Garante per i dati personali - 30/11/2005 - n. 159732 Articolo unicoPREMESSO 1. Il trattamento di dati personali nelle attività di recupero crediti Sono pervenute a questa Autorità numerose segnalazioni concernenti trattamenti di dati personali (e comportamenti) posti in essere a danno di debitori (e, più in generale, di soggetti comunque tenuti all´adempimento) in occasione dello svolgimento di attività di recupero crediti. Tale attività può essere realizzata direttamente dal creditore come pure, nel suo interesse, da terzi, di regola operanti in virtù di contratti di collaborazione (in particolare, attraverso la figura del mandato o dell´appalto di servizi). In quest´ultima ipotesi, l´attività di recupero crediti è preceduta dalla messa a disposizione di dati personali relativi al debitore. Si tratta, per lo più, di dati anagrafici, di informazioni utili per contattarlo (quali, ad esempio, i recapiti telefonici), oltre ai dati relativi alla somma dovuta (entità della medesima causale eventualmente indicata, termini apposti all´obbligazione pecuniaria, oltre che titolo della stessa). Le risultanze hanno evidenziato l´esistenza di alcune prassi finalizzate al recupero stragiudiziale dei crediti, caratterizzate da modalità di ricerca e di presa di contatto invasive e, talora, lesive della riservatezza e della dignità personale. In particolare, le modalità di ricerca, presa di contatto, sollecitazione, o altrimenti connesse all´esazione della somma dovuta, si manifestano nelle forme più varie: visite al domicilio o sul luogo di lavoro; sollecitazioni su utenze di telefonia fissa o mobile, comprensive dell´invio di messaggi sms di sollecito; comunicazioni telefoniche il cui contenuto a carattere sollecitatorio è preregistrato, poste in essere senza intervento di un operatore (con il rischio che soggetti diversi dal destinatario vengano a conoscenza del contenuto della chiamata); invii di avvisi relativi all´apertura della procedura di recupero crediti tramite comunicazioni individualizzate, con l´inoltro di corrispondenza recante informazioni idonee a lasciar trasparire la situazione debitoria (ad esempio, plichi recanti all´esterno la scritta "recupero crediti" o locuzioni simili) relativa agli interessati o contenenti riferimenti suscettibili di indurre il destinatario in errore circa il valore e la provenienza dell´intimazione a pagare (usuale è il ricorso a formule quali "preavviso esecuzione notifica" o il richiamo di norme di rito con il riferimento alla futura attivazione di "ufficiali giudiziari"); affissioni di avvisi di mora sulla porta del debitore. Non di rado, inoltre, l´attività preordinata al recupero crediti, coinvolge non soltanto il debitore, ma anche terzi, con modalità tali da metterli a conoscenza di vicende personali riferite a quest´ultimo (ad esempio, familiari, conoscenti o vicini di casa, anche utilizzando recapiti non forniti al momento della stipula del contratto e non reperibili in pubblici elenchi). Al fine di rendere conformi alle disposizioni vigenti in materia di protezione dei dati personali i trattamenti effettuati nell´ambito dell´attività di recupero crediti il Garante, ai sensi dell´art. 154, comma 1, lett. c), del Codice, prescrive ai titolari del trattamento l´adozione delle misure necessarie di seguito specificamente indicate, evidenziando che il creditore deve comunque adoperarsi affinché i principi richiamati con il presente provvedimento siano rispettati nell´attività materiale di recupero crediti, anche se affidata a terzi, e che gli interessati, ove i comportamenti tenuti in sede di recupero crediti integrino un illecito civile (per quanto attiene al profilo del risarcimento del danno eventualmente subito) o penale (in quanto suscettibili di integrare fattispecie di reato quali le molestie o le minacce), possono ricorrere all´autorità giudiziaria ordinaria per i profili di rispettiva competenza. 