Ricorso cumulativo per separazione consensuale e per divorzio a domanda congiuntaInquadramentoNei procedimenti pendenti al 28 febbraio 2022, data di entrata in vigore del d.lgs. n. 149/2022, di riforma del processo civile, è consentito alle parti di proporre negli atti introduttivi del procedimento di separazione coniugale anche la domanda di scioglimento o di cessazione degli effetti civili del matrimonio. Il conseguente cumulo di domande ha effetti unicamente di natura processuale ma l’istanza di divorzio diventa procedibile dopo che è passata in giudicato la pronuncia di separazione. FormulaTRIBUNALE DI _______ _1 RICORSO PER SEPARAZIONE CONSENSUALE E PER SCIOGLIMENTO DI MATRIMONIO A DOMANDA CONGIUNTA I sottoscritti sigg.: --------------- nato a ------------ , il -------------, residente in ------- codice fiscale -------------, cittadino italiano, elettivamente domiciliato in -------, presso lo studio dell'Avv. ------ (codice fiscale ------) che lo rappresenta e assiste, come da delega in atti e -------------- nata a -------------, il -------------, residente in ------- codice fiscale -------------, cittadina italiana , elettivamente domiciliata in -------, presso lo studio dell'Avv. ------ (codice fiscale ------) che l a rappresenta e assiste, come da delega in atti ; PREMESSO CHE - i predetti hanno contratto matrimonio concordatario/civile in ------ in data ------, in regime di separazione/comunione di beni; - dall'unione non sono nati figli; - nel tempo la comunione materiale e spirituale tra i coniugi è venuta a deteriorarsi, tanto da rendere intollerabile la prosecuzione della convivenza; - le cause della sopravvenuta situazione di incompatibilità sono molteplici e tra esse rientra il comune proposito di ricominciare una nuova vita con altri affetti; - concordemente i coniugi sono addivenuti alla decisione di veder sciolti i loro obblighi di convivenza e di ottenere la cessazione degli effetti civili del loro matrimonio; - di fatto i coniugi vivono già da qualche tempo in residenze separate e non hanno più ripreso le reciproche frequentazioni; - essi hanno risolto le questioni patrimoniali che si presentavano per la divisione dei beni comuni e la permanenza dell'uno di essi in quella che fu la casa familiare; - con atto che si allega essi espongono le condizioni della separazione, da aversi per stabilite ed approvate anche quali conseguenze della cessazione degli effetti civili del matrimonio; - in forza di quanto sopra i sottoscritti coniugi, di comune intesa, intendono chiedere a codesto ill.mo Tribunale di voler prendere atto che le parti non hanno volontà di riconciliarsi e di conseguenza preliminarmente pronuncia re la loro separazione e, una volta passata in giudicato la sentenza di omologazione della loro separazione personale, pronunciare , nell'ambito di questo stesso procedimento, la sentenza di cessazione degli effetti civili del loro matrimonio.
ELEMENTI DI DIRITTO SUI QUALI LA DOMANDA SI FONDA Sussistono le condizioni di legge per la pronuncia della separazione consensuale, a norma degli artt. 3, terzo comma, lett. b, l . 1 dicembre 1970, n. 898, e 473- bis. 51 c.p.c. Chiara e ferma è la volontà dei coniugi di separare le loro strade e su questo presupposto essi già hanno provveduto a determinare le pattuizioni necessarie a sistemare i loro rapporti patrimoniali. Sussistono, altresì, le condizioni per chiedere, contestualmente alla domanda per separazione consensuale, la pronuncia di divorzio a domanda congiunta , in applicazione del disposto dell'art. 473- bis .49 c.p.c. Come è noto, questa norma era stata riferita alla sola fattispecie della separazione giudiziale e del divorzio giudiziale, con esclusione dei casi di richiesta a volontà comune e coincidente delle parti. L'ostacolo di natura interpretativa così