Ricorso ex art. 281 decies c.p.c. con contestuale istanza di autorizzazione a procedere alla notifica per pubblici proclami ex art. 150 c.p.c. per chiedere acquisto della proprietà per usucapione

Francesco Agnino

Inquadramento

Due coniugi propongono ricorso ex art. 281 decies c.p.c. con contestuale istanza di autorizzazione a procedere alla notifica per pubblici proclami ex art. 150 c.p.c. per chiedere l'acquisto della proprietà per usucapione.

Formula

TRIBUNALE ORDINARIO DI…

Ricorso ex art. 281 decies c.p.c. con contestuale istanza di autorizzazione a procedere alla notifica per pubblici proclami ex art. 150 c.p.c.1

I signori…, C.F…., nato a…, il… e…, C.F….., nata a.., il…entrambi residenti…, via Piave n. 9, rappresentati, assistiti e difesi dall'avv…. (C.F.) del Foro di…, anche in via disgiunta all'avv….(C.F.) del Foro di…, per delega allegata al presente atto sub “A”, i quali dichiarano di voler ricevere le notificazioni e le comunicazioni del presente procedimento al n. di fax… o alla casella PEC: avv….,

contro

Società……(P. I.V.A.), in persona del legale rappresentante pro tempore, con sede in…, Piazza… espongono quanto segue

Fatto

1. In data…, i ricorrenti acquistarono dalla…., all'epoca con sede in… e amministrata da…, un appartamento al primo piano di un fabbricato sito in…, alla via… (doc. 1).

 2. Immobiliare che faceva parte del gruppo…, ovvero uno dei maggiori costruttori immobiliare dell'area del nord ovest della provincia di….

3. A partire dall'anno…, per tali imprese, il signor… svolgeva, in proprio, l'attività di idraulico e forniva diverse prestazioni artigianali.

4. In ragione di ciò, l'Immobiliare… diede all'esponente, nel medesimo anno, un box doppio da utilizzare come magazzino.

5. Successivamente il medesimo box era stato diviso e una delle due parti venduta a terzi dalla Immobiliare….

6. L'altra parte del box continuò a rimanere nel possesso dei ricorrenti che continuarono – e continuano oggi – a utilizzarlo sia come magazzino per l'attività artigianale del signor… sia come ricovero per i beni della famiglia….

7. Detto immobile è censito al Catasto Fabbricati del Comune di…, al foglio…, particella…, subalterno…, (doc. 2), il cui valore catastale rivalutato è pari a euro….

8. Meno di dieci anni dopo, il gruppo… venne coinvolto da un crack che assurse agli onori delle cronache nazionali.

9. Tali immobiliari, erano costituite in forma di s.r.l. con un capitale sociale di… ed operavano da oltre 30 anni nell'hinterland a nord-ovest di….

10. Titolari erano…; il sistema di vendita era il seguente: unico sistema di pagamento proposto era la sottoscrizione, all'atto del compromesso, dell'intero valore dell'appartamento, di un pari valore di effetti cambiari da… cadauno, con scadenze solitamente trimestrali o da definire in quanto non specificata all'atto della sottoscrizione.

11. L'eventuale accollo di un mutuo veniva definito successivamente e le cambiali in eccesso sarebbero state ritirate dall'immobiliare al rogito; tutte le cambiali venivano sottoscritte a garanzia e, quindi, presentate in banca solo per l'incasso.

12. Ma la situazione reale emersa dopo il fallimento del gruppo…: le cambiali venivano presentate allo sconto in banca, anche con scadenze fino a….anni, subito dopo essere state sottoscritte dai clienti ed in molti casi prima ancora di aver ottenuto la licenza edilizia; successivamente l'immobiliare… chiedeva ed otteneva un finanziamento da vari istituti fondiari prestando come garanzia l'immobile stesso che veniva gravato d'ipoteca e ciò permetteva un doppio finanziamento: dai clienti attraverso le cambiali scontate dalle banche, e dagli istituti di credito fondiario attraverso i mutui erogati.

