Codice di Procedura Civile art. 473 bis 7 - Nomina del tutore e del curatore del minore1

Francesco Bartolini

Nomina del tutore e del curatore del minore1

[I]. Il giudice nomina il tutore del minore quando dispone, anche con provvedimento temporaneo, la sospensione o la decadenza dalla responsabilità genitoriale di entrambi i genitori. Copia del provvedimento è trasmessa al giudice tutelare per le prescritte annotazioni sul registro delle tutele. Sino alla definizione del procedimento, le funzioni del giudice tutelare sono esercitate dal giudice che procede.

 

[II].Il giudice può nominare il curatore del minore quando dispone, all'esito del procedimento, limitazioni della responsabilità genitoriale. Il provvedimento di nomina del curatore deve contenere l'indicazione:

a) della persona presso cui il minore ha la residenza abituale;

b) degli atti che il curatore ha il potere di compiere nell'interesse del minore, e di quelli per i quali è necessaria l'autorizzazione del giudice tutelare;

c) degli atti che possono compiere i genitori, congiuntamente o disgiuntamente;

d) degli atti che può compiere la persona presso cui il minore ha la residenza abituale;

e) della periodicità con cui il curatore riferisce al giudice tutelare circa l'andamento degli interventi, i rapporti mantenuti dal minore con i genitori, l'attuazione del progetto eventualmente predisposto dal tribunale.

[III].Nei casi previsti dal presente articolo, all'esito del procedimento il giudice trasmette gli atti al giudice tutelare competente.

[1] Articolo inserito dall'art. 3, comma 33, del d.lgs. 10 ottobre 2022, n. 149 (ai sensi dell'art. 52 d.lgs. n. 149 /2022 , il presente decreto legislativo entra in vigore il giorno successivo a quello della sua pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale). Per la disciplina transitoria v. art. 35 d.lgs. n. 149/2022, come da ultimo modificato dall'art. 1, comma 380, lett. a), l. 29 dicembre 2022, n.197,  il quale prevede che : "1. Le disposizioni del presente decreto, salvo che non sia diversamente disposto, hanno effetto a decorrere dal 28 febbraio 2023 e si applicano ai procedimenti instaurati successivamente a tale data. Ai procedimenti pendenti alla data del 28 febbraio 2023 si applicano le disposizioni anteriormente vigenti.".

Inquadramento

Le disposizioni dettate dall'art. 473-bis.7 hanno il dichiarato scopo di chiarire e di riorganizzare una disciplina prestatasi, per la sua imprecisione, ad applicazioni pratiche difformi. Sul punto è esplicita la Relazione illustrativa ministeriale al progetto del decreto delegato poi divenuto il d.lgs. n. 149/2022. Per la sua completezza pare opportuno riportarne uno stralcio.

«La necessità di una espressa previsione normativa è discesa dalla rilevazione di prassi non uniformi, nel territorio nazionale, quanto alla nomina del tutore o di soggetto chiamato a esercitare la responsabilità genitoriale, nell'ambito ed all'esito dei procedimenti aventi ad oggetto domande di decadenza dalla responsabilità genitoriale (ex articolo 330 c.c.) o di adozione di misure limitative della responsabilità genitoriale, in presenza di condotte dei genitori pregiudizievoli per la prole (ex articolo 333 c.c.). Come noto, all'esito della modifica dell'art. 38 disp. att. c.c., attuata con la l. n. 219/2012, tali domande, c.d. de responsabilitate, possono essere proposte anche nell'ambito di altri procedimenti, aventi usualmente ad oggetto la disciplina dell'affidamento dei figli minori (per es.: procedimenti di separazione, divorzio, affidamento dei figli nati fuori del matrimonio e loro modifiche), per questo la norma in esame sarà applicabile a tutti procedimenti indicati nell'art. 473-bis c.p.c., nei quali siano proposte domande ex articolo 330 c.c. o articolo 333 c.c., restando ovviamente possibile applicare la disposizione a procedimenti che abbiano per oggetto esclusivamente queste domande.