interposto da parte della giurisprudenza di merito è stato rimosso per effetto della decisione della Suprema Corte, che con sentenza 16 ottobre 2023, n. 28727, ha affermato l'ammissibilità della proposizione in forma cumulativa delle domande di separazione consensuale e di divorzio a domanda congiunta. Per l'accoglimento della presente domanda si fa inoltre presente che : - la documentazione obbligatoria di cui all'art. 473- bis .12 c.p.c. è prodotta in allegato al ricorso introduttivo d i questo procedimento ed è comune sia alla domanda per separazione che a quella per divorzio a domanda congiunta; - le condizioni patrimoniali e familiari del divorzio sono quelle sopra elencate a proposito della domanda di separazione, da intendersi in questa sede trascritte e confermate; - l'omologazione di dette condizioni di separazione , una volta pronunciata, dimostrerà contestualmente che non sussistono ostacoli nel merito a pronunciare la successiva cessazione degli effetti del matrimonio. Le parti assumono pertanto le seguenti CONCLUSIONI Voglia l'adito Tribunale, sentiti i coniugi, assunte le eventuali informazioni ritenute opportune: 1) autorizzare i coniugi Sigg. ________ a vivere separati, con l'obbligo del mutuo rispetto; 2) pronunciare la separazione giudiziale dei predetti coniugi; 3) dare atto che le parti intendono regolare i loro rapporti, sia con riguardo alla separazione che con riferimento alla cessazione del matrimonio, in base alle pattuizioni sottoscritte allegate al ricorso; 4) dichiarare che, nella proseguita mancanza di convivenza tra i coniugi, sussistono i requisiti di fatto e di legge per la richiesta di pronuncia di divorzio a domanda congiunta ai sensi dell'art. 3, comma 3, l. n. 898/1970 e dell'art. 473-bis.51 c.p.c.; 5) una volta passata in giudicato la sentenza nel capo avente ad oggetto la separazione, pronunciare la cessazione degli effetti civili del matrimonio contratto tra i sigg. ________ in data _________; 6) dare atto che le condizioni stabilite tra le parti per lo scioglimento del matrimonio sono quelle stesse pattuite per la loro separazione e sopra riportate. Spese processuali a carico solidale delle parti. Si producono: estratto per riassunto dell'atto di matrimonio; certificato di residenza e stato di famiglia; dichiarazioni dei redditi degli ultimi tre anni; documentazione attestante la titolarità di diritti reali su beni immobili o su beni mobili registrati o su quote sociali; estratti conto dei rapporti bancari e finanziari degli ultimi tre anni; ipotesi di accordo sottoscritta dai coniugi . Si dichiara che non sussistono altri procedimenti aventi a oggetto le medesime domande o domande con esse connesse. La causa è soggetta a contributo unificato in misura fissa. Non sono dovute le anticipazioni forfettarie.
Luogo e data sottoscrizione del resistente Firma Avv. PROCURA I sottoscritti ___________ nominano quale loro difensore in ogni fase e grado, del presente giudizio, l'Avv. __________ del Foro di __________, conferendogli ogni più ampia facoltà di legge. Ecc … [1] La competenza per il procedimento di separazione giudiziale appartiene al tribunale del luogo di residenza del convenuto (art. 473-bis.47 c.p.c.). In caso di irreperibilità o di residenza all'estero è competente il luogo di residenza dell'attore; se egli è residente all'estero, è competente qualsiasi tribunale della Repubblica. Se l'azione riguarda figli minorenni, la competenza spetta al tribunale del luogo di residenza abituale del minore; se vi è stato trasferimento non autorizzato del minore, la competenza spetta, entro l'anno dal trasferimento, al luogo di ultima residenza abituale del minore (art. 473-bis.11 c.p.c.). CommentoL'art. 473-bis.49 c.p.c., introdotto dalla c.d. riforma Cartabia, ha profondamente innovato una disciplina che, in