13. Ad insaputa dei clienti le banche finanziavano due volte l'immobiliare senza che ciò destasse il benché minimo sospetto; tutti gli immobili erano gravati di ipoteca compresi quelli già rogitati da anni, anche se nei compromessi l'immobiliare dichiarava che erano esenti da ipoteche; i suddetti rogiti avvenivano in presenza di un notaio di fiducia delle immobiliari.

14. Dopo numerosi tentativi con il fratello Angelo per arrivare ad un concordato stragiudiziale ed una sottoscrizione popolare che avrebbe in un certo senso “limitato i danni”, il Tribunale di… dichiarava d'ufficio fallite le società immobiliari del gruppo.

15. Per quanto riguarda l'Immobiliare…, la procedura di fallimento si chiuse il…e risulta cancellata dall'….

16. Dalla visura storica che si allega (doc. 3) non risultano indicati i soci; l'amministratore unico dell'epoca, il signor… non è stato reperito sul portale telematico dall'Anagrafe nazionale.

17. Sin dal… e anche dopo il frazionamento del box, i ricorrenti si comportarono come proprietari esclusivi del box medesimo.

18. Da allora il possesso uti dominus è stato continuato ed ininterrotto e sono trascorsi ormai…anni.

19. La domanda di usucapione è quindi degna di accoglimento anche per i seguenti motivi in

Diritto

A. SULLA CONDIZIONE DI PROCEDIBILITÀ La materia, trattandosi di usucapione, rientra in quelle per le quali il procedimento di mediazione è previsto quale condizione di procedibilità della domanda giudiziale. Nel caso di specie, però, la proprietaria dell'immobile è cancellata dal Registro delle Imprese da oltre dieci anni e il fallimento è chiuso da oltre undici. Non risultano o, comunque, non è stato possibile individuare eventuali eredi o aventi causa e, pertanto, non vi sono soggetti nei confronti dei quali attivare domanda di mediazione. Tanto che si richiede l'autorizzazione a notificare il presente atto per pubblici proclami.

B. SULL'ACQUISIZIONE A TITOLO ORIGINARIO DEL BENE. Il possesso degli esponenti si è protratto in modo pacifico, continuato e ininterrotto da oltre….

Il box dunque è stato usucapito dagli esponenti medesimi, ex art. 1158 c.c. I ricorrenti da oltre ….anni, esercitano un potere di fatto corrispondente al diritto reale e gli atti di possesso rivelano, anche esternamente, una indiscussa e piena signoria di fatto sulla cosa. Nessuna interferenza è mai stata opposta dall'allora proprietà, né dagli eventuali eredi o aventi causa. Sussistono, dunque, tutti i presupposti di cui all'art. 1158 c.c., per l'intervenuta usucapione. Infatti, l'art. 1158 c.c. prevede l'acquisto della proprietà di beni immobili a fronte del possesso continuato e non interrotto per vent'anni. Il possesso deve essere continuo e non interrotto, inteso come comportamento finalizzato a esercitare sul bene, in modo inequivocabile, un potere corrispondente a quello del proprietario; e deve essere altresì pacifico e non equivoco. Deve, inoltre, sussistere l'elemento psicologico dell'animus possidendi, vale a dire non la convinzione di essere proprietario, ma l'intenzione di comportarsi come tale. A tutto ciò deve corrispondere, per la stessa durata del possesso, la completa inerzia del proprietario, il quale si disinteressi e si astenga dall'esercitare il proprio diritto, senza reagire al potere di fatto esercitato dal possessore. Ed è quanto accaduto nel caso concreto. La condotta degli esponenti, unica circostanza che rileva ai fini dell'usucapione, non solo non fu mai contrastata né in precedenza, né successivamente dalla proprietà – ma quest'ultima, nell'arco ormai di quarant'anni, non esercitò mai il proprio diritto di proprietà, né interferì nel possesso dell'attore.

Alla luce di quanto sopra esposto, la ricerca di eventuali eredi e aventi causa risulta ictu oculi difficoltosa e onerosa. Del resto, va rilevato che neppure il fallimento ormai chiuso da dieci anni rivendicò mai alcunché nei confronti degli esponenti.

