La irretrattabilità della dichiarazione del terzo

22 Febbraio 2024

Due le questioni di maggiore interesse nella pronuncia che si annota. Una prima questione è quella concernente la modalità attraverso la quale far valere l'illegittimità di una ordinanza di assegnazione resa all'esito di procedura esecutiva di espropriazione presso terzi sulla base di dichiarazione di terzo affetta da errore di fatto. Una seconda questione riguarda, invece, i limiti entro i quali può ritenersi ammissibile la ritrattazione della dichiarazione positiva resa dal terzo nel corso della procedura esecutiva.

Massima

E' inammissibile l'opposizione all'esecuzione con la quale l'esecutato deduca l'insussistenza del proprio debito, nascente da ordinanza di assegnazione resa all'esito di procedura esecutiva di pignoramento presso terzi, per essere stato il titolo emesso sulla base di una dichiarazione di terzo fondata su errore di fatto. Unico rimedio contro tale ordinanza, ricorrendone i presupposti e fatta salva l'ipotesi di fatti sopravvenuti, è costituito dalla opposizione agli atti esecutivi, ex art. 617, comma 2, c.p.c., da proporsi contro l'ordinanza di assegnazione stessa e, quindi, nella procedura all'esito della quale tale titolo è stato emesso.

Il caso

La questione all'origine della sentenza che si annota trae origine da una procedura esecutiva azionata da un creditore sulla base di una ordinanza di assegnazione resa nel corso di una precedente procedura esecutiva nei confronti di una Farmacia, terza pignorata.

Con tale ordinanza di assegnazione, in particolare, era stato ordinato alla Farmacia di corrispondere in favore del creditore procedente tutte le somme dalla stessa originariamente dovute all'esecutato a titolo di canoni di locazione (per un ammontare di € 2.000 mensili, dovuti per la conduzione dei locali nei quali si esercitava l'attività della farmacia) fino ad un ammontare corrispondente all'importo precettato dal creditore procedente, aumentato degli interessi e delle spese di esecuzione.

Tale titolo veniva dunque notificato alla Farmacia la quale, tuttavia, non provvedeva, neppure all'esito di notifica del precetto, allo spontaneo pagamento di quanto dovuto, cosicché l'originario creditore procedente attivava procedura esecutiva, questa volta nei confronti della Farmacia, individuata quale esecutata, onde pervenire alla riscossione coattiva del credito sancito dall'ordinanza di assegnazione.

Nel corso di tale procedura esecutiva, però, spiegava opposizione la Farmacia esecutata, rappresentando come il contratto di locazione in virtù del quale era stata emessa la ordinanza di assegnazione nel corso di precedente procedura esecutiva dovesse intendersi come risolto fin da epoca antecedente alla emissione della ordinanza di assegnazione, dovendo ritenersi la dichiarazione positiva resa dalla Farmacia nel corso della procedura di espropriazione presso terzi affetta da errore di fatto.

In presenza di tale opposizione, il giudice dell'esecuzione disponeva la parziale sospensione dell'esecuzione, in particolare con riferimento ai canoni di locazione maturati successivamente alla emissione della ordinanza di assegnazione, ritenendo invece dovuti gli importi maturati fra la notifica dell'atto di pignoramento presso terzi e l'emissione dell'ordinanza di assegnazione.

Veniva dunque riassunto il merito di tale opposizione e il Tribunale di Napoli Nord, all'esito del processo, deliberava per la sicura inammissibilità della proposta opposizione.

La questione

Due le questioni di maggiore interesse nella pronuncia che si annota.

Una prima questione è quella concernente la modalità attraverso la quale far valere l'illegittimità di una ordinanza di assegnazione resa all'esito di procedura esecutiva di espropriazione presso terzi sulla base di dichiarazione di terzo affetta da errore di fatto.

Una seconda questione riguarda, invece, i limiti entro i quali può ritenersi ammissibile la ritrattazione della dichiarazione positiva resa dal terzo nel corso della procedura esecutiva.

Le soluzioni giuridiche

La decisione del Tribunale di Napoli Nord risolve i due quesiti appena esposti facendo riferimento alla giurisprudenza di legittimità espressasi sul punto.

Con specifico riguardo alla questione concernente la possibilità di revocare o modificare la dichiarazione di terzo resa nel corso della procedura esecutiva si afferma, così, che la terza pignorata “avrebbe potuto e dovuto rettificare (nelle modalità appropriate) la dichiarazione e farlo entro l'udienza” di comparizione delle parti, con la precisazione che “la circostanza che ciò non sia avvenuto implica l'irretrattabilità della dichiarazione stessa, quantunque rappresenti (come si assume dall'opponente) un debito in parte inesistente” (si veda la sentenza che si annota, par. 7).

