Decreto legislativo - 18/05/2018 - n. 51 art. 14 - Limitazioni dell'esercizio dei diritti dell'interessato

Selina Zipponi

Limitazioni dell'esercizio dei diritti dell'interessato

 

1. I diritti di cui agli articoli 10, 11 e 12, relativamente ai dati personali contenuti in una decisione giudiziaria, in atti o documenti oggetto di trattamento nel corso di accertamenti o indagini, nel casellario giudiziale o in un fascicolo oggetto di trattamento nel corso di un procedimento penale o in fase di esecuzione penale, sono esercitati conformemente a quanto previsto dalle disposizioni di legge o di regolamento che disciplinano tali atti e procedimenti. Chiunque vi abbia interesse, durante il procedimento penale o dopo la sua definizione, puo' chiedere, con le modalita' di cui all'articolo 116 del codice di procedura penale, la rettifica, la cancellazione o la limitazione dei dati personali che lo riguardano. Il giudice provvede con le forme dell'articolo 130 del codice di procedura penale.

2. Fermo quanto previsto dal comma 1, l'esercizio dei diritti di cui agli articoli 11, commi 1 e 2, e 12, comma 5, nonche' l'adempimento dell'obbligo di cui all'articolo 10, comma 2, possono essere ritardati, limitati o esclusi, con disposizione di legge o di regolamento adottato ai sensi dell'articolo 5, comma 2, nella misura e per il tempo in cui cio' costituisca una misura necessaria e proporzionata, tenuto conto dei diritti fondamentali e dei legittimi interessi della persona fisica interessata al fine di:

a) non compromettere il buon esito dell'attivita' di prevenzione, indagine, accertamento e perseguimento di reati o l'esecuzione di sanzioni penali, nonche' l'applicazione delle misure di prevenzione personali e patrimoniali e delle misure di sicurezza;

b) tutelare la sicurezza pubblica;

c) tutelare la sicurezza nazionale;

d) tutelare i diritti e le liberta' altrui.

Inquadramento

La disposizione in commento introduce due tipologie di limitazioni dell'esercizio dei diritti degli interessati. Al primo comma, la norma attua l'art. 18 della Direttiva (UE) 2016/680, relativo ai diritti dell'interessato nel corso di indagini e procedimenti penali, e si avvale della possibilità ivi riconosciuta di esercitare i diritti conformemente al diritto dello Stato membro qualora i dati personali siano contenuti in una decisione giudiziaria, in un casellario o in un fascicolo giudiziario oggetto di trattamento nel corso di un'indagine e di un procedimento penale. L'art. 14, comma 1 infatti, prevede che in tali casi i diritti di cui agli artt. 10 (informazioni da rendere disponibili o da fornire all'interessato), 11 (diritto di accesso dell'interessato) e 12 d.lgs. n. 51/2018 (diritto di rettifica e cancellazione di dati personali o limitazione al trattamento) siano esercitati conformemente alle disposizioni di legge o di regolamento che disciplinano tali atti e procedimenti. Inoltre, al fine di garantire l'effettivo esercizio dei diritti in ambito giudiziario, è indicato che ciascun interessato possa chiedere, durante il procedimento penale o dopo la sua definizione, la rettifica cancellazione o limitazione dei dati personali che lo riguardano, ed è fatto rinvio alle norme del codice di procedura penale che disciplinano la materia (art. 116 c.p.p., su copie, estratti e certificati, ed art. 130 c.p.p. sulla correzione di errori materiali).

Al secondo comma, invece, è prevista la possibilità di limitare, ritardare o escludere alcuni diritti con disposizione di legge o di regolamento, nella misura e per il tempo in cui sia necessario per salvaguardare il buon esito dell'attività di prevenzione e repressione dei reati ovvero al fine di tutelare la sicurezza pubblica, la sicurezza nazionale, i diritti e le libertà altrui. In tal caso, la limitazione dovrà comunque tener conto dei diritti fondamentali e dei legittimi interessi della persona fisica interessata. La norma ha attuato, con una disposizione di carattere generale relativa all'esercizio di tutti i diritti, quanto previsto in modo specifico dagli artt. 15 e 16 della Direttiva (UE) 2016/680 rispettivamente per il diritto di accesso e per i diritti di rettifica, cancellazione e limitazione.

