Esecuzione in forma specifica dell’obbligo di rinunciare a un diritto
01 Febbraio 2024
Massima «La pronuncia costitutiva ex art.2932 c.c. che tiene il luogo del contratto non concluso, può essere emessa nel caso di inadempimento di obbligazioni scaturenti da un contratto, un negozio unilaterale o altro atto o fatto previsto dalla legge e può sostituirsi anche a un atto unilaterale, purché di contenuto traslativo di un diritto, e non è quindi applicabile all’impegno, meramente abdicativo, a rinunciare a un diritto soggettivo.» Il caso La Casa di Cura X ha citato in giudizio la Casa di Cura Y, per vedere accertata la validità e efficacia di una scrittura privata sottoscritta tra le parti, regolante una cessione di quote sociali, e sentir emettere sentenza costitutiva ex art. 2932 c.c. della rinuncia di Y a 42 posti letto (di cui 22 accreditati per pazienti infra-provinciali e 20 autorizzati), il cui impegno era stato contestualmente assunto, condizionatamente al pagamento della somma di € 160.000,00; in subordine, X ha chiesto la condanna di Y a rilasciare la dichiarazione di rinuncia ai propri posti letto, fissando le somme dovute in caso di mancata esecuzione. Si è costituita in giudizio la Casa di Cura Y, chiedendo il rigetto delle domande avversarie e, in via riconvenzionale, la nullità o l'inefficacia o l'annullamento delle pattuizioni contenute nella scrittura privata. Il Tribunale, nuovamente investito dopo una pronuncia della Cassazione relativa alla violazione del litisconsorzio necessario con i soci cessionari delle quote, ha accertato l'inadempimento di Y all'obbligo di rinuncia assunto con l'accordo, e, in accoglimento della domanda principale proposta da X, ha dichiarato ex art. 2932 c.c. che Y rinunciava in favore di X a quarantadue posti letto, sotto condizione del versamento da parte di X dell'importo di € 160.000,00. La Corte d'appello adita ha rigettato l'appello principale di Y e ha dichiarato inammissibili gli appelli incidentali, confermando integralmente la sentenza impugnata, ritenendo ammissibile l'esecuzione coattiva si sensi dell'art. 2932 c.c. dell'impegno assunto alla stipulazione di un negozio unilaterale, quale è la rinuncia abdicativa a un bene (i posti letto), contro la corresponsione di un prezzo. Avverso la sentenza d'appello la Casa di Cura Y ha proposto ricorso per cassazione con cinque motivi. La Cassazione ha accolto il secondo motivo, respinti il primo e il terzo, assorbiti gli altri due e ritenuto inammissibile il ricorso incidentale, relativo a questioni rimaste assorbite in appello, per difetto di interesse. Con il secondo motivo Y aveva lamentato la violazione dell'art. 2932 c.c., per avere la Corte territoriale ritenuto ammissibile l'esecuzione in forma specifica dell'obbligo a contrarre, rispetto a una pretesa rinunzia unilaterale non già a beni, ma a concessioni amministrative, per definizione priva di qualsiasi effetto traslativo. Premesso che la locuzione «posti letto» non riguardava beni esistenti sul mercato e commerciabili, ma descriveva metaforicamente l'oggetto di una concessione amministrativa, volta a conferire la facoltà di svolgere le attività tipiche della casa di cura, secondo la ricorrente, quand'anche l'impegno da essa assunto avesse avuto a oggetto, anziché i rapporti con la P.A., una rinuncia abdicativa, la possibilità di esecuzione in forma specifica di tale impegno sarebbe stata esclusa, perché l'esecuzione in forma specifica era consentita solo per i negozi unilaterali con effetti traslativi o costitutivi di un diritto, e non già anche per i negozi unilaterali meramente abdicativi, privi di effetti traslativi, come era quello del caso concreto. Infatti la rinuncia di Y non sarebbe stata di per sé idonea a soddisfare l'interesse di X all'assegnazione dei posti letto «rinunciati», per cui era comunque necessaria l'attribuzione dei posti letto mediante provvedimento autorizzativo della P.A. La questione È ammissibile la pronuncia di sentenza costitutiva ai sensi dell'art. 2932 c.c. che tenga il luogo