2. Principio di liceità nel trattamento Chiunque effettui un trattamento di dati personali nell´ambito dell´attività di recupero crediti deve osservare il principio di liceità nel trattamento: tale precetto è violato dal comportamento (attuato da taluni operatori economici) consistente nel comunicare ingiustificatamente a soggetti terzi rispetto al debitore (quali, ad esempio, familiari, coabitanti, colleghi di lavoro o vicini di casa), informazioni relative alla condizione di inadempimento nella quale versa l´interessato (comportamento talora tenuto per esercitare indebite pressioni sul debitore al fine di conseguire il pagamento della somma dovuta). Integra, altresì, un trattamento illecito il ricorso alle descritte comunicazioni telefoniche preregistrate volte a sollecitare il pagamento, realizzate senza l´intervento di operatore, essendo tale modalità di contatto suscettibile di rendere edotti soggetti diversi dal debitore della sua asserita condizione di inadempimento. Del pari, diffusione illecita di dati personali si ha con l´affissione ad opera di incaricati del recupero crediti di avvisi di mora (o, comunque, di sollecitazioni di pagamento) sulla porta del debitore, potendo tali dati personali venire a conoscenza di una serie indeterminata di soggetti nell´intervallo di tempo (talora prolungato) in cui l´avviso risulta visibile. 3. Principio di correttezza nel trattamento In occasione dello svolgimento delle attività di recupero crediti deve altresì essere osservata la clausola generale di correttezza (art. 11, comma 1, lett. a), del Codice): in base ad essa sono preclusi, sia in fase di raccolta delle informazioni sul debitore, sia nel tentativo di prendere contatto con il medesimo (anche attraverso terzi), comportamenti suscettibili di incidere sulla sua dignità, qui riguardata sul solo piano della disciplina di protezione dei dati personali. Sono pertanto illecite le operazioni di trattamento consistenti nel sollecitare il pagamento con modalità che palesino ad osservatori esterni il contenuto della comunicazione: ciò può accadere nel caso di utilizzo di cartoline postali o tramite l´invio di plichi recanti all´esterno la scritta "recupero crediti" (o locuzioni simili dalle quali possa comunque desumersi l´informazione relativa all´asserito stato di inadempimento del destinatario della comunicazione). Attesa la natura delle informazioni trattate e l´elevato rischio di diffusione a terzi di informazioni personali relative al debitore, è pertanto necessario che le sollecitazioni di pagamento siano portate a conoscenza del solo debitore, ricorrendo a plichi chiusi, che riportino all´esterno le sole indicazioni necessarie ad identificare il mittente, prive di dati eccedenti rispetto a quelli necessari al recapito della comunicazione (in questo senso, al fine di evitare un´inutile divulgazione di dati personali, v. già in materia di notificazione degli atti giudiziari, Provv. 22 ottobre 1998, in Boll. n. 6/1998, p. 13; v. altresì, con riferimento ad una fattispecie particolare, Provv. 12 giugno 2000, in Boll. n. 13/2000, p. 38, 41). In tal senso, inoltre, depongono alcune innovazioni apportate al codice di procedura civile (cfr., in particolare, gli artt. 137, comma 3, 140,250, comma 2, c.p.c., come modificati dall´art. 174 del Codice), introdotte per rendere tale disciplina compatibile con le finalità di protezione dei valori personali menzionati all´art. 2, comma 1, del Codice, come pure alcune norme (settoriali) che, disciplinando la modalità trasmissiva di intimazioni di pagamento, ne prevedono la comunicazione in plico chiuso (cfr., ad esempio, art. 26 d.P.R. 29 settembre 1973 n. 602, Disposizioni sulla riscossione delle imposte sul reddito, relativo alla notificazione della cartella di pagamento; art. 11, comma 1, d.m. 14 giugno 2004, Approvazione delle modalità di gestione del fondo di garanzia per il credito al consumo, di cui al d.m. 22 dicembre 2003; art. 4, comma 1, d.m. 9 marzo 2001 n. 124, Regolamento concernente le modalità di istituzione del Fondo di garanzia sulle operazioni di credito relative al programma "P.C. per gli studenti"). 