È opportuno sottolineare che, in tema di limitazioni, il considerando n. 46 della Direttiva (UE) 2016/680 prevede che qualsiasi limitazione dei diritti dell'interessato debba essere conforme alla Carta e alla Convenzione Europea per la salvaguardia dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali, e “rispettare in particolare la sostanza di tali libertà”.

Deroghe per l'esercizio dei diritti dell'interessato nel corso di indagini e procedimenti penali

L'art. 14 si pone in linea di continuità con quanto previsto dalla direttiva 2016/680, che all'art. 18, ed al relativo considerando 49, prevedeva la possibilità di esercitare i diritti relativi ai dati personali trattati nel corso di un'indagine penale e di un procedimento giudiziario penale conformemente alle norme nazionali sui procedimenti giudiziari.

Peraltro, la limitazione relativa a tali tipologie di dati era già prevista dalla Decisione quadro 2008/977/GAI, che all'art. 4 comma 4 prevedeva per i dati contenuti in una decisione giudiziaria (o in un casellario, o in relazione all'emissione di una decisione giudiziaria), che la rettifica, la cancellazione o il blocco fossero eseguiti in conformità alle norme nazionali sui procedimenti giudiziari.

Il decreto conferma l'impianto normativo precedente e prevede che in tali casi i diritti siano esercitati conformemente al diritto nazionale, ed in particolare alle disposizioni di legge o di regolamento che disciplinano tali atti e procedimenti.

Finalità della limitazione, come indicato nella relazione illustrativa allo schema di decreto, è quella di “modulare le esigenze di tutela dei diritti dell'interessato sulla base delle peculiarità proprie dell'attività di prevenzione e repressione dei reati”.

Rispetto alla formulazione della Direttiva, l'art. 14 specifica ulteriormente i dati personali oggetto della deroga, facendovi rientrare non solo i dati contenuti in una decisione giudiziaria, in un casellario, o in un fascicolo giudiziario oggetto di trattamento nel corso di un'indagine e di un procedimento penale, ma anche quelli contenuti in generale in “atti e documenti oggetto di trattamento nel corso di accertamenti e indagini” e quelli contenuti nei fascicoli trattati “in fase di esecuzione penale”.

Quanto ai diritti oggetto della deroga, l'art. 14, comma 1 fa riferimento ai seguenti: quelli previsti dall'art. 10 d.lgs. n. 51/2018 (quindi il diritto di ricevere tanto le informazioni che il titolare deve rendere disponibili in ogni caso ai sensi del comma 1, quanto quelle aggiuntive da fornirsi ai sensi del comma 2, solo ove previsto da disposizioni di legge o di regolamento); quelli di cui all'art. 11 d.lgs. n. 51/2018 (quindi il diritto di accesso, incluso il diritto previsto dal comma 2 di essere informato senza ritardo e per iscritto di eventuali limitazioni o rifiuti disposti ai sensi dell'art 14 comma 2, e dei relativi motivi) e infine quelli di cui all'art. 12 d.lgs. n. 51/2018 (quindi il diritto di rettifica, cancellazione, limitazione, incluso il diritto previsto dal comma 5 di essere informato per iscritto dei rifiuti e dei relativi motivi).

L'articolo, al fine di garantire l'effettività dell'esercizio dei diritti anche in ambito giudiziario, prevede espressamente che l'interessato possa chiedere la rettifica, la cancellazione o la limitazione dei dati personali che lo riguardano nel corso del procedimento penale o dopo la sua definizione. In tal caso devono essere utilizzate le modalità previste dall'art. 116 c.p.p.

Tale norma disciplina la richiesta di copie, estratti o certificati di singoli atti nel corso del procedimento penale, o dopo la sua definizione, e prevede che l'istanza possa essere presentata, a proprie spese, da chiunque vi abbia interesse, e che sulla stessa provveda il pubblico ministero o il giudice che procede al momento della presentazione della domanda ovvero, dopo la definizione del procedimento, il presidente del collegio o il giudice che ha emesso il provvedimento di archiviazione o la sentenza.

Il rilascio non fa comunque venire meno il divieto di pubblicazione stabilito dall'art. 114 c.p.p.