C. SULL'ISTANZA DI AUTORIZZAZIONE ALLA NOTIFICAZIONE DEL PRESENTE RICORSO E DEL SUCCESSIVO DECRETO PER PUBBLICI PROCLAMI EX ART. 150 C.P.C. Da ultimo, si chiede che il Tribunale autorizzi, ex art. 150 c.p.c. la notificazione per pubblici proclami, indicando i modi che ritenga più opportuni per portare l'atto a conoscenza degli interessati. Come si evince dalla visura storica allegata, la società risulta cancellata da più di dieci anni dal Registro delle Imprese. Il fallimento è chiuso da oltre… anni. Non risultano indicati i soci della società. E l'allora amministratore unico, non risulta all'Anagrafe Nazionale. Alla luce di quanto esposto e considerato che il numero delle persone a cui notificare il provvedimento è imprecisato e che la loro identificazione risulta impossibile, si rende necessaria e opportuna la notifica per pubblici proclami, ex art. 150 c.p.c.

Pertanto, tutto ciò premesso, i signori…, rappresentati, assistiti e difesi dagli avv.ti e ,

ricorrono all'Illustrissimo Tribunale di… affinché fissi, ai sensi dell'art. 281 undecies, comma 2, c.p.c., con decreto l'udienza di comparizione delle parti innanzi al Giudice designato, assegnando il termine per la costituzione del convenuto,…. (P. I.V.A….), in persona del legale rappresentante pro tempore, con sede in…. alla Piazza, eredi o aventi causa della stessa, che dovrà avvenire non oltre dieci giorni prima dell'udienza, ai sensi e nelle forme stabilite dall'art. 281 undecies, comma 3, c.p.c. e con l'avvertimento che: --a) la costituzione oltre il suddetto termine, implica le decadenze di cui agli artt. 281 undecies, commi 3 e 4 c.p.c., art. 38 e 167 c.p.c.; --b) la difesa tecnica mediante avvocato è obbligatoria in tutti i giudizi davanti al Tribunale, fatta eccezione per i casi previsti dall'art. 86 c.p.c. o da leggi speciali;--c) sussistendone i presupposti di legge, il convenuto può presentare istanza per l'ammissione al gratuito patrocinio a spese dello Stato; --d) in caso di mancata costituzione si procederà in sua legittima contumacia, per ivi sentire accogliere le seguenti

Conclusioni

voglia l'Illustrissimo Tribunale di…, reietta ogni altra contraria istanza, eccezione e deduzione, così giudicare: In via principale: accertare e dichiarare che i signori… hanno acquistato ex art. 1158 c.c., in virtù del possesso ultraventennale continuato, pacifico ed esclusivo, la proprietà del box, sito in …, via---, piano… così censito al Catasto Fabbricati: foglio…, particella…., subalterno…, cat…., classe…, consistenza… mq, superficie catastale… mq, R.C. euro… - valore catastale rivalutato pari a euro…; il tutto salvo errore e come meglio descritto in fatto, con ordine al Conservatore dei Registri Immobiliari competente di trascrivere, ai sensi del combinato disposto degli artt. 2643 c.c. e 2651 c.c., l'emananda sentenza.

In via istruttoria: ammettersi prova per testimoni, sui seguenti capitoli di prova:

1. Vero che i ricorrenti occupano, in modo esclusivo, l'immobile box, sito in …, via---, piano… così censito al Catasto Fabbricati: foglio…, particella…., subalterno…, cat…., classe…, consistenza… mq, superficie catastale… mq, R.C. euro… - valore catastale rivalutato pari a euro…, sin dal… e, quindi, da oltre venti anni.

2. Vero che, l'immobile di cui al capitolo precedente, era ed è utilizzato, sin dall'anno…, dai ricorrenti sia come magazzino per l'attività di… del signor…, sia come ripostiglio per i beni familiari da parte della signora….

3. Vero che solo i ricorrenti possiedono le chiavi del box in parola.

5. Vero che i proprietari dell'immobile oggetto di domanda di usucapione, sito in …, via---, piano… così censito al Catasto Fabbricati: foglio…, particella…., subalterno…, cat…., classe…, consistenza… mq, superficie catastale… mq, R.C. euro… - valore catastale rivalutato pari a euro…, ovvero i loro eredi o aventi causa accettarono il potere di fatto esercitato dai ricorrenti sul medesimo immobile.

