Atti del Commissario straordinario di governo per il Giubileo 2025: il ricorso sulla legittimità delle ordinanze adottate è riconducibile al rito abbreviato

Redazione Scientifica Processo amministrativo
09 Luglio 2024

Il ricorso avente ad oggetto gli atti del commissario straordinario di governo per il Giubileo della Chiesa cattolica per la realizzazione di un impianto di termovalorizzazione di Roma Capitale è riconducibile al rito abbreviato ai sensi dell'art. 119 lettera c-bis) c.p.a.

La pronuncia in esame riguarda la legittimità delle ordinanze adottate dal   Commissario straordinario di Governo per il Giubileo della Chiesa Cattolica 2025, ai sensi dell'art. 13 del decreto legge 17 maggio 2022, n. 50, con le quali ha disposto la conclusione della procedura di Valutazione Ambientale Strategica (Vas), approvando contestualmente la documentazione allegata, tra cui il Piano di Gestione dei Rifiuti di Roma Capitale nonché e la realizzazione di un impianto di termovalorizzazione autorizzato, nel territorio di Roma Capitale.

L'associazione ambientalista appellante ha chiesto l'annullamento dei citati provvedimenti, già oggetto di impugnativa in primo grado, respinta dal T.a.r. per il Lazio.

L'associazione appellante ha lamentato che l 'applicazione del rito abbreviato ex art. 119 c.p.a. avrebbe ridotto le sue concrete possibilità di azione giudiziaria.

In proposito, il Collegio ha rilevato l'inammissibilità delle deduzioni con cui l'appellante ha censurato l'applicazione del rito accelerato di cui all'art. 119 c.p.a. da parte del T.a.r. osservando che non era stata dedotta una specifica violazione del diritto di difesa, conseguente alla trattazione del ricorso in primo grado con il rito abbreviato, ne deriva che l'appellante non ha chiarito quale sia il suo interesse a coltivare tale doglianza.

A sostegno di tale decisione il Collegio ha rinviato al proprio orientamento, delineato nella propria recente sentenza n. 1349 del 9 febbraio 2024, pronunciata per la definizione di una precedente analoga controversia, con la quale ha affermato che tale censura è “inammissibile per difetto di interesse poiché l'assoggettamento ai termini abbreviati ex art. 119 c.p.a. non ha precluso alle parti la più diffusa trattazione, con il deposito di articolate memorie, anche di replica, e quindi il più ampio esercizio delle prerogative defensionali (…). Gli appellanti non sono incorsi in alcuna decadenza derivante dalla trattazione del ricorso secondo il rito accelerato di cui all'art. 119 c.p.a., né hanno subito in altro modo una compressione del diritto di difesa o  una violazione del contraddittorio (…)".

Di conseguenza, ad avviso del Collegio, un ipotetico accoglimento di tale censura non potrebbe comportare, in ogni caso, un annullamento della sentenza con rinvio al giudice di primo grado, a ciò ostandovi il carattere tassativo delle ipotesi previste dall'art. 105 c.p.a.

Anche sul piano del merito, per quanto riguarda la qualificazione della fattispecie della controversia di specie, il Collegio ha ribadito il proprio indirizzo, secondo cui  la controversia rientra nell'ambito delle “speciali controversie” soggette al rito abbreviato di cui alla lettera c-bis dell'art. 119, tra le quali sono previste anche quelle relative ai “provvedimenti adottati nell'esercizio dei poteri speciali inerenti alle attività di rilevanza strategica nei settori della difesa e della sicurezza nazionale e nei settori dell'energia, dei trasporti e delle comunicazioni”. Ciò “in quanto l'espressione “poteri speciali” deve intendersi riferita non soltanto ai poteri che si esercitano nell'ambito delle società che operano in determinati settori strategici ma anche ai poteri, come quello in esame, che attengono, per espressa previsione di legge (art. 13 del decreto-legge n. 50 del 2022), a “politiche energetiche nazionali” (Cons. di Stato, sentenza n. 1349/ 2024, cit.).

Il Consiglio di Stato ha respinto anche gli altri profili di censura lamentati dall'associazione appellante e, dunque, ha respinto l'appello proposto.

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