tema di rapporti tra coniugi, aveva proceduto su due binari, quello fondato sulla normativa del codice di rito (artt. 706 ss.) e quello indicato dalla l. n. 898/1970. Il mutamento costituito dall'aver consentito con la norma citata l'unicità della procedura finalizzata a chiedere cumulativamente al tribunale la separazione e il divorzio ha colto impreparati gli interpreti e gli operatori. La prima reazione all'indomani dell'entrata in vigore della modifica è stata nel senso di doversi operare una distinzione. La nuova norma, si è affermato, riguarda all'evidenza le sole procedure contenziose, che richiedono istruzione e decisione nel merito. La disposizione non può essere estesa a legittimare la proposizione di istanze che presuppongono il consenso, per definizione estranee alla nozione di controversia e da annoverarsi tra i casi della volontaria giurisdizione. Le fattispecie in questione devono essere ricondotte ciascuna al proprio ambito di disciplina: le procedure contenziose al dettato di cui agli artt. 473-bis.47 e 473-bis.49; le procedure non contenziose devono essere riferite all'art. 473-bis.51 c.p.c. Su questa base la maggioranza della giurisprudenza di merito si è schierata nel senso dell'inammissibilità, o dell'improponibilità, della presentazione contestuale di domande a volontà congiunta di separazione e divorzio da trattarsi in un unico processo. Una delle ragioni addotte a motivazione di questo orientamento è stata ravvisata nella ratio stessa dell'innovazione, rinvenuta nell'esigenza di semplificare e sveltire le procedure contenziose nell'interesse stesso delle parti e delle famiglie, opportunità non sussistente allorchè separazione e divorzio sono rapido frutto di verifica giudiziaria di una volontà condivisa. L'ostacolo di natura più rilevante fu veduto nel principio, comunemente e da tempo condiviso, per cui i diritti personalissimi dei coniugi non possono essere vincolati in vista di evenienze del tutto future. La giurisprudenza ha sempre ritenuto nulle le clausole di accordo stipulate in sede di separazione e da valersi in vista del successivo divorzio; non è consentito, si diceva, proporre condizioni di regime del divorzio ancor prima della definizione dei rapporti conseguenti alla separazione. In questo senso si sono espressi, tra gli altri, il Trib. Firenze, sent. n. 4458/2023 e il Tribunale di Bari (comunicazione 6 aprile 2023). In sostanza, gli accordi separativi costituirebbero dei "patti prematrimoniali" volti a incidere sugli effetti dell' eventuale futuro divorzio e quindi nulli, ai sensi dell'art. 160 cc., e ciò a maggior motivo se si considera che essi avrebbero ad oggetto diritti che, oltre ad essere indisponibili, non sarebbero ancora sorti (si veda, in questo senso, Cass. I, n. 20756/2022). Secondo tale impostazione, dunque, i due procedimenti in esame non potrebbero essere assimilati, sia dal punto di vista funzionale sia dal punto di vista strutturale: nei procedimenti contenziosi le parti non stabiliscono, pattuendoli tra loro, gli effetti discendenti dalle rispettive domande, ma si limitano a chiedere al tribunale di procedere congiuntamente alla trattazione e all'istruttoria delle stesse, decidendo su entrambe, mentre nei procedimenti instaurati con ricorso congiunto delle due parti le stesse disciplinerebbero contemporaneamente i diritti conseguenti ad entrambi gli status, in netto contrasto con la costante giurisprudenza di legittimità, che qualifica come nullo, ai sensi dell'art. 160 cc. (in forza del quale "gli sposi non possono derogare né ai diritti né ai doveri previsti dalla legge per effetto del matrimonio”), l'accordo che, in sede di separazione, contenga patti volti a regolare gli effetti dello scioglimento del vincolo matrimoniale. Con altre decisioni si erano sollevati problemi di