La Consulta ribadisce i requisiti per poter accedere al suicidio assistito

La Redazione
19 Luglio 2024

La Corte costituzionale con la sentenza n. 135, ha dichiarato non fondate le questioni di legittimità costituzionale sollevate dal G.i.p. di Firenze sull’articolo 580 c.p., che miravano a estendere l’area della non punibilità del suicidio assistito oltre i confini stabiliti dalla Corte con la precedente sentenza del 2019.

In assenza di una legge specifica sull'argomento, per accedere al suicidio assistito bisogna rispettare i requisiti stabiliti dalla sentenza n. 242/2019, tra questi:

  • la presenza di una patologia irreversibile con sofferenze fisiche o psicologiche intollerabili per il paziente;
  • la dipendenza da trattamenti di sostegno vitale;
  • la capacità di prendere decisioni libere e consapevoli.

Tali requisiti devono essere valutati dal SSN seguendo le procedure stabilite nella pronuncia citata.

È quanto chiarito dalla Corte costituzionale nella sentenza n. 135/2024, con cui ha rigettato le richieste di modifica sollevate riguardo all'area della non punibilità del suicidio assistito.

Il caso in esame riguardava un caso di aiuto al suicidio di un paziente affetto da sclerosi multipla avanzata. Il giudice ha sottolineato che, nonostante il paziente soffrisse e avesse deciso liberamente di porre fine alla propria vita, il fatto di non dipendere da trattamenti di sostegno vitale non soddisfaceva i requisiti di non punibilità previsti dalla sentenza precedente. Il giudice ha quindi chiesto di rimuovere l'obbligo della dipendenza dai trattamenti di sostegno vitale, ritenendo che contrastasse con principi costituzionali come l'eguaglianza e la dignità umana.

La Consulta ha confermato l'importanza di bilanciare il diritto all'autodeterminazione terapeutica con il dovere di proteggere la vita umana, spettando principalmente al legislatore trovare un equilibrio appropriato. Ogni individuo ha diritto a rifiutare trattamenti medici non imposti per legge, ma questo diritto deve essere considerato insieme alla tutela della vita umana, specialmente delle persone più vulnerabili. La dignità umana è inalienabile, indipendentemente dalle circostanze.

Per quanto riguarda l'accesso al suicidio assistito, nella pronuncia è stato anche chiarito che non vi dev'essere distinzione tra pazienti già sottoposti a trattamenti di sostegno vitale e quelli che ne necessitano solo in seguito. È essenziale rispettare le condizioni procedurali stabilite dalla sentenza n. 242/2019.

L'auspicio finale è che il legislatore e il SSN garantiscano l'attuazione dei principi stabiliti, assicurando anche un accesso effettivo alle cure palliative per controllare la sofferenza dei pazienti.

*Fonte: DirittoeGiustizia

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