Nell'attuale applicazione delle norme indicate si rilevano diverse scelte interpretative potendo, per esempio, essere rinvenuti provvedimenti di decadenza dalla responsabilità genitoriale privi di espressa nomina del tutore, ovvero provvedimenti che tale nomina contengano con diverse statuizioni in merito alla trasmissione degli atti al giudice tutelare territorialmente competente. Ancora più evidente è la divergenza di applicazione delle norme vigenti, certamente lacunose sul punto, nel caso di nomina del tutore nel corso del procedimento, poiché in alcune di queste ipotesi il tribunale procedente provvede, nell'immediatezza, a trasmettere gli atti al giudice tutelare per l'apertura della tutela ex articolo 343 ss. c.c., con conseguente attribuzione a tale giudice dei poteri di vigilanza allo stesso attribuiti; in altri casi, la trasmissione non avviene e i poteri di vigilanza sono assunti dal giudice procedente. L'intervento normativo in esame ha il fine di dettare principi uniformi. Il principio di delega, oltre a prevedere la possibilità di nominare un tutore nel corso e all'esito dei procedimenti ex articolo 330 c.c., ha espressamente riconosciuto la possibilità di nomina del tutore [poi curatore: n.d.a.] anche nel corso ed all'esito di procedimenti finalizzati all'adozione di misure limitative della responsabilità genitoriale, emesse ex articolo 333 c.c. Nell'applicazione concreta del principio di delega, al fine di rendere le norme processuali maggiormente omogene rispetto alle disposizioni sostanziali che disciplinano i presupposti per la nomina del tutore, si è preferito differenziare tra le ipotesi di procedimenti aventi ad oggetto domande di decadenza dalla responsabilità genitoriale, e domande di cui all'articolo 333 c.c.».

La norma in esame va collegata al disposto del successivo art. 473-bis.8, ne costituisce un antecedente logico e applicativo: nelle more della nomina del tutore o del curatore deve essere nominato un curatore speciale.

Nomina del tutore

L'art. 343 c.c. dispone l'apertura della tutela e la nomina del tutore quando entrambi i genitori sono morti o non sono in grado di esercitare la responsabilità genitoriale per altre cause. La norma è stata interpretata nel senso di un riferimento, da essa desumibile, a ragioni oggettive di impedimento all'esercizio dei compiti genitoriali, determinate dalla malattia fisica o mentale, dalla irreperibilità e simili che in concreto lascino il minore privo di un soggetto che assuma le decisioni che gli necessitano. La portata di questa interpretazione tradizionale ne rivela i limiti applicativi: la nomina del tutore non è direttamente collegata anche ai casi di impossibilità giuridica, dovuta, cioè, a provvedimenti autoritativi di sospensione o di esclusione dei poteri-doveri genitoriali; e neppure è riferibile alle fattispecie in cui la responsabilità dei genitori viene semplicemente limitata.

A queste situazioni si riferisce in modo particolare la Relazione ministeriale quando accenna a diversità di applicazioni concrete. Nel caso, ad esempio, della pronuncia di decadenza della responsabilità genitoriale, è evidente che il minore resta privo di un legale rappresentante e che occorre nominarne uno, secondo la regola desumibile dal citato art. 343 c.c. Ma la normativa non ne precisa le modalità attuative, nel rapporto tra il tribunale procedente o che ha proceduto e il giudice tutelare cui spettano istituzionalmente l'apertura e lavigilanza sulla gestione della tutela.

L'art. 473-bis.7 è stato introdotto dalla riforma di cui al d.lgs. n. 149/2022 al preciso scopo di provvedere a colmare questi vuoti di disciplina, causa di interpretazioni e applicazioni contrastanti.

