Ammissibilità per le nuove prove in appello: il ricorrente è tenuto ad impugnare il capo della sentenza con il quale è stata valutata la formazione delle prove

Redazione Scientifica Processo amministrativo
22 Febbraio 2024

L'appellante ha l'onere di contestare il capo della sentenza con il quale è stata valutata la formazione delle prove e non limitarsi a chiedere l'ammissione di nuove prove

Il TAR per il Friuli-Venezia Giulia pronunciava l'accoglimento del ricorso avverso l'intimazione di pagamento dell'Agenzia delle Entrate – Riscossione (ADER) di una cartella di pagamento, in quanto, conclusa la fase istruttoria condotta ai sensi dell'art. 64 a.p.a., il Tribunale rilevava che la “relata di notifica cartella” recava il numero diverso dal numero della cartella oggetto dell'intimazione di pagamento impugnata.

Il Tribunale annullava l'intimazione di pagamento ritenuta nulla, perché non era stata fornita la prova della la corretta e rituale notifica della cartella di pagamento prodromica all'intimazione di pagamento impugnata e dell'originaria intimazione, anch'essa annullata, disattendendo anche l'ordine giudiziale in tal senso. 

In proposito, il Collegio evidenzia che, nel caso di specie, l'oggetto dell'impugnazione avrebbe dovuto riguardare il capo della sentenza concernente la valutazione della formazione delle prove, e dunque, la scansione processuale in primo grado, contestare il capo della sentenza di primo grado con il quale è stata valutata la formazione delle prove e, quindi, la relativa scansione processuale, non solo la domanda di rigetto del ricorso corredata dalla richiesta di ammissione di nuove prove non dedotte in primo grado.

In proposito il Collegio richiama quanto disposto dai commi 3 e 4 dell'art. 64 c.p.a. secondo cui il giudice amministrativo può disporre, anche d'ufficio, l'acquisizione di informazioni e documenti utili per la decisione; dunque, eventuali nuove prove sono ammissibili, anche in appello, laddove il giudice le ritenga indispensabili per la decisione della controversia, ai sensi dell'art. 104, comma 2, c.p.a., ma solo se la prova non poteva oggettivamente essere prodotta in primo grado in quanto la parte non ne aveva la disponibilità, oppure perché l'esigenza istruttoria è sorta solo in appello. Invece, nel caso di specie, l'integrazione istruttoria non è ammissibile in appello, visto che la lacuna istruttoria è imputabile alla parte che ha ignorato l'ordine del giudice del deposito della prova.

Il Consiglio di Stato ha respinto l'appello proposto dalle amministrazioni.

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