Si indicano a testimoni i signori: ➢ …, residente in…, via… ➢ …, residente in…, via… 

Si allega: A. Procura alle liti. B. Istanza di autorizzazione a notificare per pubblici proclami ex art. 150 c.p.c. Si producono i seguenti documenti: 1. Contratto di compravendita del… 2. Visura storica catastale box 3. Visura storica Immobiliare…

Dichiarazione di valore Ai sensi e per gli effetti dell'art. 9 della L. 23.12.1999, n. 488 e successive modificazioni, si dichiara che il valore della presente controversia è di euro…, pari al valore catastale dell'immobile rivalutato con coefficiente di 126.

Con osservanza.

ISTANZA DI AUTORIZZAZIONE A NOTIFICARE PER PUBBLICI PROCLAMI EX ART. 150 C.P.C.

Illustrissimo Presidente del Tribunale Ordinario di… i sottoscritti avv. (C.F.) e avv. (C.F.) entrambi del Foro di.., con studio in.., via…, quale difensore e procuratore dei signori… (C.F.), nato a.. il.. e (C.F.), nata a…, il.., entrambi residenti in…, via…, ed elettivamente domiciliati in…, via… presso lo studio degli avv.ti… i che li rappresentano, li assistono e li difendono, in virtù di procura allegata al presente atto

Premesso che

I… sono in possesso, sin dal…, di un immobile sito in …, via---, piano… così censito al Catasto Fabbricati: foglio…, particella…., subalterno…, cat…., classe…, consistenza… mq, superficie catastale… mq, R.C. euro… - valore catastale rivalutato pari a euro.

E' intenzione dei ricorrenti rivolgersi al Tribunale Ordinario di…, al fine di ottenere una pronuncia di accertamento dell'intervenuta usucapione in loro favore del sopra citato immobile.

Dalla visura prodotta, l'immobile risulta di proprietà della società… (P. I.V.A.), in persona del legale rappresentante pro tempore, con sede in…, Piazza…

Detta società è fallita (fallimento chiuso il..) e risulta cancellata dal Registro delle Impresa dall'…

Dalla visura storica che si produce non risultano indicati i soci e l'amministratore unico dell'epoca, signor…, non è stato reperito sul portale telematico dell'Anagrafe nazionale.

Allo stato, non si conoscono i nomi di eventuali aventi causa o eredi e l'ulteriore ricerca risulterebbe lunga, onerosa e, con tutta probabilità, negativa.

Alla luce di quanto esposto e considerato che il numero delle persone a cui notificare il provvedimento è imprecisato e che la loro identificazione risulta impossibile, si rende necessaria e opportuna la notifica per pubblici proclami, ex art. 150 c.p.c.

Tutto ciò premesso, i sottoscritti avv.ti, quali difensori e procuratore dei signori…, chiedono che l'Illustrissimo Presidente del Tribunale Ordinario di…, voglia autorizzare i ricorrenti, ai sensi e per gli effetti dell'art. 150 c.p.c., a procedere alla notificazione del ricorso ex art. 281 decies c.p.c. e del decreto di fissazione di udienza, per pubblici proclami, indicando i modi che ritenga più opportuni per portare l'atto a conoscenza degli interessati mediante apposizione del relativo decreto in calce all'originale dell'atto che si produce.

[1] La riforma (art. 3, comma 1, d.lgs. 10 ottobre 2022, n. 149) inserisce al Titolo I del Libro II del c.p.c. un nuovo Capo III-quater, composto dagli artt. da 281-decies a 281-terdecies c.p.c., disciplinante il procedimento semplificato di cognizione, in attuazione del criterio di delega (art. 1, comma 5, lett. n), l. 26 novembre 2021, n. 206) che indicava di “collocare sistematicamente” nel Libro II del Codice, modificandone la denominazione, il processo sommario di cognizione di cui al Capo III-bis del Titolo I del Libro IV (artt. da 702-bis a 702-quater c.p.c.), che è stato conseguentemente abrogato.

