Azione di responsabilità e liquidazione del danno in base al criterio del deficit

La Redazione
23 Maggio 2024

Il Tribunale di Torino, nella sentenza 29 marzo 2024, n. 1993, ha stabilito che la totale mancanza di contabilità sociale (o la sua tenuta in modo sommario e non intelligibile) giustifica l’applicazione del criterio del deficit, come previsto dall’art. 2486, comma, 3 c.c.

Ai fini della liquidazione del danno da prosecuzione dell'attività, nonostante la causa di scioglimento, secondo la stabile e condivisa giurisprudenza di legittimità «la totale mancanza di contabilità sociale (o la sua tenuta in modo sommario e non intelligibile» è di per sé, giustificativa della condanna dell'amministratore al risarcimento del danno, in sede di azione di responsabilità promossa dalla società a norma dell'art. 2932 c.c., vertendosi in tema di violazione da parte dell'amministratore medesimo di specifici obblighi di legge, idonea a tradursi in un pregiudizio per il patrimonio sociale; al di fuori di tale ipotesi, che giustifica l'inversione dell'onere della prova, resta a carico del curatore l'onere di provare il rapporto di causalità tra la condotta illecita degli amministratori ed il pregiudizio per il patrimonio sociale (Cass. civ. 29 ottobre 2019, n. 27610; Cass. civ. 4 aprile 2011, n. 7606; Cass. civ. 11 marzo 2011, n. 5876).

Ai fini della condanna il danno deve liquidarsi anche equitativamente in misura pari al deficit fallimentare, pari alla differenza tra passivo accertato e attivo realizzato (cfr. Cass. civ. 5 gennaio 2022, n. 198: «ove la mancanza (o irregolare tenuta) delle scritture contabile renda difficile per il curatore una quantificazione ed una prova precisa del danno che sia di volta in volta riconducibile ad un ben determinato inadempimento imputabile all'amministratore della società fallita, lo stesso curatore potrà invocare a proprio vantaggio la disposizione dell'art. 1226 c.c. e chiedere al giudice di provvedere ad una liquidazione del danno in via equitativa»(conforme da ultimo Cass. civ. 6 febbraio 2023, n. 3500).

Il criterio giurisprudenziale è stato recepito e dotato di forza legislativa dall'art. 378 d.lgs. n. 14/2019, che ha introdotto all'art. 2486 c.c. (comma 3) una presunzione relativa di danno risarcibile «pari alla differenza tra il patrimonio netto alla data in cui l'amministratore è cessato dalla carica o, in caso di apertura di una procedura concorsuale, alla data di apertura di tale procedura e il patrimonio netto determinato dalla data in cui si è verificata una causa di scioglimento di cui all'art. 2484 c.c., detratti i costi sostenuti e da sostenere, secondo un criterio di normalità, dopo il verificarsi della causa di scioglimento e fino dal compimento della liquidazione» e una semplificazione per le procedure concorsuali «se (…) mancano le scritture contabili o se a causa dell'irregolarità delle stesse o per altre ragioni i netti patrimoniali non possono essere determinati» che consente la liquidazione del danno in misura pari alla differenza tra attivo e passivo accertati nella procedura. Il criterio opera obiettivamente nei confronti degli amministratori responsabili dell'aggravio del dissesto per la prosecuzione dell'attività in pendenza della causa di scioglimento, pertanto è applicabile agli odierni convenuti.

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