Decreto del Presidente della Repubblica - 22/09/1988 - n. 448 art. 13 - Divieto di pubblicazione e di divulgazione 1.Divieto di pubblicazione e di divulgazione 1.
1. Sono vietate la pubblicazione e la divulgazione, con qualsiasi mezzo, di notizie o immagini idonee a consentire l'identificazione del minorenne comunque coinvolto nel procedimento. 2. La disposizione del comma 1 non si applica dopo l'inizio del dibattimento se il tribunale procede in udienza pubblica. [1] A norma dell'articolo 50 del D.Lgs. 30 giugno 2003, n. 196, il divieto di cui al presente articolo si osserva anche in caso di coinvolgimento a qualunque titolo del minore in procedimenti giudiziari in materie diverse da quella penale. InquadramentoIl divieto di pubblicazione e di divulgazione previsto dall'art. 13 d.P.R. n. 448/1988 risponde all'esigenza di tutelare la riservatezza del minore ed il principio di presunzione di non colpevolezza, ma appare precipitato anche del principio di minima offensività e di destigmatizzazione. L'obiettivo è anche quello di evitare che, a fronte della pubblicità data al minore, quest'ultimo possa assumere un'identità negativa, tanto che «il divieto normativo trova un ancoraggio nell'esigenza di protezione del minorenne ricavabile dal combinato disposto degli artt. 2 e 31 Cost.; esigenza che sussiste a prescindere dalla particolare notorietà del fatto» (Gabrielli, 196). La disposizione trova il proprio fondamento negli atti sovranazionali: l'art. 8 delle Regole di Pechino sancisce che il diritto del giovane alla vita privata deve essere rispettato a tutti i livelli per evitare che inutili danni gli siano causati da una pubblicità inutile e denigratoria e che, di regola, non dovrà essere pubblicata alcuna informazione che possa contribuire ad identificare un giovane autore di un reato; il § 8 della Raccomandazione n. R (87) 20 del Comitato dei Ministri del Consiglio d'Europa sulle risposte sociali alla delinquenza minorile raccomanda agli Stati di rinforzare le garanzie legali dei minori durante l'intero corso della procedura, riconoscendo, tra l'altro, il diritto al rispetto della loro vita privata; l'art. 40, comma 2, lett. b), punto vii), della Convenzione di New York sui diritti del fanciullo del 1989 riconosce la garanzia che la vita privata del minore venga pienamente rispettata in tutte le fasi della procedura e l'art. 14 direttiva 2016/800/UE prescrive agli Stati membri, da un lato di provvedere affinché, durante il procedimento penale, la vita privata del minore sia tutelata (§ 1) e, dall'altro lato, di incoraggiare, nel rispetto della libertà di espressione e di informazione e della libertà e del pluralismo dei media, questi ultimi ad adottare misure di autoregolamentazione al fine di conseguire la tutela della vita privata del minore (§ 4). Le esigenze di tutela sottese all'art. 13 d.P.R. n. 448/1988 sono state recepite anche delle regole deontologiche dettate per i giornalisti, tanto che la c.d. Carta di Treviso – adottata nel 1990, aggiornata nel 2006 e, successivamente confluita nel Testo unico dei doveri del giornalista del 2019 – prevede che debba essere garantito l'anonimato del minore – autore, vittima o testimone – coinvolto in fatti di cronaca, anche non aventi rilevanza penale, ma lesivi della sua personalità, il che implica la rinuncia a pubblicare elementi che anche indirettamente possano comunque portare alla sua identificazione. Tale garanzia viene meno allorché la pubblicazione sia tesa a dare positivo risalto a