Lo spostamento dal Titolo I del Libro IV (dedicato ai processi sommari) al Titolo I del Libro II (recante la disciplina del procedimento di cognizione dinanzi al tribunale) e il cambio di denominazione rivelano l'intenzione del legislatore di qualificare “sistematicamente” questo processo come un giudizio a cognizione piena (e non sommaria) semplificata, accogliendo la ricostruzione proposta da parte della dottrina e dalla giurisprudenza dell'abrogato procedimento sommario

Il nuovo procedimento semplificato di cognizione si pone in piena alternatività rispetto al rito ordinario, caratterizzandosi - ferma restando la pienezza della cognizione - per un'istruttoria sommaria e per un procedimento deformalizzato.

Allo scopo di evidenziare la sua equiordinazione rispetto al rito ordinario, il d.lgs. n. 149 del 10 ottobre 2022, attuativo della legge n. 206 del 26 novembre 2021 di riforma del processo civile, ha inserito la disciplina del procedimento semplificato nel Libro II del codice di rito, relativo al processo di cognizione, precisamente nel suo titolo I ("Del procedimento davanti al Tribunale") al capo III-quater (artt. da 281-decies a 281-terdecies c.p.c.).

Il rito semplificato, come già il rito sommario, si inscrive all'interno della tutela dichiarativa, in quanto si conclude con un  provvedimento idoneo ad assumere autorità di cosa giudicata sostanziale ex art. 2909 c.c.

Pertanto, costituisce un processo a cognizione piena a rito speciale, alternativo al processo a cognizione piena a rito ordinario, idoneo ad impartire la tutela dichiarativa nella stessa identica misura di quest'ultimo; è un istituto parallelo al rito ordinario, dal quale diverge per taluni profili strutturali, ma non nel risultato.

l procedimento semplificato non è utilizzabile per le cause assoggettate a un rito speciale a cognizione piena ad esauriente (lavoro, locazioni, ecc.). Lo si desume dall'art. 281-duodecies, comma 1, c.p.c., per il quale il giudice, quando ritiene che manchino i presupposti per la decisione con il rito semplificato, dispone  “la prosecuzione del processo nelle forme del rito ordinario fissando l'udienza di cui all'articolo 183 (….)” e dall'art. 40, comma 3, c.p.c., che disciplina la deroga alle regole sul rito, in caso di connessione con una causa assoggettata a un rito speciale; lo conferma, infine, la collocazione del rito semplificato nel Titolo I del Libro II del c.p.c., e tale collocazione – come sottolinea la Relazione – “è coerente con l'alternatività di tale rito rispetto al rito ordinario”.

Tornando all'art. 281-decies c.p.c., occorre sottolineare una differenza nel tenore letterale del comma 1 rispetto al comma 2: al ricorrere dei presupposti previsti dal comma 1, il giudizio “è” introdotto nelle forme del procedimento semplificato, mentre il comma 2, per le cause di competenza del tribunale in composizione monocratica, stabilisce che la domanda “può” essere sempre proposta nelle forme del procedimento semplificato.

La differente formulazione esprime un diverso significato normativo: le cause che presentano le caratteristiche del comma 1 – come si legge nella Relazione –  devono essere “obbligatoriamente trattate” con il rito semplificato, come prevedeva il criterio di delega di cui la disposizione è  attuazione: “ferma la possibilità che l'attore vi ricorra di sua  iniziativa nelle  controversie  di  competenza  del  tribunale  in  composizione monocratica, debba essere adottato in ogni procedimento, anche  nelle cause in cui il tribunale giudica in composizione collegiale,  quando i fatti di causa siano tutti  non  controversi,  quando  l'istruzione della causa si basi su prova documentale  o  di  pronta  soluzione  o richieda  un'attività istruttoria   costituenda   non   complessa, stabilendo che, in  difetto,  la  causa  sia  trattata  con  il  rito ordinario di cognizione e che nello stesso modo si  proceda  ove  sia avanzata  domanda   riconvenzionale   priva   delle   condizioni   di applicabilità del procedimento semplificato” (art. 5, comma 1, lett. n), num. 3)).