Quando dispone la sospensione o la decadenza dalla responsabilità genitoriale di entrambi i genitori, il giudice nomina al minore un tutore. La nomina è disposta d'ufficio e costituisce un atto doveroso per il giudice procedente, in linea di principio immediatamente legato alla pronuncia concernente la responsabilità dei genitori. Il provvedimento di sospensione o di decadenza equivale, negli effetti, a quell'evento di impossibilità per i genitori di esercitare i poteri materni e paterni che consegue al verificarsi delle cause oggettive di impedimento: sotto questo profilo entrambe le situazioni si equivalgono per quanto riguarda l'intervento dell'autorità a protezione del minore. Su un piano di ordine sistematico è ragionevole pensare che le regole disposte dall'art. 473-bis.7 c.p.c. per la pronuncia di decadenza possano essere applicate anche nei casi di impossibilità oggettiva nell'adempimento delle mansioni genitoriali di cui all'art. 343 c.c. La conseguente uniformità di disciplina consente di superare sul punto le disparità applicative accennate dalla Relazione illustrativa ministeriale.

La nomina del tutore ha senso se è contestuale alla pronuncia di sospensione o di decadenza (anche temporanea), dato che il minore non può essere lasciato senza un rappresentante legale che ne abbia la responsabilità. Per questa stringente ragione la stessa nomina, cui consegue necessariamente l'apertura della tutela, è disposta dallo stesso organo che ha pronunciato la sospensione o la decadenza. Ma a sovraintendere alla tutela è preposto ex lege l'ufficio del giudice tutelare. Il collegamento tra il tribunale procedente e il giudice tutelare è risolto in modo pratico: la nomina del tutore deve essere comunicata al giudice singolo perché ne sia fatta annotazione nel registro delle tutele; ma fino alla definizione del procedimento in corso le mansioni del giudice tutelare sono esercitate dal giudice che procede.

Se la pronuncia di decadenza chiude il procedimento in corso, gli atti sono trasmessi al giudice tutelare: ma il trapasso di funzioni non avviene prima che la sentenza sia passata in giudicato. Infatti, finché i termini per l'impugnazione non sono scaduti la procedura è pendente presso il giudice a quo, ancora competente ad esercitare le funzioni della tutela.

Il sistema così apprestato protegge il minore con l'assicurargli la continuità della rappresentanza legale. E contemporaneamente provvede a rendere sufficientemente e univocamente disciplinati i rapporti tra i due diversi organi giudiziari. Le disposizioni dettate dall'art. 473-bis primo comma si risolvono in regole di natura processuale finalizzate a regolare il collegamento tra uffici dell'amministrazione della giustizia. La tutela alla quale queste disposizioni si riferiscono è, poi, l'istituto di diritto sostanziale disciplinato dagli artt. 343 e seguenti c.c.

La decadenza dalla responsabilità genitoriale di cui alla norma in commento fa riferimento al disposto di cui all'art. 330 c.c. secondo il quale il provvedimento è pronunciato quando il genitore viola o trascura i doveri inerenti alla responsabilità o abusa dei relativi poteri con grave pregiudizio per i figli. Il riferimento è parziale perché la decadenza può essere pronunciata a carico anche di uno solo dei genitori; mentre la nomina del tutore è disposta quando la decadenza riguarda entrambi i genitori. Infatti, se uno di essi rimane integro nei suoi doveri e poteri di genitore non sussiste ragione per affidare la prole alle responsabilità di un altro soggetto.

La giurisprudenza ha avuto occasione di occuparsi di fattispecie che in vario modo possono essere ricondotte alla normativa dettata dall'art. 343 citato. Anche ad esse può essere riferita la disciplina introdotta dalla riforma con l'art. 473-bis.7.

Costituisce uno dei casi di mancanza di genitori per impossibilità oggettiva riferibile al disposto della normativa del codice civile l'ingresso nel territorio dello Stato di minori non accompagnati dai genitori. Li si descrive come soggetti di età minore che, giunti in Italia da soli o in base ad un rapporto di affidamento intrafamiliare, sono privi di un accompagnatore munito della rappresentanza legale. Ai sensi dell'art. 2 della l. n. 47 del 2017 si qualifica come «minore straniero non accompagnato», ai fini dell'applicazione degli istituti di tutela apprestati dall'ordinamento, il minore che, non solo sia privo di assistenza materiale, ma che sia anche privo di soggetti che ne abbiano la rappresentanza legale in base alle leggi vigenti nell'ordinamento italiano, allo scopo di garantirne l'interesse superiore e di esercitare la capacità di agire per suo conto, ove necessario. Nella categoria dei minori stranieri non accompagnati, in particolare, rientra anche quella dei minori affidati di fatto dai loro genitori residenti all'estero ad un parente che sia in grado di prendersene cura in Italia, in quanto il loro affidamento ad un parente non può essere giuridicamente riconosciuto come valido dal nostro ordinamento: nel quale non è consentito attribuire validità in Italia ad un atto di delega non riconosciuto nell'ordinamento di provenienza come attributivo della rappresentanza legale del minore (Cass. 1, ord. n. 9648/2022; Cass. I, n. 41930/2021; Cass. I, n. 9199/2019).

