Barcellona i minori R.L. e P.M., figli biologici di R.A., nati all'estero con la tecnica di PMA eterologa.

E.N. chiedeva all'Ufficiale dello Stato Civile di un comune della Regione Lazio di trascrivere il provvedimento spagnolo di adozione, ma l'Ufficiale interpellato rifiutava di eseguire la trascrizione.

E.N. promuoveva quindi un ricorso ex art. 67 l. 218/1995 avanti alla Corte d'Appello di Roma che, con ordinanza pubblicata il 09.03.23, riconosceva l'efficacia nel nostro ordinamento giuridico dell'adozione spagnola, ordinando all'Ufficiale di Stato Civile di trascrivere il provvedimento straniero nel registro degli atti di nascita.

Il Comune laziale impugnava la decisione suddetta con ricorso per cassazione, deducendo, in sintesi, l'incompetenza della Corte territoriale adita, nonché la contrarietà all'ordine pubblico del provvedimento straniero oggetto di attenzione.

La questione

Le questioni rilevanti nel caso di specie sono essenzialmente due: la competenza della Corte d’Appello che ha emesso l’ordinanza oggetto di impugnazione, nonché il limite dell’ordine pubblico al riconoscimento del provvedimento straniero di adozione.

Le soluzioni giuridiche

La Corte di Cassazione si è trovata in via pregiudiziale ad esaminare la questione sulla competenza.

L'art. 41 della l. 218/95 sottopone la circolazione in Italia delle adozioni ad un duplice regime ( art. 41 l. 218/1995 “I provvedimenti stranieri in materia di adozione sono riconoscibili in Italia ai sensi degli artt. 64, 65 e 66. Restano ferme le disposizioni delle leggi speciali in materia di adozioni dei minori): uno ordinario, disciplinato dagli artt. 64,65 e 66 della l. 218/1995, e uno speciale, normato dalla l. 184/1983. Dall'operare dell'uno o dell'altro dipende non solo la definizione delle condizioni cui il riconoscimento è subordinato, ma anche la competenza a pronunciarsi sulla loro sussistenza, la quale, nel caso in cui la fattispecie ricada nel campo di applicazione della legge del 1983 sull'adozione, spetta al Tribunale per i minorenni e non quindi alla Corte di Appello.

Secondo il Comune ricorrente il giudizio sul riconoscimento dell'efficacia del provvedimento spagnolo avrebbe dovuto essere sottoposto al Tribunale per i minorenni di Roma, applicandosi le norme previste nella Legge sull'Adozione (ex artt. 35 e 36 della l. 184/1983) o, in subordine, al Tribunale ordinario come ricorso ex art. 95 del D.p.r. 396/2000, avente ad oggetto il rifiuto dell'Ufficiale di Stato Civile di trascrivere l'adozione.

Nel merito, infine, la Suprema Corte è stata chiamata a valutare la contrarietà all'ordine pubblico del provvedimento di cui è stata chiesta la trascrizione in Italia, ex art. 64 comma 1, lett. g) della l. 184/1983, considerato il contesto omoaffettivo in cui l'adozione è stata ottenuta in Spagna.

Rispetto ai primi due motivi di ricorso del Comune - 1) violazione e falsa applicazione delle norme sulla competenza ai sensi del D.p.r. 396 del 2000, art. 95 in relazione all'art. 360 c.p.c. n. 2; 2) violazione e falsa applicazione delle norme sulla competenza ai sensi dell'art. 41 della l. 218/95, dell'art. 35 co. 5 e dell'art. 36 della L. 184/83 nonché dell'art. 30 del d.lgs. 150/11, in relazione all'art. 360 c.p.c. n. 2 - la Suprema Corte risolve il tema della competenza in favore della Corte d'Appello, citando i precedenti che già hanno reso in passato possibile trascrivere provvedimenti analoghi a quello in esame(Cass. civ. sez. I, ord. 31 maggio 2018 n. 14007 e Cass. civ., sez. un., 31 marzo 2021, n. 9006).

Posto che la trascrizione riguarda un atto formato all'estero e non Italia, il primo motivo di censura è stato dichiarato infondato senza grandi argomentazioni, come se la questione fosse ovvia e non servisse alcuna spiegazione. Sul punto sono, infatti, intervenute le Sezioni Unite della Cassazione, nella nota sentenza n. 12193/19, a seguito del rifiuto di un Ufficiale di Stato Civile di trascrivere un provvedimento straniero di minore nato all'estero mediante il ricorso alla maternità surrogata ed il genitore intenzionale, ed hanno precisato in un obiter dictum quanto segue: “La funzione della rettificazione resta infatti strettamente collegata con quella pubblicitaria propria dei registri dello stato civile e con la natura meramente dichiarativa delle annotazioni ivi riportate, aventi l'efficacia probatoria privilegiata prevista dall'art. 451 c.c., ma non costitutive dello status cui i fatti da esse risultanti si riferiscono; esula pertanto dal suo ambito applicativo l'ipotesi in cui, come nella specie, il predetto stato emerga dal provvedimento straniero, la cui trascrivibilità nei registri dello stato civile venga contestata non già per un vizio di carattere formale, ma per l'insussistenza dei requisiti di carattere sostanziale cui la l. n. 218/1995, artt. 64 - 66 subordinano l'ingresso nel nostro ordinamento”( Cass. civ. sez. un., sent. 08 maggio 2019 n. 12193). 