di un atto unilaterale meramente abdicativo e non traslativo di un diritto soggettivo? La decisione Con la sentenza in commento la Corte di Cassazione ha accolto il secondo motivo di ricorso, chiarendo preliminarmente che la questione di diritto non riguardava né l'individuazione della fonte convenzionale o legale dell'obbligo a contrarre, né l'estensione in sé dello strumento ex art. 2932 c.c. agli impegni che abbiano ad oggetto la conclusione di negozi ad efficacia obbligatoria, ma più specificamente concerneva il tema dell'ammissibilità dell'esecuzione in forma specifica dell'impegno di rinunciare a un diritto, con valenza meramente abdicativa o estintiva, e della necessità per l'esecuzione specifica di un effetto traslativo o costitutivo in favore del richiedente. Nella specie il negozio unilaterale non era la fonte dell'obbligo a contrarre, ma ne costituiva invece l'oggetto. Secondo la Cassazione:
La Cassazione ha osservato incidentalmente che l'esecuzione specifica non è aprioristicamente ricollegabile alla fonte dell'obbligo e alla qualificazione del contratto dovuto, sicché l'obbligo può essere eseguito in forma specifica tanto nel caso in cui il contratto oggetto dell'obbligo ha efficacia reale, quanto nel caso in cui il contratto ha efficacia obbligatoria (come avviene in tema di preliminare di locazione e di preliminare di società). In caso di inadempimento dell'obbligo di rinunziare, non può essere invocata l'esecuzione in forma specifica ex art. 2932 c.c., in quanto tale norma non è applicabile a una dichiarazione unilaterale non recettizia, qual è la rinunzia. Nella fattispecie, l'obbligo a contrarre trovava la propria fonte in un contratto, ma aveva ad oggetto una rinuncia con effetti puramente abdicativi. Secondo la Suprema Corte, la dichiarazione unilaterale può costituire autonoma fonte di obbligazione per il soggetto che la sottoscrive, qualora essa contenga la chiara enunciazione dell'impegno attuale del dichiarante effettuare una determinata prestazione in favore di altro soggetto, ai sensi dell'art. 1174 c.c. e qualora la dichiarazione abbia ad oggetto il trasferimento di un diritto, il creditore della prestazione, in difetto di spontaneo adempimento dell'obbligato, può ottenere dal giudice l'emissione di una pronuncia che produca gli effetti dell'atto non compiuto. Quindi può essere ottenuta l'emissione di un provvedimento giudiziale che tenga luogo dell'atto traslativo non compiuto, non solo in presenza di un preliminare, ma anche di un impegno unilaterale che abbia i requisiti essenziali per consentire il trasferimento ovvero contenga un impegno attuale del promittente a cui lo stesso non abbia dato volontariamente corso il che può avvenire in seguito a una gestione di affari altrui, al legato di contratto, all'impegno ricognitivo dei trasferimenti contemplati nei patti fiduciari, a un impegno di trasferimento a scopo di garanzia, all'obbligo di contrarre dell'imprenditore che agisca in regime di monopolio). Tuttavia, sul piano dell'oggetto dell'obbligo a contrarre, resta fermo l'effetto cui essi devono mirare, ossia consentire la produzione di un effetto traslativo o costitutivo. In questa prospettiva, gli atti unilaterali possono costituire oggetto dell'obbligo a contrarre, purché siano idonei a determinare tali effetti traslativi o costitutivi. L'impegno negoziale non onorato a dismettere un diritto – con valenza puramente estintiva – non può, dunque, essere sostituito da un intervento giudiziale che produca l'effetto abdicativo. La conclusione non muta in ragione del fatto che l'obbligo di attuare la rinuncia sia stato assunto a titolo oneroso, poiché è la natura dell'effetto contemplato a caratterizzare l'ambito di applicabilità dell'adempimento coattivo dell'impegno a porre in essere un negozio unilaterale (come quello di rinuncia). Queste conclusioni non comportano un vulnus all'effettività della tutela dei diritti, costituzionalmente protetta, poiché l'ordinamento giuridico appresta specifici rimedi proprio per far fronte alle