La competenza a provvedere alla nomina del tutore era stata attribuita, dalle pronunce giurisprudenziali, al tribunale per i minorenni (Cass.1, ord. n. 41930/2021; Cass. I, n. 9199/2019). Le modifiche apportate ripetutamente all'art. 38 disp. att. c.c. hanno escluso questa competenza e l'hanno assegnata al giudice che procede.

Sia per la fattispecie oggetto dell'art. 343 c.c. che per quella introdotta con l'art. 473-bis.7 e in quanto attinenti alla materia delle persone, dei minori e della famiglia, il procedimento è regolato dal rito uniforme familiare di cui agli artt. 473-bis e seguenti c.p.c. Il conseguente rapporto con l'ufficio del giudice tutelare può essere risolto conformemente al disposto dell'art. 473-bis.7 c.p.c.

La normativa dovrà essere modificata allorché sarà costituito il tribunale per le controversie in tema di persone, di minori e di famiglia, posto che esso assorbirà le funzioni del tribunale per i minorenni e quelle del giudice tutelare.

Nomina del curatore

La nomina del tutore assolve, si è detto, alla funzione di supplire ad una situazione di rappresentanza genitoriale venuta a mancare in forza di una pronuncia di decadenza o di sospensione. Per determinate ipotesi la responsabilità dei genitori può essere soltanto limitata nel suo ambito di esercizio. A seconda dei casi il giudice può vietare ai genitori il compimento di atti o l'esercizio di poteri specifici propri della rappresentanza legale. Poiché questa rappresentanza permane, sia pure in estensione ridotta, non ricorrono le condizioni per nominare un tutore, la cui funzione è riferita all'intera sfera dei poteri genitoriali. La riforma processuale di cui al d.lgs. n. 149/2022 ha richiamato in proposito la figura del curatore.

La normativa di riferimento è costituita dall'art. 333 c.c. per il quale, se la condotta di uno o di entrambi i genitori non è tale da giustificare la decadenza, ma appare comunque pregiudizievole al figlio, il giudice adotta i provvedimenti convenienti secondo le circostanze e può disporre l'allontanamento dalla residenza familiare del figlio o del genitore convivente autore di maltrattamenti o di abusi. Si è, con l'innovazione introdotta dal decreto di cui sopra, supplito alla diminuita sfera di responsabilità genitoriale conseguente alle disposte limitazioni; e nel novero dei provvedimenti adottabili d'ufficio dal giudice, menzionati nel testo dell'art. 333, si è fatta rientrare anche la nomina del curatore.

Il curatore di cui al secondo comma dell'art. 473-bis.7 è figura munita di poteri sostanziali, per tale aspetto simile a quella del tutore. Se ne differenzia per la minore estensione della sfera di attribuzione di poteri, in quanto limitati a quelli da esercitare in vece e luogo dei genitori che ne sono stati privati. La specificità di questi poteri ne caratterizza la funzione rappresentativa e sostitutiva, che viene a completare quella responsabilità genitoriale che dal provvedimento del giudice è stata delimitata per sottrazione. La natura sostanziale delle mansioni demandate al curatore emerge descritta efficacemente dall'occasione che motiva la sua nomina. Essa è costituita dal chiudersi del procedimento in esito al quale viene disposta la limitazione della responsabilità parentale. Nel corso della procedura l'eventuale curatore di cui abbisogni il figlio minorenne si rende necessario per munirlo di una rappresentanza processuale ed essa va affidata ad un curatore speciale, come dispone l'art. 473-bis.8. Questi cessa le proprie funzioni con la chiusura del processo; il curatore di cui alla nuova normativa è invece nominato proprio e soltanto quando il processo giunge al suo esito. La differenza è chiara in linea teorica. Di fatto, però, nel momento stesso in cui la disponeva, il legislatore della riforma ne riduceva la portata concreta in quanto il terzo comma dell'art. 473-bis.8 consente al giudice di conferire al curatore nel processo poteri di natura sostanziale, anche se essi devono essere specifici.