Né, poi, continua la sentenza in commento, su una tale conclusione può incidere la circostanza che, nel caso della ordinanza di assegnazione in esame, la stessa avesse ad oggetto crediti futuri (ossia i crediti che sarebbero via via maturati, nel corso del tempo, a titolo di canoni di locazione dovuti dal terzo pignorato per la conduzione dei locali utilizzati per l'esercizio della farmacia).

Su quest'ultimo punto si innesta, infatti, la seconda questione in esame, quella concernente la modalità idonea per contestare il contenuto della ordinanza di assegnazione resa all'esito di una procedura esecutiva di espropriazione presso terzi.

A riguardo, la sentenza in commento precisa come “i vizi del procedimento esecutivo presso terzi (ed in specie quelli relativi all'esistenza o meno del credito pignorato) vanno fatti valere in sede di impugnazione dell'ordinanza di assegnazione”.

Più in particolare, argomenta quindi la sentenza che si annota, anche a voler ammettere, per ipotesi ed in virtù della particolare natura del credito oggetto della ordinanza di assegnazione, che possa ritenersi superabile la evidenziata tesi della irretrattabilità della dichiarazione del terzo non tempestivamente modificata o revocata, comunque qualsiasi doglianza contro l'ordinanza di assegnazione resa in virtù di tale dichiarazione dovrebbe essere fatta valere “in sede di impugnazione del titolo ex art. 617, comma 2, c.p.c. da proporre nell'ambito del procedimento” nel quale si è formata l'ordinanza di assegnazione “e non certo in sede di opposizione ex art. 615, comma 2, c.p.c. nell'ambito del diverso procedimento esecutivo fondato sul titolo rappresentato dalla suddetta ordinanza di assegnazione” (si veda ancora la sentenza in commento, par. 12).

Ne deriva la pronuncia di inammissibilità della opposizione, sul presupposto che i rilievi svolti da parte opponente “andavano fatti valere in sede di opposizione agli atti esecutivi promossa avverso l'ordinanza di assegnazione emessa all'esito del procedimento” all'esito del quale la stessa era stata emessa, da proporsi entro il termine di venti giorni decorrenti “dall'intervenuta conoscenza legale o di fatto dello stesso” (si veda la sentenza del Tribunale di Napoli Nord, par. 13).

Osservazioni

La fattispecie esaminata nella sentenza in commento presenta, come evidenziato in precedenza, diversi aspetti di interesse.

Innanzi tutto, può essere utile ricordare come nessun dubbio sussista in merito alla possibilità di mettere in esecuzione una ordinanza di assegnazione resa all'esito di procedura di espropriazione presso terzi nei confronti del terzo pignorato individuato in detta ordinanza (sul punto, si vedano, fra le moltissime pronunce rese dalla giurisprudenza di legittimità nel corso degli anni, Cass. civ., 9 maggio 2016, n. 9390, Cass. civ., 24 maggio 2017, n. 13112  e Cass. civ., 12 aprile 2018, n. 9173, dovendo inoltre precisarsi come tale natura della ordinanza di assegnazione venga ormai sancita anche normativamente nel secondo comma dell'art. 548 c.p.c., come novellato per effetto della l. n. 228/2012).

Tale ordinanza, infatti, relativamente alle somme dovute sulla base dell'ordine impartito al terzo pignorato, costituisce titolo esecutivo, con l'effetto che in mancanza di spontaneo pagamento del terzo pignorato a seguito di precettazione della somma dovuta, il creditore individuato in tale titolo è certamente legittimato a procedere ad esecuzione forzata, sia attivando una nuova procedura espropriativa presso terzi (nella quale, questa volta, il terzo pignorato individuato nella ordinanza di assegnazione posta in esecuzione assumerà la posizione di debitore esecutato), sia attivando uno degli altri mezzi di espropriazione messi a disposizione dell'ordinamento.

Tale natura di titolo esecutivo della ordinanza di assegnazione vale, evidentemente, anche per i debiti, previsti nel titolo stesso, non ancora scaduti e per i debiti futuri (si pensi, così, all'ordinanza di assegnazione avente ad oggetto il pagamento di ratei di retribuzione o di pensione o a quella avente ad oggetto, come nel caso trattato nella sentenza in esame, il pagamento di somme dovute a titolo di canoni di locazione).

Quanto, poi, alla questione concernente la retrattabilità della dichiarazione del terzo, può essere utile richiamare alcuni riferimenti giurisprudenziali.

Deve in particolare evidenziarsi come, sulla base di un orientamento consolidato della giurisprudenza di legittimità, la dichiarazione positiva, una volta resa da parte del terzo pignorato, sia difficilmente retrattabile.

