Codice di Procedura Civile art. 473 bis 6 - Rifiuto del minore a incontrare il genitore 1Rifiuto del minore a incontrare il genitore1 [I]. Quando il minore rifiuta di incontrare uno o entrambi i genitori, il giudice procede all'ascolto senza ritardo, assume sommarie informazioni sulle cause del rifiuto e può disporre l'abbreviazione dei termini processuali. [II]. Allo stesso modo il giudice procede quando sono allegate o segnalate condotte di un genitore tali da ostacolare il mantenimento di un rapporto equilibrato e continuativo tra il minore e l'altro genitore o la conservazione di rapporti significativi con gli ascendenti e con i parenti di ciascun ramo genitoriale. [1] Articolo inserito dall'art. 3, comma 33, del d.lgs. 10 ottobre 2022, n. 149 (ai sensi dell'art. 52 d.lgs. n. 149 /2022 , il presente decreto legislativo entra in vigore il giorno successivo a quello della sua pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale). Per la disciplina transitoria v. art. 35 d.lgs. n. 149/2022 , come da ultimo modificato dall'art. 1, comma 380, lett. a), l. 29 dicembre 2022, n.197, che prevede che : "1. Le disposizioni del presente decreto, salvo che non sia diversamente disposto, hanno effetto a decorrere dal 28 febbraio 2023 e si applicano ai procedimenti instaurati successivamente a tale data. Ai procedimenti pendenti alla data del 28 febbraio 2023 si applicano le disposizioni anteriormente vigenti.". InquadramentoLa rubrica dell'art. 473-bis.6 c.p.c. non corrisponde esattamente al contenuto della disposizione. La norma infatti contiene due disposizioni delle quali soltanto la prima si riferisce al rifiuto del minore a incontrare il genitore. Il primo comma dell'art. 473-bis.6 ha ad oggetto un caso particolare di doveroso ascolto del minore. Esso riguarda il caso in cui il minore rifiuta di incontrare uno o entrambi i genitori. Il giudice procede senza ritardo ad accertare le ragioni del rifiuto: ascolta il minore, assume informazioni, procede anche abbreviando i termini processuali, quando vi è urgenza di provvedere. Si tratta in questi casi di operare sollecitamente per ripristinare il legame famigliare. Il giudice procede personalmente all'ascolto, finalizzato ad apprendere direttamente dall'interessato le ragioni del dissidio che è insorto con l'uno o l'altro dei genitori o con entrambi. La normativa esclude in proposito la delega ad altri organi; manda al giudice l'ascolto diretto o l'ascolto assistito da esperti e consulenti. La delicatezza dei temi oggetto di indagine ha fatto di questo caso di audizione un adempimento riservato al giudice. Il secondo comma prevede una fattispecie completamente diversa. Il giudice provvede all'ascolto e all'assunzione dei provvedimenti opportuni quando gli risultano condotte di un genitore tali da ostacolare il mantenimento di un rapporto equilibrato e continuativo tra il minore e l'altro genitore o la conservazione di rapporti significativi con gli ascendenti e con i parenti di ciascun ramo genitoriale. Anche in questo caso il giudice deve provvedere con sollecitudine, data l'esigenza di una tutela pronta in tutti i casi di rischio di compromissione della relazione affettiva che deve essere conservata tra il minore e il genitore o con gli ascendenti e ai parenti. L'esperienza ha segnalato la frequenza di contrasti che dividono le famiglie nei rapporti con i figli che crescono o con i parenti e gli affini. Molto opportunamente il legislatore ha apprestato uno strumento agile, libero nelle forme e spedito per consentire l'intervento di un ufficio estraneo alle parti e munito di poteri decisori. In entrambi i casi si applicano le regole proprie al tema dell'ascolto di cui agli artt. 473-bis.4, 473-bis.5 e 152-quater disp. att. c.p.c. L'abrogazione dell'art. 336-bis c.c. indica in queste norme i riferimenti ai quali far capo e da osservare per ogni caso di audizione del minore. Nessuna indicazione è fornita in ordine alle modalità attraverso le quali il giudice provvede nell'uno e nell'altro dei due casi disciplinati. La normativa si limita a disporre che in entrambe le situazioni il giudice procede «allo stesso modo» così collegando tra loro fattispecie decisamente difformi. Può ritenersi che, se è pendente un procedimento per altro, il giudice possa far uso dei poteri da esercitare d'ufficio di cui all'art. 473-bis.2, primo comma, in base ad allegazioni di parte o per conoscenza acquisita dagli atti. In altri casi occorrono le segnalazioni cui fa riferimento esplicito il secondo comma della norma in commento. Nessuna indicazione in dettaglio è fornita, inoltre, con riguardo ai provvedimenti che il giudice può adottare. Una norma cui riferirsi è ravvisabile nell'attuale art. 473-bis.39 c.p.c., che ha sostituito il dettato dell'art. 709-ter c.p.c. BibliografiaAuletta, Diritto di famiglia, Torino, 2024; Galluzzo, Il diritto di famiglia e i minori, Torino, 2024; Ferrando, Diritto di famiglia, Torino, 2023; Costantino, Il nuovo diritto di famiglia, Bari, 2023; Bartolini, Il nuovo processo civile, Piacenza, 2023, 67 ss.; Bonilini (a cura di) Trattato di diritto di famiglia, Padova, 2022; Casaburi, L’ascolto del minore tra capacità processuali ed effettività della tutela, Corr. merito, 2012, 32; Cascone, Ardesi, Gioncada, Diritto di famiglia e minorile, Milano, 2021; Campese, L’ascolto del minore nei giudizi di separazione e divorzio, tra interesse del minore e principi del giusto processo, in Fam. e dir., 2011, 958;De Filippis, Il nuovo diritto di famiglia dopo la riforma Cartabia, Milano, 2023; Galluzzo, Il diritto del minore all’ascolto alla luce della riforma del processo civile, ilfamiliarista 2023; Gatto, L’ascolto del minore, in La riforma del diritto di famiglia: il nuovo processo, AA.VV. a cura di Giordano e Simeone, Milano, 2023. 103 s.s.; Sesta, Manuale di diritto di famiglia, 10° ediz. Padova, 2023. |