Arresti domiciliari: esecuzione nel paese d’origine

17 Aprile 2024

La misura cautelare degli arresti domiciliari non rientra nell'ambito applicativo del d.lgs. 15 febbraio 2016, n. 36, recante disposizioni per conformare il diritto interno alla decisione quadro 2009/829/GAI del Consiglio, del 23 ottobre 2009, in quanto tale decreto legislativo si riferisce esclusivamente alle misure cautelari non detentive.

Il caso e la questione controversa

  • Il Tribunale di Roma, con ordinanza adottata in sede di appello cautelare, confermava il rigetto della richiesta di modifica del luogo di esecuzione degli arresti domiciliari, con la quale l'indagato chiedeva di potersi trasferire presso la propria abitazione in Spagna, paese di residenza del predetto.
  • Per mezzo del ricorso per cassazione si censurava la decisione impugnata ritenendo fosse applicabile la disciplina introdotta dal d.lgs. 15 febbraio 2016, n. 36, relativa al reciproco riconoscimento delle decisioni sulle misure alternative alla detenzione cautelare, secondo cui il cittadino di uno Stato appartenente all'Ue ha diritto di essere sottoposto nel proprio paese di origine alla misura diversa dalla detenzione.
  • In sintesi, la questione verte sulla individuazione dell'ambito di applicabilità del d.lgs. n. 36/2016, dovendosi verificare se la disciplina concernente il reciproco riconoscimento delle decisioni sulle misure alternative alla detenzione cautelare sia applicabile anche agli arresti domiciliari.
  • La Sesta Sezione penale della Corte di cassazione ha rigettato il ricorso perché infondato, là dove ha ritenuto insussistente il presupposto per invocare la sottoposizione agli arresti domiciliari presso la residenza in Spagna del ricorrente.
Il principio di diritto
Cass. pen., sez. VI, 19 dicembre 2023, n. 2764

«La misura cautelare degli arresti domiciliari non rientra nell'ambito applicativo del d.lgs. 15 febbraio 2016, n. 36 perché il decreto legislativo in questione si riferisce esclusivamente alle misure cautelari non detentive».

Il contrasto

Arresti domiciliari: non nel paese di residenza 

  • La decisione della Corte si pone in consapevole contrasto con la prevalente giurisprudenza di legittimità secondo la quale la misura cautelare degli arresti domiciliari può trovare esecuzione nello Stato membro dell'Unione europea di residenza dell'interessato, perché rientrante nell'ambito di applicazione della decisione quadro 2009/829/GAI del Consiglio, del 23 ottobre 2009, e del d.lgs. 15 febbraio 2016, n. 36, trattandosi di misura che, imponendo l'obbligo di rimanere in un luogo determinato, rientra nelle ipotesi di cui all'art. 4, lett. c), del predetto decreto legislativo (tra le altre, Cass. pen., sez. IV, 15 settembre 2021, n. 37739, Rv. 281950; Cass. pen., sez. I, 3 febbraio 2022, n. 8864, Rv. 282756).
  • Secondo l'orientamento minoritario a cui aderisce la sentenza in commento, invece, la misura cautelare degli arresti domiciliari non rientra nell'ambito applicativo del d.lgs. 15 febbraio 2016, n. 36, perché tale decreto legislativo si riferisce esclusivamente alle misure cautelari non detentive (tra le altre, Cass. pen., sez. III, 29 aprile 2021, n. 26010, Rv. 281937).
  • Nello specifico, la Suprema Corte rileva che già l'art. 284, comma 5, c.p.p. prevede l'equiparazione degli arresti domiciliari alla custodia in carcere, evidenziando la sostanziale equiparazione delle due misure che, tra l'altro, si desume pure dall'identica disciplina sanzionatoria applicabile in ipotesi di evasione. Altro argomento a favore della inapplicabilità del d.lgs. 15 febbraio 2016, n. 36 anche alla misura degli arresti domiciliari, è ricavabile dall'interpretazione letterale e sistematica della previsione contenuta all'art. 4, lett. c), d.lgs. n. 36/2016: la norma, invero, appare pienamente compatibile con altra misura cautelare e, precisamente, con l'obbligo di dimora.
  • Infine, si osserva anche come la misura degli arresti domiciliari sarebbe assai differente rispetto alle restanti misure sicuramente previste nella decisione quadro e nel d.lgs. n. 36/2016.
La dottrina

La dottrina rileva la stretta attualità della questione, in relazione al caso Salis, in cui si tratta di eseguire in un altro Stato membro una misura cautelare. Siffatta decisione potrebbe fornire elementi utili per sostenere in via di principio l'applicabilità di misure quali l'obbligo di dimora o il divieto di allontanamento, da eseguirsi nel nostro Paese in attesa del giudizio in Ungheria; ferma restando la possibilità per l'Autorità ungherese di domandare un mandato d'arresto europeo per la consegna, fatta salva la successiva esecuzione in Italia della eventuale sentenza di condanna pronunciata nei suoi confronti dall'Ungheria, in applicazione della decisione quadro 2008/909/GAI del 27 novembre 2008 (1). 

(1) GL. Gatta, A margine del caso Salis: la Cassazione sul reciproco riconoscimento delle decisioni sulle misure alternative alla detenzione cautelare in Europa, SP, 2024.

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