4. Principi di pertinenza e finalità Il trattamento delle informazioni personali effettuato nell´ambito delle attività di recupero crediti deve svolgersi, altresì, nel rispetto dei principi di pertinenza, finalità e qualità dei dati (artt. 11 del Codice). A tal fine possono formare oggetto di trattamento i soli dati necessari all´esecuzione dell´incarico, con particolare riferimento ai dati anagrafici riferiti al debitore, codice fiscale (o partita Iva del medesimo), ammontare del credito vantato (unitamente alle condizioni del pagamento) e recapiti (anche telefonici), di norma forniti dall´interessato in sede di conclusione del contratto o comunque desumibili da elenchi o registri pubblici. Salvo l´assolvimento di specifici obblighi di legge (ad esempio, per rendere conto delle attività svolte), che può richiedere una conservazione prolungata dei dati raccolti, una volta portato a termine l´incarico, i medesimi non devono formare oggetto di ulteriore trattamento. La loro eventuale conservazione ulteriore deve essere realizzata con modalità comunque tali da precluderne agli incaricati del trattamento la normale consultabilità (con l´adozione di opportune misure logiche o provvedendo alla trasposizione dei dati in archivi separati). 5. Informativa agli interessati In attuazione dei principi di protezione dei dati personali, il titolare del trattamento deve rendere edotti gli interessati (di norma in sede di conclusione del contratto) delle informazioni previste all´art. 13 del Codice, con particolare riferimento all´indicazione degli eventuali responsabili del trattamento ai quali è rimesso l´incarico di procedere al recupero crediti (se del caso, ai sensi dell´art. 13, comma 1, lett. f), del Codice, indicandoli nel proprio sito Internet e facendo ad esso espresso riferimento nell´informativa resa). Ove i dati vengano raccolti presso terzi trova applicazione l´art. 13, comma 4, del Codice. TUTTO CIÒ PREMESSO, IL GARANTE prescrive, ai sensi dell´art. 154, comma 1, lett. c), del Codice, ai titolari di trattamenti di dati personali nell´ambito dell´attività di recupero crediti le misure necessarie ed opportune di cui ai punti da 1 a 5 del presente provvedimento al fine di rendere il trattamento conforme alle disposizioni vigenti. InquadramentoIl Provvedimento si occupa d'indicare le criticità connesse al trattamento di dati personali di debitori e terzi nel contesto dei processi di gestione e tutela del credito, prescrivendo al contempo i modi opportuni e le misure necessarie per garantire la protezione dei diritti degli interessati. Infatti, ogni attività di recupero crediti deve avvenire nel rispetto della dignità personale del debitore, evitando comportamenti che ne possano ledere la riservatezza a causa di un momento di difficoltà economica o di una dimenticanza. In particolare, il Provvedimento origina da una serie di accertamenti effettuati dall'Autorità, i quali hanno messo in luce l'esistenza di prassi in alcuni casi decisamente invasive, come per esempio l'invio di comunicazioni postali con l'indicazione all'esterno della scritta “recupero crediti” o “preavviso esecuzione notifica”, fino all'affissione di avvisi di mora sulla porta di casa del debitore. Soggetti destinatari del Provvedimento sono quindi i soggetti che svolgono l'attività di recupero credito, sia che tratti di soggetti operanti in proprio tramite strutture interne (banche, compagnie telefoniche, concessionari di pubblici servizi, ecc.), sia che si tratti d'imprese specializzate cui sia affidato un mandato a tale fine e operanti quindi in veste di fornitori dell'ente creditore. Gli interessati tutelati dal Provvedimento sono sia i soggetti debitori (intestatari principali del credito, nonché coobbligati e garanti), ma anche terzi (come per esempio, famigliari, colleghi, datori di lavoro e vicini di casa) dei debitori stessi, eventualmente contattati dall'ente recuperatore al fine di rintracciare il debitore. I dati personali trattati per finalità di recupero crediti sono, per lo più, dati