Reati perseguibili a querela: la contestazione suppletiva del P.M. può rendere il reato perseguibile d’ufficio

La Redazione
20 Maggio 2024

Nella vicenda esaminata dalla Cassazione con la sentenza in oggetto, era stato contestato all'imputato il reato di furto di energia elettrica e il P.M., prima della formale dichiarazione di apertura del dibattimento, aveva contestato la circostanza aggravante dell'art. 625, n. 7, c.p.

Il Tribunale di Siracusa  dichiarava di non doversi procedere  nei confronti di un imputato per il  reato di furto di energia elettrica  per mancanza di  querela.

La decisione del Tribunale è fondata sul disposto del d.lgs. n. 150/2022 secondo il quale la fattispecie rientrava tra quelle divenute perseguibili a querela. Alla scadenza del termine previsto dal regime transitorio dettato dall'art. 85 d.lgs. n. 150/2022 non era stata presentata alcuna istanza di punizione da parte della persona offesa.

Avverso tale pronuncia, il Procuratore Generale presso la Corte d'appello ha proposto  ricorso in Cassazione. In particolare, il ricorso lamenta l'omessa considerazione che il P.M., prima della formale dichiarazione di apertura del dibattimento e subito dopo la costituzione delle parti, aveva  contestato la circostanza aggravante  dell'art. 625, n. 7, c.p. che rendeva  procedibile d'ufficio  il reato.

Dopo aver ripercorso il contesto normativo, la S.C. accoglie il ricorso alla luce del principio secondo cui «il P.M. può  validamente effettuare la contestazione suppletiva  di una circostanza aggravante che renda il  reato perseguibile d'ufficio, avendone il potere e l'occasione. Con la contestazione suppletiva, il thema decidendi  si estende alla circostanza aggravante e viene quindi eliminato l'ostacolo processuale al proseguio dell'azione penale; il giudice non ha ragione di emettere una sentenza di proscioglimento, poiché non si è realizzato alcun effetto preclusivo definitivo che imponga una pronuncia “ora per allora”, dato che, nel caso di mancanza della condizione di procedibilità, a differenza dell'ipotesi di estinzione del reato, non si è in presenza di un reato venuto meno nella dimensione sostanziale, che non può rivivere».

Il rapporto così ricostruito tra contestazione suppletiva e mancanza di procedibilità porta dunque la Corte a concludere nel senso che «deve essere riconosciuta  piena efficacia  giuridica e operativa  alla contestazione suppletiva  effettuata in udienza dal pubblico ministero, quantomeno in relazione alle coordinate temporali evidenziate e alla novità rappresentata dalla riforma Cartabia».

*Fonte: DirittoeGiustizia

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