Quanto alle modalità con cui provvede il giudice sulle richieste, la norma in commento fa rinvio all'art. 130 c.p.p., che riguarda la correzione degli errori materiali. Tale disposizione prevede che la correzione delle sentenze, delle ordinanze e dei decreti inficiati da errori od omissioni che non determinano nullità, e la cui eliminazione non comporti una modificazione essenziale dell'atto, sia disposta, anche d'ufficio, dal giudice che ha emesso il provvedimento, che vi provvede in camera di consiglio. È inoltre previsto che sull'originale dell'atto sia annotata l'ordinanza che ha disposto la correzione.

Limitazioni dei diritti per prevenzione dei reati o per sicurezza pubblica, nazionale, per tutela delle libertà altrui

Anche le limitazioni disciplinate dal secondo comma dell'art. 14 si pongono in linea di continuità con quanto previsto dalla Direttiva 2016/680 e dalla decisione quadro 2008/977/GAI (che, all'art. 17, prevedeva analoga disciplina per la limitazione del diritto di accesso).

In particolare, la norma attua con una disposizione di carattere generale gli artt. 10, 15 e 16 della Direttiva (rispettivamente relativi alle informazioni da rendere disponibili all'interessato, al diritto di accesso e ai diritti di rettifica, cancellazione e limitazione) prevedendo che alcuni di questi diritti possano essere ritardati, limitati o esclusi per le seguenti finalità: non compromettere l'attività di prevenzione, indagine, accertamento e perseguimento di reati, l'esecuzione di sanzioni penali o l'applicazione delle misure di prevenzione personali e patrimoniali e delle misure di sicurezza; tutela della sicurezza pubblica; tutela della sicurezza nazionale; tutela dei diritti e delle libertà altrui.

Le limitazioni sono tuttavia soggette ad una serie di condizioni: innanzitutto, è richiesta la previsione da parte del diritto presupposto, posto che devono essere previste da disposizione di legge o di regolamento; in secondo luogo, devono essere limitate alla misura ed al tempo in cui ciò costituisca una misura necessaria e proporzionata alla tutela degli interessi indicati; infine, deve tener conto dei diritti fondamentali e dei legittimi interessi della persona fisica interessata.

Quanto ai diritti oggetto della deroga, si evidenzia che l'articolo 14 comma 2 fa riferimento solo al comma 2 dell'art. 10 d.lgs. n. 51/2018: oggetto della limitazione può essere, quindi, solo il diritto dell'interessato a ricevere le informazioni aggiuntive di cui all'art. 10, comma 2, ove previsto da disposizioni di legge o di regolamento, e non il più generale diritto ad avere a disposizione le informazioni di cui all'art. 10, comma 1.

Analogamente, si noti che la norma richiama solo il comma 5 dell'art. 12 d.lgs. n. 51/2018, che pone l'obbligo di informare l'interessato per iscritto nei casi di rifiuto di rettifica, di cancellazione o di limitazione del trattamento e dei relativi motivi, nonché del diritto di proporre reclamo o ricorso.

Pertanto, è solo questo diritto informativo suppletivo a poter essere limitato per le ragioni indicate dall'art. 14, e non invece, in generale, i diritti di rettifica, cancellazione o limitazione.

Diversa, invece, la disciplina dei limiti al diritto di accesso, dal momento che la norma richiama tanto il primo quanto il secondo comma dell'art. 11: il comma 1 disciplina il diritto di accesso in generale, mentre il comma 2 prevede il diritto dell'interessato di essere informato senza ritardo e per iscritto di ogni rifiuto o limitazione dell'accesso e dei relativi motivi “nei casi di cui all'art. 14 comma 2”.

Ne deriva, da un lato, che il diritto di accesso può essere limitato con disposizione di legge o regolamento per i motivi di cui al comma 2 dell'art. 14, facendo scattare l'obbligo informativo suppletivo nei confronti dell'interessato. Dall'altro lato, tuttavia, questo stesso obbligo informativo può a sua volta essere limitato qualora la conoscenza da parte dell'interessato del rifiuto o della limitazione, o dei relativi motivi, possa compromettere le stesse esigenze elencate dall'art. 14, comma 2. Si badi però che, anche in tal caso, la limitazione dovrà essere espressamente prevista dalla legge o dal regolamento che, oltre a disporre la limitazione del diritto di accesso, dovrà espressamente vietare la comunicazione all'interessato del rifiuto o dei suoi motivi.

Per approfondimenti sul punto vedasi commenti agli artt. 11 e 12 d.lgs. n. 51/2018.

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