anagrafici, informazioni di contatto (per esempio, recapiti telefonici), nonché i dati inerenti agli importi dovuti. Principio di liceitàCirca la base giuridica del trattamento di dati personali svolto per finalità di recupero crediti, pare conferente identificare primariamente la stessa nella necessità di dare esecuzione al contratto tra interessato debitore e creditore titolare del trattamento, ai sensi dell'art. 6.1.b) del Regolamento. Il ricorso a tale base giuridica comporterebbe però l'impossibilità di trattare dati personali di soggetti diversi dal debitore principale e dagli eventuali coobbligati e/o garanti. Pare invece sostenibile ritenersi che l'attività di recupero crediti possa fondarsi anche su un legittimo interesse all'esercizio e alla difesa dei diritti del creditore, ai sensi dell'art. 6.1.f) del Regolamento, con conseguente apertura alla possibilità d'interloquire con soggetti diversi dagli obbligati, per mere finalità di rintraccio degli stessi, ma senza in ogni caso mettere gli stessi a parte dell'esistenza di una situazione d'inadempimento. Infatti, l'Autorità ha avuto modo di chiarire come l'attività di sollecito del debitore, per esempio tramite canale telefonico, sia propedeutica all'instaurazione di una vera e propria attività (stragiudiziale o giudiziale) volta al recupero del credito (GPDP 10 ottobre 2013, n. 445 [doc. web n. 2751860], Invio alla clientela di comunicazioni telefoniche preregistrate senza l'intervento di un operatore per finalità di recupero crediti). Un'apertura al contatto di soggetti terzi per finalità di recupero del credito (“skiptracing”) è rinvenibile, peraltro, anche nella circ. Ministero dell'Interno 10 gennaio 2011, n. 557/PAS/6909/12015, in materia di agenzie di recupero crediti sottoposte alla vigilanza della Questura, la quale precisa come tali imprese siano autorizzate a svolgere il “[...] rintraccio sia telefonico, telematico che domiciliare dell'obbligato anche a mezzo della consultazione di registri e degli elenchi pubblici”. In tale contesto, l'uso dell'avverbio ‘anche' suggerisce la possibilità di usare fonti diverse da quelle pubbliche o pubblicamente accessibili allo scopo di creare un contatto con il debitore. Resta fermo in ogni caso che, al netto delle attività di rintraccio, è fatto divieto all'addetto al recupero di rendere edotti dell'esistenza di uno stato d'inadempienza dell'interessato soggetti terzi diversi dal debitore o espressamente da questi autorizzati a gestire la posizione debitoria (per esempio, procuratori). Sul tema, l'Autorità ha censurato l'operato di un istituto finanziario, titolare del trattamento, che ricorreva a telefonate preregistrate per veicolare messaggi di richiesta di pagamento delle rate di finanziamento ai propri clienti morosi. In tale sede il Garante ha avuto modo di ribadire come appunto costituisca violazione del principio di liceità anche la modalità di contatto telefonico con messaggi preregistrati, proprio perché il soggetto che agisce in recupero non conosce l'identità del destinatario della chiamata, rilevando peraltro come non fossero state adottate misure per eseguire l'accertamento dell'identità del soggetto legittimato a conoscere del contenuto della comunicazione, ovvero il debitore. Nel provvedimento, l'Autorità ha poi indicato modi adeguati per verificare l'identità del destinatario della chiamata, suggerendo l'adozione di un codice identificativo personale del cliente (come, per esempio, il codice identificante il contratto) da fare digitare sull'apparecchio telefonico ogniqualvolta sia necessario ascoltare un messaggio telefonico (GPDP 10 ottobre 2013, n. 445 [doc. web n. 2751860], Invio alla clientela di comunicazioni telefoniche preregistrate senza l'intervento di un operatore per finalità di recupero crediti). Principio di correttezzaDeve ritenersi configurata una violazione del principio di correttezza di cui all'art. 5.1.a) del Regolamento laddove, nella fase di raccolta d'informazioni o nella presa di contatto con il debitore, siano posti in