qualità del minore e/o al contesto familiare e sociale in cui si sta formando. Il divieto di pubblicazione e di divulgazioneL'art. 13, comma 1, d.P.R. n. 448/1988 vieta sia la pubblicazione – che «denota l'atto del rendere di pubblico dominio per mezzo della stampa o strumento analogo» (Cipolla, 475) – sia la divulgazione – che «indica genericamente la diffusione di notizie e immagini in modo da portarle all'attenzione di un numero indeterminato di persone» (Cipolla, 475) –, con qualsiasi mezzo, di «informazioni suscettibili di dare nome o volto, direttamente o indirettamente, al minorenne» (Pepino, 191). L'oggetto del divieto riguarda notizie o immagini idonee ad identificare il minorenne coinvolto nel procedimento penale: ovvero, pur non esaustivamente, «generalità, fotografie, filmati, disegni, planimetrie [...] soprannomi distintivi, attributi fisici idonei a facilitare l'identificazione, notizie sui genitori, iniziali delle generalità unite a indicazione sull'età e luogo di dimora» (Cipolla, 475), dati relativi alla propria vita privata come istituto scolastico frequentato, attività extrascolastiche. Pertanto, il divieto non riguarda notizie attinenti alla vicenda processuale, ma la diffusione e la pubblicazione di ogni informazione attraverso la quale direttamente o indirettamente possano essere identificati i minori coinvolti. L'ambito di applicazione del divieto di cui all'art. 13 d.P.R. 448/1988 coincide con il «procedimento» e, di conseguenza, coincide con il lasso temporale che inizia dall'iscrizione della notitia criminis e si conclude con il passaggio in giudicato della sentenza di condanna o di assoluzione (parzialmente contra Battistacci, 20; Marchetti, 144 e Gabrielli, 200 che ritengono che «il divieto opera quando il proscioglimento è adottato per non imputabilità, concessione del perdono giudiziale, esito positivo della messa alla prova» in ragione degli effetti negativi che potrebbero derivare dalla pubblicità data a tali esiti processuali). Il divieto di pubblicazione e di divulgazione non viene meno laddove il protagonista della vicenda penale diventi maggiorenne nelle more della celebrazione dell'iter processuale (Cibinel, 104; Battistacci, 20; Marchetti, 145; Pepino, 193; Triggiano, 384-385 e Camaldo, 4210-4211). La dottrina è divisa nell'individuazione dei beneficiari del divieto di cui all'art. 13 d.P.R. n. 448/1988: secondo una prima interpretazione, la norma vuole evitare la diffusione e la pubblicazione di notizie idonee ad identificare il minore coinvolto nell'iter processuale penale a prescindere dal ruolo assunto e, di conseguenza, il divieto riguarderà l'indagato, l'imputato, la persona offesa, il danneggiato ed il testimone minorenne (Spirito, 144 e Marchetti, 146-148). Secondo una diversa linea interpretativa, invece, occorre limitare l'ambito di applicazione del divieto di cui all'art. 13 d.P.R. n. 448/1988 al solo minorenne indagato, imputato, condannato o prosciolto (Cibinel, 105; Pepino, 193; Camaldo, 4211; Gabrielli, 201-202). Tale tesi interpretativa ritiene, infatti, che al di là dell'ampia formulazione letterale utilizzata dalla norma – che parla di «minorenne comunque coinvolto nel procedimento» – ritiene che la posizione del testimone, della persona offesa e del danneggiato da reato minorenni sia tutelata dall'art. 114, comma 6, c.p.p. – applicabile al rito minorile in virtù del principio di sussidiarietà di cui all'art. 1 d.P.R. n. 448/1988 – e, pertanto, non necessita dell'ulteriore tutela