Trasferimento fraudolento di valori ed intestatario fittizio del bene: esclusa la necessità del dolo specifico

17 Maggio 2024

La Corte di cassazione si è occupata di stabilire se, in tema di trasferimento fraudolento di valori, l'intestatario fittizio del bene deve essere animato dal dolo specifico.

Massima

In tema di trasferimento fraudolento di valori, l'intestatario fittizio del bene non deve essere animato dal dolo specifico che fonda invece la condotta dell'interponente, il solo direttamente interessato ad eludere la possibile adozione di misure di prevenzione a suo carico.

Il caso

Il Tribunale del riesame confermava l'ordinanza del gip applicativa della misura cautelare dell'obbligo di presentazione alla p.g. nei confronti dell'indagato per il reato di trasferimento fraudolento di beni.

Proposto ricorso in Cassazione, era eccepito il difetto dell'elemento soggettivo del dolo specifico, di modo che sotto il profilo probatorio non è sufficiente dare prova della fittizia attribuzione della titolarità ovvero disponibilità del denaro o di beni, ma è necessario che l'intestatario fittizio sia a conoscenza del fine di eludere le disposizioni di legge in materia di prevenzione, con il dolo specifico di aggirarle.

La Corte di cassazione rigettava il gravame, osservando che è sufficiente che il dolo specifico animi la condotta dell'interponente, il solo direttamente interessato ad eludere la possibile adozione di misure di prevenzione a suo carico.

La questione

La questione in esame è la seguente: in tema di trasferimento fraudolento di valori, l'intestatario fittizio del bene deve essere animato dal dolo specifico?

Le soluzioni giuridiche

Quanto alla sussistenza dell'elemento soggettivo del reato, costituito dal dolo specifico, si osserva la finalità elusiva delle misure di prevenzione patrimoniali può essere accompagnata da finalità concorrenti, non necessariamente ed esclusivamente collegate alla impellente e urgente necessità di liberarsi dei beni in vista di una loro possibile ablazione (Cass. pen., n. 30573/2023; Cass. pen., n. 46704/2019).

L'accertamento in ordine al dolo è peculiare quando si tratti dell'elemento psicologico richiesto affinché anche il soggetto interposto (o - come nel caso di specie - un terzo diverso dall'interponente e dall'interposto) possa essere ritenuto concorrente nel reato.

Alcune pronunce di legittimità hanno affermato che il delitto previsto dall'art. 512-bis c.p. richiede che tutti i concorrenti nel reato abbiano agito con il dolo specifico di eludere le disposizioni di legge in materia di prevenzione patrimoniale (Cass. pen., n. 45080/2021; Cass. pen., n. 34667/2016, Arduino, Rv. 267705); secondo un altro orientamento, risponde a titolo di concorso anche colui che non è animato dal dolo specifico di eludere le disposizioni di legge in materia di prevenzione ovvero di agevolare la commissione di uno dei delitti di cui agli artt. 648, 648-bis e 648-ter del c.p., a condizione che almeno uno degli altri concorrenti agisca con tale intenzione e che della stessa il primo sia consapevole (Cass. pen., n. 18260/2022; Cass. pen., n. 38044/2021; Cass. pen., n. 38277/2019).

Osservazioni

La soluzione che ritiene configurabile il concorso nel delitto di trasferimento fraudolenti do beni anche nel caso in cui l'intestatario fittizio non è animato dal dolo specifico di eludere le disposizioni di legge in materia di prevenzione è conforme al principio più generale statuito dalle Sezioni Unite (Cass. pen., Sez. Un., n. 16/1994), secondo il quale, nelle fattispecie (anche) a dolo specifico, “la sussistenza del reato richiede che almeno uno dei concorrenti agisca per quella particolare finalità richiesta dalla norma incriminatrice; occorre peraltro che il concorrente privo del dolo specifico sia consapevole che altro concorrente agisca con il richiesto elemento soggettivo”.

Applicando i predetti principi in tema di c.d. concorso esterno nel delitto di cui all'art. 416-bis c.p., la Corte di cassazione (Cass. pen., Sez. Un., n. 33748/2005, M., in motivazione) ha, in particolare, osservato quanto segue: “la particolare struttura della fattispecie concorsuale comporta, infine, quale essenziale requisito, che il dolo del concorrente esterno investa, nei momenti della rappresentazione e della volizione, sia tutti gli elementi essenziali della figura criminosa tipica sia il contributo causale recato dal proprio comportamento alla realizzazione del fatto concreto, con la consapevolezza e la volontà di interagire, sinergicamente, con le condotte altrui nella produzione dell'evento lesivo del “medesimo reato”.

E, sotto questo profilo, nei delitti associativi si esige che il concorrente esterno, pur sprovvisto dell'affectio societatis e cioè della volontà di far parte dell'associazione, sia altresì consapevole dei metodi e dei fini della stessa (a prescindere dalla condivisione, avversione, disinteresse o indifferenza per siffatti metodi e fini, che lo muovono nel foro interno) e si renda compiutamente conto dell'efficacia causale della sua attività di sostegno, vantaggiosa per la conservazione o il rafforzamento dell'associazione: egli “sa” e “vuole” che il suo contributo sia diretto alla realizzazione, anche parziale, del programma criminoso del sodalizio”.

Invero, per effetto dell'ampliamento della sfera della punibilità, fino a ricomprendere anche le c.d. “condotte atipiche”, prodotto dall'art. 110 c.p., risulterebbe incriminabile a titolo di concorso nella trasferimento fraudolento di valori anche il soggetto il cui contributo al reato non sia soggettivamente animato dal necessario dolo specifico, naturalmente a condizione che: a) il reato, realizzato in forma concorsuale, sia comunque integrato nella sua tipicità, e quindi almeno uno dei concorrenti (non necessariamente l'esecutore materiale, ma anche ad esempio - un concorrente “morale”) abbia agito animato dal necessario dolo (anche) specifico; b) il concorrente non soggettivamente animato dal predetto dolo (anche) specifico sia consapevole dell'altrui finalità.

Pertanto, risponde di concorso ex art. 110 c.p., nel reato a dolo specifico anche il soggetto che apporti un contributo che non sia soggettivamente animato dalla particolare finalità richiesta dalla norma incriminatrice, a condizione che almeno uno degli altri concorrenti -non necessariamente l'esecutore materiale- agisca con tale intenzione e che della stessa il primo sia consapevole. 

Da quanto precede appare non condivisibile l'orientamento, talora espresso dalla giurisprudenza (Cass. pen., n. 34667/2016; Cass. pen., n. 18852/2013), a parere del quale il delitto di trasferimento fraudolento di beni richiederebbe che tutti i concorrenti nel reato abbiano agito con il dolo specifico di eludere le disposizioni di legge in materia di prevenzione patrimoniale, per la cui prova in giudizio non è sufficiente dar conto della fittizia attribuzione della titolarità o disponibilità di denaro, beni o altre utilità.

Detta affermazione si pone, infatti, in contrasto inconsapevole con il predetto orientamento delle Sezioni Unite, neppure menzionato, e della dottrina, e non esamina il generale tema delle connotazioni del concorso di persone nei reati a dolo specifico.

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