Pertanto, il procedimento semplificato costituisce, nell'ambito delle controversie soggette al rito ordinario, di competenza in primo grado del tribunale in composizione collegiale o monocratica, il rito esclusivo e sostitutivo di quello ordinario  al ricorrere dei presupposti del comma 1; costituisce invece un rito concorrente e alternativo a quello ordinario,  ad iniziativa di chi assume l'iniziativa processuale, al di fuori di tali ipotesi e purché la causa sia di competenza del tribunale in composizione monocratica.

Il procedimento semplificato – in forza di una serie di richiami da parte delle disposizioni del c.p.c. che regolano il rito dinanzi al Giudice di pace (artt. 316 e ss. c.p.c.) – diviene il rito applicabile (in quanto richiamato e compatibile) a tutti i giudizi che si svolgono avanti a tale Giudice.

In considerazione di quanto precede e del contestuale innalzamento della competenza per valore del Giudice di Pace (che passa da € 5.000,00 ad € 10.000,00 per le controversie in materia mobiliare e da € 20.000,00 ad € 25.000,00 per il risarcimento del danno da circolazione di veicoli e natanti) il procedimento semplificato troverà applicazione ad un elevato numero di controversie.

Inoltre - in quanto sostitutivo del rito sommario di cognizione - l'adozione del procedimento semplificato diviene obbligatoria nelle controversie di cui al Capo III del decreto per la "riduzione e semplificazione dei procedimenti civili di cognizione", d.lgs. n. 150/2011 (controversie tra le quali si annoverano quelle in materia di liquidazione dei compensi degli avvocati, l'opposizione a decreto di pagamento delle spese di giustizia, controversie in materia di immigrazione, opposizione al TSO e molte altre) ed in materia di responsabilità medica, ai sensi dell'art. 8 comma 3 della L. 24/2017 (c.d. Legge Gelli-Bianco). Ai sensi dell'art. 281-decies comma 1 c.p.c., il ricorrente (anche nelle cause di competenza collegiale, diversamente dal rito sommario, che era applicabile alle sole cause di competenza del Tribunale in composizione monocratica) è tenuto ad introdurre il giudizio nelle forme del procedimento semplificato al ricorrere dei seguenti presupposti: --a) quando i fatti di causa non sono controversi; --b) quando la domanda è fondata su prova documentale; --c) se la domanda è di pronta soluzione; --d) se la domanda richiede un'attività istruttoria non complessa.

Qualora l'attore violi il suddetto obbligo ed introduca un giudizio con rito ordinario anziché con il procedimento semplificato, il giudice potrà rilevarlo, nell'ambito delle verifiche preliminari previste dall'art. 171-bis comma 1, c.p.c., successive alla costituzione del convenuto e potrà, in prima udienza, disporre la conversione del rito ex art. 183-bis c.p.c. Peraltro, nel frattempo, le parti avranno già depositato le memorie integrative ex art. 171-ter c.p.c. Pertanto, la fase introduttiva e quella di istruttoria documentale si saranno già svolte e la conversione a quello stadio potrebbe non risultare più determinante.

Il procedimento semplificato facoltativo

In ogni caso, ai sensi dell'art. 281-decies, comma 2, c.p.c. nelle cause di competenza del Tribunale monocratico la domanda può sempre essere proposta nelle forme del procedimento semplificato. Pertanto, anche un procedimento con istruttoria complessa potrà essere introdotto con il rito in commento (purché di competenza monocratica). Tuttavia, la struttura del procedimento mal si attaglierà a tali ipotesi, creando anche possibili sperequazioni tra l'attore e il convenuto: il primo potrà normalmente disporre del tempo di avviare il giudizio, preparando compiutamente l'atto introduttivo, mentre il convenuto avrà termini brevi per apprestare le sue difese. In proposito si tratterà di valutare se e quanto la prassi giurisprudenziale sarà incline alla conversione del rito in ordinario o se tenderà a proseguire con il rito semplificato, anche a fronte di una istruttoria complessa, gestendola eventualmente con le memorie integrative.

