Nuovo Codice dei contratti pubblici: per gli appalti finanziati con il PNRR non possono più applicarsi le disposizioni del Codice del 2016
29 Febbraio 2024
Il caso. La Centrale Unica di Committenza dei Comuni di F.N e S. R., con procedura aperta, indiceva una gara per l'affidamento dell'appalto avente ad oggetto la redazione, con fondi PNRR, della progettazione ed esecuzione dei "lavori di messa in sicurezza strutturale ed adeguamento alla normativa antincendio nell'istituto scolastico D.M.". Successivamente all'espletamento della procedura di gara, l'impresa non aggiudicataria impugnava innanzi al TAR Roma l'aggiudicazione disposta in favore di altro operatore, deducendo, tra le altre cose, la violazione del principio di immodificabilità sostanziale dell'offerta e dei principi di trasparenza e par condicio ed eccesso di potere sotto vari profili. Ad avviso della ricorrente, nello specifico, la stazione appaltante avrebbe dovuto escludere l'aggiudicataria dalla gara in quanto la società da essa indicata come progettista avrebbe autocertificato un fatturato di gran lunga inferiore a quello richiesto, a pena di esclusione, dal disciplinare di gara. Sulla normativa applicabile agli appalti PNRR. Nella pronuncia in esame, l'adito TAR ha innanzitutto evidenziato che l'appalto in esame, avviato con apposito bando nel mese di agosto 2023, è soggetto alla disciplina di cui al d.lgs. n. 36/2023. Nello specifico, il Giudice amministrativo, dopo aver ricordato che le disposizioni del nuovo Codice dei contratti pubblici pubblici acquistano efficacia dal 1° luglio 2023, ha richiamato l'art. 225 dello stesso d.lgs. n. 36/2023, il cui comma 8 stabilisce che in relazione alle procedure di affidamento e ai contratti riguardanti investimenti pubblici, anche suddivisi in lotti, finanziati in tutto o in parte con le risorse previste dal PNRR e dal PNC, si continuano ad applicare le sole norme speciali in materia di appalti PNRR (tra cui gli artt. 47 e ss. d.l. n. 77/2021, conv., con modif., in l. n. 108/2021) ma non anche gli istituti del previgente Codice dei contratti pubblici in esse richiamati. Ancor più nello specifico, l'adito TAR ha rilevato che una contraria opzione ermeneutica contrasterebbe sia con l'art. 226 del d.lgs. n. 36/2023, che al comma 2 sancisce l'abrogazione del previgente codice dei contratti pubblici a decorrere dal 1° luglio 2023 senza alcuna eccezione, che con il comma 5 della medesima disposizione, secondo il quale “ogni richiamo in disposizioni legislative, regolamentari o amministrative vigenti al decreto legislativo 18 aprile 2016, n. 50 del 2016, o al codice dei contratti pubblici vigente alla data di entrata in vigore del codice, si intende riferito alle corrispondenti disposizioni del codice o, in mancanza, ai principi desumibili dal codice stesso”. Sulla scorta di tali considerazioni, il Giudice amministrativo ha dunque valutato le doglianze e le argomentazioni prospettate dalle parti con riferimento alla disciplina del d.lgs. n. 36/2023 e, in accoglimento delle censure della ricorrente, ha ritenuto che la commissione giudicatrice, una volta appurato che l'aggiudicataria aveva indicato quale progettista un operatore economico privo dei requisiti richiesti dal bando di gara, avrebbe dovuto escluderla dalla gara, come previsto dal disciplinare. |