Sulla interpretazione dell’art. 581, comma 1-ter c.p.p.
Maria Silvia Giorgi
04 Luglio 2024
Ai fini dell'applicazione del disposto dell'art. 581, comma 1-ter, c.p.p. è sufficiente la puntuale allegazione difensiva, nell'intestazione dell'atto di appello, della ricorrenza dell'elezione di domicilio, già effettuata dall'appellante presso il difensore di fiducia nel corso dell'udienza di convalida dell'arresto e richiamata dal patrocinatore in adempimento del dovere di leale collaborazione tra le parti, al fine della citazione nel giudizio di secondo grado. (In motivazione, la Corte ha evidenziato la lettura costituzionalmente orientata della disciplina in esame, funzionale ad assicurare che non sia irragionevolmente limitato "il diritto di accesso" al giudizio di impugnazione, come affermato dalla Corte EDU, 28 ottobre 2021, Succi e altri c. Italia, con riferimento all'art. 6 della Convenzione).
Il caso e la questione controversa
La fattispecie era caratterizzata dalla circostanza che l'imputato privo di fissa dimora aveva eletto domicilio presso il difensore di fiducia nell'udienza di convalida dell'arresto, circostanza richiamata nella intestazione dell'atto di appello.
Il tema oggetto dalla sentenza è se il disposto dell'art. 581, comma 1-ter c.p.p. – che prevede a pena di inammissibilità il deposito, con l'atto di impugnazione delle parti private e dei difensori, della dichiarazione o elezione di domicilio, ai fini della notificazione del decreto di citazione a giudizio – possa interpretarsi nel senso che, ai suddetti fini, sia sufficiente la sola presenza in atti della dichiarazione o elezione di domicilio, benché non allegata all'atto di impugnazione.
Il principio di diritto
Cass. pen., sez. II, 29 febbraio 2024, n. 16480
«Lo specifico richiamo alla elezione di domicilio, resa dal difensore in adempimento del leale dovere di collaborazione tra le parti del processo, rappresenta una vera e propria allegazione, che non può essere sic et simpliciter ignorata dalla Corte di appello… atteso che dalla disciplina in questione, come sistematicamente ricostruita dalla giurisprudenza di legittimità (in tal senso Cass. pen., sez. II 28 giugno 2023, Quattrocchi, Rv. 285021-01) non emerge, quale presupposto necessario, una delimitazione temporale del momento al quale riferire l'elezione o la dichiarazione di domicilio, che, dunque, mantiene una propria efficacia se resa compiutamente nel corso del giudizio».
Il contrasto
Sulla forma di allegazione della dichiarazione o elezione di domicilio con l'atto di impugnazione
Secondo un primo orientamento (cfr. Cass. pen., sez. II, n. 23275/2024, non mass.), a cui aderisce la sentenza in commento, la ratio dell'art. 581, comma 1-ter, c.p.p. è quella di agevolare il buon esito del procedimento notificatorio e, pertanto, l'elezione o la dichiarazione di domicilio deve essere depositata, o allegata, all'atto di appello, al momento della proposizione dell'impugnazione, ciò nell'ottica di permettere di eseguire la notificazione del decreto di citazione alla luce delle indicazioni espresse nell'elezione o nella dichiarazione di domicilio.
In questo senso si evidenzia che dal combinato disposto degli artt. 164 e 601 c.p.p. nonché dal tenore dello stesso art. 581, comma 1-ter, c.p.p., emerge la mancanza di una chiara delimitazione temporale quanto al deposito dell'elezione o dichiarazione di domicilio; sicché ciò deporrebbe a favore della portata e perdurante efficacia di una dichiarazione di domicilio presente agli atti ed esplicitamente allegata dalla difesa nella intestazione o nel corpo dell'atto di appello.
Tale ordine di idee, ad avviso del Collegio decidente, risulterebbe anche il più rispettoso del dettato costituzionale e del diritto sovranazionale in relazione al disposto dell'art. 24 Cost., perché consente di non limitare irragionevolmente “il diritto di accesso” al giudizio di impugnazione, previsto dall'art. 6, par. 1, CEDU (Corte EDU, 28 ottobre 2021, Succi e altri c. Italia).