offerta dall'art. 13 d.P.R. n. 448/1988. Il divieto di cui all'art. 13 d.P.R. n. 448/1988 non risulta assistito da alcuna sanzione processuale: non risulta applicabile l'art. 115 c.p.p. – in quanto norma relativa unicamente alla violazione degli artt. 114 e 329 c.p.p. – e gli artt. 326 (Rivelazione ed utilizzazione di segreti di ufficio) e 684 (Pubblicazione arbitraria di atti di un procedimento penale) c.p. risultano inadeguati nella misura in cui offrono una protezione in relazione ad alcune delle condotte vietate dall'art. 13 d.P.R. n. 448/1988 e, peraltro, con sanzioni prive di una sufficiente efficacia dissuasiva (Pepino, 196 ss. e Gabrielli, 205-206). Anche l'art. 379-bis (Rivelazione di segreti inerenti a un procedimento penale) c.p. risulta applicabile unicamente alla pubblicazione ed alla divulgazione delle immagini del minore (Presutti, 469 ss.). «Un limite fattuale al divieto scaturisce dalla inapplicabilità del simultaneus processus, allorché per lo stesso fatto siano imputati infradiciottenni e maggiorenni; invero la separazione dei procedimenti non priva il processo ordinario del carattere della pubblicità, di tal che le informazioni su di esso implicano inevitabilmente la divulgazione di notizie sul coindagato minorenne» (Cipolla, 477-478 e, dello stesso avviso Pepino, 197. Contra Marchetti, 151, secondo cui permarrebbe, anche in tali casi, il divieto di pubblicazione e diffusione di «notizie relative alla commissione di un reato da parte di un maggiorenne e di un minorenne in grado di consentire, mediante la lecita indicazione dei fatti attinenti al maggiorenne, l'identificazione del minore»). Ai fini della violazione del divieto è sufficiente «la mera idoneità astratta della pubblicazione a consentire (anche indirettamente) l'identificazione del minore» (Trib. Lecce, 22 febbraio 1993, in Foro it., 1994, II, 658 ss.). Sono ricomprese nell'area del divieto imposto dall'art. 13 d.P.R. 448/1988 tutta la vasta serie di atti, implicanti il «coinvolgimento» del minore nel procedimento ed il cui contenuto non può essere direttamente divulgato mediante notizia né altrimenti essere tratto indirettamente mediante identificazione che se ne possa fare, ancorché in ambito territoriale ristretto, attraverso La Sola Immagine (Cass. pen. VI, n. 6338/1994). L'esclusione del divietoIl divieto di cui all'art. 13, comma 1, d.P.R. n. 448/1988 non trova applicazione nella fase dibattimentale nel caso in cui il Tribunale per i Minorenni proceda in udienza pubblica. Sul punto occorre richiamare l'art. 33, comma 2, d.P.R. n. 448/1988 in forza del quale l'imputato ultrasedicenne può chiedere la celebrazione del dibattimento in udienza pubblica. Sulla richiesta si pronunzierà il Tribunale per i Minorenni nell'esclusivo interesse del minore e valutata sia la fondatezza delle ragioni addotte dal minore sia l'opportunità di procedere in udienza pubblica. La richiesta del minore non potrà essere accolta laddove vi siano coimputati infrasedicenni o nel caso in cui uno dei coimputati – anche ultrasedicenne – non consenta alla celebrazione del dibattimento in udienza pubblica. Il venir meno del divieto ex art. 13, comma 2, d.P.R. n. 448/1988 non pregiudica l'applicabilità, in sede dibattimentale, delle norme del codice di procedura penale ordinario dettate per la tutela del minore (cfr. artt. 114, comma 6 e 472, comma 3-bis e 4, c.p.p. e art. 147, comma 3 e 4, disp. att. c.p.p.). Il Tribunale deve fondare la propria decisione sull'interesse esclusivo del