A riguardo, viene precisato dalla Cassazione (fra le diverse pronunce, si vedano Cass. civ. , 25 maggio 2017, n. 13143 e Cass. civ., 5 maggio 2017, n. 10912) come una tale dichiarazione possa essere rettificata solo quando la stessa sia stata frutto di errore incolpevole (perché, ad esempio, al momento in cui la dichiarazione veniva resa il terzo pignorato non era a conoscenza di una circostanza estintiva del proprio debito).

Inoltre, evidenzia ancora la medesima giurisprudenza, una tale rettifica in tanto può essere efficacemente effettuata, in quanto la stessa intervenga prima dell'emissione dell'ordinanza di assegnazione (che definisce la procedura nel corso della quale tale dichiarazione sia stata resa), dal momento che successivamente alla emissione di tale titolo al più potrà venire in rilievo una opposizione esecutiva, ai sensi del secondo comma dell'art. 617 c.p.c., finalizzata alla revoca della ordinanza di assegnazione, potendosi validamente proporre opposizione all'esecuzione, nella procedura introdotta sulla base della ordinanza di assegnazione non tempestivamente opposta, solo in relazione a fatti sopravvenuti rispetto alla sua emissione.

Ecco, allora, che alla luce delle coordinate offerte da tali pronunce di legittimità, il Tribunale di Napoli Nord giunge alla conclusione della inammissibilità della proposta opposizione, dal momento che qualsiasi doglianza contro l'ordinanza di assegnazione posta in esecuzione nei confronti della debitrice (originaria terza pignorata sulla base del provvedimento di assegnazione), avrebbe dovuto essere proposta, al più, mediante opposizione agli atti esecutivi finalizzata alla revoca di tale ordinanza e non certo mediante opposizione all'esecuzione proposta nel corso della nuova procedura esecutiva intentata dal creditore nei confronti della originaria terza pignorata divenuta, per effetto della ordinanza di assegnazione, debitrice esecutata.

Una soluzione, quella del Tribunale di Napoli Nord, che, per quanto estesamente e approfonditamente motivata e sebbene radicata nel solco della più recente giurisprudenza di legittimità, rischia di non soddisfare pienamente una esigenza di fondo di “giustizia sostanziale”, non a caso richiamata nella sentenza in commento.

In fondo, stride con tale esigenza il fatto che venga comunque ritenuta dovuta, all'esito dell'opposizione all'esecuzione decisa dal Tribunale di Napoli Nord, una somma nascente da un debito dell'originario terzo pignorato nei confronti dell'originario debitore esecutato, in effetti inesistente.

Certo, a tale riguardo, paiono difficilmente eludibili i “paletti” imposti dalla citata giurisprudenza di legittimità, che afferma chiaramente come la dichiarazione del terzo non sia suscettibile di revoca ad nutum, dovendo il comportamento del terzo pignorato nel rendere la dichiarazione essere improntato ai principi della autoresponsabilità” e della “solidarietà e correttezza”, dovendo evitarsi condotte del terzo dettate da superficialità o, peggio, mala fede (si veda ancora la citata Cass. civ.,  25 maggio 2017, n. 13143).

E' pur vero, tuttavia, come l'intervenuta modifica del procedimento finalizzato all'accertamento dell'obbligo del terzo (anch'essa avvenuta per effetto della l. n. 228/2012), che ha imposto un significativo snellimento ed una importante accelerazione a tale attività, potrebbe forse indurre ad interrogarsi sulla necessità di mantenere inalterato un orientamento particolarmente rigido in punto di revocabilità della dichiarazione del terzo.

Del resto, anche in punto di proponibilità della opposizione all'esecuzione relativamente ad ordinanza di assegnazione resa per crediti futuri, si potrebbe pervenire ad una soluzione diversa da quella adottata dal Tribunale di Napoli Nord.

Il rischio, a ritenere preclusa, se non per fatti sopravvenuti rispetto alla emissione della ordinanza di assegnazione, la possibilità di opposizione all'esecuzione spiegata nel corso di esecuzione fondata sulla ordinanza di assegnazione relativa a crediti che maturano nel corso del tempo, è quello di ritenere nella sostanza inoppugnabile sine die il credito portato da tale ordinanza, restando preclusa, anche rispetto a future esecuzioni fondate su tale ordinanza, qualsiasi possibilità di opporsi alla esecuzione fondata su tale titolo.

Forse, allora, deve ritenersi comunque ammissibile, in un caso come quello in esame, una opposizione all'esecuzione con la quale si faccia valere il venir meno dell'obbligo di pagamento sancito dall'ordinanza di assegnazione: infatti, anche se la risoluzione del contratto dal quale deriva il debito sancito dal titolo esecutivo risale ad un momento anteriore alla emissione della ordinanza di assegnazione, comunque può ritenersi che l'insussistenza dell'obbligo di pagamento delle somme nascenti da tale contratto possa configurarsi come circostanza sopravvenuta, idonea a giustificare l'opposizione all'esecuzione.

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