natura pratica. Poiché, si è sostenuto, la domanda di divorzio non è procedibile prima del passaggio in giudicato della sentenza di separazione, la causa avrebbe dovuto essere rimessa sul ruolo del giudice relatore affinchè questi, trascorsi sei mesi dalla data di comparizione dei coniugi, provvedesse ad acquisire la dichiarazione delle parti di non volersi conciliare e la conferma da parte loro delle condizioni pattuite da valere anche per lo scioglimento del vincolo. Le pronunce in senso contrario hanno prevalentemente evidenziato che dal testo normativo non era dato di rilevare l'esistenza di limitazioni in ordine all'ammissibilità della domanda congiunta di separazione consensuale e di divorzio a domanda congiunta anche nelle procedure non contenziose. Sul tema è intervenuta la Corte di cassazione con sentenza sez. I, 16 ottobre 2023, n. 28727. Essa ha affermato che In tema di crisi familiare, nell'ambito del procedimento di cui all'art. 473 bis.51 c.p.c., è ammissibile il ricorso dei coniugi proposto con domanda congiunta e cumulata di separazione e di scioglimento o cessazione degli effetti civili del matrimonio. Sotto il profilo puramente letterale la Corte ha osservato che il riferimento, contenuto nel primo comma dell'art. 473 -bis. 51 c.p.c., alla "domanda congiunta relativa ai procedimenti di cui all'art. 473 bis.47", costituisce un preciso indizio nel senso dell'ammissibilità del cumulo. Infatti, se il legislatore avesse inteso escludere il cumulo, non avrebbe usato il plurale ("...relativa ai procedimenti di cui all'art. 473 bis.47" ), ma si sarebbe riferito ad "uno dei procedimenti di cui all'art. 473 bis.47". Altro elemento a favore dell'ammissibilità del cumulo, è stato rinvenuto nella ratio sottesa all'introduzione dello stesso per i procedimenti contenziosi, in quanto anche la proposizione cumulativa delle domande congiunte di separazione e divorzio realizza quel "risparmio di energie processuali" alla base della previsione dell'art. 473 -bis.49 c.p.c. Le parti, infatti, "data l'irreversibilità della crisi matrimoniale, potrebbero voler concentrare e concludere in un'unica sede e con un unico ricorso la negoziazione delle modalità di gestione complessiva di tale crisi e la definizione, benché progressiva, della stessa". Quanto poi al tema dell'indisponibilità dei diritti oggetto degli accordi, i quali sarebbero nulli ai sensi dell'art. 160 cc., poiché avrebbero ad oggetto diritti che, oltre ad essere indisponibili, non sarebbero ancora sorti, si è evidenziato che "i coniugi che propongono due domande congiunte di separazione e divorzio, cumulate in simultaneus processus, non concludono, in sede di separazione, un accordo sugli effetti del loro eventuale futuro divorzio, tale da condizionare la volontà di un coniuge o da comprimere i suoi diritti indisponibili". La volontà di entrambi gli interessati, dopo la separazione, resta libera di esprimere possibili ripensamenti. L'autorevole pronuncia ha certamente risolto il contrasto tra i giudici di merito in via definitiva. Le domande, anche se aventi ad oggetto espressioni di comune intenzione, costituiscono istanze separate, l'una delle quali (quella di divorzio) improcedibile sino al passaggio in giudicato dell'omologazione della separazione coniugale. Esse devono dunque esse formulate, nel ricorso introduttivo comune, in modo ben differenziato e distinto onde non dare occasione a contestazioni di irritualità basate su formalismi. Ogni tribunale risolverà (è lecito pensare) a suo modo le questioni pratiche riguardanti il passaggio dalla trattazione dell'una domanda all'esame dell'altra: se ascoltare di nuovo i coniugi, se assumere l'esame dei minori, se sospendere il processo nell'attesa della scadenza del termine semestrale di cui all'art. 3 l. n. 898/1970, eccetera. |