esecuzione comportamenti potenzialmente lesivi della dignità dell'interessato. Anche qui, il sollecito del pagamento mediante messaggi che rechino, al loro esterno, informazioni quali ‘recupero crediti' e similari e dalle quali è possibile inferire una situazione d'inadempienza del soggetto destinatario, poiché possono essere visibili anche a soggetti terzi rispetto al debitore, violano la dignità di quest'ultimo. Le modalità raccomandate consistono nell'utilizzo di comunicazioni in busta chiusa, senza l'indicazione di alcuna informazione sull'esterno della busta medesima idonea a rivelarne il contenuto e mantenendo invece le sole indicazioni necessarie a identificare mittente e destinatario. A questo riguardo, l'Autorità ha irrogato un provvedimento sanzionatorio nei confronti di un titolare del trattamento che faceva visualizzare messaggi di sollecito di mancato pagamento del canone a suoi utenti abbonati sul proprio apparecchio televisivo. Tale modalità è appunto risultata illecita, in quanto consentiva una potenziale diffusione del messaggio con la richiesta di pagamento anche a terzi estranei dal rapporto con la società. Il Garante ha quindi raccomandato al titolare di avvalersi di misure quali l'utilizzo di un codice di accesso al contenuto del messaggio, da consegnare al cliente al momento della conclusione del contratto. Sono, comunque, da privilegiarsi modalità quali l'invio di solleciti di pagamento via posta elettronica o l'invio di un messaggio in busta chiusa all'indirizzo del cliente, proprio per evitare un'illecita comunicazione della situazione debitoria del cliente medesimo a terzi (GPDP 28 maggio 2015, n. 319 [doc. web n. 4131145], Comunicazioni sullo stato dei pagamenti attraverso messaggi sullo schermo del televisore). Principi di pertinenza e finalitàLe attività di gestione e tutela del credito devono tenere conto anche del rispetto dei principi di pertinenza, finalità, minimizzazione e limitazione della conservazione, ai sensi dell'art. 5.1.b), c) ed e) del Regolamento: quindi devono essere raccolti e trattati solamente i dati necessari allo svolgimento dell'attività, quali dati anagrafici e di contatto del debitore, nonché dati relativi all'importo richiesto, che normalmente sono forniti dallo stesso interessato in fase di stipula del contratto cui il credito afferisce, ma che possono essere anche raccolti presso fonti diverse, come elenchi e registri pubblici o conoscibili da chiunque. Informativa agli interessatiNon meno importante è il rispetto del principio di trasparenza di cui all'art. 5.1.a) del Regolamento nei confronti dei debitori interessati, i quali hanno diritto a ricevere tutte le informazioni previste dall'art. 13 del medesimo Regolamento, come per esempio quella inerente alla possibilità di comunicazione dei dati del cliente ad agenzie di recupero crediti in caso d'inadempimento. Peraltro, mentre di norma l'informativa di cui all'art. 13 del Regolamento è resa in fase di stipula del contratto tra titolare creditore e interessato debitore, può darsi il caso che l'informativa medesima sia resa successivamente a norma dell'art. 14 del Regolamento, per esempio nel caso in cui il credito originario sia ceduto a un terzo, il quale diverrà nuovo titolare del trattamento. Per l'ipotesi particolare in cui la cessione del credito avvenga nel contesto di un'operazione di cartolarizzazione disciplinata dall'art. 58 del d.lgs. n. 385/1993, l'Autorità peraltro ha dettato adempimenti semplificati per il rilascio dell'informativa sul trattamento dei dati personali da parte del soggetto cessionario, prevedendo che in prima battuta l'informativa stessa potrà essere resa mediante pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana, per poi essere oggetto di comunicazione puntuale ai singoli debitori ceduti alla prima occasione utile (GPDP 18 gennaio 2007, [doc. web n. 1392461], Cessione in blocco e cartolarizzazione dei crediti). BibliografiaLuzzi, Il recupero crediti. Manuale per la tutela efficace dei crediti, Milano, 2014. |