ipotesi nelle quali la pretesa di un diritto non può essere ottenuta attraverso un intervento giudiziale di tipo sostitutivo, come accade per l'istituto delle misure coercitive indirette ex art. 614 bis c.p.c. Le soluzioni giuridiche La pronuncia in esame risolve la questione proposta escludendo l’ammissibilità della pronuncia costitutiva ex art. 2932 c.c. con riferimento all’impegno di porre in essere una dichiarazione abdicativa a un diritto di contenuto non traslativo. La Cassazione formula incidentalmente alcune osservazioni collaterali rivolte all’inquadramento generale dell’istituto, non strettamente attinenti alla fattispecie esaminata e cioè: a) la pronuncia ex art. 2932 c.c. ha la valenza costitutiva di un diritto in via giudiziale e non la funzione di esecuzione forzata; b) si può ricorrere alla esecuzione specifica anche per obblighi che trovano la loro fonte in negozi unilaterali o in atti o fatti previsti dalla legge; c) il negozio oggetto della pronuncia può avere efficacia reale o anche efficacia meramente obbligatoria. Osservazioni La sentenza in esame presenta notevole interesse sia per la peculiare affermazione circa la non tutelabilità in forma specifica dell'impegno di rinunciare a un diritto, che costituisce il novum della pronuncia, sia per gli obiter dicta circa la natura dell'azione, la fonte (non necessariamente contrattuale, ma anche unilaterale o legale) dell'obbligazione inadempiuta e le tipologie di contratto non concluso. La Cassazione è partita dal presupposto, indiscutibile, che la rinuncia ai «posti letto» debitamente comunicata alla Pubblica Amministrazione, se produceva la caducazione in parte qua della concessione amministrativa in capo all'attuale concessionaria, non per questo faceva acquistare all'aspirante il diritto a subentrarvi, poiché evidentemente la stipulazione della nuova concessione dipendeva dalle determinazioni discrezionali, dalle debite verifiche e dalla valutazione dell'interesse pubblico da parte della P.A. Questo profilo è stato scrutinato dalla Corte in sede di esame del terzo motivo e con riguardo al profilo del contestato interesse ad agire di X, ravvisato nonostante l'insussistenza di un diritto al subentro e in ragione dell'aspettativa di accoglimento della sua richiesta a poter utilizzare i posti letto rinunciati poiché le nuove assegnazioni erano possibili solo a fonte di un corrispondente numero di cessazioni. La rinuncia di Y costituiva, cioè, un tassello indispensabile, seppur non certamente sufficiente, per la realizzazione di una operazione più articolata mirata al soddisfacimento dell'auspicato bene della vita. La pronuncia in esame assicura continuità a un risalente orientamento che qualifica la rinunzia come un negozio unilaterale, normalmente non recettizio, efficace e perciò irrevocabile, quando la volontà abdicativa del diritto si manifesta anche tacitamente, all'esterno (Cass. 23 luglio 1997 n. 6872, Cass. 21 febbraio 1995 n. 1882 Cass. 20 dicembre 1974 n. 4382, Cass. 22 marzo 1962 n. 592). L'affermazione del necessario carattere traslativo del negozio unilaterale inadempiuto trova indubbiamente riscontro in numerose pronunce della Suprema Corte, tutte relative a ipotesi di inadempimento dell'obbligazione di prestare il consenso per il trasferimento o la costituzione di un diritto (Cass. SU 9 marzo 2015 n. 4683, Cass. 15 maggio 2014 n. 10633, Cass. 27 novembre 2012 n. 20977, Cass. 30 marzo 2012 n. 5160, Cass. 1 aprile 2003 n. 4886). Questo indirizzo non escluderebbe, di per sé, la tutela ex art. 2932 c.c. di una manifestazione di volontà meramente abdicativa e in questo risiede il carattere innovativo della pronuncia in esame. Forse qualche riflessione in più meriterebbe il rapporto, solo accennato, di genere a specie fra i due commi dell'art. 2932 c.c. per verificare se la nota del carattere traslativo del negozio, presupposta nel secondo comma, inerisce anche alla disposizione più generale, come implicitamente sembra ritenere la sentenza in commento (Cass. 28 dicembre 2023 n.36224). |