Commento

L'usucapione è una fattispecie complessa che ha per effetto l'acquisto della proprietà o di altro diritto reale su di un bene. Elementi costitutivi sono il possesso (e non la mera detenzione) e la durata.

Ai sensi del 1141 c.c. il possesso si presume in colui che esercita il potere di fatto sulla cosa e quindi l'onere della prova grava sulla controparte che deve dimostrare che tale potere è iniziato come detenzione.

Ai fini dell'usucapione il possesso deve essere qualificato. Deve infatti essere continuato (esercitato con costanza), pacifico (acquistato in modo non violento o clandestino) ed ininterrotto. Ai fini dell'accertamento della continuità del possesso occorre fare riferimento alla destinazione del bene: sono quindi idonei anche atti intermittenti quando hanno carattere di normalità rispetto la destinazione del bene.

L'acquisto per usucapione si perfeziona con il decorso del termine previsto dalla legge. Tale termine ha una durata diversa a seconda della natura del bene (mobile od immobile), della sussistenza della buona fede al momento dell'inizio del possesso nonché se esiste o meno un titolo astrattamente idoneo all'acquisto trascritto. Il termine comincia a decorrere dal giorno in cui ha avuto inizio il possesso utile ai fine dell'usucapione; tuttavia ai sensi dell'art.2963 c.c. deve computarsi a partire dal giorno successivo a quello in cui l'interessato ha acquistato il possesso.

Oggetto di discussione è la questione sulla retroattività o meno dell'acquisto per usucapione.

Tale problematica ha importanti riflessi ai fini della soluzione da adottare per numerose fattispecie. Qualora infatti si reputasse che l'acquisto abbia effetti retroattivi (quindi ex tunc) dovrebbero considerarsi inefficaci gli atti di disposizione del diritto compiuti medio tempore; optando invece per la tesi della irretroattività, si dovrebbero ritenere inefficaci gli atti compiuti dal possessore prima del perfezionamento dell'usucapione.

Bisogna sottolineare che ciò che rileva consiste nella circostanza di verificare se eventuali atti di disposizione prima del decorso del termine abbiano modificato il potere di fatto sul bene. Di per sé infatti gli atti di disposizione a favore di terzi non incidono sul possesso ad usucapionem (in tal senso anche Cass. n. 1530/00).

Secondo un primo orientamento l'usucapione sarebbe retroattiva perché, in caso contrario, non si potrebbe attribuire efficacia agli atti dispositivi del possessore compiuti medio tempore. Secondo una seconda tesi invece il decorso del termine per usucapire costituisce un requisito di efficacia che sopravviene all'atto dispositivo, analogamente a quando accade nell'ipotesi di vendita di bene altrui; pertanto sarebbe preferibile ritenere che l'acquisto abbia efficacia irretroattiva (ex nunc).

Acquisto per usucapione e  Cass. 2485/07

Risulta utile riportare la massima di Cass. n. 2485/2007 per meglio comprendere i termini del problema: “non è nullo il contratto di compravendita con cui viene trasferita la proprietà dell'immobile sul quale il venditore abbia esercitato il possesso per tempo sufficiente al compimento dell'usucapione, ancorchè l'acquisto della proprietà non sia stato giudizialmente accertato in contraddittorio con il precedente proprietario”.

La Cassazione interviene quindi sulla controversa questione relativa alla legittimazione dell'immobile da parte di chi dichiara di aver acquistato per usucapione non accertata giudizialmente, escludendo la nullità del contratto.

Nel 1996 la Corte stessa era giunta all'opposta conclusione, ossia di escludere la possibilità di un trasferimento immobiliare senza un preventivo accertamento giudiziale della compiuta usucapione, dopo aver preliminarmente affrontato, e risolto negativamente, la problematica della possibilità della vendita del possesso.

Allo stato attuale, mentre è da tener ferma l'impossibilità di configurare una vendita del solo possesso, dal momento che è possibile solo trasferire diritti e non posizioni di fatto come il possesso, si discute circa la possibilità di stipulare un trasferimento immobiliare, e quindi con rogito notarile, senza la preventiva sentenza di accertamento di avvenuta usucapione.