Il secondo motivo di censura, ugualmente infondato, concerne invece la questione sul riparto della competenza tra il Tribunale per i minorenni e la Corte d'Appello.

Le norme in materia di diritto internazionale privato (contenute nella l. n. 218/1995), nel consentire il riconoscimento dei provvedimenti stranieri in materia di adozione, fanno salve le leggi speciali sull'adozione internazionale, di cui al Titolo III, della l. n. 184/1983 (artt. da 29 a 39-ter).

L'applicazione delle norme in materia di adozione internazionale presuppone che il minore adottato sia straniero, posto che altrimenti valgono i meccanismi automatici di cui agli artt. 64,65,66 della Legge n. 218/1995.

I minori P.M. e R.L. non sono stranieri, bensì cittadini italiani, al pari della loro madre biologica, cosicché l'adozione in Spagna ottenuta dalla cittadina italiana E.N. - una stepchild adoption fatta in qualità di madre d'intenzione dei minori nati da una PMA effettuata all'estero con la propria partner - non è un'adozione internazionale, ma un'adozione estera con conseguente applicazione dell'art. 41, comma 1, d.i.p., relativo al riconoscimento automatico.

Nel merito la Suprema Corte ritiene, infine, corretta la valutazione della Corte territoriale, non ravvisando la violazione e falsa applicazione dell'art. 41 comma 2, l. 218/1995 e dell'art. 6 e dell'art. 35 co. 3 della l. 184/1983 in relazione all'art. 360 c.p.c. n. 3.

Posto che l'adozione di cui si chiede il riconoscimento è sottoposta alla disciplina della l. n. 218/1995, art. 41, comma 1,  se ne dovrà verificare, a norma del successivo art. 64 lett. g), la non contrarietà all'ordine pubblico.

Per il Comune ricorrente ostavano al riconoscimento in Italia del provvedimento spagnolo da parte della E.N. i principi derivanti dalla legge ordinaria riguardanti i limiti di accesso alla filiazione ed alla costituzione degli status, oltre al divieto di accesso all'adozione legittimante per le coppie omoaffettive: principi che compongono la nozione di ordine pubblico da applicare come limite ai fini del riconoscimento richiesto.

Le peculiarità del caso sono infatti due:

a) la madre biologica e quella d'intenzione sono dello stesso sesso e per loro, come tali, lo stato italiano non ammette il matrimonio (bensì solo l'unione civile secondo quanto disposto dalla l. Cirinnà all'art. 1 comma 28 della l. 76/2016 e dai successivi decreti di attuazione),

b) in Italia le coppie non coniugate non possono adottare, stante il requisito richiesto dall'art. 6 comma 1 della l. 184/1983 in forza del quale “L'adozione è consentita a coniugi uniti in matrimonio da almeno tre anni. Tra i coniugi non deve sussistere e non deve avere avuto luogo negli ultimi tre anni separazione personale neppure di fatto.

Il principio posto dall'art. 6, l. 184/1983, in forza del quale possono accedere alle adozioni solo le coppie coniugate, non rappresenta però un principio di ordine pubblico internazionale la cui nozione non può infatti essere desunta dalle norme con le quali il legislatore ordinario abbia esercitato la propria discrezionalità in una determinata materia, ma esclusivamente dai principi fondamentali sanciti dalla Costituzione, dai Trattati fondativi e dalla Carta dei Diritti Fondamentali dell'UE e dalla CEDU, vincolanti per il legislatore ordinario; ciò tanto più se si considera che l'adozione a favore di persone non coniugate è consentita ormai in molti paesi anche dell'Unione Europea.

Nella materia in esame, il principio fondamentale è costituito dalla prevalenza dell'interesse del minore, riconosciuto e tutelato sia nell'ordinamento internazionale che in quello interno, il quale si sostanzia, nella specie, nel diritto a conservare lo status di figlio.

Rispetto al c.d. best interest of the child il rifiuto di riconoscere il rapporto di filiazione si pone in contrasto con il predetto interesse, incidendo negativamente sulla definizione dell'identità personale del minore.

