Decreto legislativo - 30/06/2003 - n. 196 art. 2 nonies - Trattamenti disciplinati dalla Presidenza della Repubblica, dalla Camera dei deputati, dal Senato della Repubblica e dalla Corte costituzionale 1Trattamenti disciplinati dalla Presidenza della Repubblica, dalla Camera dei deputati, dal Senato della Repubblica e dalla Corte costituzionale 1
1. Le disposizioni degli articoli 2-sexies, 2-septies e 2-octies del presente decreto legislativo recano principi applicabili, in conformità ai rispettivi ordinamenti, ai trattamenti delle categorie di dati personali di cui agli articoli 9, paragrafo 1, e 10 del Regolamento, disciplinati dalla Presidenza della Repubblica, dal Senato della Repubblica, dalla Camera dei deputati e dalla Corte costituzionale. [1] Articolo inserito dall'articolo 2, comma 1, lettera f), del D.Lgs. 10 agosto 2018, n. 101. InquadramentoL'art. 2-novies del cod. privacy prevede che, nel trattare dati sensibili o giudiziari, i quattro organi costituzionali sopra menzionati osservino i principi contenuti negli artt. 2-sexies, 2-septies e 2-octies del cod. privacy. La Costituzione, all'art. 64, riserva a ciascuna delle due Camere il potere di emanare regolamenti che disciplinino l'organizzazione e il funzionamento delle stesse. Il Presidente della Repubblica può, in base all'art. 3 della l. n. 1077/1948, emanare un regolamento interno su proposta del segretario alla Presidenza e nella forma del decreto presidenziale, senza controfirma. Il potere regolamentare è previsto per la Corte costituzionale dagli artt. 14 e 22 della legge ordinaria n. 87/1953. L'interprete può chiedersi quale potrebbe essere il destino di un reclamo o di un ricorso contro uno di questi organi costituzionali, ove presentati da un interessato, rispettivamente innanzi al Garante o innanzi al giudice ordinario, in caso di violazione dei principi di cui al Regolamento e agli articoli del codice sopra richiamati nel trattamento dei suoi dati sensibili. Ebbene, non vi è ragione per considerare Camera dei Deputati, Senato della Repubblica, Presidente della Repubblica e Corte costituzionale immuni dall'applicazione della normativa europea e nazionale in materia di protezione dei dati personali. Con riferimento a violazioni relative a dati personali di soggetti esterni all'organizzazione di tali organi costituzionali, inoltre, non sembrerebbe potersi ammettere alcuna forma di autodichia. Più spinosa la riconducibilità o meno ad autodichia dei casi riguardanti trattamenti di dati personali, anche sensibili, per questioni connesse alla gestione di rapporti di lavoro o comunque di funzioni squisitamente interne a tali organi costituzionali (si pensi al trattamento di dati personali di un Deputato, da parte degli uffici della Camera). Tra le varie, merita qui ricordare la sentenza Corte cost. n. 262/2017, che motivando la pronuncia ribadisce come «l'autodichia – che viene ora in rilievo come potestà degli organi costituzionali di decidere attraverso organi interni le controversie che attengano allo stato e alla carriera giuridica ed economica dei loro dipendenti, applicando la disciplina normativa che gli stessi organi si sono dati in materia – costituisce manifestazione tradizionale della sfera di autonomia riconosciuta agli organi costituzionali, a quest'ultima strettamente legata nella concreta esperienza costituzionale. [...] D'altra parte, l'autonomia normativa qui in questione ha un fondamento che ne rappresenta anche il confine: giacché, se è consentito agli organi costituzionali disciplinare il rapporto di lavoro con i propri dipendenti, non spetta invece loro, in via di principio, ricorrere alla propria potestà normativa, né per disciplinare rapporti giuridici con soggetti terzi, né per riservare agli organi di autodichia la decisione di eventuali controversie che ne coinvolgano le situazioni soggettive (si pensi, ad esempio, alle controversie relative ad appalti e forniture di servizi prestati a favore delle amministrazioni degli organi costituzionali). Del resto, queste ultime controversie, pur potendo avere ad oggetto rapporti non estranei all'esercizio delle funzioni dell'organo costituzionale, non riguardano in principio questioni puramente interne ad esso e non potrebbero perciò essere sottratte alla giurisdizione comune. [...] proprio l'autodichia di cui qui si discute, costituisce dunque uno svolgimento dell'autonomia normativa che la Costituzione riconosce esplicitamente o implicitamente alle Camere e al Presidente della Repubblica. Tutto ciò vale necessariamente per ciò che attiene alla diretta disciplina delle funzioni costituzionali primarie attribuite agli organi di vertice del sistema: si pensi, ad esempio, alle modalità di voto nelle Camere, soggette non solo all'esaustiva capacità qualificatoria del regolamento parlamentare, con esclusione di qualunque potestà definitoria alternativa da parte del diritto comune, ma anche sottratte a poteri d'accertamento e d'interpretazione “esterni”, in particolare dell'autorità giudiziaria (Corte cost. n. 379/1996). Ma ciò vale anche per l'interpretazione e l'applicazione della disciplina del rapporto di lavoro, in occasione di controversie che oppongano i dipendenti all'organo costituzionale (nel nostro caso, le Camere e il Presidente della Repubblica) presso il quale prestano servizio». Pur propendendo per la legittima sussistenza dell'autodichia nei casi di rilievo interno a tali organi, resterebbe aperta l'opzione di un'eventuale procedura europea, anche su segnalazione dell'autorità indipendente nazionale, per l'infrazione da parte di organi costituzionali dello Stato membro dei vincoli posti dai Trattati. Resta fermo quanto previsto dall'art. 23 del Regolamento, quanto alle possibili limitazioni agli obblighi, ai diritti e ai principi in materia di protezione dei dati personali per taluni importanti obiettivi di interesse pubblico generale, al cui commento si rimanda per ulteriori approfondimenti. BibliografiaBolognini, Pelino, Codice privacy: tutte le novità del D.lgs. n. 101/2018, Milano, 2018. |