minore. Tale «parametro, elastico, ma non vago, concede al giudice un opportuno margine di apprezzamento» (Mazza, 643). Inoltre, la più attenta dottrina evidenzia che «la pubblicità deve riespandersi quando ciò sia funzionale all'interesse difensivo e non pregiudichi la posizione di coimputati dissenzienti o con meno di sedici anni» (Mazza, 643). L'Art. 114 c.p.p.L'art. 114, comma 6, c.p.p. vieta – indipendentemente dal regime di conoscenza dei singoli atti – la pubblicazione delle generalità e dell'immagine dei testimoni, delle persone offese e dei danneggiati dal reato che siano minorenni. Il di-vieto riguarda anche tutti gli elementi che, ancorché indirettamente, possano comunque portare alla identificazione dei minorenni. La pubblicazione può essere autorizzata sia dal Tribunale per i Minorenni nel caso ciò non pregiudichi l'interesse del minore sia dal minore ultrasedicenne. La tutela offerta dall'art. 114, comma 6, c.p.p. viene meno con il raggiungimento della maggiore età da parte del testimone, della persona offesa e del danneggiato dal reato. BibliografiaBattistacci, Il processo minorile, in Aa.Vv., Le riforme complementari. Il nuovo processo minorile e l'adeguamento dell'ordinamento giudiziario, a cura di Fumu, Padova, 1991, 3 ss.; Camaldo, Limiti alla pubblicazione di notizie e immagini dei minorenni coinvolti nel processo penale, in Cass. pen., 2006, 4211 ss.; Cibinel, Sub art. 13 d.P.R. 448/1988, in Esp. giust. min., 1989, 100 ss.; Cipolla, Sub art. 12 d.P.R. 448/1988, in Aa.Vv., Codice di procedura penale. Rassegna di giurisprudenza e di dottrina, a cura di Lattanzi e Lupo, vol. X, Milano, 2017, 473 ss.; Cottatellucci, Sub art. 33 d.P.R. 448/1988, in Aa.Vv., Codice di procedura penale. Rassegna di giurisprudenza e di dottrina, a cura di Lattanzi e Lupo, vol. X, Milano, 2017, 687 ss.; Dogliotti, I diritti della personalità del minore e i mass media, in Quest. giust., 1991, 643 ss.; Gabrielli, Sub art. 1 3 d.P.R. 448/1988, in Aa.Vv., Il processo penale minorile. Commento al D.P.R. 448/1988, a cura di Giostra, Milano, 2021, 195 ss.; Grasso, Sub art. 33 d.P.R. 448/1988, in Aa.Vv., Commento al codice di procedura penale, a cura di Chiavario, vol. I - Leggi collegate, Torino, 1994, 257 ss.; Marchetti, Sub art. 13 d.P.R. 448/1988, in Aa.Vv., Commento al codice di procedura penale, a cura di Chiavario, vol. I - Leggi collegate, Torino, 1994, 144 ss.; Mazza, Sub art. 33 d.P.R. 448/1988, in Aa.Vv., Il processo penale minorile. Commento al D.P.R. 448/1988, a cura di Giostra, Milano, 2016, 639 ss.; Pepino, Sub art. 13 d.P.R. 448/1988, in Aa.Vv., Il processo penale minorile. Commento al D.P.R. 448/1988, a cura di Giostra, Milano, 2016, 189 ss.; Presutti, La posizione del minore, in Aa.Vv., Trattato di diritto di famiglia, a cura di Zatti, vol. V, Milano, 2011, 437 ss.; Sergio, Sub art. 33 d.P.R. 448/1988, in Esp. giust. min., 1989, 240 ss.; Spirito, Principi ed istituti del diritto penale nel nuovo processo penale a carico di minorenni, in Giust. pen., 1990, III, 137 ss.; Triggiani, Il divieto di pubblicare notizie e immagini dei minori coinvolti in procedimenti, in Aa.Vv., Percorsi di procedura penale, a cura di Perchinunno, vol. III, Milano, 2004, 371 ss.; Vigoni, Sub art. 1 3 d.P.R. 448/1988, in Aa.Vv., Codice di procedura penale commentato, a cura di Giarda e Spangher, tomo IV, Milano, 2023, 1990 ss.; Voena, Sub art. 114 c.p.p., in Aa.Vv., Codice di procedura penale commentato, a cura di Giarda e Spangher, tomo I, Milano, 2023, 1505 ss. |