Di diverso avviso è altro orientamento, secondo cui la dichiarazione o l'elezione di domicilio richieste ex art. 581, comma 1-ter, c.p.p. possono essere effettuate anche nel corso del procedimento di primo grado, e non necessariamente in un momento successivo alla pronuncia della sentenza impugnata, a condizione che siano depositate unitamente all'atto di appello, atteso che la contraria interpretazione ostacolerebbe indebitamente l'accesso al giudizio di impugnazione, in violazione dei diritti costituzionalmente e convenzionalmente garantiti (Cass. pen., sez. II, 11 gennaio 2024, n. 8014, Rv. 285936). In questa prospettiva, dunque, sarebbe sufficiente il deposito di una dichiarazione o elezione di domicilio, anche resa antecedentemente all'atto di appello, purché depositata insieme a quest'ultimo.
Infine, altra impostazione – più rigorosa rispetto alle altre – rileva che la dichiarazione o elezione di domicilio deve essere successiva alla pronuncia della sentenza impugnata, poiché, alla luce della nuova formulazione dell'art. 164 c.p.p., quella effettuata nel precedente grado non ha più una durata estesa ai gradi successivi (tra le altre, Cass. pen., sez. VI, 16 gennaio 2024, n. 7020, Rv. 285985; Cass. pen., sez. V, 19 marzo 2024, n. 17055, Rv. 286357; Cass. pen., sez. II, 12 aprile 2024, n. 23462, Rv. 286374).
In linea di continuità, la novella del 2022 ha conformato la dichiarazione o l'elezione di domicilio quale atto ad efficacia temporalmente limitata, in quanto funzionale alla sola notificazione di determinati atti.
Siffatta conclusione trova riscontro anche nella nuova disciplina delle notificazioni all'imputato di cui agli artt. 157,157-bis e 157-ter c.p.p.
Di conseguenza, in virtù del presente quadro normativo, deve ritenersi che la validità della manifestazione di volontà dell'imputato cessa con l'esecuzione della notificazione dell'atto introduttivo del giudizio presso il domicilio dichiarato o eletto.
Va inoltre rilevato che, con ordinanza non ancora depositata (udienza 19 giugno 2024 – notizia di decisione n. 6/2024), la questione controversa è stata rimessa alle Sezioni unite.
Occorre ricordare che l'art. 2 del cosiddetto “ddl Nordio” - già approvato dal Senato della Repubblica ed attualmente all'esame della Camera dei Deputati - alla lettera o) propone di modificare l'art. 581 c.p.p., relativo alla forma dell'impugnazione nel giudizio in appello.
In particolare, si propone l'abrogazione del comma 1-ter della disposizione introdotta dal d.lgs. n. 150/2022, relativa al deposito, a pena di inammissibilità, della dichiarazione o elezione di domicilio ai fini della notificazione del decreto di citazione a giudizio, da effettuare contestualmente all'atto di impugnazione delle parti private e dei difensori.
Inoltre, si interviene sul successivo comma 1-quater – anch'esso introdotto dal d.lgs. n. 150/2022 - prevedendo che la disciplina ivi contenuta, relativa al deposito di specifico mandato ad impugnare, rilasciato dopo la pronuncia della sentenza di primo grado e contenente la dichiarazione o l'elezione di domicilio dell'imputato, si applichi alla sola ipotesi di impugnazione presentata dal difensore di ufficio dell'imputato rispetto al quale si è proceduto in assenza.
La dottrina
Parte della dottrina ritiene che al fine di non incorrere nell'inammissibilità la dichiarazione o la elezione di domicilio deve essere “ depositata ”. Può anche, naturalmente, essere allegata all'atto di appello, poiché, al contrario di quanto stabilito dal comma 1-quater, non è previsto che la dichiarazione o la elezione debba essere successiva al provvedimento impugnato (1). Secondo tale ordine di idee, quindi, è consentita l'allegazione anche di una dichiarazione o elezione di domicilio anteriore al provvedimento impugnato.
Si è peraltro sostenuto che le strade praticabili per evitare che ci si “infiltri nell'enunciato normativo” onde modificarne la portata siano due: una legge di interpretazione autentica o la rimessione della questione alle Sezioni unite (2).
(1) R. Bricchetti, Ancora sui commi 1 ter e 1 quater dell'art. 581 c.p.p., SP, 14 giugno 2023.
(2) M. Cecchi, Chiaroscuri della giurisprudenza sui commi 1-ter e 1-quater dell'art. 581 c.p.p. L'ombra sprigionerà una scintilla?, AP, 2024, 1, 13.
Vai qui per seguire la questione rimessa alle Sezioni Unite
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