Si ricorda che il possesso è infatti il potere sulla cosa che si manifesta attraverso una attività che corrisponde all'esercizio della proprietà od altro diritto reale (1140), e l'attività non può formare oggetto di vendita.

Da questo assunto, nel 1996, la Corte traeva l'ulteriore conseguenza che “gli effetti del possesso protratto nel tempo non sono ancora un diritto: l'esercizio del possesso per il numero di anni stabilito dalla legge costituisce infatti solo il presupposto per ottenere il riconoscimento del diritto di proprietà sulla cosa posseduta, mentre l'acquisto di tale diritto per effetto dell'usucapione, per poter esser fatto valere e quindi costituire oggetto di un contratto di compravendita deve prima essere accertato e dichiarato nei modi di legge”.

Oggi invece la Corte sottolinea come il problema relativo alla possibilità che oggetto di una vendita possa essere solo il possesso in quanto tale, è cosa diversa rispetto alla situazione di chi vuole trasferire il diritto di proprietà acquistato per usucapione. Oggetto del trasferimento non è pertanto il possesso ma la proprietà, acquistata a titolo originario, mediante usucapione.

Requisiti di validità dell'atto di trasferimento

Secondo quindi questo nuovo orientamento giurisprudenziale inaugurato nel 2007, ai fini della validità dell'atti di trasferimento immobiliare non sarebbe più necessaria la preventiva sentenza di accertamento di avvenuta usucapione. In senso contrario infatti “si verificherebbe la strana situazione per cui chi ha usucapito sarebbe proprietario ma non potrebbe disporre del bene fino a quando il suo acquisto non fosse accertato giudizialmente”.

In senso favorevole a quest'ultimo orientamento è anche gran parte della dottrina, per cui subordinare la trasferibilità del bene ad una sentenza che accerti la titolarietà del diritto in capo al venditore a titolo originario comporterebbe una limitazione dei poteri spettanti al proprietario, del tutto estranea alla disciplina del c.c., in quanto determinerebbe l'ingiusta compressione di una facoltà fondamentale del diritto reale.

Questa impostazione ha in realtà origini profonde in quanto già nella Relazione al Re sul C.c. si poteva leggere che è da escludere che “colui che ha acquistato per usucapione abbia un onere in base al quale sarebbe costretto, per avere la piena disponibilità di fatto del suo diritto, a provare l'accertamento giurisdizionale dell'acquisto”.

Si sottolinea infatti che l'effetto acquisitivo si realizza ex lege, e consegue automaticamente per effetto del possesso continuato e qualificato per il tempo necessario, mentre la sentenza giudiziali, non a caso “di accertamento”, ha efficacia dichiarativa e non costitutiva del diritto, perché già esistente.

Il riconoscimento della validità del trasferimento dell'immobile usucapito in assenza del relativo accertamento giudiziale ha importanti riflessi sulla attività notarile e per i notai chiamati a rogare i relativi atti, i quali ai sensi dell'art.28 L.N. non possono ricevere atti contrari alla legge. E' tuttavia da sottolineare come, anche dopo la sopra commentata sentenza, un recente studio del Consiglio Nazionale del Notariato consigli prudenza a tutti i Notai chiamati a rogare atti in assenza della pronuncia di accertamento giurisdizionale e sconsigli la stipula di siffatti atti se non a) rendendo edotte le parti, ed in particolare all'acquirente, di tutte le conseguenze cui va incontro stipulando l'atto senza il preventivo vaglio giurisdizionale; b) cercando di limitare la stipula di siffatti atti solo nelle situazioni con meno profili di problematicità (ad es. trasferimenti tra padre e figlio) oppure quando, a causa delle lungaggini processuali cui si andrebbe inevitabilmente inoltro ed a causa del ridotto valore economico del bene in oggetto, risolta inopportuno intraprendere la via giudiziale.

Vuoi leggere tutti i contenuti?

Attiva la prova gratuita per 15 giorni, oppure abbonati subito per poter
continuare a leggere questo e tanti altri articoli.

Sommario