Codice di Procedura Civile art. 303 - Riassunzione del processo.Riassunzione del processo. [I]. Se non avviene la prosecuzione del processo a norma dell'articolo precedente, l'altra parte può chiedere la fissazione dell'udienza, notificando quindi il ricorso e il decreto a coloro che debbono costituirsi per proseguirlo [75, 110]. [II]. In caso di morte della parte il ricorso deve contenere gli estremi della domanda, e la notificazione entro un anno dalla morte può essere fatta collettivamente e impersonalmente agli eredi, nell'ultimo domicilio del defunto [286 1, 328 2, 330 2; 43 1 c.c.]. [III]. Se vi sono altre parti in causa, il decreto è notificato anche ad esse. [IV]. Se la parte che ha ricevuto la notificazione non comparisce all'udienza fissata, si procede in sua contumacia [171 3, 290 ss.]. CommentoPreliminarmente ad ogni ulteriore rilievo, si deve avvertire il lettore che, le problematiche analizzate nel commento che segue, si riferiscono ai depositi effettuati prima dell'entrata in vigore della c.d. riforma Cartabia, e quindi effettuati prima del 1° gennaio 2023, nonché effettuati prima della normativa emergenziale, emanata a seguito della pandemia da Covid-19, che fin dal 9 marzo 2020 aveva reso obbligatorio il deposito telematico anche degli atti introduttivi. Per i depositi effettuati successivamente, difatti, il dibattito giurisprudenziale è stato sostanzialmente reso nullo dall'obbligo di deposito telematico di tutti gli atti del processo. La riassunzione del giudizio a causa di morte o perdita della capacità della parte costituita è risultato, sin dall'entrata in vigore dell'art. 16-bis d.l. n. 179/2012, una delle fattispecie oggetto di discussione in ordine all'annosa questione “atto cartaceo/atto digitale”. Benché a seguito dell'entrata in vigore del d.l. 27 giugno 2015 n. 83 — norma che ha introdotto la generale facoltà di deposito in via telematica di ogni atto diverso da quelli previsti dall'art. 16-bis sopra citato — il consiglio sia quello di depositare, nei procedimenti civili contenziosi o di volontaria giurisdizione, sempre in via telematica; la questione rimane comunque dibattuta e di sicuro interesse per l'interprete. Il combinato disposto degli articoli 299 e 300 del codice di procedura civile prevede che, qualora intervenga la morte oppure la perdita della capacità di stare in giudizio di una delle parti, il processo venga interrotto e, a seguito di tale interruzione, possa essere riassunto dalle parti ex art. 303 c.p.c. oppure proseguito ex art. 302 c.p.c. Le due fattispecie della riassunzione e della prosecuzione, quindi, non solo risultano radicalmente diverse dal punto di vista strettamente processuale, ma anche da quello dell'eventuale obbligatorietà di trasmissione telematica dell'atto. L'art. 302 c.p.c., difatti, prevede che: « nei casi previsti negli articoli precedenti la costituzione per proseguire il processo può avvenire all'udienza o a norma dell'articolo 166. Se non è fissata alcuna udienza, la parte può chiedere con ricorso al Giudice istruttore o, in mancanza, al presidente del tribunale la fissazione dell'udienza. Il ricorso e il decreto sono notificati alle altre parti a cura dell'istante », così sancendo la necessità di una vera e propria costituzione di coloro che proseguiranno il giudizio in vece del defunto o del soggetto che ha perso la capacità di stare in giudizio. In virtù dell'originario disposto dell'art. 16-bis comma 1 d.l. n. 179/2012 (ad oggi abrogato e sostituito dall'art 196-quater disp. att. c.p.c. anche per i procedimenti in corso), che individuava appunto nella costituzione lo spartiacque dal quale far decorrere l'obbligo di deposito in via telematica, i soggetti che — ex art. 302 c.p.c. — volevano proseguire il giudizio potevano farlo anche con costituzione cartacea da depositarsi in udienza. Ragionamento opposto dovrà invece farsi per la parte che abbia depositato ricorso in riassunzione ex art. 303 c.p.c., poiché la norma in esame stabilisce la necessità di una nuova costituzione unicamente per i soggetti cui venga notificato il ricorso ed il decreto di fissazione di udienza e che decidano di proseguire nel giudizio. Anche la Suprema Corte di Cassazione, con pronuncia del 23 settembre 2003, n. 14100 ha ritenuto che « la riassunzione del processo interrotto non dà vita ad un nuovo processo, diverso ed autonomo dal precedente, ma mira unicamente a far riemergere quest'ultimo dallo stato di quiescenza in cui versa ». In virtù di ciò si può ragionevolmente ipotizzare l'obbligo di deposito per via telematica del ricorso in riassunzione ex art. 303 c.p.c., come stabilito anche dal Tribunale di Lodi con l'ordinanza del 4 marzo 2016: « il ricorso in riassunzione ex art. 303 c.p.c., depositato in cancelleria in formato cartaceo, deve essere dichiarato inammissibile, atteso che, per sua natura, l'atto di riassunzione non è un atto introduttivo, ma riguarda una parte già precedentemente costituita, cosicché l'atto di riassunzione avrebbe dovuto essere depositato con modalità telematiche, rientrando appunto tra gli atti da depositare esclusivamente con modalità telematiche ai sensi dell'art. 16-bis del d.l. n. 179/2012 ». Sempre in tema di riassunzione si segnala anche l'orientamento del Tribunale Palermo che, con ordinanza del 10 maggio 2016, pur concordando con quanto stabilito dal Tribunale di Lodi in ordine al deposito telematico della riassunzione, ha ritenuto che « la norma che, nei procedimenti civili contenziosi, o di volontaria giurisdizione, innanzi al Tribunale fa obbligo alle parti già costituite del deposito degli atti processuali e dei documenti con modalità esclusivamente telematiche va letta e applicata secondo la logica della flessibilità ». Si precisa, infine, ed ancora una volta, che, la diatriba giurisprudenziale è di fatto divenuta di nessun interesse, posto il generale obbligo di deposito telematico di tutti gli atti del processo, previsto, anche per i procedimenti pendenti, dall'art. 196-quater disp. att. c.p.c. |