La nomina del curatore ex art. 473-bis.7 è disposta anche d'ufficio, in analogia a quanto prevede l'art. 473-bis.2 a proposito del curatore speciale. Come in questo caso, devono essere rispettati il contraddittorio e il diritto alla prova contraria. Si applica l'ultimo comma dell'art. 473-bis.7 secondo cui per la particolare fattispecie di nomina del curatore va disposta la trasmissione degli atti al giudice tutelare; essa va effettuata all'esito del procedimento riguardante le limitazioni alla responsabilità dei genitori. Ciò significa che, come avviene per il caso di nomina del tutore, le funzioni del giudice tutelare sono nel frattempo esercitate dal giudice che procede.

Poiché si tratta di una fattispecie disciplinata con caratteristiche innovative, l'art. 473-bis.7 si preoccupa di disciplinare i poteri e le attività del curatore, mandando al giudice di farne dettagliata specificazione nell'atto di nomina. Una analoga indicazione non occorreva per la nomina del tutore le cui funzioni erano già regolate dal codice civile con disposizioni di carattere generale e comunque estese a coprire quelle proprie della responsabilità sottratta ai genitori. Per la nuova figura invece è stato necessario stabilire la ripartizione delle attribuzioni tra curatore e genitori, non del tutto spogliati della rappresentanza legale: quali, dunque, gli atti da compiersi dal curatore, con o senza l'autorizzazione del giudice, e quali gli atti ancora permessi ai genitori, congiuntamente o disgiuntamente. La normativa aggiunge la necessità di indicazioni relative, più propriamente, al minore cui la curatela si riferisce, vale a dire, relative al luogo in cui stabilirne la residenza e riguardanti l'individuazione della persona (genitori, parenti, struttura) presso la quale collocarlo nonché gli atti consentiti ad essa nell'interesse del minore. Sulla curatela il giudice competente deve vigilare e lo strumento attraverso il quale il controllo viene esercitato è costituito dalle periodiche relazioni da inviarsi al suo ufficio dal curatore.  

Bibliografia

Auletta, Diritto di famiglia, Torino, 2024; Galluzzo, Il diritto di famiglia e i minori, Torino, 2024; Ferrando, Diritto di famiglia, Torino, 2023; Costantino, Il nuovo diritto di famiglia, Bari, 2023;  Bartolini, Il nuovo processo civile, Piacenza, 2023, 67 ss.; Bonilini (a cura di) Trattato di diritto di famiglia, Padova, 2022; Calabrese, Il curatore e il curatore speciale del minore, in AA.VV, La riforma del diritto di famiglia: il nuovo processo, a cura di Giordano, Simeone, Milano, 2023, 173 s.s.; Cascone, Ardesi, Gioncada, Diritto di famiglia e minorile, Milano, 2021; Costabile, Il curatore speciale del minore, in Giordano, Simeone, (a cura di), Riforma del processo per le persone, i minorenni e le famiglie, Milano, 2022, 135 s.s.; De Filippis, Il nuovo diritto di famiglia dopo la riforma Cartabia, Milano, 2023; Pelosi, Potestà  dei genitori in Comm. alla riforma del diritto di famiglia, I, Padova, 1977, 769 s.s.; Sesta, Manuale di diritto di famiglia, 10° ediz. Padova, 2023.

Vuoi leggere tutti i contenuti?

Attiva la prova gratuita per 15 giorni, oppure abbonati subito per poter
continuare a leggere questo e tanti altri articoli.

Sommario