Le Sezioni unite della Cassazione, con la pronuncia n. 9006/2021, sopra richiamata, hanno già escluso che contrasti con i principi di ordine pubblico internazionale il riconoscimento degli effetti di un provvedimento giurisdizionale straniero di adozione di minore da parte di coppia omoaffettiva maschile che attribuisca lo status genitoriale secondo il modello dell'adozione piena o legittimante; più recentemente le Sezioni Unite, con la sentenza n. 38162/2022, hanno avuto modo di precisare ulteriormente che: «In tema di riconoscimento delle sentenze straniere, l'ordine pubblico internazionale svolge sia una funzione preclusiva, quale meccanismo di salvaguardia dell'armonia interna dell'ordinamento giuridico statale di fronte all'ingresso di valori incompatibili con i suoi principi ispiratori, sia una funzione positiva, volta a favorire la diffusione dei valori tutelati, in connessione con quelli riconosciuti a livello internazionale e sovranazionale, nell'ambito della quale, il principio del "best interest of the child" concorre a formare l'ordine pubblico che, in tal modo, tende a promuovere l'ingresso di nuove relazioni genitoriali, così mitigando l'aspirazione identitaria connessa al tradizionale modello di filiazione, in nome di un valore uniforme rappresentato dal miglior interesse del bambino», contenuto poi richiamato dalla Corte di Cassazione, Cass. civ., sez. I, ord., 03 gennaio 2024, n. 85.

Negare il riconoscimento dell'adozione spagnola si tradurrebbe solamente in una lesione del rispetto alla vita privata dei minori che nel caso di specie sarebbero “colpevoli” di essere nati da una tecnica di PMA vietata in Italia.

Ove ricorrano le condizioni per il riconoscimento della sentenza di adozione straniera, la mancanza di vincolo coniugale tra gli adottandi non si traduce in una manifesta contrarietà all'ordine pubblico, ostativa al suddetto riconoscimento automatico degli effetti della sentenza straniera nel nostro ordinamento, anche a prescindere e dall'accertamento in concreto della piena rispondenza del provvedimento giudiziale straniero all'interesse della minore.

La Corte di Cassazione conclude osservando come non vi sarebbe stato contrasto con l'ordine pubblico neppure qualora l'adozione piena avesse riguardato una coppia non coniugata.

Osservazioni

L'ordinanza in esame non è particolarmente innovativa perché i Giudici della Suprema Corte sono già stati chiamati in passato a pronunciarsi sulla presunta contrarietà o meno all'ordine pubblico di provvedimenti stranieri adottivi in riferimento a coppie same sex, tant'è che nella parte motiva dell'ordinanza della Cassazione vengono puntualmente elencati dei precedenti che già nel 2021 e nel 2022 avevano riconosciuto la trascrivibilità delle adozioni piene.

Ciò che deve far riflettere è piuttosto il perché si sia giunti oggi a collezionare un'altra pronuncia in materia, nonostante l'orientamento consolidato della Cassazione sul punto.

La vicenda che ha interessato la famiglia protagonista del ricorso purtroppo è più frequente di quel che si potrebbe credere.

Gli Ufficiali di Stato Civile italiani ancora oggi, davanti alla domanda di riconoscimento automatico di un provvedimento straniero di adozione piena in cui alla base vi siano due genitori dello stesso sesso, tendono ad avere due reazioni: o rifiutano di trascriverlo, deducendo appunto la sua contrarietà all'ordine pubblico exart. 64 l. 218/1995, oppure lo trascrivono, ma lo riconoscono come “adozione in casi particolari” ex art. 44 l. 184/1983, ritenendo che in assenza del presupposto del matrimonio, l'adozione non possa produrre effetti legittimanti.

Questa situazione è destinata a riproporsi perché avallata dal nostro legislatore che ha voluto, da un lato, mantenere un trattamento differenziato per le coppie same sex e le coppie eterosessuali, prevendendo le unioni civili per le prime e il matrimonio solo per le seconde;  dall'altro perché il Parlamento continua ad ostacolare – tramite la propria inerzia legislativa – ogni tentativo di uniformare il diritto di famiglia a quanto previsto dagli altri stati membri dell'Unione europea, rendendo l'Italia il fanalino di coda dei diritti civili.

La soluzione verso cui propendono molti Ufficiali di Stato Civile, ossia di riconoscere l'adozione straniera come “adozione in casi particolari” ai sensi dell'art. 44 lett. d) della l. 184/1983, non è tuttavia soddisfacente. Sebbene oggi, in seguito alla sentenza n. 79/2022 della Corte costituzionale, anche l'adozione del minore in casi particolari produce effetti pieni e fa nascere relazioni di parentela con i familiari dell'adottante, al pari dell'adozione "ordinaria" del minore di cui alla l. n. 184/1983, artt. 6 e ss., per tanti altri aspetti i due tipi di adozione – quella ordinaria e quella in casi particolari – divergono e solo l'adozione ordinaria risulta essere quella più tutelante per il minore.

Riferimenti

G. Bovenzi, Trascrizione della stepchild adoption decisa all’estero: il sì della Cassazione, in Altalex, 15 giugno 2018;

M. Moretti, Maternità surrogata: la Cassazione dice no alla trascrizione del figlio di due papà ma apre all'adozione, in Altalex , 17 maggio 2019;

C. Ragni Riconoscimento in Italia di adozioni omoparentali e ordine pubblico internazionale, in Riv. dir. int. priv. e proc., n. 1, 1 gennaio 2022, 43;

A. Di Blase, Genitorialità della coppia omosessuale e riconoscimento dello status filiationis nell’ordinamento italiano, in Riv. dir. int. priv. e proc., n. 4, 1 ottobre 2021, 821.

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